CAP.1
IL TRIO “OCHE GIULIVE”
-
Ciao! Posso sedermi accanto a te? -
La
ragazza seduta nel banco infondo alla classe, vicino
alla finestra che dava sul cortile, si voltò a guardare
l’ultima arrivata. Quest’ultima
sorrideva radiosa, aspettando una sua risposta.
“Perché
è venuta proprio da me?”
Si domandò la
ragazza seduta, ricordandosi all’ultimo che quello accanto al
suo è l’unico
banco libero in tutta la classe.
-
S-si… certo… -
-
Grazie! - Il sorriso si allargò sul viso della nuova
arrivata. Appoggiando lo zaino a terra, si tolse il cappotto e si
sedette.
Facendo finta di niente, la ragazza seduta vicino alla finestra,
approfittando
del fatto che l’ultima arrivata stesse tirando fuori i libri
per la lezione odierna,
la osservò.
“È
proprio bella.”
Pensò.
La
nuova arrivata era magrolina, con lunghi e fluenti capelli
argentati raccolti in una treccia morbida, occhi color
dell’oro, estremamente
luminosi e allegri. Indossava un semplice mini-abito color lavanda in
lana, dal
collo ampio e le maniche lunghe, leggings bianchi e stivaletti neri con
dei
ponpon attaccati dietro. Ma la nuova arrivata, stava solo fingendo di
non
essersi accorta che la ragazza la stesse osservando.
“È
naturale…”
pensò sorridendo “…
sono nuova. È giusto che sia incuriosita.”
Senza
smettere di sorridere, la nuova arrivata si voltò
verso la ragazza che sobbalzò e tornò a fissare
il libro aperto davanti a sé. Era
imbarazzata, la nuova arrivata l’aveva sorpresa mentre lei la
fissava. Congiunse
le mani sotto al banco e iniziò a torturarsi le pellicine
attorno alle unghie,
come soleva fare quando era nervosa. Ovvero ogni volta che entrava in
classe.
“
Sicuramente si arrabbierà e mi
sgriderà.” Ma
non fu così. La nuova ragazza continuava a sorridere e
questo le diede
un pochino di coraggio, quel tanto che bastava per sollevare lo sguardo
verso
di lei, anche se di poco.
-
Mi presento. Io sono Rosalya, ma puoi chiamarmi Rosa. Anzi,
devi chiamarmi Rosa! -
-
Oh… v-va bene. -
Rosa
inclinò la testa di lato e ridacchiò.
-
Quando qualcuno si presenta, è perché vuole
conoscere
il nome dell’altro. Mi dici il tuo? -
La
ragazza sobbalzò e tornò a guardare il libro
arrossendo
leggermente. Rosa s’incuriosì nel vederla reagire
in quel modo.
-
I-io… ecco… m- mi chiamo… -
La
sua voce era ridotta in un sussurro e Rosa non riuscì
a capire il nome della sua nuova compagna. Provò a chiederle
di ripetere, ma l’ingresso
della professoressa la interruppe.
Così
ebbe inizio il primo giorno di scuola di Rosalya.
Le
prime quattro ore di lezione volarono, e in un lampo
arrivò l’intervallo. Rosa aspettava con ansia quel
momento. Voleva richiedere
il nome alla sua compagna di banco, ma il caos la distrasse e la
ragazza ne approfittò
per prendere qualcosa dallo zaino e fuggire via. Neanche quel
comportamento
sfuggì a Rosa.
“L’intervallo
è il momento da passare con gli amici. Perché
è fuggita così?e
cos’ha preso dallo zaino?”
Curiosa,
la nuova arrivata si alzò e tentò di
raggiungerla, ma venne bloccata dalla restante componente della classe
che,
incuriosita, le si avvicinarono. Ma prima tra tutti, fu una ragazzina
che si
piazzò prepotentemente di fronte a Rosa.
-
Ciao! Hai detto che ti chiami Rosalya, giusto? - Le
domandò la biondissima ragazzina dagli occhi verdi e un neo
sotto l’occhio
sinistro. Rosa la osservò rapidamente: vestiva alla moda ed
era troppo truccata
per avere solo 13 anni. E dal modo in cui si spostava i capelli in
continuazione, Rosa capì che quella ragazzina era una snob
con la puzza sotto
al naso.
-
Si. E tu come ti chiami? -
-
Ambra. Dì un po’, ti piacerebbe fare un giro? Ti
faccio
vedere la scuola e tutti i posti più
“in”. -
“No,
scusa… ha detto “in”? Santo cielo!
È un termine più antiquato di mio
padre! Questa mi sta già antipatica.”
Ma
Rosa era una persona educata. Perciò decise di
accettare. Ambra sorrise felice e, prendendola a braccetto, la
accompagnò fuori
dalla classe vantandosi della sua nuova amica e presentandola a tutti
come
tale. Rosa non disse null’altro se non il suo nome, dato che
Ambra non stava un
secondo in silenzio. Durante il giro, fece la conoscenza di altre due
ragazzine,
Charlotte e Li, entrambe molto belle e le tre formavano un trio
perfetto.
“
Il trio “oche giulive”. Ecco, ho trovato il loro
giusto nome.”
Dopo
circa cinque minuti, arrivarono in cortile, e lo
sguardo di Rosa venne catturato da una figura accovacciata sotto un
albero,
intenta a leggere quello che sembrava un libro o un fumetto. Rosa non
riuscì a
capire, ma riconobbe la sua compagna di banco. Ambra si accorse che la
nuova
arrivata non la stava ascoltando, così ricatturò
la sua attenzione.
-
Non ti interessano i ragazzi? -
-
Come? - Rosa si voltò verso la “capa
giuliva”, la quale
sembrava particolarmente irritata dal fatto che dovesse ripetere il
discorso
appena finito.
-
Ti stavo parlando dei ragazzi della scuola, ma sembra
che non ti importi. -
-
Non più di tanto. Senti, mi puoi dire il nome di quella
nostra compagna di classe? - E indicò la sua compagna di
banco. Il “trio
giulivo” si sporse per vedere a chi si stesse rivolgendo
Rosa. Resosi conto di
chi fosse, le tre si guardarono stupite per poi scoppiare a ridere,
attirando l’attenzione
della ragazzina che alzò gli occhi dal libro che stava
leggendo per osservare
la scena, sapendo già come sarebbe andata a finire. Rosa le
guardò
esterrefatta.
“Perché
ridono?”
Li
fu la prima a parlare.
-
Ma chi? Ciccio-lynn? Oh no, ti prego! Quella non merita
le tue attenzioni! -
-
Esatto! - Intervenne Ambra - Ciccio-lynn non è nessuno
in confronto a noi. Quella se ne sta sempre per i fatti suoi, leggendo
schifezze o disegnando oscenità, non partecipa a nessuna
attività della classe
ed è una schiappa negli sport. E poi, andiamo,
l’hai vista? Si veste da schifo,
ha una risata orribile e dei capelli da spavento. Inoltre, non hai
visto com’è
grassa? È peggio di un maiale! -
Rosa
non volle credere alle proprie orecchie. Guardò il
trio con la bocca spalancata e sentì la rabbia salire
velocemente. Bruscamente,
allontanò il braccio della bionda dal suo e la
osservò inorridita.
-
Come vi permettete di dire una cosa del genere? Siete…
crudeli! Siete cattive! Non voglio avere nulla a che fare con voi tre
zitelle
acide! - E si allontanò infuriata verso la classe, ignorando
il trio che si
mise a parlottare tra di loro.
“Lo
sapevo…”
Pensò la ragazza seduta sotto l’albero, osservando
la
nuova arrivata a braccetto con il “trio
bellissime”. Tornò a leggere
tristemente il suo libro, ignorando tutto ciò che la
circondava e sentendo una
nuova ferita lacerare il suo piccolo cuore di tredicenne già
dolorante.
“Le
parleranno di me e lei riderà con loro e si
divertirà a prendermi in
giro… è sempre così… sono
troppo grassa per avere un’amica”.