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Autore: Peppers    05/09/2014    0 recensioni
Valdak Rowin, in rotta con un pugno di uomini, trova rifugio in un villaggio umano distrutto. Ma la notte è lunga, e figure sinistre tramano per annientare i nani supersiti.
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA NOTTE DEI TROLL
 
 
 
«Avete trovato della legna?»
«Abbastanza da levar alte le fiamme tutta la notte, signore.»
«E le barricate?»
«Questi ruderi sono diventati una fortezza.»
«Quanti feriti?»
Telmek, un nano con pochi capelli sparpagliati a caso sulla testa, esitò. «Abbiamo perso solo due uomini» disse in fretta, nascondendo l’imbarazzo con un inchino rivolto al Principe, «ma abbiamo sgominato un’intera pattuglia, signore.»
Valdak Rowin aggrottò la fronte pronunciata, mordicchiandosi la nocca dell’indice. Stava ancora decidendo se a irritarlo maggiormente era stata quella notizia o il nauseante servilismo dell’altro. «Due uomini» sussurrò, distante. «Per tenere lontano appena una banda di troll.»
Si volse lentamente, soppesando il vecchio soldato. Telmek attendeva con i pugni stretti ai fianchi del ventre prominente. Gli occhi d’argento del Principe brillarono di una fiamma fosca. Quel nano aveva almeno quattro volte la sua età. Sarebbe stato un buon comandante, se solo fosse nato in una casata nobile, invece era solo un soldato e non era tenuto a portargli una qualunque forma di rispetto.
«Togliti dai piedi, prima che decida di impiccarti al tetto di una capanna» disse con la voce improvvisamente roca e tagliente.
Telmek strinse le labbra e andò via a testa alta, ma senza incrociare lo sguardo del Principe. Valdak chiuse gli occhi, tirandosi con irritazione una ciocca di capelli nivei. Il suo animo era in tumulto, un oceano in tempesta che vorticava, infrangendosi su un’unica parola.
Disastro.
Quella notte gli eventi galoppavano come cavalli imbizzarriti, impazienti solo di minare il nome della Casata Rowin. Valdak non riusciva ancora a credere di essere caduto in un’imboscata dei troll di montagna. Centinaia di creature si erano sollevate dalle rocce, trasformando in un attimo lo sferragliare degli stivali in una selva di versi gutturali, urla e richiami. I troll si erano riversati come una valanga sui nani. Dapprima aveva sbarrato loro il passo verso Farmek, poi li avevano divisi e braccati come bestie, costringendoli infine a ripiegare fra le montagne.
Valdak inspirò a fondo, scuotendo la testa. Appiccicato al naso sentiva ancora il sudore rancido dei troll e l’odore caldo del sangue. La mascella volitiva si atteggiò a una smorfia di disgusto da dividere fra sé, i soldati e i troll. 
Percorse a lunghi passi il villaggio in cui aveva trovato rifugio, continuando a battersi il pugno sul palmo del guanto di piastre. Il resti dell’insediamento umano non contava più di un pungo di casupole, nessuna delle quali era in condizioni di reggersi in piedi ancora a lungo. I tetti di paglia erano stati divelti o bruciati, lasciando scoperti mozziconi di travi annerite. I muri di pietra screpolata erano parzialmente crollati, ingombrando di macerie i sentieri non più percorsi dai carri e ormai invasi da pallide erbacce.
Giunto al centro del villaggio Valdak si fermò e fece un giro su se stesso. La luna brillava a intermittenza fra pesanti cumulonembi, sfrangiandosi in pallidi riflessi sulla pelle color alabastro del Principe. Monti dalle pendici boscose, con i picchi incappucciati di neve, cingevano tre lati del villaggio. Una vallata ben difendibile, aveva giudicato Valdak, anche per le due dozzine di nani superstiti. I guerrieri avevano fatto una sosta appena sufficiente per rifocillarsi con focacce di pane salato e fiaschetti di birra, poi Telmek li aveva messi a lavoro senza alcuna esitazione.
Valdak si diresse verso il valico nord. A ogni passo il maglio agganciato dietro la schiena batteva contro la corazza grigio fumo, dando alla sua andatura un suono caratteristico, come il tintinnare smorzato di una campana capace di rimettere in riga i soldati con il solo passaggio.
L’unico accesso al villaggio era stato chiuso con una palizzata di legno puntellata con i detriti della case. Al centro, la recinzione era sormontata da una piattaforma sopraelevata, postazione da cui le sentinelle potevano avvertire in tempo utile gli attacchi dei troll. Quando ciò accadeva i tiratori crivellavano le avanguardie dei nemici a colpi di balestra mentre il grosso dei guerrieri, guidati da Telmek, lanciavano sassi su chi riusciva a raggiungere la palizzata, finendo poi a colpi di ascia gli ultimi residui della truppa.
Gli attacchi si erano susseguiti a breve distanza uno dall’altro, ma si erano trattate per lo più di incursioni malamente organizzate, nulla che valesse la parola assalto. Per ordine di Valdak, il terreno oltre la palizzata era stato disboscato per una distanza di trecento piedi e costellato da grossi falò. Con le fiamme a tenere lontani i troll, i nani avevano fatto ritorno nel fortino. Il Principe riusciva a vederli, con gli occhi spenti e il viso abbruttito dalla polvere, mentre se ne stavano accucciati nei ruderi, intenti a parlare sottovoce, fumando la pipa o sgranocchiando le poche provviste che Telmek aveva fatto distribuire.
Erano tutti esausti ma nessuno osava compiangersi. Con le armi al fianco, chiunque era pronto a balzare in piedi al primo ordine di Valdak.
«Telmek» chiamò il Principe. «Manda un uomo a perlustrare i monti.»
Il vecchio soldato scorse la fila di guerrieri raccoltisi a capannello, passando l’ordine a un ragazzetto imberbe, ma dalla vista acuta. Il lungo silenzio dei nemici stava mutando in certezza ciò che al momento era solo un sospetto.
«Scopri cosa stanno tramando i troll» si raccomandò Valdak, stringendo con forza la spalla della sentinella.
Il nano annuì con un misto di eccitazione e turbamento, poi si diresse di gran carriera verso i due uomini che fecero scivolare una passerella dalla piattaforma fino oltre il fossato. Valdak salì sulla postazione rialzata e fu raggiunto da Telmek, mentre i due nani ritirarono la passerella mobile e, con un inchino, si diressero all’accampamento.
«I fuochi li hanno scacciati dall’accampamento» iniziò il vecchio guerriero, cacciando un’occhiata distratta alla sagoma della sentinella che si svaniva oltre il cerchio illuminato dai falò. «Ma li tengono lì fuori al buio, ad ammassare truppe.» Si interruppe per stringersi nel manto e sfregarsi le braccia, poi alzò gli occhi verso il cielo. La luna, completamente inghiottita da nubi plumbee, era solo un alone sfocato. «Quando saranno in numero sufficiente si riverseranno su di noi, con o senza le fiamme.»
«I troll di montagna non sono creature pazienti.» Valdak arricciò il naso. «Non mi sorprenderei di scoprire che si stanno trucidando fra di loro.» Mantenne lo sguardo fisso alla linea scura e sfrangiata degli alberi in lontananza, fingendo di non aver udito il lontano rombo di un tuono. Aveva già abbastanza pensieri a cui tener testa, anche senza la minaccia di un nubifragio.
Quando Telmek lo guardò, soppesando in silenzio ogni parola, e Valdak sentì tutta la pressione dell’esperienza dell’altro nano. Sa che quello non è piano, si disse, e sa anche che finiremo alle armi coi troll.
«Un solo uomo potrebbe passare inosservato la fila dei nemici senza attirare la loro attenzione, Valdak.»
«Riuscendo in cosa?» lo interruppe il Principe con voce altera. «A raggiungere Farmek per  implorare aiuto?»
«Il Principe Dharon della Casata Velthés invierebbe senz’altro dei rinforzi» rispose Telmek con una calma composta.
«Non striscerò di fronte al Concilio» disse Valdak, cacciando sul viso del guerriero uno sguardo risentito. «Dovesse questa valle diventare la mia tomba.» Parlò con fermezza, con il tono di chi non ammette replica, ricordando a Telmek che stava parlando a un Principe.
«Tutti noi siamo pronti a seguirti, signore.» Telmek recitò con voce neutra il giuramento che ogni soldato prestava al Principe della Casata che sceglieva di sostenere. «Ti offriamo le nostre armi, nella vittoria e nella sconfitta. Le nostre vite ti appartengono fino alla morte.»
«Non basta una vittoria per tirarci fuori dai guai, Telmek. Potremmo resistere tutta la notte e riprendere il cammino all’alba, solo per scoprire di essere di nuovo caduti in trappola al tramonto. Abbiamo bisogno di una soluzione definitiva, distruggeremo tutta la tribù di troll.»
«Siamo in inferiorità numerica di oltre dieci a uno.»
«Abbiamo il vantaggio del territorio.» Valdak socchiuse gli occhi, nell’espressione implacabile di un condottiero deciso a non fermarsi. «E siamo Nani Nordici, le battaglie impossibili non ci fanno paura.»
«Avete la stessa determinazione di vostro padre, signore.»
«Torna dagli altri, Telmek, e dì loro di riposare» disse. E di sperare che i troll si dividano, aggiunse fra sé, pregando gli Dei che la pioggia non cada proprio questa notte.
   
 
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