Film > Ralph Spaccatutto
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Autore: Malanova    05/09/2014    1 recensioni
Sequel di 1982. E' passato un pò di tempo da quando Ralph e Felix hanno conosciuto Vanellope e Calhoun. Ora i due fanno una vita felice: Ralph è ben voluto dai Belpostiani ed è l'amico inseparabile della piccola presidentessa di Sugar Rush mentre Felix convolerà presto a nozze con la sua "Dinamite Pura". Ma l'apertura di un nuovo portale capulterà i nostri amici in una avventura che li porterà fuori dalla lora amata Arcade e una nuova minaccia sarà in agguato. Vi auguro una buona lettura.
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Re Candito/Turbo, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“… Sono di nuovo io, Loki. Spero che tutti voi stiate bene e che avete seguito, almeno in parte, il mio consiglio. Io e Lancaster siamo riusciti a scappare dai piccoli NCP impazziti attraverso i tetti e, con un po’ di difficoltà, siamo riusciti ad ritornare alla stazione. Lo so che sembra la cosa più stupida da fare; però abbiamo pensato che, visto la sua funzione, ci poteva essere un passaggio o una porta che ci avrebbe condotti fuori … ed avevamo ragione: è dietro ad un cartellone degli orari dalla cornice incrostata. Comunque; siamo arrivati alla Piazza del Computer e sapete chi abbiamo incontrato? Il virus dell’Arcade …”

“Turbo” disse Felix con un sussurro.

Dopo un attimo di silenzio; Loki continuò “Ci siamo nascosti nell’ombra delle colonne e lo abbiamo seguito. Camminava tranquillamente per l’area come se fosse un visitatore qualsiasi e canticchiava pure. Ho pensato che aveva perso tutti i cip del cervello: si era già dimenticato che in questo luogo siamo stati assaliti dai antivirus? Volevo andare da lui ma Lancaster mi ha trattenuto ed mi ha sussurrato che qualcosa non gli tornava. Infatti, dopo un paio di minuti, il virus incontrò un gruppo dei robot che ho menzionato prima ma, appena lo hanno visto, non solo non l’hanno attaccato anzi! Si sono addirittura inchinati in segno di rispetto! Non avevo mai visto il capitano così furioso … Quel scarafaggio technicolor è diventato il complice di quel pezzo di merda che ci ha invaso! Rimanemmo nascosti ed seguimmo la scena ...”.

Il capo robot dei antivirus, 0989, si staccò dal gruppo, fece il saluto militare e rimase in quella posizione finché Turbo non gli diede il permesso di parlare, facendo un lieve cenno con la testa ed elargendo un ampio sorriso di cupa soddisfazione. Essere di nuovo un capo lo estasiava. L’antivirus abbassò il braccio e disse “Jabal desidera vederla immediatamente nel suo palazzo …” “Dite a Jabal che se ha tutta questa urgenza di vedermi; deve essere lui che deve raggiungermi qui in Piazza …” ribatté lui in modo altezzoso. Il robot fece un lieve inchino e sparì insieme ai suoi subalterni. Il virus ridacchiò e si andò a mettersi seduto al bordo di una colonna. Aspettò per un po’, canticchiando, finché non lo vide arrivare da lontano. Fece una smorfia di disgusto. Quando lo aveva visto per la prima volta; c’era rimasto: il conquistatore del Computer era un miserabile ragazzino vestito alla steampunk?! Sembrava uno di quei orribili folletti irlandesi nonostante i suoi tratti afroamericani ed i vestiti color cammello. Egli si avvicinò, visibilmente irritato, e gli domandò “Allora?”. Turbo si alzò e borbottò “Ci sono state delle complicazioni … Non ci riesco …”. Jabal scattò verso di lui, furioso, e gridò “Cosa significa che non riesci ad aprirla?!? Mi stai prendendo per il culo?!? Tu sei un virus …” “Che cazzo c’entra?! Solo perché sono un virus non significa che io apra i programmi con un semplice schiocco delle dita. Ho sempre bisogno di codici, delle password e di chiavi d’accesso!”. Jabal si mise a camminare avanti e indietro, borbottando “Questo non va bene, non va bene per niente!”. Si azzittì per un po’ e disse, acido “Io ho rispettato la mia parola: ti ho fatto uscire dalle mie prigioni, ho condiviso il mio impero con te in cambio di un solo, fottutissimo favore!” “Non alzare la voce con me ragazzino nerd!” gridò Turbo “Pensi che me ne sia rimasto con le mani in mano per tutte queste ore? Ho provato di tutto! Perfino ad utilizzare quella merdosa chiavetta che ha rilasciato il tuo verme catramoso quando l’ho ammazzato! Ma non è successo niente! Nada! Nisba! Non si è aperta! Non ha funzionato niente!”. L’invasore ringhiò sommessamente e ritornò a camminare ma si fermò subito, illuminato da un’idea. Fece apparire un libro elettronico, pigiò leggermente sulla superficie liscia dello schermo e sorrise “Ho trovato una cosa che potrebbe servirci …”. Fece apparire un immagine in 3D di una grossa chiave dorata “Questo è il Keyblade, una chiave speciale che si trovava all’interno di KINGDOM HEART …” spiegò Jabal al virus “Una chiave dai poteri sensazionali in grado di aprire qualsiasi dimensione a noi conosciuta …” “Cosa stiamo aspettando? Andiamo a prenderla!” “Non è una cosa semplice” ribatté l’altro smettendo di sorridere “Quando ho fuso i giochi in un unico mondo; la chiave è sparita ed l’unico che sembra saperne l’ubicazione esatta non si trova più nel monastero di Nemeton …”. Turbo fece una smorfia furiosa e strillò “Sei un’idiota! Un fottuto ragazzino coglione con smanie di grandezza! E poi hai il coraggio di fare la paternale a me?!”. Gli puntò il dito sul petto e sibilò “Quella porta che conduce a quella polvere metallica, il Lazzaro …” “LAZZARUS” lo corresse l’altro con un borbottio ma Turbo gli fece un gesto seccato e disse “Quello che è … Non si aprirà con la forza del pensiero. Troviamo quel tizio del monastero e facciamogli estorcere il luogo dove si trova la chiave con le buone o con le cattive … Ah, ah, ah!”.

Tutti gli NCP provenienti dal Computer fecero un sussulto. Koudelka indietreggiò appena, fino a raggiungere Ralph, che le prese dolcemente una spalla con le dita. Lei le afferrò con le sue, così piccole, e gli rivolse un cenno rassicurante. “… Ecco, questo è tutto … Ora non sappiamo dove si siano diretti: il tempo di guardarci un attimo nei occhi e loro sono riusciti a sparire. Però una cosa è certa: se loro metteranno le mani sul LAZZARUS sarà la fine per ognuno di noi”. La comunicazione finì. Calhoun aveva gli occhi azzurri spalancati e il volto aveva preso pallore “Jabal …” “Non fare quella faccia alla urlo … Ci fai sentire ancora più scemi …” borbottò Alice guardandola male “Neanche noi avremo mai pensato che Jabal potesse esser capace di fare questo … Era un buon amico …”. Stettero tutti in silenzio per un po’, poi l’attenzione di Koudelka, Alice e Calhoun si spostò su Bacon, che con la punta del suo bastone dei buchi sul terriccio molle, ed all’unisono dissero “L’unico che sa l’ubicazione giusta del Keyblade non si trova più al monastero di Nemeton …”. L’alchimista, sentendole, si irrigidì tutto e cercò di retrocedere ma Alice scattò verso di lui e lo afferrò per la lurida tunica, seguita poco dopo da Calhoun che gli ringhiò in faccia “Vecchio bastardo! Tu sapevi dal principio che sarebbe successo!” “Sapere è un parola così grande … mi era giunta solo qualche voce …” iniziò a pigolare l’uomo “Da un po’ di tempo lui, Jabal, faceva un sacco di domande strane ai nuovi NCP che arrivavano alla Piazza finché un giorno non incontrò il protagonista di KINGDOM HEART. Quel moccioso si è sempre vantato della sua Mistica Chiave … Quando tutto è andato sottosopra ho scoperto che la magia di manipolazione mentale non aveva funzionato su di me; così ho pensato di prendere questo monile magico e di nasconderlo da qualche parte …” “Rincoglionito di un frate!” ringhiò la bionda “E tu adesso ce lo vieni a dire?!” “Ma prima non me lo avevate chiesto …”. Calhoun stava per tirargli un pugno quando Koudelka alzò una mano e disse “Fate tutti silenzio! Sento qualcosa …”. Chiuse gli occhi e si concentrò. Poi li riaprì di colpo e gridò “Merda! Mi ero completamente dimenticata di lui!”. Celeste rabbrividì ed urlò, intuendo i suoi pensieri “Slenderman!”. Poi si voltò a guardare la medium e chiese “Quanto è lontano?”. Daniel si irrigidì tutto e indicò un punto “Ho visto una figura nera a due alberi di distanza …” “Volevi dire quanto è vicino … Via! Scappiamo!”. Il gruppo si mise a correre verso sud.

Koudelka si avvicinò alla cerulea che ansimò “Secondo me è ancora incazzato per la faccenda di prima” “Può anche darsi …” rispose l’altra “Ma avrà sicuramente sentito la presenza di Vanellope … Ha una predilezione per i bambini ... Per cui punterà su di lei …” “Deve passare sul mio cadavere!” gridò Celeste, di colpo furiosa. Si diresse un po’ a sinistra e raggiunse la piccola pilota. Le prese una mano e le domandò “Riesci a fare quella cosa che hai fatto quando siamo entrate?” “Lo potrei fare se avessi il desiderio di andar a sbattere contro un albero” rispose lei. Corsero ancora. Sembrava che la foresta non finisse mai. Ad un certo punto Celeste si voltò indietro e ansimò “Merda … Abbiamo perso gli altri …”. Si fermarono e si guardarono intorno. Un’infinità di alberi altissimi le circondavano, coprendo anche il cielo con le loro fronde verdeggianti. Le due arretrarono, intimorite. Ad un certo punto la terra mancò sotto ai loro stivali ed insieme ruzzolarono in un burrone profondo dieci metri fino ad andare a sbattere violentemente nel fondo, alzando nuvole di polvere. Vanellope fu la prima a mettersi seduta, borbottando “Ahia! Che male!”. Si avvicinò alla principessa e le domandò “Stai bene?” “Penso di si …” mormorò la cerulea, mettendosi seduta a sua volta ma quando cercò di mettersi in piedi una delle caviglie cedette e la fece cadere di nuovo. Lei la toccò leggermente e disse “Temo che si sia slogata …”. I corvi si alzarono in volo e gracchiarono così d’improvviso che le due sussultarono. Poi Celeste si rivolse alla bambina “Non ci voleva una cosa del genere … Non qui! Devi continuare a scappare senza di me …” “No! Non ti lascio sola! Presto gli altri ci raggiungeranno e Ralph ti potrà portare sulle sue spalle!”. Ma i minuti passarono e nessuno si era sporto dalla cima del burrone. Allora Vanellope si strinse contro la principessa, che la prese in braccio e la strinse contro di sé. La bambina poggiò la testa sul suo petto e si fece trasportare dalle note della canzone che la cerulea le mormorava sottovoce. Stavano cadendo nel sonno quando sentirono uno strano rumore provenire dall’alto. Era simile hai rumori che facevano gli alianti quando volavano. Vanellope scattò in piedi e disse “E’ Slenderman che è venuto a prenderci!” “No, non è lui … Sembrano più delle macchine …”. Non fece in tempo a finire la frase che presto furono circondate da una decina di antivirus, che tirarono fuori i loro fucili dalle braccia e dissero in coro “Alzate le mani sopra la vostra testa, siete in arresto!”.

Vanellope volse uno sguardo impaurito verso Celeste ma la donna, mentre la stava mettendo delicatamente a terra, le sussurrò in un orecchio “Appena ti dirò di scappare; teletrasportarti sulla parete del burrone e corri finché non avrai trovato gli altri …” “Ma …” “Niente ma! Fa quello che ti ho detto! E sta molto attenta: non ti fidare dell’uomo vestito di nero”. I robot ripeterono l’ordine e la principessa, facendo fatica ad alzarsi, borbottò “Abbiamo capito! Non siamo mica sorde!”. Fece per alzare le mani ma esse scattarono verso le fondine, tirarono fuori le due grosse pistole nere e iniziò a sparare. Il primo proiettile fece saltare il braccio dell’antivirus più vicino ed il secondo creò un buco grande quanto una palla da tennis sul petto di un altro. In quell’attimo in cui i robot erano paralizzati dallo stupore; la principessa urlò “Adesso! Scappa!”. La bambina non se lo fece ripetere e si mise a scavalcare la parete, un po’ saltando e un po’ teletrasportandosi, finché non riuscì a raggiungere la cima. Quando fu su, però, non poté fare a meno di sporgersi sul bordo ed osservare la scena.

Gli antivirus rimasti risposero al fuoco emettendo un ronzio irato. La cerulea ne fece fuori altri due, centrandoli alla testa, ma un robot riuscì a colpirla ad una gamba mentre un altro le sparò alla spalla. Celeste gemette un po’ dal dolore ma strinse i denti e continuò a sparare finché un proiettile laser non le colpì il petto. Allora spalancò leggermente la bocca mentre gli occhi si velarono di scuro e si accasciò a terra. Vanellope si portò le mani alla bocca e soffocò un grido disperato. Un antivirus alzò per caso la testa e gridò “Lassù!”. Allora la bambina scattò in piedi e iniziò a correre con tutta la forza che aveva.

Jabal e Turbo stavano studiando attentamente una mappa elettronica quando un capo gruppo dei antivirus tornò a fare rapporto. Il ragazzo sollevò la testa e borbottò “Allora? Lo avete trovato nella foresta di Slenderman?” “Lo stiamo ancora cercando, signore …” “E perché sei tornato? Vi avevo ordinato di non fare ritorno se non l’aveste rintracciato!” “Abbiamo trovato due degli intrusi e ne abbiamo arrestato uno … Penso che appartenga all’Arcade …”. L’attenzione di Turbo si accese e domandò, alzando la testa dalla mappa e sghignazzando “E’ un energumeno puzzolente? Un piccoletto vestito di blu?” “E’ una donna, signore …”. Lui si sfregò le mani e disse, rivolto al compare “Allora si tratta di Calhoun, la bambolona con il fucile di cui ti avevo accennato prima …”. Poi ritornò a guardare il robot e gli ordinò “Cosa aspetti a portarcela?”. Egli si ritirò facendo un inchino e ritornò poco dopo insieme a due antivirus che tenevano le prigioniera dalle braccia e la trascinavano come se fosse priva di peso. Il ghigno di Turbo si affievolì appena la vide. La massa di capelli blu scuro le cadeva sciolta sulle sue esili spalle ed era piena di rametti e piccoli frammenti di foglie secche. Il viso era imperlato di sudore a causa delle ferite che, grazie al loro antipicco medico, non sanguinavano più ma la facevano ansimare dal dolore. I vestiti pirateschi erano coperti di sangue e fango. Jabal si avvicinò a lei e commentò “E’ uno schianto! Proprio come nei tuoi ricordi”.

L’ex pilota si avvicinò a sua volta, spinse il ragazzino lontano e prese con delicatezza la testa di Celeste fra le mani sussurrando “Amore mio … Celeste mi riconosci?”. Lei sollevò gli occhi annebbiati fino a vederlo bene in faccia, aprì la bocca e … gli sputò addosso centrandolo appena sotto l’occhio. Jabal scoppiò a ridere fragorosamente mentre la cerulea gli sibilò “Stronzo ... figlio di puttana … bastardo …”. Turbo le lasciò la testa e si asciugò con una mano mentre l’altra si tirò indietro. Celeste non capì quello che stava facendo finché lui non la schiaffeggiò con forza sulla guancia. Non ebbe il tempo di stupirsi che la colpì ancora, sull’altra, questa volta con il dorso della mano. Poi la prese per i capelli dietro alla nuca e li tirò con forza, tanto da farla gemere e le sollevò di nuovo la testa. Gli occhi neri rilucevano di una cupa frenesia mentre un sorrisetto sadico gli spuntò sulle labbra “Come ai vecchi tempi zuccherino mio …” le soffiò avvicinando il viso cenerino al suo. La principessa cercò di arretrare la testa ma la presa del virus era incredibilmente salda e così non riuscì ad evitare che la sua bocca si unisse a quella del suo aggressore. Sentì le guance andarle a fuoco mentre Turbo la costringeva a schiudere le labbra e il bacio diventava più profondo ed assumeva tratti violenti e dolci allo stesso tempo. Come se la stesse supplicando e le ordinasse di amarlo. I due antivirus che la tenevano si dettero un’occhiata ed assunsero una tonalità leggermente più scura, segno che erano imbarazzati. Dopo un po’ Turbo si separò da lei, leggermente ansante, riacquistò la sua strafottenza e, dandole un buffetto sulla guancia, mormorò “Il resto dopo che avrai avuto delle cure adeguate …” “Va a fanculo …” ringhiò lei debolmente. Il virus ridacchiò divertito. Stava per ordinare ai robot di portarla via quando da un taschino della giacca rovinata spuntò fuori una chiocciolina …

“Celeste, Vanellope sono io Calhoun. Se mi sentite cercate di ritornate indietro, nello stesso punto dove ci siamo riuniti: il frate qui ha finalmente ha deciso di cantare e ci ha rivelato dove ha nascosto la chiave, il Keyblade. Vi aspetteremo qui al massimo una ventina di minuti e poi c’e la squaglieremo … Se in quel lasso di tempo non riuscite a fare ritorno; allora dirigetevi dritto verso Sudest. Quando uscirete dalla foresta vedrete in lontananza un vulcano inattivo ... Vi aspetteremo ai …” “No Calhoun, fermati!”.

La soldatessa e tutti gli altri si voltarono verso la bambina, che stava venendo verso di loro sporca di polvere e in lacrime. Ralph andò verso di lei e la afferrò prima che si accasciasse a terra “Piccola! Eravamo così preoccupati per te!”. Si guardò in giro e domandò “Dov’è Celeste?” “Loro … loro …” balbettò lei tra un singhiozzo e l’altro, infossando il viso sulla spalla dell’amico “Lei mi ha detto di scappare … Ma erano troppi per affrontarli da sola … Così …”. Con qualche difficoltà; riuscì a raccontare tutto. Calhoun si prese la testa fra le mani e urlò “Sono una cretina! Anni di addestramento nel mantenere informazioni top secret buttati nel cesso! Dovevo immaginarmi che fosse capitato una cosa del genere!”. Felix le toccò dolcemente una gamba mentre Ralph disse “Ora non serve a nulla piangersi addosso … Dobbiamo prendere una decisione …” “Una decisione?” ripeté Daniel guardandolo stranito. L’energumeno annuì “Si deve scegliere se dobbiamo dirigerci verso il vulcano oppure salvare Celeste …” “No!” esclamò una voce dietro di lui. Lancaster e Loki li raggiunsero e, dopo un breve momento nel salutarli, il capitano riprese a parlare “Niente più scelte e possibili votazioni … Si va al vulcano … anche perché è la cosa migliore da fare al momento …”. Spiegò brevemente le sue motivazioni: se fossero andati al vulcano; con molta probabilità avrebbero trovato anche dei antivirus nemici e sarebbe bastato rapirne uno per estorcergli dove tenevano prigioniera la principessa spaziale. Gli altri furono tutti d’accordo, per una volta.

Celeste era sdraiata sull’erba di una collina, vicino ad una staccionata di legno. Il cielo era leggermente tinto con i colori del tramonto dove qui e là sorvolavano delle nuvole candide simili a pecorelle. Fece un sospiro e si rilassò di più. Era stata una bella giornata. Allungò la mano fino a che le sue dita non sfiorarono la mano di Turbo e la strinse appena. Lui era sdraiato al suo fianco, con l’altro braccio sulla fronte come se volesse parare gli occhi dai ultimi raggi del sole, ed un espressione corrucciata sul viso. Non aveva indosso il casco ed i folti capelli neri si intravedevano tra i fili d’erba ed l’arto proteso. “Dai, Turbo, non farla tanto lunga …” protestò lei un po’ irritata “Siamo riusciti a trascorrere bene la giornata; non roviniamola per delle fesserie …” “Lei le chiama fesserie” sbottò lui “Altri non hanno bisogno di fidanzarsi con una ragazza per fare le fesserie …”. Allora Celeste scattò a sedersi “Se tu ti sei fidanzato con me solo perché volevi una bambola gonfiabile a disposizione ogni volta che ne avevi voglia; tanto vale che ti tenevi le tue sgualdrine così eri più contento!”. Si alzò in piedi e stava per scendere dalla collina quando lui la afferrò per un polso e la spinse contro di sé e disse con voce melliflua “Dai, tesoro, non fare così … Se me la prendo tanto è perché voglio che la nostra relazione si evolva …” “In soli tre giorni che stiamo insieme?”. Lui fece un sorriso sornione e le accarezzò la schiena “Stiamo insieme solo da tre giorni e litighiamo come una coppietta sposata … Non lo trovi romantico?” “Per l’argomento intrapreso; lo trovo un po’ ridicolo” mormorò la principessa ridacchiando. Il pilota avvicinò il viso al suo e la baciò sulle labbra con una tale dolcezza che lei si sentì sciogliere tutta e la rasserenò. Una mano di Turbo scese lentamente lungo il fianco della sua donna e cercò di … “Turbo!” gridò lei scostandosi “Uffa!”.

Celeste sbatté gli occhi e scattò a sedersi. Si ritrovava in una camera sconosciuta ma familiare allo stesso tempo, con migliaia di coppe d’oro sparse sopra ogni credenza. Si guardò il corpo e scoprì di aver indosso solo una sottoveste color crema. Le ferite si erano rimarginate del tutto, solo quella che aveva sul petto aveva lasciato una cicatrice alquanto bizzarra: formata da piccole linee ricamate, essa prendeva la forma di un fiore di loto leggermente aperto. La sua mente ritornò al sogno ed in automatico si sfiorò le labbra. Si voltò verso la porta di legno pregiato che stava in fondo alla stanza ed annuì lentamente. Era giunto il momento di fare qualche domanda.

  
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