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Autore: LammermoorLace    05/09/2014    3 recensioni
W: Het!Jolras, Enjonine, Major Character Death
One-Shot
Enjolras incontra Eponine in una freddissima notte di gennaio. E' un incontro breve, ma in qualche modo incisivo su entrambi; una piccola finestra luminosa fra la realtà e ciò che sarebbe potuto essere.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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La Verità su Patria
 
La ragazza si strinse ancora di più nello scialle lacero, stringendoselo addosso per sfuggire al gelo.
Era il Gennaio del 1831, e la notte parigina non era mai stata tanto fredda. Non stava propriamente piovendo, ma le rare gocce che cadevano dal cielo erano come baci di morte sulla pelle scoperta. La ragazza era malamente vestita, e la stoffa sporca che aveva addosso non poteva nulla contro le temperature invernali. Le maniche sbrindellate non arrivavano ai gomiti, e il bordo della gonna umida si era indurito col gelo e sfregava sulle ginocchia, facendole tremare.
La ragazza fece un mezzo sorriso pensando che, forse, il momento era finalmente arrivato. Il momento in si sarebbe liberata di quella vita misera, che lei non voleva vivere. Non avrebbe più dovuto rubare come voleva suo padre, né sarebbe stata forzata ancora a quell’esistenza di povertà e ingiustizie…Sarebbe tutto finito.
Si sentì in qualche modo rasserenata, e un calore irreale la scaldò da dentro, come dopo aver bevuto qualcosa di caldo.
Due ore prima suo padre l’aveva sbattuta fuori di casa violentemente, sbraitandole che non le avrebbe riaperto la porta finchè non fosse tornata con qualche soldo.
Affranta, si era fermata un attimo di fronte alla porta di Marius ma, appena alzata la mano per bussare, l’aveva lasciata cadere, rinunciandovi. Quel poco orgoglio che ancora le restava le faceva provare vergogna al pensiero di chiedergli l’elemosina.
 
Così, Eponine camminava sola, aspettando che la Morte la portasse via con sé.
Pensò per un secondo di mettersi a cercare suo fratello, ma abbandonò l’idea non appena si accorse di non sapere dove trovarlo.
Le sfuggì un riso amaro. Era proprio da lei morire sola, come fanno i ratti! Dopotutto, come sosteneva Montparnasse, lei un po’ ci assomigliava addirittura, ad un ratto.
Eponine si appoggiò al muro dell’Abc Cafè, cercando di trattenere le lacrime che le avrebbero solo bagnato il viso, raffreddandolo. Un refolo di vento passò fra i tetti coperti di nevischio, e sembrò come danzare intorno alla ragazza.
Una figura indistinta apparve senza preavviso a pochi passi da lei, ed Eponine si asciugò gli occhi, per non farsi vedere in quello stato. Quando lui si avvicinò, le labbra di lei si aprirono in un sorriso. Pensava di trovarsi faccia a faccia con un angelo. Il viso dell’uomo era perfetto, come scolpito nel marmo chiaro, e i suoi capelli biondo-dorati erano appena impolverati di minuscoli fiocchi di ghiaccio.
I suoi occhi blu la guardarono per un poco, prima che parlasse.
 
-Mademoiselle, posso aiutarvi in alcun modo?- Chiese, con una voce che, seppure muscicale e profonda, era indubbiamente umana.
Eponine si rattristì. Era ancora viva, dunque. E non era venuta nessuna creatura del paradiso a salvarla.
-Mi dispiace, Monsieur. Quando vi ho visto ho pensato che fossi già morta e che voi foste un angelo venuto a prendermi! Ma evidentemente - aggiunse, amara – Mi sbagliavo. Mi dispiace di avervi disturbato, Monsieur. Ora, se mi lasciaste morire in pace…-
Lui sorrise alla ragazza, poi si mosse per togliersi la giacca. Lei lo guardò con occhi sorpresi quando gliela pose sulle spalle magre.
-Questo è quanto posso fare per voi, mademoiselle. Ci sono sei franchi nella tasca sinistra, purtroppo sono tutto ciò che ho con me.-
Gli occhi di Eponine si spalancarono increduli. Allora lui era un angelo! Ed era venuto apposta per lei.
Sicuramente qualcuno di così gentile non poteva che venire da Dio… O volere qualcosa in cambio. L’unica cosa che nessuno aveva ancora avuto da lei.
Delusa, fece per togliersi la giacca.
-Mi dispiace Monsieur, ma non farò nulla di quel genere per voi…- Disse con la voce arrochita.
L’uomo scosse la testa, rimettendole la giacca calda sulle spalle magre.
-Non vi chiedo nulla.- La rassicurò.
-Io sono il cittadino Enjolras… E qual è il vostro nome, mademoiselle?-
-‘Ep-…’- Comiciò lei, ma improvvisamente si si ricordò di una delle ‘lezioni’ di suo padre…
L’unica che le fosse mai stata davvero utile: “Dare sempre un nome falso”.
-‘Patria’-, disse, ed Enjolras sorrise.
-‘Epatria’?-
-Puoi chiamarmi Patria-
Eponine si sentì stranamente in colpa. Ma che importava, alla fine? Probabilmente non l’avrebbe mai più incontrato, quindi tanto valeva.
 
Enjolras se ne andò a casa, quella notte, con quel nome sulle labbra. Sorrideva; ne gradiva il suono… non gli era dispiaciuto neppure il viso che lo accompagnava, per la verità.
Enjolras aveva lasciato più della sua giacca e del suo denaro alla ragazza infreddolita.
Aveva lasciato il suo cuore, fra quelle dita ossute.
 
Ma non la rivide mai più.
 
Quando dovette affrontare i suoi nemici sulla barricata, quel nome gli salì alle labbra e lo mormorò, leggero.
Forse ci incontreremo ancora, pensò. Solo, non farà così freddo.
 
 
 
 
A/N:
Questa storia è l’adattamento di una one-shot inglese, “The Truth Behind Patria”, che purtroppo sembra essere stata tolta dalla rete. Ho modificato e tradotto il testo, ma le idee e alcune catchphrases sono fortemente ispirate all’originale (come ho già detto, ora purtroppo introvabile).
R&R
 
Lou <3
 
  
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