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Autore: soholdontome    05/09/2014    0 recensioni
Secondo Darlene, certe scintille le vedi solo in alcuni momenti speciali, quando sei con la persona giusta che ti fa sentire bene ma allo stesso tempo ti fa sentire in maniera assurda perché hai le farfalle (nel mio caso con George potremmo anche dire elefanti) che si fanno un bel giro nello stomaco.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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George sedeva alla scrivania col sudore che gli bagnava la fronte, la sua bandana, ultimamente sempre tra i capelli, giaceva accanto a una pila di libri, ormai inutile.
Era un'afosa mattinata di fine luglio in Spagna, eravamo lì con i nostri amici per una breve vacanza tutti insieme, ma quel giorno George aveva deciso di restare in camera ed io non avevo potuto fare a meno di fargli compagnia.
Permettergli di passare la giornata da solo in albergo era un'idea che non mi piaceva affatto perché A) non si lascia un amico da solo in vacanza B) non mi sembrava il caso di lasciare campo libero alle belle spagnole tutte curve che gli gironzolavano attorno sin dal nostro arrivo perché C) ero innamorata persa di lui e per questo D) volevo passare il maggior tempo possibile con lui anche perché sapevo che E) a George piaceva trascorrere del tempo con me.
«Skylar, che fine ha fatto la gomma da cancellare morbida? Dio santo, non posso fermarmi proprio ora!» esclamò all'improvviso.
«Aspetta, vengo a cercarla» dissi alzandomi dal letto.
«No! Ferma lì, no, non puoi avvicinarti, no»
«Ma...»
«Nessuno deve vedere quello che sto facendo, nemmeno tu»
«É tanto orribile?»
«Non dovete vederlo e basta. Davvero, tanto meno tu, tanto meno ora»
Mi lasciai andare nuovamente sul letto, leggermente offesa, e presi il cellulare per dare un'occhiata ai messaggi: Darlene me ne aveva già mandati due, mentre Josh ed Alissa avevano provato a chiamarmi.
Digitai un automatico "Tutto okay, George disegna, io vegeto sul letto, divertitevi!" e lo inoltrai a tutti e tre, mentre il mio amico esultava dopo aver trovato finalmente la gomma che cercava.
George disegnava, non spesso, ovvio, ma disegnava, e quando lo faceva s'impegnava con tutto se stesso, riuscivo a vedere veri e propri pezzi di lui nelle sue piccole opere, schizzi a matita e carboncino, per lo più. Di solito mi faceva sempre vedere cosa aveva in cantiere ma stavolta era stato decisissimo, quello che stava disegnando doveva essere un segreto ed ipotizzavo potesse nascondere al materasso del letto in cui dormiva.
«Potresti essere più carino con me, però» sbottai dopo un po'.
Alzò la testa di scatto, girò il foglio a faccia in giù e si trascinò fino al letto, lasciando che la sedia emettesse un rumore assurdo e anche abbastanza divertente mentre strusciava sul pavimento.
«Mi dispiace» disse prendendomi per mano.
«Perché non posso?»
«Ne abbiamo già parlato, quando sarà completamente finito lo vedrai»
«Ma ci lavori da prima che partissimo»
«Lo so, è solo che si tratta di una cosa speciale»
«Giura che sarò la prima alla quale lo mostrerai»
«Giuro»
Mi baciò la guancia e si alzò per mettere tutte le cose che stava usando al loro posto; matite, gomme, eccetera, nel mio kit da disegno, il suo foglio in un album da disegno che ero sicura non avrei saputo mai con certezza dov'era custodito.
«Va a mettere il costume da bagno, andiamo al mare dagli altri» disse.
«Non disegni più?»
«Per oggi basta così»
Mi sorrise fiducioso e come sempre trovai adorabile il modo in cui gli si gonfiavano leggermente gli zigomi sollevando gli angoli delle labbra, era davvero adorabile.
E bellissimo.

[...]

Giunti finalmente al nostro ultimo giorno in Spagna, ormai non avevo più visto George toccare una matita, avevamo passato le giornate fuori con gli altri e non aveva più preteso di essere lasciato in pace. In compenso, e devo ammettere che di questo ero fin troppo felice, in cinque giorni avevamo passato tanto di quel tempo insieme da non riuscire più a separarmi da lui, la mia cotta era cresciuta a dismisura e controllare i miei sentimenti era diventato molto, molto difficile. Come dire, trovarsi un paio di labbra come le sue a pochi centimetri dalle mie era un invito semi-esplicito a dargli un bacio, per me, e invece lui aveva semplicemente l'abitudine di poggiare la testa sulla mia spalla quando eravamo seduti vicini e non si scostava né per mangiare, né per bere, né per parlare con qualcuno, me compresa, ed era per questo che eravamo così dannatamente vicini.
Avevo notato, però, che in tutti questi anni che avevamo passato insieme non avevo mai fatto caso ad una scintilla particolare che gli illuminava gli occhi. Secondo Darlene, certe scintille le vedi solo in alcuni momenti speciali, quando sei con la persona giusta che ti fa sentire bene ma allo stesso tempo ti fa sentire in maniera assurda perché hai le farfalle (nel mio caso con George potremmo anche dire elefanti) che si fanno un bel giro nello stomaco.
Una volta George mi disse le persone speciali hanno sempre qualcosa che manca, ma a me sembrava di avere tutto e per questo non mi ritenevo una persona speciale, poi puntualmente lui dissentiva e mi lasciava così, senza spiegazioni, dicendo che ero speciale e che non mi accorgevo nemmeno di non avere la cosa di cui avevo più bisogno, perché magari ancora non sapevo di averne bisogno. Questo genere di discorsi complicati e all'apparenza insensati erano diventati pane quotidiano per noi, lui si era rivelato essere ancora più bizzarro e io sempre più innamorata. Avevo pensato varie volte di dirglielo, farla finita con la storia del “salvaguardiamo la nostra amicizia e manteniamo il segreto”, avevo persino preso in considerazione di adottare il sistema del programma televisivo Friendzone di MTV, ma non riuscivo proprio a trovare il coraggio per uscire allo scoperto.
Aspettare, d'altro canto, sembrava la soluzione migliore, m'illudevo un po' di poterlo far innamorare di me... ma poteva realmente succedere?
Un giorno eravamo in giardino, seduti a goderci quel misero raggio di sole che giungeva a Londra dopo giorni e giorni di pioggia.
«George, hai delle occhiaie spaventose» dissi osservandolo.
«Si avvicina Halloween, inizio già a prepararmi il vestito da Edward Cullen»
«Dai, cretino»
«Devo ancora lavorare sul luccichio al sole ma ci riuscirò, siamo appena a metà settembre»
«Fai il serio. Non stai più dormendo?»
«Non molto»
«E perché?»
«Ho da fare»
«Di notte? La notte è fatta per dormire. Devo pensare che hai iniziato a lavorare in un night club?»
«No, oddio, assolutamente»
«E allora perché non dormi?»
«Te l'ho detto, ho da fare»
«Cosa?»
«Questo»
Corse dentro alla velocità della luce e altrettanto velocemente tornò al mio fianco, quasi scivolando sull'erba; aveva la lingua fuori e un leggero fiatone.
«Eh, che corsa, non sono abbastanza in forma per salire al piano di sopra e tornare qui in mezzo minuto. Geeeeesù»
«haha, allora?»
«Un attimo!»
Tirò fuori il suo preziosissimo album da disegno da una cartellina rossa e girò le pagine fino ad arrivare quasi alla fine.
«Il tuo disegno...»
«Già»
Guardai attentamente e ritraeva... me. C'ero io che cercavo di sfuggire ad una specie di cespuglio animato pieno di spine, correvo e tentavo di raggiungere una figura, non molto in vista, che mi tendeva la mano ed era circondata da luce, troppa luce, e per questo non gli si vedeva il volto.
«Wow, è incredibile!» esclamai stupita.
«Siamo noi due. Tu corri via dai buio pericoloso per metterti in salvo alla luce, con me»
Mi rivolse un occhiata carica di sentimento, come se quelle parole gli uscissero praticamente dal cuore.
«E dov'è la luce?»
«Qui, tra le mie braccia... letteralmente»
Sbottonò la camicia a quadri che portava e mi mostrò la maglia che indossava: nera con un disegno molto luminoso sul petto e la scritta “luce” al centro.
Ridemmo insieme e mi accarezzò una guancia con la mano destra.
«Skylar, quanto è brutto il cielo senza il sole?» disse guardandomi negli occhi.
«È spento»
«È triste»
«E come lo facciamo sorridere?»
«Con un po' d'amore»
«Scriviamogli una canzone»
«No, così»
Rise e avvicinò il viso al mio, sussurrando “Giusto un po' d'amore” prima di posare le labbra sulle mie. Sarebbe sciocco dire che in quel momento quel misero raggio di sole mi sembrò crescere all'improvviso, e ancor più sciocco sarebbe dire che sempre quello stesso raggio di sole mi fece venire caldo, quindi lo attribuirò a George. Lui era il mio sole, il mio calore, la mia luce. Era la positività che bramavo, la piccola parte della mia vita che completava il mio tutto, quel dettaglio in più di cui avevo bisogno. E io per lui ero...
«Sei come la nutella nella cioccolata calda» disse.
«No, aspetta, cosa?!»
Scoppiò a ridere e si lasciò andare sull'erba, stendendosi sulla schiena con la testa poggiata sulle braccia incrociate dietro la nuca.
«Dio, faccio schifo con le metafore»
«Ehm, no dai, ma non ti ho capito»
«Sky, mi sono innamorato di te da un po' e volevo la grande frase ad effetto per conquistarti, anche se tu pendi dalle mie labbra anche quando ti parlo di scimmie»
Rimasi a bocca aperta e lui scoppiò ancora a ridere.
«Stai sbagliando qualcosa» dissi riducendo i miei occhi a due fessure.
«Ah, Sky. Non lo so, non so che dirti, non mi sono preparato alcun discorso. Volevo darti il disegno e l'ho fatto, volevo baciarti dopo averti dato il disegno e l'ho fatto, volevo fare colpo su di te e l'ho fatto... anche se non in maniera positiva a quanto pare. Forse non dovrei paragonarti al cibo»
Stavo per dire qualcosa ma non riuscii a trattenere una risata, lui arrossì e trovai la nostra conversazione estremamente imbarazzante ma anche adorabile. Era sempre George. Era George innamorato di me.
«Ti vado bene anche così?» disse piano.
«Tu mi vai bene solo così»
«Come sono?»
«Esattamente come sei»
Sorrise e non potei fare a meno di fare lo stesso.
Si tirò su con un balzo e mi tese la mano: «Dammi la mano»
«Dove andiamo?»
«Ovunque»
«Ma...»
«Afferra la mia mano, Skylar»
Mi morsi il labbro inferiore colta da un leggera punta d'ansia ma mi fidai, accettai la sua mano e mi alzai, mi rivolse un sorriso rassicurante e mi guidò verso la macchina. Non avevo idea di dove volesse portarmi, ma d'altronde George era imprevedibile... E poi, non potevo nasconderlo, con lui sarei andata anche in capo al mondo.





*Spazio dell'autrice.

Ciao a tutti!
Grazie per aver letto questa one shot, ve ne sono davvero grata. Stavolta ho voluto provare qualcosa di nuovo, adoro gli Union J, anche se non al punto da sentirmi pienamente coinvolta da loro, ma volevo provare a scrivere su George, quello che mi è più simpatico (dopo Jaymi in realtà, ma non avevo idea di cosa scrivere su di lui quindi sono andata avanti haha), e più che altro perché è il membro preferito di una mia amica e mi sentivo in dovere di lasciare un po' di spazio al signor Shelley, dopo tutte le storie che ho scritto su altri artisti e le sue comparse in una delle mie ultime fan fiction lol.
Penso di aver adottato uno stile diverso dal solito, il modo di parlare della protagonista Skylar è molto simile a un discorso, non so, è stata una cosa abbastanza difficile da mettere in atto ma alla fine è uscita fuori esattamente come volevo, e se avete notato qualche somiglianza con il libro di John Green “Cercando Alaska” per quando riguarda l'elenco iniziale, be'... avete perfettamente ragione. Ho riletto da poco quel libro ed essendo il mio preferito di quell'autore mi ha influenzato molto hahah
Okay, credo di aver detto tutto :) Spero vi sia piaciuta, se vi va ditemi cosa ne pensate con una recensione!
A presto, Dani x
  
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