Sì, Lorna. Lorna, pensava Shoddy: certo, in fin dei conti Lorna è persino, diciamo così, bé, carina. Non proprio carina, non esageriamo... ha dei tratti gentili, un volto arrotondato e dolce come consegue dall'elevato monte ore che trascorre a tavola. Un volto che, senza quelle ore, ricorderebbe l'Ermellino che Leonardo mette in grembo alla sua famosa Dama: affilato e sfuggente e insieme tenero, piccino, con quegli occhietti che dicono senza parole mi vorrai bene, perché io esisto per questo... Però ecco, pensava ancora Shoddy: sì, Lorna può riuscirmi carina - addirittura suadente, materna - solo quando la percepisco in versione muted. Appena apre bocca, apriti cielo. E questo non perché Lorna abbia un tono di voce volgare, eh! Nulla di ciò. Neanche per il suo lessico e la sua sintassi, a onor del vero un po' scialbi ma... no no. Il fastidio è che Lorna crede possibile che la sua storia, le sue emozioni, la scossa della sua adrenalina nelle sue vene si possano replicare in copia conforme, grazie al solo potere della parola, nell'altrui sistema nervoso-vascolar-muscolare Non è possibile che l'amore provato da un'altra persona per una terza persona ci possa riguardare davvero, indipendentemente dall'enfasi con cui l'amante ci narra dell'amato. La vita altrui è vita altrui e basta: non ha un vero legame con la mia, finché - per qualche motivo - ciò che capita nella vita altrui non interviene a gamba tesa nella mia vita. Che ne so, pensava Shoddy: se Lorna mi racconta quanto è eccitante sentire le dita di Davish sull'interno del suo avambraccio liscio e cicciotto, io non posso ontologicamente provare nulla di rilevabile, a meno che io non abbia un debole per Lorna, o per Davish, o per gli avambracci cicciotti. Nulla di questo si verifica: ergo, conclude Shoddy, le storie interminabili che Lorna mi propina sono piacevoli come canti di zanzara in amore, utili come letti di cemento, seducenti come libri a mollo.
Chissà perché a Shoddy venivano in mente tutte queste cose su Lorna proprio mentre aiutava a Dagwin a seppellire quei tre poveretti. Forse perché tutto quel molliccio che sentiva sotto le dita attraverso il nylon nero dei sacchi gli rievocava il budino malfermo in cui sembrava fossero stati plasmati i tricipiti di Lorna. Soprattutto in quei momenti così maledettamente frequenti, quando Lorna alzava le braccia al cielo per ringraziarLo di averle fatto incontrare Davish. Come oscillavano quei tricipiti! A Shoddy sembrava di averli davanti agli occhi anche per telefono. Ci vorrebbe come minimo un'ordinanza comunale che ingiunga alle ragazze grassottelle il divieto di indossare magliette sbracciate.
Quantomeno paradossale il senso civico di Shoddy, eh? Ragionare sulle norme pubbliche in tema di buon gusto proprio mentre lui e Dagwin violavano come minimo per la quarta volta di fila il codice penale. Dopo la truffa avevano infilato uno dietro l'altro il sequestro e l'omicidio: ora era la volta dell'occultamento di cadavere. Ma il loro era un delitto quasi perfetto: per smascherarli ci sarebbe voluto un inquirente quasi perfetto e in quel periodo, nella storia del loro quartiere ma anche del loro mondo, gli inquirenti scarseggiavano. C'era altro a cui pensare, per esempio come riuscire a capire quanti giorni sarebbero rimasti all'ordinamento sociale in vigore. Oltre a cercare di escogitare un modo di bandire per legge la raccapricciante esposizione di tricipiti femminili sotto tono.
« A quanto pare pensi a Lorna anche adesso, eh? » sorride Dagwin. La pala che ha in mano è spessa e grave a confronto con i suoi, di tricipiti, così sodi e sottili insieme: non Dagwin non suda, non ansima. Dagwin non suda mai. Sembra sempre appena uscita da un ricevimento vittoriano. Nessuno immaginerebbe neanche lontanamente come trascorre ogni notte fra il giovedì e il venerdì, fra le due e mezza e le quattro.
Né alcuno immaginerebbe dove. Shoddy lo sa ma, per convenienza, non lo fa sapere.
I tre cadaveri non si vedevano già più da qualche minuto. Un filo di terra li ricopriva. Ricopriva anche loro, a distanza di non meno di cinquecento metri - e di una settimana esatta - dall'ultima fossa.
« Lorna lasciala perdere » sbottò Shoddy. « Non fa che parlarmi di Davish ».
Dagwin era abbastanza attrice da non mostrare la coltellata che la scuoteva ogni volta che sentiva il nome di Davish. « Vedrai che neanche lui è quello giusto per lei. Tempo un paio di settimane e passerà ad altro. Ne fa fuori più lei che... che... »
«Ne fa fuori più lei che noi » sarebbe stata la frase di Shoddy. Ma non si sentono più parole. Un'ombra si è appena mossa nel verde marcio che li riparava. Non è un animale. In mancanza di occhi, Dagwin e Shoddy aguzzano le orecchie.
Non è un animale. Sanno bene cos'è.
E aspettano. Forse sarà l'ultima cosa che faranno.