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Autore: moonlight97    05/09/2014    1 recensioni
La storia è ambientata in Francia tra il XVI e il XVII secolo. Carlos, il protagonista, arriva a Calais, città portuale della Francia settentrionale, per affari; là tra amore, amicizia e un po' di mistero quella che sembrava essere iniziata come una semplice avventura spensierata si trasformerà in un qualcosa di molto più pericoloso e Carlos e i suoi amici dovranno mettercela tutta per spuntarla.
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allons-y


“Carlos!” esclamò Julien disperato “Dove diavolo eri?! Elyse è scomparsa!”
Poco mancò che l'amico si soffocasse con un sandwich.
“Ma che diamine stai dicendo? Abbiamo ballato insieme sì e no dieci minuti fa! Sarà a spassarsela con qualcuno... con quel Killian, forse. A quanto pare è cotta di lui!” replicò Carlos facendo trasparire una nota di stizza.
“No, amico. Ti posso assicurare che quel Killian non l'ha più vista.” disse una voce alle sue spalle.
Carlos riconobbe all'istante che si trattava di Killian e desiderò sotterrarsi.
Quella che poteva essere considerata una vera e propria ciurma si riunì in men che non si dica e tutti si misero immediatamente alla ricerca di Elyse. Carlos accompagnò Julien fino a casa anche se trovarla lì era la più bella ed improbabile delle opzioni e anche loro ci speravano poco. Gli altri invece attuarono delle vere e proprie indagini al ballo senza purtroppo concludere nulla.

“Che cosa dirò a mio padre e a mia madre quando torneranno a casa?! Dimmelo, Carlos!”
Il ragazzo era disperato e la voce gli usciva notevolmente incrinata.
Carlos si sentiva dannatamente in colpa.
Se solo non l'avessi lasciata così di punto in bianco forse...
I due arrivarono finalmente alla casa dei Montfleur e lo spettacolo che si presentò dinanzi a loro non era per nulla rassicurante: il cancello così come la porta di casa erano aperti e tutto all'interno era stato messo a soqquadro. Julien controllò subito se la copia della mappa fosse a suo posto e, purtroppo, con sua amara sorpresa notò che questa era sparita. Dopo aver comunicato la notizia all'amico si mise a sedere su una sedia sconsolato e con la faccia tra le mani. Carlos lo osservò con un nodo alla gola e maledisse dentro di sé chiunque avesse fatto tutto quello. Poi notò una cosa che lo risollevò relativamente: una piuma verde scuro giaceva sul pavimento e a Carlos venne subito in mente il volto dell'uomo da cui Elyse era fuggita il giorno del loro primo, per così dire, appuntamento. Così, provando anche a descrivere l'aspetto dell'uomo per quanto ricordava, narrò per intero l'avvenimento all'amico che rimase basito e disgustato.
“Dobbiamo solo scoprire il nome di quel bastardo.” disse Carlos con la bocca serrata.
“Allora, siamo già un passo avanti: il suo nome è Victor Foyr, un verme di prima categoria, indesiderato cliente di mio padre e rinomato giocatore d'azzardo e frequentatore di bordelli.”
Julien pronunciò queste parole con quanto più odio e astio poteva.

Il giorno seguente la ciurma fu radunata, Carlos e Julien spiegarono tutto ai loro compagni e poi il primo dei due, presa la parola, cominciò a esporre il piano escogitato.
“Abbiamo ragione di pensare, visti i fatti dell'altra notte, che il rapitore, questo Victor Foyr, sia che abbia agito da solo o per conto di qualcuno, sia interessato non solo ad Elyse ma anche al nostro tesoro: per questo motivo dunque non dobbiamo assolutamente perdere altro tempo e salpare il prima possibile. Nel giro della mattinata furono in grado di radunare tutto il necessario sull'imbarcazione ed erano tutti pronti alla partenza. Al timone stava Remy, che attendeva ordini da parte di Carlos e Julien, che di fatto erano i capitani.
I due si scambiarono uno sguardo d'intesa e si posero l'uno alla destra e l'altro alla sinistra del timoniere.
Allons-y!” gridò Julien.
Vamos!” esclamò Carlos contemporaneamente.
Così la nave salpò dal porto di Calais, avvolta da un'aura di forza dirompente ed ottimismo.


 

Quando Elyse si svegliò, notò con suo disgusto di essere rinchiusa nella stiva di una nave e di essere, cosa che la lasciò di letteralmente di stucco, legata. I capelli biondi le cadevano arruffati sul capo e non c'era alcuna traccia dell'elaborata acconciatura della sera precedente; allo stesso modo il vestito, prima così bello ed elegante, appariva sporco e in alcuni punti strappato. In un primo momento la ragazza si sentiva la testa pesante e non riusciva a ricordare in maniera definita quanto fosse accaduto al ballo; poi, man mano che l'effetto del sonnifero svaniva, i ricordi le riaffiorarono in mente uno per uno. Una rabbia dirompente si stava impossessando della giovane che iniziò a dimenarsi febbrilmente. In quel momento la porta si aprì ed entrò nella stiva Victor Foyr; l'uomo si avvicinò alla ragazza e le accarezzò i capelli e rivolgendole uno sguardo ben poco rassicurante le disse:
“Dormito bene, splendore?”
Elyse tacque e non riuscì ad evitare di manifestare sul proprio volto tutto il suo disgusto.
“Voi... voi... la pagherete, viscido verme!” gridò la ragazza con quanto più fiato aveva in corpo.
La sua minaccia non ebbe tuttavia l'effetto sperato e il rapitore proruppe in una risata gutturale.
“Non siete altro che una sciocca! Credete forse che io non sia preparato a ricevere vostro fratello e i suoi compagni scriteriati?”
Elyse si morse il labbro inferiore nervosamente ed abbassò lo sguardo.
“A proposito grazie infinite per questa” disse l'uomo, esibendo la mappa con aria tronfia, mentre usciva dalla stiva. La porta si chiuse alle spalle di quello, e la stiva precipitò nuovamente nella semioscurità.
Gli uomini e le loro manie di superiorità. Credono di essere superiori... Bene, lo farò vedere io a tutti loro quanto una donna possa essere in gamba!
Questo pensava Elyse fra sé e sé e, risoltasi ad uscire di lì una volta per tutte, cominciò a scuotere la testa in qua e in là. A molti potrebbe a prima vista apparire una mossa senza senso ma Elyse sentiva che il fermaglio a forma di stella ad otto punte stava per cedere e se fosse riuscita, con sua grandissima fortuna, a farselo cadere in mano, avrebbe potuto tagliare le corde che la tenevano legata. Le ci volle un po', ma fortunatamente dentro di lei in certi casi la caparbietà aveva la meglio sull'impazienza. Il più ormai era fatto: doveva solo insistere con dei movimenti lineari e segare la corda. Il tempo passava ed Elyse sentiva crescere anche la fame.
Finalmente! Sono libera! 
Pensò la ragazza tirando un sospiro di sollievo quando sentì la corda spezzarsi e liberale i polsi.
Si alzò e, preso un arnese a caso da lì, si appostò accanto alla porta.
“C'è nessuno lì fuori?”
Non ci fu alcuna risposta.
“State lasciando una povera ragazza a morire di fame! Che comportamento da veri gentiluomini!”
Esclamò Elyse con più forza.
Dopo qualche istante sentì che qualcuno si stava avvicinando.
Aspettò che avesse chiuso la porta e poi lo colpì alla testa con quell'arnese senza ucciderlo ma lasciandolo a terra svenuto. La ragazza colse l'occasione per liberarsi di quegli abiti ingombranti ed indossarne di più comodi, prendendoli gentilmente in prestito dal pover'uomo che giaceva a terra senza sensi. Diede un'occhiata fuori e vide che il sole era già tramontato.
Mi hanno veramente lasciata senza cibo!
Pensò stizzita.
Uscì sul pontile e vide molti uomini a dormire tranquilli. Emanavano odore di alcol e questo bastò a farle capire che non si sarebbero svegliati tanto facilmente; passò davanti a quello che doveva essere il cuore della nave, la stanza del capitano, che era illuminata dalla luce di alcune candele. Arrivò fino al fondo della nave, dove, in teoria, dovrebbero esserci delle specie di scialuppe di salvataggio. Quando vide che ce n'erano alcune, Elyse si rallegrò molto.
Almeno non sono stata rapita da degli sprovveduti!
Facendosi forza e maneggiando qua e là riuscì a calarne una in mare e a mettersi sopra. Cominciò ad remare, allontanandosi sempre di più.
Intelligente, Elyse. Fuggire nel bel mezzo della notte senza sapere dove andare.
Era ancora troppo presto per gioire: qualcuno si era accorto della sua assenza ed aveva avvisato il capitano, che si era precipitato subito lì.
“Tu, maledetta!” gridò, sporgendosi dal parapetto.
Elyse, di tutta risposta, gli strizzò l'occhio e gli mandò un bacio, mentre si allontanava nella notte.

“Ah! Che la mangino gli squali!” sbottò Victor, infuriato.


Spazio Autore

Salve a tutti! 
Quanti di voi hanno pensato a DOCTOR WHO dopo aver letto il titolo? 
Ebbene sì, sono ossessionato da quella serie tv e odio la BBC perché mi fa patire troppo. 
Questo è l'unico titolo che mi è venuto in mente e mi sembrava il più, come direbbe il mio professore di storia, precipuo.
Be', io sono su di giri perché il prossimo capitolo è il mio preferito in assoluto di tutto Carlos. Non vi dico nulla perché sarebbe spoiler e non voglio rovinarvi la sorpresa. 
Alla prossima, carissimi lettori! 
xoxo

   
 
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