Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: tiamoharreh    05/09/2014    0 recensioni
“Alla fine era l'unico che in tutta la mia vita era riuscito a tenere testa alle mie pretese, e forse è proprio per questo che me ne innamorai. Fu l'unico ad accettare la sfida di amarmi.”
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Long hair, don't care!
_________________________________________

Sentii sbattere la porta violentemente e il rumore dei suoi piccoli tacchi rimbombavano all'ingresso del salotto.
«Sono fradicio!» urlò.
Lo potei sentire dalla cucina calda in cui mi trovavo, stretta nella mia felpa che mi ricadeva larga lungo i fianchi.
Corsi da lui, non aveva il solito tono di voce esausto. Era nervoso.
«Ch'è successo?» lo raggiunsi nel nostro piccolo e nuovo focolare che sapeva di noi e in nessun altro modo quel posto poteva chiamarsi se non casa.
«Una tempesta è successo!» urlò stufo e straziato.
Forse non era stata una fantastica giornata come sperava.
«Hey, vieni qui che ti aiuto.»
Mi avvicinai e sentii freddo solo a vederlo bagnato, con i capelli lunghi che gli gocciolavano lungo le tempie e le gocce che cadevano senza ritegno sulla sua faccia, sul suo cappotto.
«No, non voglio, tu... Sentirai freddo.» probabilmente avvertì i miei brividi.
«Suvvia, cosa sarà mai un po' di freddo?!»
«Non voglio che ti ammali.» e starnutì, lasciando che la sua chioma di capelli schizzasse acqua sulla mia felpa preferita.
«E tu invece probabilmente lo sei già!» dissi ridacchiando.
Tirò su il capo e mi offrì un sorriso. Il suo sorriso. Quello che mi stregava ogni volta e che mi faceva sentire piccola più di quanto non fossi già.
Arrossii, come la prima volta. Nonostante tutti quegli anni ad amarlo lui aveva ancora la capacità di mettere a repentaglio ogni mio sentimento ed emozione, e mi faceva innamorare tutto da capo.
«Dài, togliti i vestiti e fatti una doccia calda.» lo spronai.
«Subito, principessa.» ammiccò un sorriso soddisfatto e furbo.
Sapeva quanto odiassi quel soprannome eppure si ostinava! Gli lanciai uno sguardo fastidioso che gli punzecchiò il naso, tuttavia sorrise ancora... senza pietà, perché sapeva che effetto aveva su di me.
«Non ho intenzione di perdonarti per quell'orribile soprannome e ora vai a sistemarti, ti prego, non voglio che ti ammali sul serio!» gli ordinai autoritaria.
Gli sfilai il cappotto e altre gocce di freddo mi gelarono le mani. Esitai per abituarmi alla sensazione e poi sobbalzai.
Harry mi abbracciò da dietro, senza preavviso. Nonostante il tessuto pesante della mia felpa, la sua maglietta bagnata riuscì a trapassare ogni cosa fino a farmi rabbrividire la schiena.
«Aaaah!» urlai freddata.
Sentii Harry abbassare la testa per incastrarsi nel mio collo, e le sue braccia forti mi cingevano strette mentre io tremavo dentro quel gelo.
Mi dondolava tra le sue braccia ed io ero talmente piccola incastrata in lui! Con il suo abbraccio riusciva a chiudermi dentro il suo corpo e forse iniziai ad abituarmi a quella temperatura raggelante.
Questa è la mia vera casa pensai.
Inizialmente lo odiavo per quel gesto sfrontato e incoerente, ma quando sentii che nella sua guancia schiacciata contro la mia un accenno di sorriso, mi rilassai e mi lasciai cullare, forse lasciandomi andare anche a un sorriso amorevole. Con lui ero al sicuro. Anche se faceva freddo, anche se lui era freddo, avrebbe sempre trovato il modo di proteggermi. Sì, lui mi proteggeva nel migliore dei modi.
Strinsi le mie mani attorno alle sue braccia e mi lasciai torturare dalla sua tenerezza, dal suo modo così delicato di toccarmi, per non farmi del male.
Stavo trovando il mio posto tra lui, e mi ci stavo abituando troppo. Girai la testa di lato e la mia intenzione venne interrotta dai suoi occhi, i suoi bellissimi occhi verdi e raggianti. Luminosi e brillanti che la sera luccicavano di più, permettendo al mio sguardo di perdersi... Come sempre.
Ebbi abbastanza autocontrollo da non lasciarmi abbindolare da quei fari verdi intensi, e ne approfittai per lasciargli un piccolo bacio.... all'anglo della bocca.
Ah! Non doveva chiamarmi “principessa”!
Mi guardò interrogativo, aggrottando la fronte e facendomi ridere perché era così buffo quell'espressione!
Arrossii di nuovo. Lui era così grande avvolto attorno a me. Ero ancora caduta nella sua trappola e non gli impedii di darmi un bacio. Questa volta un bacio vero.
«Ti sei calmato?» gli chiesi, interrompendo il nostro momento.
«Non lo ero?» ancora mi teneva chiusa nelle sue braccia.
«Direi proprio di no.»
«E com'ero?» chiese, iniziando a dare alla sua voce grottesca una nota sensuale.
«Nervoso.»
«E ti piacevo?» chiese di nuovo, piazzando un sorriso da urto che mi irrigidì immediatamente.
Che odio quando faceva il romantico così apertamente! Sapeva quanto non non amassi tutte quelle smancerie, tuttavia insisteva.
Alla fine era l'unico che in tutta la mia vita era riuscito a tenere testa alle mie pretese, e forse è proprio per questo che me ne innamorai. Fu l'unico ad accettare la sfida di amarmi.
In tutta risposta gli sorrisi divertita. Quei suoi occhi addosso iniziavano ad avere su di me la loro reale potenza.
«Potresti farmi la cortesia di farti una doccia? Mi hai bagnata tutta!»
«Sì, amore, vado.»
Mi lasciò nuda fuori da quell'abbraccio e per un attimo mi pentii di essere stata io ad averglielo chiesto. Mi ero abituata al suo corpo alto e accogliente sul mio, alla sua guancia morbida e liscia sulla mia, e dopo avermi lasciato nel mezzo del salotto stupidamente sola mi sentii... sperduta.
Non smetterà mai di farmi quest'effetto pensai, accarezzandomi da sola le mie stesse braccia cercando di non allontanare del tutto la sensazione del suo tocco dolce su di me.

L'acqua aveva smesso di scorrere veloce nella doccia del bagno, e un senso di pace riaffiorò nella mia quiete.
Passai distratta lungo il corridoio e mi lasciai travolgere da quelle nuvole di vapore calde e soffici che fuoriuscivano dalla piccola stanza. Quella sensazione mi riparò dall'inverno che fuori tempestava violento.
Intravidi Harry in accappatoio, quello nero. Quello che piaceva a me.
Gli lanciai un'occhiata involontaria e solo dopo aver camminato per altri due metri risi, realizzando cosa stesse cercando di fare.
Feci qualche passo indietro e mi appoggiai alla porta.
«Vuoi una mano?» sorrisi, incantata e divertita da quello spettacolo.
Mi guardò esausto e senza speranze. Sbuffò.
«Io... - prese tra le mani una ciocca dei suoi capelli – non so come gestirli!» e me la mostrò, con una chiara espressione di stanchezza.
«Posso?» gli chiesi per aiutarlo. Annuì.
Mi faceva pena, eppure allo stesso tempo mi divertiva. Risi ad alta voce, attirando di nuovo la sua attenzione.
Mi avvicinai a lui e alzai il viso per poterlo guardare. Era fin troppo alto per me e continuava a trafiggermi il cuore con quello sguardo vivo e potente.
Ogni cosa di lui era la mia debolezza, ma stranamente non lo davo a vedere. Anche se non ero romantica come lui non significava lo amassi di meno. Anzi, lui era tutta la mia vita.
«Saresti molto gentile se ti sedessi. Agevoleresti il mio aiuto.» gli feci notare, mentre lui era incantato a guardarmi. Giuro, non avrei mai voluto che guardasse qualcun altro in quello stesso modo. Quello sguardo era mio!
«Subito, piccola.» si allontanò per prendere uno sgabello e si sedette di fronte a me, dando le spalle al lavandino.
«Ormai sono cresciuti, Harry. Anche se sei un uomo, vanno trattati come quelli di una donna.» lo informai.
I suoi capelli erano cresciuti tantissimo in quell'ultimo periodo, quasi ad appoggiarglisi sulle spalle.
«Non ho la più pallida idea di come vadano trattati quelli di una donna.» precisò subito, con tono schiavo di sé stesso.
«Per questo ci sono qui io.» sorrisi nel dirglielo.
Gli sparsi una crema su tutta la cute, accarezzandogli delicatamente ogni ciuffo della testa, mentre i nostri occhi si divoravano, presi in castagna in un attimo di intimità.
Si lasciò massaggiare come un bambino, non lamentandosi o facendo smorfie sofferenti. Iniziai a pettinarglieli, cercando di fargli meno male possibile; e lui era sempre lì, calmo, a sopportare qualsiasi cosa gli facessi.
Appoggiò le sue mani grandi sui miei fianchi, e poi parlò.
«Sai...»
Io continuavo a pettinarlo, ma quando sentii che non continuò mi fermai per fargli capire che lo stavo ascoltando.
«Forse dovrei tagliarli.» mi disse infine.
Mi irrigidii, cessando ogni mio movimento. Il suo sguardo pietrificato mi afferrò l'anima.
«Cosa c'è?» chiese sorpreso.
«Assolutamente no!» urlai, ferma e convinta della mia decisione.
«No?»
«Non ci pensare neanche, Harry!» gridai di nuovo, con più determinazione e con sguardo serio quasi stupito.
«Perché no?» chiese ancora.
«Vanno benissimo così.» mi spiegai.
«Ma... non sono capace a gestirli! Non sono neanche capace a tenerli in ordine. Potrei apparire un pazzo.» si giustificò, ma tanto non avrebbe vinto contro di me.
«No, Harry non ci pensare nemmeno! Punto.»
Abbassò gli occhi, sconfitto. Mi dispiacque un po'. Forse ero stata un po' troppo schietta e lui magari voleva veramente cambiare pettinatura per suo benessere personale. E io non ero così potente da poter impedirglielo.
Aveva le guance tutte rosee in contrasto con la sua pelle bianca e sofisticata, mai graffiata dal sole, che splendeva e mi indeboliva. Quel muso atterrito mi bucò il petto. Oh, il mio piccolo!
Appoggiai il pettine e mi accovacciai. Gli presi il mento e lo alzai di poco per poter avere l'attenzione dei suoi occhi.
«Se vuoi li puoi tagliare, piccolo.» gli dissi dolcemente, con tono amorevole e sguardo innamorato. Quel ragazzo mi faceva perdere il controllo di me stessa.
Si sorprese nel sentire quel nomignolo che gli avevo dato. Non accadeva spesso, eppure lo avevo fatto. Vedere quel visino triste e sottomesso mi aveva sciolto il cuore e solo lui era in grado di rendermi così vulnerabile a tal punto da oltrepassare i limiti di me stessa. Io ero chiunque e nessuno quando stavo con lui.
«A te piacciono?» mi chiese lentamente, con la sua voce calda e spezzante che mi bloccò le parole in gola.
«Sì... Cioè... A me piaci in qualsiasi modo.» ammisi timida.
Era decisamente l'apocalisse.
Mi meravigliai di me stessa nel trovarmi così aperta ai miei stessi sentimenti e pensieri nascosti. Sì, lui era bellissimo in qualsiasi modo e anche se amavo quel taglio disordinato dei suoi capelli, lo avrei amato a prescindere da tutto.
«Se piaccio a te non mi importa degli altri. Voglio essere bello solo per te.» sussurrò come se fosse un segreto, ma il tocco di sentimentalismo non mancava mai nelle sue parole.
Il solito romanticone.
Improvvisamente risi e dopo tutto quel lavoro di gestione dei suoi ricci impazziti misi le mani nei suoi capelli e glieli disfai tutti, rendendolo un ragazzo perfetto e impeccabile con un cespuglio aggrovigliato sulla testa.
Mi divertii a giocarci mentre lui rimase impassibile a guardare come mi divertivo a guastare l'unica cosa a cui avevo appena dato un senso.
«A me piaci anche così!» gli dissi, facendogli una linguaccia.
Mi guardò maliziosamente, e nell'arco di pochi secondi mi prese sulla sua spalla e attraversò tutto il corridoio mentre io urlavo divertita di lasciarmi andare e mettermi giù. Più volevo la smettesse, più stringeva la mia vita attorno al suo braccio forte. Infine mi buttò sul divano della sala.
Lui con ancora l'accappatoio, io con la mia felpa accaldata, si mise a farmi il solletico come mai prima gustandosi il suono della mia risata incontrollata, che suscitò una smorfia divertita sulla sua bocca.

_________________________________________
 
                              

 

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: tiamoharreh