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Autore: _Kiiko Kyah    05/09/2014    5 recensioni
Oh e, ciliegina sulla torta, era inciampata data la sua immensa fortuna nell’orlo del vestito, finendo di faccia nel ponce rosa ciliegia.
[storia dedicata ai lettori che mi sopportano e a tutte le amiche che mi sono fatta qui su EFP.]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel/Shuuya, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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N/A: Ho sempre più cose da fare nella mia patetica vita e quindi sto diventando sempre più lenta a scrivere. Lo pseudo libro che stavo iniziando è persino arenato *le sigh*. Sono proprio messa male, in special modo ora che sta ricominciando la scuola, ma sto facendo del mio meglio.
Nota: Presenza dell’OC Nana Kaze (o Bianca Plus).

 
Storia dedicata a tutti i lettori della mia fic “Guardarti e sorridere”, sia che siano lettori silenziosi, sia che recensiscano sempre, sia che recensiscano solo ogni tanto. Perché per sopportare una lenta come me, vi meritereste tutti un premio. E poi la voglio dedicare anche a tutte le amiche che mi sono fatta qui su EFP, perché la maggior parte di voi non le sento da una vita! Che è colpa mia. Mi mancate.








#ponceallaciliegia




-Sparisci.- il tono omicida della corvina non sembrò turbare il biondo più di tanto.
Anzi, non lo turbò proprio per niente. -Io non prendo ordini da te, Nacchan.- inclinò la testa di lato per schivare il corsage di rose gialle e sintetiche che l’interpellata gli tirò a sentirsi chiamare a quel modo.
A guardare i due ragazzi, lei seduta e lui in piedi davanti a lei, non si poteva fare a meno di notare che fisicamente parlando, erano letteralmente l’uno l’opposto dell’altra; la prima aveva una corporatura minuta e delle mani sottili e delicate, la carnagione chiara, fin troppo chiara, e le labbra carnose e luccicanti di lucidalabbra rosa confetto. Il suo viso era incorniciato da dei lunghi e in questo caso bagnati capelli mossi di un lucido color petrolio, mentre i suoi occhi erano grandi ed azzurri.
Il ragazzo invece era tutto l’opposto; il fisico atletico e forte da calciatore agonistico qual’era si accostava al colore di caffellatte della sua pelle, che più lui invecchiava più si scuriva. I capelli biondi crema che sciolti gli arrivavano alle spalle di solito erano sollevati sulla testa con qualche tubetto di gel, avrebbe detto chiunque, mentre adesso erano legati in un codino dietro la nuca, qualche ciocca a dargli fastidio davanti ai taglienti e profondi occhi a mandorla, del castano cioccolata più scuro mai visto.
Nessuno dei due era il tipo da mettersi in ghingheri a meno che non fossero stati costretti, ma in questo caso erano effettivamente molto eleganti; lui in smoking, con tanto di fastidiosa cravatta che si stava trattenendo tantissimo dal togliersi, e lei infilata in un vestito a top del colore del sangue, la cui gonna arrivava fino a terra, tanto che i suoi bianchi sandali alti non si vedevano neppure.
Bagnata com’era, la parte superiore di quello stupido vestito aveva aderito fino all’impossibile al corpo della ventenne, che dubitava fortemente di riuscire facilmente ad uscirne, quando sarebbe tornata a casa. Dannazione a Natsumi che aveva dovuto forzarla ad indossare quella fastidiosa tortura color rubino.
Non era stata una bella serata quella, per Kaze Nana. Proprio per niente. Per essere pignoli, l’intera giornata sarebbe stata da resettare, o meglio cestinare per sempre negli angoli più effimeri della sua memoria. Prima Rika che accettava per lei un appuntamento a cui lei non voleva assolutamente andare, poi Natsumi che la trascinava per negozi alla ricerca di un vestito adatto facendole saltare la consueta lezione di musica che teneva a Takuto ogni settimana, per essere poi scortata ad una stupida e noiosa festa dell’alta società da un ragazzo che a lei non piaceva nemmeno e trovarci Shuuya, che stava partecipando alla serata al posto di suo padre, che non era potuto venire. Oh e, ciliegina sulla torta, era inciampata data la sua immensa fortuna nell’orlo del vestito, finendo di faccia nel ponce rosa ciliegia. E la festa era pure all’aperto, quindi c’era da stare sicuri che si sarebbe ammalata. Tutto da cancellare.
Considerato poi che il suo accompagnatore era sparito fra gli altri invitati per parlare con chissà chi lasciandola lì, bagnata e seduta accanto al tavolo del rinfresco, a fare da carta da parati, e che a casa da sola non ci poteva tornare... Insomma, l’ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento era essere notata proprio da Shuuya. E invece, eccolo qui.
-Sparisci.- ripeté fissandolo con rabbia, spostandosi i capelli appiccicosi di ponce dalla fronte. -Ho voglia di stare sola. Vai. Via.- aggiunse, consapevole che comunque non sarebbe servito a niente. Gouenji aveva l’irritante abitudine di non darle mai retta.
E infatti. -Brutta giornata?- domandò il biondo, spostando il proprio peso su una gamba e appoggiando la mano sul fianco, serio.
-Tu che dici?- sbuffò aspra lei, incrociando le braccia al petto e soffiando su una ciocca scura che le era ricaduta in fronte, che però era troppo pesante per essere spostata con un soffio per via del liquido profumato del quale era impregnata. Non aspettò una risposta dal suo amico. Conoscente era meglio. -Non capisco perché abbiano messo del ponce ad una festa del genere. Siamo tutti adulti.- si lamentò, -Potevano almeno metterlo in una bottiglia invece che in quella stupida conca. E come se non bastasse questo stupido asciugamano non mi ha aiutata per niente.- ammiccò con la testa all’asciugamano verde che le avevano portato per pulirsi; beh, almeno non era tutta appiccicosa, capelli e vestito a parte. Che nervi, accidenti!
Il biondo roteò gli occhi scuri al cielo e scosse leggermente la testa. -E’ colpa tua che non sai camminare.- le ricordò quasi con stanchezza.
-Ti ho già detto che è stata la tua ragazza a forzarmi in questo vestito della malora!-
-E io ti ho già detto che Natsumi non è più la mia ragazza.-
-Oh, per piacere.-
-Sai benissimo che ci siamo lasciati quasi un mese fa, quindi piantala.-
Per qualche motivo, Gouenji si era chinato su di lei, appoggiando le mani sui braccioli della sedia, per guardare Nana dritto in faccia. La ragazza indietreggiò il viso, appoggiandosi meglio allo schienale della sedia, ancora un’espressione nervosa, la quale però non nascose un certo fremito nelle sue iridi limpide come l’acqua.
-In ogni caso è colpa sua.-
-Non eri certo obbligata ad obbedire a lei, sai. Né tantomeno a venire qua.- le fece notare. Giustamente, la corvina era un’adulta indipendente e responsabile, non era certo il tipo da prendere ordini da qualcun altro, specie se erano ordini tanto sgraditi da renderla così irrequieta e insopportabile.
-Certo che ero obbligata, ormai avevo un appuntamento, sarebbe stato sbagliato non venirci.- si giustificò la Kaze, corrucciando le sopracciglia.
Shuuya inarcò un sopracciglio. -Questo è il tuo problema.- le colpì la fronte con una schicchera, prima di rimettersi ritto. -Non fai mai quello che ti va davvero di fare, se credi che sia tuo dovere fare il contrario.- esalò un sospiro esasperato e si voltò per chinarsi e raccogliere il corsage che poco prima la ragazza gli aveva lanciato. -Proprio il tipo di ragionamento che una perfettina come te farebbe.- si girò ancora verso di lei.
-Beh scusami tanto se mi piace essere corretta!- sbottò inacidita. Non che prima non lo fosse già abbastanza. -Non sono perfettina, faccio solo il mio dovere!-
-Da quando in qua uscire con qualcuno è un dovere?- ritorse lui, prima di afferrarle la mano e tirarla di peso in piedi, per poi infilarle il corsage al polso destro.
Nana parve parecchio infastidita, pur stranamente lasciandolo fare. Divincolò il braccio dalla presa del calciatore solo quando il bouquet da polso fu tornato al suo posto. -Avevo preso un impegno,- beh. Rika l’aveva preso per lei. -quindi sì, era un dovere.-
-A me pare che il tuo dovere ti abbia mollata da sola in mezzo ad un branco di ricchi spocchiosi.- commentò ancora il suo interlocutore, arcuando le sopracciglia.
Lei lo guardò in tralice. -Oh, come ad esempio te?- suggerì sarcastica.
-Mi piace pensare di essere più un ricco qualunquista.-
-Io invece credo che tu sia semplicemente un sacco irritante.-
-Nah, quello lo sono solamente con te, Nacchan.-
-E piantala di chiamarmi a quel modo!- lo sgridò stizzita, mettendosi le mani sui fianchi. Prese però un’espressione sorpresa quando la musica (perché una festa del genere non poteva dirsi completa senza musica, in genere classica, a fare da sottofondo al chiacchiericcio degli invitati) cambiò in una che, stranamente, lei conosceva. -The Book Of Love? Ad una festa simile?- Era sì un classico ed anche una canzone molto bella, ciò nonostante non era un brano da “sottofondo”.
-Mi pare buono per aprire i balli, no?- fece invece Shuuya, ammiccando con la testa alle persone che stavano cominciando a dividersi in coppie. Ridacchiò sommessamente allo stupore della corvina. -Queste feste sono sempre molto noiose, però almeno di balla un po’. Di solito mi porto dietro Yuuka e ballo con lei, ma oggi aveva da fare con Atsuya. Sono stupito che il tuo accompagnatore non sia già tornato qui per ballare un bel lento insieme a te.- aggiunse dopo la sua spiegazione.
Nana fece un’alzata di spalle. -Tanto gli direi di no.- borbottò, osservando la ciocca di capelli neri con cui stava giocherellando; per via del liquido viscoso di cui era impregnata, aveva preso la forma di un sottile boccolo ed era quasi carino. -Non ho alcuna intenzione di mettermi a ballare in mezzo a tutta questa gente adesso che sono così bagnata e appiccicaticcia. E poi profumo troppo di ciliegia.-
Il ragazzo inclinò il capo e sbatté le palpebre un paio di volte. Passato qualche secondo di riflessione, si spostò un po’ rispetto alla bruna e raggiunse il punto del tavolo su cui era posata la conca di ponce. Sotto lo sguardo perplesso e improvvisamente scioccato della ragazza, Gouenji prese la conca fra le mani e la sollevò sopra la propria testa. Chiuse gli occhi e si rovesciò la bevanda analcolica addosso, per poi prendere l’asciugamano usato precedentemente da Nana e asciugarsi mani e viso.
Lo scroscio del ponce attirò l’attenzione di qualcuno vicino a loro, che pur non smettendo di ballare con il rispettivo partner non poté fare a meno di domandarsi se quel ragazzo fosse del tutto sano di mente...
-Ma sei scemo?!- la ventenne in rosso squadrò il suo coetaneo, gli occhi celesti sgranati al limite dell’impossibile.
Il biondo fece spallucce. -Forse.- convenne con sincero divertimento.
-Perché hai fatto una cosa del genere?- domandò l’altra, portandosi nuovamente davanti a lui e guardandolo in confusione.
Lui le afferrò una mano e la sollevò. -Così ora siamo in due ad essere bagnati e ridicoli. E a profumare intensamente di ciliegia.- le sorrise. E lei arrossì un po’. -Allora.- continuò lui dopo un momento, -Il tuo senso del dovere ti impedisce di concedere un ballo all’ex della tua migliore amica?-
Kaze esitò. -Direi di sì.- ammise poi, guardando da un’altra parte.
-La convenzione sociale però ti suggerirebbe di accettare una richiesta di ballare con qualcuno che si è umiliato per te, tu che dici?- le fece notare allora lui, ancora alquanto divertito. Umiliato. Bah. Sembrava quasi contento!
-Tanto per essere chiari, io non ti sopporto.-
-E il sentimento è reciproco, ma lo prendo comunque per un okay.- rise lui, stringendole forte la mano e trascinandola in mezzo alla pista, per spostarle una mano sulla propria spalla e avvinghiarle un braccio intorno alla vita.
La corvina lanciò un’occhiata ai propri piedi. -Senti, Gouenji, io non so ballare. Sarebbe meglio evitare.- aveva un po’ paura di fargli male, sinceramente. Anche se non sarebbe stata la prima volta.
-Una pianista che non sa ballare? Sei proprio una vergogna.- la schernì con un sorriso lui, senza lasciarle il tempo di ribattere prima di aggiungere: -Zitta e lasciati trasportare dalla musica. E poi non avevi una memoria fotografica? Guarda come fanno gli altri e avrai automaticamente imparato.-
Ed effettivamente, dopo qualche passo, volteggiavano già che era una meraviglia. Era un po’ fastidioso tutto l’odore di granita alla frutta che emettevano, anche se fortunatamente all’aperto si disperdeva più facilmente. Certo, in questo modo importunava gli altri invitati. Non che a loro importasse granché, no?
-Ahi!- esclamò Shuuya ad un tratto, quando il tacco di Nana gli piombò sul piede.
-Te l’avevo detto che non so ballare!-
-Io sono certo che tu l’abbia fatto apposta!-
-Perché mai avrei dovuto?!-
-Perché sei antipatica, ecco perché!-
-Hai solo voglia di attaccare briga, di’ la verità!-
-Io non sono come te, non attacco briga senza motivo!-
-Vorrà dire che hai un motivo!-
-E infatti ce l’ho! Il dolore al piede!-
-Sei stato tu ad insistere per ballare! Certo che sei strano!-
-Senti chi parla!-
E mentre la gente di fermava a scrutarli chi con curiosità, chi con perplessità e chi con disprezzo per via di tutto il rumore che stavano facendo e la poca eleganza con cui stavano discutendo, quei due non si accorsero neppure di non aver smesso di ballare nemmeno per un secondo durante quella loro discussione.
E quando la canzone fu quasi giunta al termine, per qualche ragione, in un momento indefinito nel loro bisticcio, Gouenji lasciò un bacio sulla fronte di Nana senza il minimo preavviso, cosa che spinse la ragazza a coprire il suo arrossire con altre lamentele.
Beh.
Forse la serata non era poi tutta da buttare. 









 
  
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