La guerra è finita da pochi minuti, Harry, Ron ed Herm stanno uscendo dallo studio di Silente, ma il Bambino sopravvissuto deve sistemare ancora un affare prima del meritato riposo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
“Quella
bacchetta procura più guai di quel che vale”
concluse Harry. Poi voltò le spalle ai dipinti. Pensava solo
al letto che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà
se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù.
“E sinceramente” aggiunse, “ho passato
abbastanza guai per una vita intera”. (Harry Potter e i Doni
della Morte, pag. 688)
Il trio uscì dall’ufficio di Silente e
tornò in Sala Grande. L’atmosfera era pesante.
Erano tutti stanchi, spossati e soprattutto provati dal dolore.
Harry decise di allontanarsi. Perdendo Lupin aveva perso
l’ultimo legame con la sua famiglia. L’ultimo
membro della combriccola di amici dei suoi genitori che ancora gli dava
la forza di andare avanti. E vederlo disteso lì, bianco, con
gli occhi chiusi, sapendo che non si sarebbe più svegliato,
accanto a Ninfadora, gli metteva una tristezza addosso che avrebbe
rischiato di farlo crollare. E voleva resistere ancora un
po’. Solo qualche minuto.
Aveva bisogno di risolvere una questione prima di andare a riposare per
dormire almeno due giorni interi!
Si voltò di nuovo verso la distesa di corpi. Vide subito la
persona che cercava.
Si avvicinò al gruppo di chiome rosse e diede un colpetto
sulla spalla di Ginny.
Senza guardare verso Fred, le intimò di seguirlo. Se avesse
visto, anche solo con la coda dell’occhio, il corpo
dell’amico credeva che non avrebbe potuto trattenersi
dall’urlare e spaccare qualsiasi cosa gli fosse passato tra
le mani.
Una volta nel parco, sulle rive del Lago Nero, entrambi guardarono
verso l’orizzonte, senza parlare, per molti minuti.
Poi, all’improvviso, Harry si voltò verso di lei,
prendendola per le spalle.
Piangeva, era disperato. Stava sfogando la tensione accumulata in
quelle ore infinite di battaglia. Ginny lo capì al volo.
Posò le sue mani su quelle del ragazzo, e le fece stringere
dietro la sua schiena, abbracciandolo a sua volta.
“Piangi, Harry. Piangi quanto vuoi.”
Gli passò una mano sui capelli corvini, e come sempre
indomabili.
Per minuti, per ore, per giorni. Non seppero mai dire quanto rimasero
in quella posizione. Lui con il volto nell’incavo del collo
della ragazza, con le lacrime copiose che scendevano dai suoi occhi
verdi, quel verde che era stato la speranza di molti. Lei che lo
coccolava cercando di consolarlo. Ma erano entrambi convinti che era
quella la posizione che avrebbero voluto mantenere per il resto della
vita. Una nelle braccia dell’altro.
E fu questa consapevolezza a farli staccare leggermente, a farli
guardare negli occhi con un’intensità tale che si
sarebbero bruciati le iridi a vicenda se quegli sguardi fossero stati
tangibili.
E fu sempre questa consapevolezza a far avvicinare i loro visi, a far
congiungere le loro labbra, come se quei mesi di separazione non
fossero mai esistiti.
“Ginny…” Harry, allontanandosi solo di
pochissimi centimetri dalle labbra di lei, iniziò a parlare
la voce ancora incrinata dal pianto liberatorio.
“Dimmi Harry”.
“Ecco, io… Insomma, ora che la guerra è
finita… Oh, non so da dove cominciare!”
“Fammi dire una cosa a me allora intanto che tu pensi. Harry,
adesso che Voldemort è morto, nessuno potrà
più usarmi per arrivare a te. Quindi ascoltami. Io voglio
tornare felice. Voglio avere di nuovo qualcuno accanto a me che mi
faccia sentire amata. Quindi, dato che non esistono più
scuse, dimmelo subito. Mi vuoi ancora accanto a te o no?”
“Piccola. Certo che ti voglio accanto a me! Te l’ho
appena dimostrato”.
Harry era stupito. Certo, erano stati insieme per qualche mese
l’anno prima, avevano passato le ultime vacanze estive. Ma la
sua intraprendenza lo sconvolgeva sempre.
“Io ti voglio per sempre accanto a me, Ginny”.
Lei lo guardò interrogativa. La sua voce l’aveva
messa in agitazione. Non era mai stata così incrinata,
nemmeno quando avevano discusso, ore prima, dei programmi di attacco.
Neanche quando aveva saputo di dover morire.
“Harry, sii più chiaro, ti prego”.
“Ginny, mi vuoi sposare?”
Gli occhi azzurri della rossa si spalancarono, così come la
sua bocca.
“Lo so, lo so. Non è il momento giusto. Ne sono
consapevole. Ma mi hai chiesto tu di essere chiaro.”
“Oh, Harry!”
La piccola di casa Weasley saltò letteralmente in braccio al
salvatore del mondo magico, baciandolo con passione!
“Certo, sicuro, sì! Lo voglio!”
“Ehi, ehi. Calma! Tesoro scusami ma devi scendere. La schiena
mi fa male!”
Lei scese e lo fissò, poi scoppiò a ridere.
“Che hai?” chiese Harry alzando un sopracciglio.
“Sei esilarante. Hai sconfitto il mago oscuro peggiore di
tutti i tempi, sei sopravvissuto sue volte all’anatema che
uccide, e ora ti fai mettere k.o. da un mal di schiena!”
Si guardarono ridendo per un po’, poi si abbracciarono e
baciarono di nuovo.
“Ti amo, Harry.”
“Ti amo, Ginny.”
SPAZIO AUTORE: Ragazzi,
placate la mia fantasia!!! Io devo preparare degli esami, altrimenti
addio laurea!!! Vabbè,
cercherò di studiare e scrivere insieme, anche se la vedo
dura. Ora lascio da
parte i vaneggiamenti. Come sempre, se vi è piaciuto
lasciatemi un commentino, li apprezzo tanto!! A presto, la
vostra Saku!