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Autore: AlexEinfall    06/09/2014    3 recensioni
Quando un eroe diviene il peggior nemico dell'umanità, quando ogni indizio conduce allo smantellamento di una maschera di bontà, quando è il cacciatore a divenire preda, chi potrà essere ancora dalla sua parte? Se Spencer Reid, un giorno qualunque, si risvegliasse con le mani sporche di sangue, chi potrebbe salvarlo dall'oblio? Tra lo spettro della dipendenza e qualcosa di molto diverso e più oscuro, la strada per la soluzione dell'enigma non potrà essere percorsa in solitudine.
Dal testo
Sangue. Nella nebbia della droga si era chiesto, tre o forse quattro anni prima, che odore potesse avere il sangue di un'altra persona sulla sua pelle. Possibile, si era chiesto, che le molecole odorose di qualcun altro, mischiate alle mie, possano dare come risultato un buon aroma? Soprattutto lo incuriosiva il pensiero che la morte, a contatto con la sua pelle, forse avrebbe avuto l'odore della vita.
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Morgan, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note: Mi scuso profondamente per aver tardato tanto, ma purtroppo ero priva di qualunque connessione e con un trasloco in atto. Ringrazio di cuore chi ha commentato e mi sta seguendo, spero mi accompagnerete fino alla fine della storia.
A beneficio di chi ha cominciato a leggere questa storia all'inizio, riassumo brevemente: Spencer si è cacciato nei guai (ti pareva!) e Morgan lo intuisce, ma ancora non sa nulla. Sì, perché il genio perde conoscenza e si risveglia con le mani sporche di sangue (letteralmente e non). Un efferato killer sta uccidendo a gran velocità e lascia dietro di sé solo un indizio: un numero sulla fronte della vittima. Sotto il ponte della morte, è già scorsa via una vita, quella di Madison Lorenz, sulla sua fronte il numero 5 come oscuro presagio.



4
Metro


La vendetta è un atto che si desidera compiere
quando si è impotenti e perché si è impotenti:
non appena il senso di impotenza viene meno,
svanisce anche il desiderio di vendetta.
George Orwell.


   Ci sono persone con le quali la vita è poco clemente, ma la morte si mostra molto più gentile. Nel caso di Madison Lorenz questo non può dirsi. Il corpo della ragazza è disteso sul tavolo d'acciaio, in quell'immobilità che solo l'assenza di battito vitale può dare, qualcosa di diverso da ogni altra cosa. Rossi si abbandona alla riflessione, nel tempo necessario all'attempato medico legale per sfogliare velocemente il fascicolo.
 
 L'esistenza di una persona finisce in questo. Neanche cenere e polvere, nemmeno la terra e il fango. Solo un insieme di cellule morte distese su un asettico tavolo. Come molte prima e molte altre in futuro.

  Dopo anni di profiling, è sempre questo il suo primo pensiero alla vista di un corpo. Col tempo è diventato solo più bravo a nasconderlo, così tanto che quasi non lo tocca più. Non a livello cosciente, almeno.
  Il medico comincia con il classico uhm di chi ha davvero poco da dire e se ne dispiace. «La causa della morte è la più ovvia: l'arresto del cuore. Tutto considerato, ha sofferto poco.» Si gratta la barba grigia, mentre passa in rassegna il corpo. «Lo sventramento è avvenuto postmortem, i tessuti erano ormai privi di vita, per questo il sanguinamento è stato piuttosto esiguo. Il tossicologico è negativo, non aveva segni di aggressione sessuale e non sembra essere stata spogliata e rivestita. Mancano anche segni di difesa o costrizione...»
  «Come è possibile?» chiede Morgan. «Nessuno si lascia accoltellare al petto senza difendersi.»
  «Non so come sia possibile, ma è quello che ho di certo da dirvi.»
  «Che ci dice del marchio sulla fronte?» interviene Rossi, chinandosi sul corpo.
  «Fatto con uno strumento molto affilato, non dissimile da un bisturi. Postmortem anche questo, è certo.»
  «Nessun segno di esitazione» riflette l'italiano ad alta voce. «Il taglio è preciso, vedi? È un lavoro pulito, eseguito con estrema freddezza.»
  «Poi ci sono lo sventramento e il colpo al cuore, altamente simbolico.»
  «Scusate, non capisco» interviene il medico legale, togliendo gli occhiali. «Tutto questo cosa vi dice?»
  Rossi si raddrizza e lancia uno sguardo a Morgan. «Che abbiamo a che fare con un criminale diverso dal solito, e molto pericoloso. Ha conoscenze mediche e una rabbia feroce. Non si fermerà finché non lo fermeremo noi.»

   Morgan chiude con uno scatto il cellulare: nessuna risposta al suo messaggio.
  «È Reid?» chiede Prentiss, alzando lo sguardo dal referto autoptico.
  «Gli ho chiesto se va meglio, ma non mi ha risposto.»
  «Magari sta dormendo. Non ti stai preoccupando, vero?»
  Morgan sbuffa. «Certo che no, è adulto e vaccinato.»
  A Prentiss scappa un risolino che fa accigliare il collega, quindi si affretta a rispondere: «Voglio solo dire che diventi un po'...mamma chioccia quando si tratta di Reid.»
  In quel momento JJ fa il suo ingresso nella sala.
  «Hei, JJ, ti sembro una mamma chioccia?»
  La ragazza passa lo sguardo tra i due. «Che state combinando?»
  «Reid è malato e Morgan è...in apprensione.»
  «Non sono in apprensione.»
  «Uhm» mugugna JJ. «Tranquillo, papà orso, vedrai che si rimetterà in fretta.»
  «Ma insomma!» sbotta Morgan, lasciando che loro ridano di lui.
  Tutto sommato, pensa, forse ho fatto un dramma su nulla. Può capitare anche ad un genio di prendersi una semplice influenza, i germi in fondo non conoscono differenze. Eppure vorrebbe davvero che quel sasso sul fondo dello stomaco scomparisse, lasciandolo libero di lavorare e ridere senza quell'amaro in bocca.                         
    Quando Hotch li richiama, Morgan si riscuote e ricorda ciò che per un attimo era passato in secondo piano: c'è un assassino a piede libero che deve essere preso. Decide che una volta catturato anche questo SI, andrà a fare visita a Spencer, gli porterà magari un rifornimento di caffé, e saprà dal suo naso gocciolante e dalla febbre che tutto, in fondo, va bene. E se non fosse malato ma solo stanco, lui gli siederà accanto e lo lascerà parlare finché non avrà più voce, come ormai non fa da tempo.
  Ma prima il dovere. Tutto il resto può aspettare.


    L'espressione sul volto del supervisore capo non promette nulla di buono.
  «C'è stato un altro omicidio» annuncia alla squadra.
  «Chi è la vittima?» chiede JJ.
  «Jordan Norris.»
  Lo sbigottimento investe la sala. «La ragazza di Owen Savage?» sbotta Prentiss, ricordando troppo bene quel caso di tre anni prima.
  «Esatto. La polizia ha ritrovato il cadavere in un vicolo nei pressi di una fermata della metro, stamattina all'alba. È morta nella notte, secondo i primi rilievi del coroner. Stesso modus operandi, stessa firma. Questa volta il numero è quattro.»
  «È un conto alla rovescia» medita Rossi. «Questo vuol dire che abbiamo solo tre possibilità per catturarlo.»
  «Non può essere una coincidenza» afferma Morgan, trovando ampio consenso.
  «Infatti non lo è» ribadisce Hotch. «Prima di continuare con le indagini sulla seconda vittima, dobbiamo fare il punto della situazione. Non possiamo tralasciare il fatto che un SI stia colpendo persone coinvolte in nostre precedenti indagini.»
  I profiler si radunano nel loro silenzio meditabondo, ognuno alle prese con i propri ragionamenti e le proprie resistenze. Non è mai facile affrontare la possibilità che delle persone muoiano per un delirio legato a sé, alla propria squadra, in definitiva, alla propria famiglia. Morgan vorrebbe maledettamente che Reid fosse lì con loro, a trovare strade nascoste nell'intrico di logiche perverse, a semplificare tutto e ricordurlo a qualche fantasma nascosto. Ma la sua sedia è vuota e questo ha il potere di distrarlo il tempo necessario per pentirsene.
  JJ è la prima a prendere parola. «Forse abbiamo affrettato le cose. Guardiamola da un altro punto di vista: il caso Nathan Harris e quello Owen Savage sono stati divulgati dalla stampa e dalle reti nazionali, hanno fatto scalpore.»
   «Quindi chiunque potrebbe aver preso di mira le due donne» continua Prentiss.
  «Questo può valere per Jordan, ma l'identità della prima vittima, Madison, non è stata divulgata all'epoca dei fatti.» Hotch preme l'interfono e la voce squillante dell'informatica invade la stanza. «Garcia, è possibile che qualcuno sia entrato nel sistema dati?»
  «Mio signore, se qualcuno ci provasse io lo saprei immediatamente. Ma faccio comunque un controllo...Niente, nessun accesso non autorizzato. Mi devo preoccupare?»
  «Qualcuno ha ottenuto informazioni sulle identità di persone coinvolte in indagini passate» le spiega Morgan.
  «Oh, bhe non per via informatica, questo è certo. Ma ho una soluzione per voi. Visto che sono una persona curiosa e un'informatica diligente, sto per inviare ai vostri tablet qualcosa di molto interessante. E con questo, passo e chiudo.»
  Ogni tablet segnala immediatamente di aver ricevuto la mail. È la copia di un articolo uscito recentemente sulla posta locale. «Il coraggio del cambiamento» legge JJ. «Tre anni fa Madison sfugge a un pericoloso serial killer. Oggi decide di cambiare vita investendo in un negozio di abbigliamento.»
  «Madison Lorenz. Voleva la fama e ha avuto la morte» sancisce Rossi. «Ecco come il SI è venuto a conoscenza della sua identità.»
  «D'accordo.» Hotch controlla l'orologio. «La scientifica dovrebbe finire a momenti. JJ, Prentiss, andate sul luogo del ritrovamento. Noi lavoreremo al profilo. Dobbiamo muoverci velocemente, ma restiamo certi di non perdere alcun dettaglio.»
  Le ragazze annuiscono e si alzano, raccogliendo i fascicoli.
  «A cosa pensi?» chiede Rossi al supervisore.
  «Che chiunque sia il nostro uomo, catturarlo non sarà semplice. In questi casi, si rimette sempre qualcosa.»


  Quando Spencer riapre gli occhi, la coscienza emerge a fatica dal torpore. Prova a sollevarsi, ma la stanza comincia a girare vorticosamente. Il rumore è assordate e deve premersi i palmi sulle orecchie per non sentirsi aggredito. Dopo qualche istante, riesce a tirarsi a sedere e a guardarsi intorno. Ciò che vede non potrebbe essere più spaventoso: intorno a sé non ci sono i suoi libri, ma strette mura piastrellate; la superficie al suo fianco non è il suo tavolino da the, ma un wc maleodorante; per finire, non si trova seduto sul suo divano, ma con il sedere appiccicato a un umidiccio pavimento di linoleum. Dal rumore che si diffonde oltre le porte, ipotizza di essere nel bagno di una stazione. Della metro, probabilmente. Quando finalmente riesce ad alzarsi, prende a guardarsi attorno, nel piccolo spazio, con frenesia. Nota subito la cassetta dell'acqua leggermente spostata. Solleva il coperchio e vi trova una busta nera aggrovigliata, che gocciola quando la solleva. La apre con timore ma anche con gesti febbrili e il contenuto conferma i suoi peggiori dubbi: una camicia bianca macchiata di sangue e un coltello di quindici centimetri, anch'esso intriso di liquido ematico.
  Rimette la busta dov'era, senza pensarci, e corre fuori, precipitandosi nel traffico di persone di metà mattino. Gli speakers annunciano le partenze delle linee metropolitane e un'orda di avventori taglia l'aria in entrambe le direzioni. Con sgomento apprende dal tabellone luminoso che è trascorso quasi un intero giorno. Dieci ore delle quali non ha memoria. Lacrime silenziose scorrono sul viso di Spencer, mentre la folla inconsapevole continua la sua folle marcia.


  Su alcune persone la morte sembra un atto ancor più crudele. Jordan Norris è distesa a terra, i capelli sparpagliati come una grossa macchia bionda e il volto sporco di sangue e terra. L'agente Edwards, malgrado la giovane età, ha l'aria di chi ha visto molti omicidi e, per questo, riesce a restare impassibile. Il volto affilato ma gentile è contratto in un'espressione rigida, mentre le gambe lunghe e sottili sembrano non avere sosta.
   «La vittima è stata colpita qui» dice, facendo due passi avanti e fermandosi. «Un singolo colpo al cuore, lei non ha opposto resistenza.»
  «Cos'è quella macchia?» chiede Prentiss, indicando il cappotto della vittima. «Vedete? Sembra che qualcosa sia entrato in contatto con la ferita, lasciando questa strana impronta.»
  Edwards gira intorno al corpo e si accovaccia. «Ho già visto macchie simili» mormora, voltandosi poi verso le due donne. «Succede quando un altro corpo cade su quello già a terra. Il sangue su entrambi si fonde in un'impronta simile.»
  JJ si stringe nel cappotto. «Jordan deve aver afferrato il SI mentre veniva colpita, e cadendo lo ha trascinato con sé. Lui è inciampato e le è caduto addosso.»
  «La prima volta deve aver colpito mantenendo le distanze e scostandosi subito» medita Prentiss. «Questa volta è stato meno attento.»
  «Scusate» interviene Edwards, sollevandosi. «Sapere questo vi è utile?»
  «Sì» risponde JJ, cordiale. «Ha voluto vederla morire, rimanerle vicino. Quando un SI commette errori oppure accorcia le distanze con la vittima, entrando maggiormente in contatto, vuol dire che uccidere comincia a piacergli. Sta iniziando a prenderci gusto.»
   «Inizialmente uccideva per una qualche missione, uno scopo» aggiunge Prentiss. «La verità è che vuole uccidere, tutto il resto è una copertura. E lui lo sta scoprendo ora.»
   «Quello?» JJ punta interrogativa un dito verso la parete alle spalle dell'agente Edwards.
   «Oh, certo, dimenticavo. Per la scientifica è recente.»
   Prentiss osserva la scritta nera, non troppo grande ma ben leggibile, fatta di fretta e probabilmente con una bomboletta spry. «Lui è nel giusto
   «Il SI parla di sé in terza persona?» chiede Edwards, grattandosi la nuca bruciata dal sole.
   «Dissociazione. Accade più di frequente di quanto si pensi. Alcuni assassini riescono a descrivere nei dettagli gli omicidi, ma mai in prima persona.»
   «Chiamo Hotch» annuncia JJ.

   
  «Un'ex prostituta e una giovane impiegata in un negozio di abiti» mormora Rossi. «Cosa hanno in comune?»
  «La prima è nata e cresciuta a Washigton. L'altra non ha mia lasciato il Texas» puntualizza Morgan, sfogliando distrattamente il fascicolo.
  Rossi congiunge le mani sotto il mento. «Fino ad ora. Credo che la domanda più importante sia: perché una ragazza che non si è mai allontanata dalla sua cittadina dovrebbe dirigersi a Washigton, trovando la morte ad attenderla?»
  «Perché l'assassino ce l'ha portata» esclama Morgan, alzandosi in piedi e dirigendosi al tabellone. «La prima vittima è stata uccisa dietro una biblioteca, ma non c'è motivo per cui qualcuno dovrebbe agirarsi lì a quell'ora. Poi c'è Jordan, uccisa nei pressi della stazione metropolitana.»
  «L'assassino le ha contattate» conclude Hotch, premendo l'interfono. «Garcia, i tabulati telefonici delle vittime.»
  «Sto già smanettando. Cosa cerco?»
  «Numeri in comune, chiamate frequenti e da numeri nell'area di Washigton» spiega Morgan.
  «Mi prodigo, mio zuccherino. E...uhm, questo è strano: nessun numero in comune. Ma entrambe hanno ricevuto, poche ore prima della morte, delle chiamate da varie cabine telefoniche. Vi invio le posizioni. Può esservi utile?»
  «In un certo senso sì, bambolina.»
  «Sempre al vostro servizio. Torno a scavare nelle vite di queste povere donne, appena trovo qualcosa vi contatto.»
   Hotch chiude la chiamata. «Questo spiega l'assenza di segni di difesa. Le vittime si fidavano del SI:»
  «Abbiamo a che fare con un paranoico molto furbo» considera Morgan. «Non lascia tracce e sa esattamente cosa non lasciare. Sa dove colpire la vittima in modo da attraversare le costole e maneggia il bisturi come un chirurgo, ma non ha problemi a sventrarle.»
  «Perché loro due?» chiede Rossi, quasi rivolto all'assassino. «Cosa rappresentano per lui?»
  «Bhe, sono entrambe delle sopravvissute.»
  «Sono qualcosa di più» commenta Hotch, corrugando la fronte. «Se il SI è un sociopatico, può vedere queste donne come delle traditrici: entrambe sono sopravvissute e hanno avuto una loro vita, mentre Nathan e Owen hanno scontato il prezzo della loro diversità. È una vendetta, e non possiamo escludere che sia anche un messaggio contro la nostra unità.»
  «Cosa te lo fa pensare?» si incuriosisce Rossi.
  «JJ mi ha chiamato.» Porge il tablet ai colleghi, aperto sulla foto dell'ultimo omicidio. «Vuole farci sapere di essere nel giusto. È un messaggio per noi.»
   Morgan solleva lo sguardo dalla foto. «Lo sventramento, i numeri e ora questo: ci vuole mostrare qualcosa, vuole che tutti sappiano.»
  «E ci dice che abbiamo salvato le persone sbagliate» conclude Rossi.
  Hotch si alza e poggia le mani ai fianchi. «Dobbiamo diramare il profilo alla polizia di Washigton.»
 





  
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