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Autore: Fragolina84    06/09/2014    1 recensioni
Sequel di Un raggio di luce per l'umanità
Driven to tears, spinto alle lacrime.
Loki è tornato e vuole vendetta. Gli Avengers e soprattutto Tony saranno spinti alle lacrime dalla rabbia del semidio di Asgard che si abbatterà su ciò che hanno di più caro al mondo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I love Avengers'
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É la resa dei conti.
Loki e il suo esercito riusciranno a sconfiggere gli Avengers?
O saranno gli eroi più forti della terra a vincere lo scontro?
Buona lettura e... recensite, please!
Sono curiosa di sapere cosa ne pensate!
Grazie

 


Si misero all’inseguimento di Loki, scendendo nelle profondità della miniera abbandonata. La temperatura salì e l’aria si fece più umida. Finalmente il cunicolo si aprì in una vasta camera sotterranea e tutti rimasero a bocca aperta.
Davanti a loro c’era un’immensa struttura di forma piramidale, ricoperta di strani segni simili agli ideogrammi cinesi. I simboli erano debolmente illuminati.
«Hai idea di cosa sia?» chiese Tony a Thor.
Thor fece un passo avanti, cercando di abbracciare tutta la costruzione con lo sguardo. «Non lo so, ma ho già visto quei simboli: è un’antica scrittura di Niflheimr. Purtroppo non so cosa vogliano dire».
Sulla facciata della piramide rivolta verso di loro si apriva un grande portale che in quel momento era aperto e sembrava invitarli ad entrare. Si fecero avanti e, mentre passavano sotto l’arco d’ingresso, Tony si guardò intorno: «Credo di non essere mai entrato in un buco meno invitante di questo!»
Pochi metri dopo essere entrati, si trovarono in una grande sala ipostila. Davanti a loro c’era un portale identico a quello che avevano appena oltrepassato. Grosse colonne sostenevano il soffitto, quasi interamente ricoperte degli stessi geroglifici luminosi che avevano visto sulla facciata.
C’era una sorta di sentiero tracciato davanti a loro che puntava dritto verso la porta di fronte. Sui lati di quel passaggio c’erano delle grate, da cui proveniva la luce aranciata che illuminava l’interno. Tony si avvicinò e guardò in basso: parecchi metri sotto di loro ribolliva un lago di lava fusa.
«Mio Dio, che razza di posto è questo?» si chiese.
Avanzarono cautamente sul passaggio di pietra che comunque era solidissimo. Il calore che saliva dalle grate era terribile. Varcato il portale si ritrovarono su un pianerottolo soprelevato e quando si affacciarono sul ciglio, videro la lava sobbollire sotto di loro.
Una decina di metri più in basso, sul lato opposto, c’era una piattaforma identica. Su di essa però si vedeva un piedistallo di pietra su cui brillava qualcosa. La luminosità azzurrina lasciava pochi dubbi.
«Non è meraviglioso?»
Si voltarono all’unisono. Loki era lì e non era solo. Attorno a lui c’era una moltitudine di strane creature antropomorfe: avevano gambe possenti e braccia nerborute, ma le somiglianze con il genere umano terminavano lì. Non avevano pelle: si vedevano le fasce muscolari e i tendini come se fossero state scuoiate. La testa era quella di un animale, con gli occhi gialli e lunghi denti a sciabola.
Se ne stavano raggruppate intorno a Loki, in piedi o accucciate. Un paio di esse ringhiarono e una si tese in avanti, latrando contro Hulk che rispose ruggendo la sua furia.
«Buono, Bruce» raccomandò Tony sottovoce.
«I soldati che vedete qui» spiegò Loki, «sono solo una parte di quelli che sto risvegliando».
«Che diavolo! Perché non ci attacca mai con una moltitudine di bionde mozzafiato? Prima i Chitauri e ora queste… belve senza pelle» borbottò Tony.
«Erano qui da millenni, in attesa di qualcuno che li guidasse. In attesa di me» disse l’asgardiano, con il sorriso viscido che Tony odiava.
«Ti trovi sempre compagnie meravigliose, sai Loki?» gli gridò e le belve rumoreggiarono.
«Avremmo potuto fare questa cosa senza spargimento di sangue» disse Loki, ignorando il suo commento. «Ma voi avete fatto la vostra scelta e non mi lasciate alternativa».
Loki fece un gesto con la mano destra e la sua armata di strane creature balzò avanti, attaccando gli Avengers.
«Vi ucciderò!» gridò sovrastando il frastuono della battaglia. «E quando sarete morti esporrò i vostri cadaveri nelle città, in modo che la gente sappia che vi ho sconfitti. Quando si arrenderà, io sarò pronto per regnare».
Nessuno degli Avengers aveva voglia di ascoltarlo, né d’altronde avevano tempo di farlo. Quelle creature non erano particolarmente difficili da uccidere, ma erano forti e veloci. Attaccarono in gruppo, muovendosi a salti e balzi, e gli Avengers ebbero di che impegnarsi nella battaglia.
Tony si liberò di tre nemici, uccidendone due e mandando il terzo a precipitare nel lago di lava. Un quarto nemico lo attaccò, facendolo cadere all’indietro. Tony lo tenne a distanza puntandogli il braccio contro il collo. La bestia spalancò le fauci, ringhiandogli contro, e sfiorandogli la visiera con le zanne.
«A cuccia, bello!» esclamò, posando un palmo contro lo sterno della bestia e facendo fuoco con uno dei repulsori. Le aprì un buco nel petto e la creatura rantolò, rovesciando gli occhi nelle orbite e cadendo di lato.
Tony si rialzò e si guardò intorno. Thor menava pugni e faceva roteare Mjolnir, colpendo a destra e a sinistra. Al suo fianco, Captain America usava il suo scudo rotondo per colpire le creature mentre Occhio di Falco usava il suo arco e centrava infallibilmente i suoi bersagli. E Hulk… beh, era Hulk!
Loki non partecipava alla battaglia e si limitava ad osservare, ordinando alle creature come e dove colpire. Mentre Tony lo osservava, vide sorgere da dietro di lui un’altra ondata di guerrieri senza pelle che si gettarono nella mischia.
Tony colpì a destra e a sinistra. «Cap, lo scudo!» gridò poi e l’altro reagì immediatamente. Girò lo scudo e Tony diresse verso di lui il raggio dei repulsori. Lo scudo riflesse l’energia intorno, facendo strage di nemici, ma già un’altra massa ne stava arrivando.
«Stiamo prendendo la cosa dalla parte sbagliata, temo» disse Tony, preparandosi a resistere all’ennesima carica.
«Dobbiamo neutralizzare lo scettro» gridò Thor, sfruttando lo slancio della creatura che lo stava attaccando per catapultarla giù dalla piattaforma. «Sono convinto che l’origine sia lì».
«Ci pensò io» disse Tony, sfruttando i razzi per alzarsi in volo. Si gettò oltre il bordo della piattaforma, atterrando su quella sottostante pochi secondi più tardi.
Al centro c’era un piedistallo di pietra, ricoperto di simboli incomprensibili che brillavano e palpitavano di luce. Il manico dello scettro era piantato al centro del supporto e la sfera azzurra sulla testa riluceva sinistra.
Tony fece un passo avanti, per avvicinarsi al congegno, ma una voce lo fermò.
«Non un passo in più, Tony».
Loki aveva visto Ironman lanciarsi di sotto e sapeva che sarebbe arrivato allo scettro. Non poteva permettere che il meccanismo che aveva messo in moto venisse fermato prima del risveglio completo della sua armata. Gli esseri che stavano combattendo in quel momento non erano che l’avanguardia di una forza favolosa che gli avrebbe permesso il dominio sulla Terra e, chissà, di tentare la sortita su Asgard e sugli altri regni.
Perciò, protetto dai suoi, aveva attraversato la battaglia, lanciandosi di sotto prima che gli Avengers avessero la possibilità di fermarlo ed era atterrato a pochi passi da Ironman.
«Ora basta con i trucchetti, Loki» disse Tony. «Mettiamo la parola fine su questa cosa».
Dieci metri più in alto, la voce di Steve risuonò fino a loro.
«Stark! Stiamo arrivando».
«NO!» gridò Tony di rimando. «Lui è mio».
«Sbruffone» replicò Loki e su lanciò su di lui.
Tony si era scontrato con Thor, prima che la causa degli Avengers li unisse, e si aspettava la stessa forza eccezionale, ma restò comunque sconcertato dalla carica che si abbatté su di lui. Cedette terreno, scivolando sulla pietra e facendo sprizzare scintille con gli stivali dell’armatura. Loki ghignò.
Tony s’insinuò sotto la sua guardia, colpendolo con un pugno che Loki incassò senza quasi avvertirlo. L’asgardiano reagì con una testata che lo mandò a rotolare all’indietro. Si rimise in piedi con una capriola, ma Loki gli era già addosso, martellandolo di colpi.
Lottarono corpo a corpo. Alcune stoccate sferrate da Tony andavano a segno e lui sentiva Loki grugnire e sbuffare provando la massima soddisfazione, ma la maggior parte venivano incassate senza reazioni. Per contro, Loki continuava a menare fendenti che gli ammaccavano l’armatura.
Rotolarono a terra, avvinghiati come amanti. Loki conquistò la posizione di vantaggio, schiacciandolo sotto di sé.
«Spiacente, tesoro: mi è sempre piaciuto di più stare sopra» esclamò Tony e lo accecò con i repulsori, scrollandoselo di dosso e rialzandosi.
Si fiondò contro l’avversario, bloccandolo contro la parete e percuotendo violentemente finché vide il sangue scorrere. Esitò, per una frazione di secondo, ma Loki la sfruttò: si liberò dalla sua presa e lo colpì al volto che, fortunatamente, era coperto dalla maschera. Sentì comunque la pelle lacerarsi sullo zigomo e fu catapultato all’indietro.
Si rese conto che, fino a quel momento, Loki aveva solo scherzato: si era divertito a giocare con lui. Si sentì sollevare e si ritrovò in ginocchio. Lo vide a circa un metro da sé: stava usando la magia e Tony era impotente. La sua armatura non rispondeva ed era obbligato a sottostare al volere di quel pazzo alieno.
«Davvero pensavi di riuscire a battermi, patetico uomo di latta?» sibilò, asciugandosi il sangue che gli colava dal naso.
«Giochi sporco, come sempre» boccheggiò Tony, cercando disperatamente di riprendere il controllo dell’armatura, ma rendendosi conto che non poteva nulla contro la magia del suo avversario.
«No, questo è giocare sporco» replicò l’altro e Tony vide la sua immagine cambiare. Si ritrovò a fissare gli occhi verdi di Victoria e il cuore prese a martellargli nel petto.
Era vestita come il giorno in cui Loki l’aveva ferita e lo guardava dritto negli occhi, sorridendogli dolcemente. Tony sapeva che era solo un’illusione, ma quando tese una mano verso di lui, fu tentato di muoversi per afferrarla.
Poi il corpo di Victoria sussultò e sul petto le comparve una vistosa macchia di sangue che si allargò sul tessuto chiaro della camicetta. Quell’allucinazione gridò, con la voce di sua moglie, e lui si sentì trafiggere da mille lame.
«Perché, Tony?» sussurrò la voce nella sua testa. «Perché non eri lì?».
Mi dispiace, avrebbe voluto dirle. Avrei dovuto essere lì per proteggere te ed Elizabeth e invece non c’ero ed entrambe avete pagato per la mia mancanza. Ma non riusciva a parlare e la vide mentre si accasciava a terra e la pozza di sangue si allargava sotto di lei.
Chiuse gli occhi e abbassò il capo.
«Hai sentito, Anthony?» mormorò Loki al suo orecchio. «Hai sentito tua moglie? Gemeva come una cagna quando l’ho uccisa».
Ma lei non era morta. È vero, non era lì per proteggerla quando Loki era arrivato a lei, ma l’aveva salvata. Contro ogni speranza, l’aveva salvata, e ora lei lo stava aspettando su Asgard, sana e salva.
Tony spalancò gli occhi. Se solo Loki avesse potuto vedere quegli occhi brillare di cieca furia, avrebbe chiuso la bocca, ma l’asgardiano proseguì, incurante della bestia che stava scatenando.
«E sai che farò ora? Sistemati voi cinque penosi eroi, andrò a cercare tua figlia e le riserverò lo stesso trattamento che ho riservato a sua madre. Non puoi vincere contro di me, Anthony. Non potrai mai. Mi prenderò tutto ciò che è tuo».
Il pugno di Tony si strinse. Con una forza che non sapeva di possedere si mosse, rimettendosi in piedi, infrangendo il maleficio di Loki.
«Non è possibile!» esclamò questi dietro di lui. Tony girò su se stesso e lo guardò negli occhi.
«Semidio o no, sei morto, asgardiano» disse con voce vibrante di furia e lo colpì. Stavolta il pugno andò a segno e Loki fu spinto violentemente all’indietro, colpì la parete e scivolò a terra.
Tony si voltò verso il congegno.
«Jarvis!» ordinò semplicemente.
«Energia al massimo livello, signore».
Dal minireattore sul torace partì una scarica di energia potentissima che infranse le barriere magiche che Loki aveva eretto attorno al suo scettro e colpì la sfera azzurra che si disintegrò, sotto gli occhi stupefatti del suo nemico.
Con un rombo terribile che parve risalire dalle profondità della terra, l’intera struttura tremò. La piattaforma su cui stavano oscillò pericolosamente.
«Maledetto bastardo!» gridò Loki, pazzo di rabbia e si scagliò nuovamente contro di lui.
Tony saltò per evitarlo, fece una capriola in aria e atterrò in perfetto equilibrio. Loki puntò i piedi contro la parete opposta e tornò di nuovo verso di lui, ma Tony scartò di lato. Fu troppo lento e il suo avversario lo afferrò e lo scagliò lontano. Ironman urtò la parete con tanta forza che l’aria gli uscì di colpo dai polmoni, lasciandolo sfiatato.
Si rialzò a fatica, mettendosi carponi, mentre Loki si avvicinava.
«Hai soltanto guadagnato un po’ di tempo per te e la tua stupida razza» sbraitò Loki, gli occhi folli nel viso pallido. «C’è altro, molto altro, su questo pianeta».
Loki si avvicinò ancora, deciso a finirlo. Ma aveva fatto male i suoi conti. Tony sollevò appena una mano e usò di nuovo i repulsori per accecarlo. Funzionò e Loki rimase stordito per un attimo, sufficiente a Tony per raggiungerlo e afferrarlo saldamente.
Lo scaraventò con violenza contro la parete. Loki, istupidito dal colpo, rimase a terra. Sopra di lui si aprì una profonda fenditura verticale che il terremoto allargò ancora di più. Tony si posizionò e lanciò una scarica di energia repulsor contro la parete, facendola sgretolare e crollare sul corpo dell’asgardiano.
La piattaforma, già indebolita dalle scosse, cedette e Tony usò i razzi per restare in volo stazionario e osservare il corpo del suo nemico precipitare di sotto e piombare nel lago di lava bollente dove scomparve, lasciando appena uno sbuffo di vapore.
Tony rimase qualche secondo ad osservare, quasi aspettandosi di vederlo ricomparire. Poi prese quota, raggiungendo gli altri.
La distruzione dello scettro aveva di fatto ucciso tutte le strane creature che ora giacevano a mucchi e cataste, scomposte nelle pose in cui erano morte.
«Mi dispiace» disse Tony, rivolto a Thor.
«Hai fatto ciò che andava fatto» rispose l’altro. «Ora usciamo di qui, prima che crolli tutto».
  
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