Ara amava la pioggia, le gocce d’acqua che le rigavano il viso, che cadevano dalle ciglia e dalle labbra, che le bagnavano i capelli rendendoli una massa compatta che le incorniciava il viso; le regalavano la pace. Correva sotto la pioggia, un mondo solo suo, da cui gli altri scappavano a nascondersi.
Tornando a casa capì che sarebbe cambiato qualcosa, si sarebbe realizzato un triste, ineluttabile destino.
E lo accettò.