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Autore: stayherelou    06/09/2014    1 recensioni
“E- e poi quel cretino di Lucas mi ha lanciato una delle sue solite frecciatine e allora sono esploso. Stavo per dirgliene quattro ma – “ il racconto del più piccolo si era fermato quando aveva sentito la mano dolce e piccola di Louis accarezzargli la coscia lentamente, senza smettere però di guardarlo negli occhi interessato. “Ma?” aveva chiesto infatti il più grande, dopo qualche attimo, senza interrompere il movimento della mano. Harry aveva semplicemente deglutito e aveva ripreso il suo discorso, incollando gli occhi verdi alla tv.
[Harry/Louis] con accenni [Louis/Eleanor] [1.9K words]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Wake up and kiss me
(piccola os ispirata ad un post trovato su insegreto.it)

Ad Harry piacciono i ragazzi e questo, dopo qualche sorpresa iniziale, non aveva cambiato praticamente nulla della sua vita. Soliti amici, solite amiche, solita scuola, solito pub e solita vita.
Era successo qualche tempo dopo il suo coming out, ciò che l’aveva fatto pensare in modo diverso al suo migliore amico. Lui e Louis, che di anni ne aveva tre più di lui, erano stati amici dai tempi in cui il piccolo Harry dai capelli ricci e gli occhi verdi non sapeva ancora parlare. Louis gli aveva tenuto la mano durante i suoi primi passi, l’aveva incoraggiato il giorno del suo primo giorno di scuola e aveva fatto il tifo per lui quando aveva giocato la sua prima partita di calcetto. In ogni momento della sua vita che lui potesse mai ricordare, Louis c’era stato.

E c’era stato anche quel giorno di metà febbraio, quando Harry, triste per quel brutto voto in matematica, aveva declinato ogni invito dei suoi amici e si era chiuso in camera a vedere film demenziali. Louis, infatti, aveva suonato alla sua porta vestito di una maglia a righe e un sorriso smagliante che aveva rincuorato Harry almeno un po’. Si erano seduti poi entrambi sul divano ed Harry aveva iniziato a sfogarsi. “E- e poi quel cretino di Lucas mi ha lanciato una delle sue solite frecciatine e allora sono esploso. Stavo per dirgliene quattro ma – “ il racconto del più piccolo si era fermato quando aveva sentito la mano dolce e piccola di Louis accarezzargli la coscia lentamente, senza smettere però di guardarlo negli occhi interessato. “Ma?” aveva chiesto infatti il più grande, dopo qualche attimo, senza interrompere il movimento della mano. Harry aveva semplicemente deglutito e aveva ripreso il suo discorso, incollando gli occhi verdi alla tv.

Durante le vacanze pasquali, poi, tutti gli studenti del liceo erano felicissimi di avere qualche giorno di pausa da libri e professori. Harry e Louis avevano deciso di dedicarsi alla cucina, quell’anno, ed erano corsi al minimarket  per comprare tutti gli ingredienti necessari per qualche dolce goloso. Dopo aver preparato una ventina di cupcakes, una cheesecake e una torta al cioccolato, si erano lasciati cadere –distrutti- sulle sedie di legno della cucina di casa Styles. “E ora” aveva esordito Louis “Ci vuole proprio un bel thè” Harry, così, sebbene stanco morto anche lui, aveva messo l’acqua nel bollitore e –dopo qualche minuto- l’aveva versata nelle loro rispettive tazze. “Quanti cucchiaini di zucchero metto nel tuo, Lou?” Louis si era avvicinato per prendere la tazza e poi l’aveva guardato negli occhi sussurrando “Nessuna, tu sei dolce abbastanza” e ridendo l’attimo dopo, stampandogli un bacio sulla guancia. Inutile dire che il piccolo Harry avesse le guance più rosse della ciliegia che troneggiava sui cupcakes appena preparati.

Terzo anno di liceo per Harry, quinto per Louis, gita in Italia. Venezia era stata scelta come meta dai loro insegnanti e inutile dire che tutti l’avessero approvata immediatamente. Unita alla gioia di passare una settimana fuori dalle mura scolastiche nel Bel Paese, c’era stata anche l’enorme felicità nel sapere che tra le quattro classi che sarebbero partite c’erano anche quelle dei due migliori amici. Si erano abbracciati per minuti interi, saltando e cantando, finchè Louis non gli aveva dato una leggera pacca sul culo e si era allontanato sorridendo.

Il terzo giorno della gita avevano finalmente ottenuto il permesso dei professori di poter uscire in giro per la città anche dopo cena e tutti ne avevano approfittato per scegliere i loro look migliori (le ragazze soprattutto, ovviamente). Il corridoio dell’hotel riservato alla loro scuola era nel caos: porte delle camere lasciate aperte, altre richiuse violentemente, vestiti che venivano lanciati da una parte all’altra, amiche che davano consigli sul make-up ad altre. E sebbene Louis non fosse una ragazza, aveva richiesto espressamente la presenza di Harry in camera per aiutarlo a scegliere vestiti e tutto il resto. I suoi coinquilini erano stati cacciati poco finemente e mentre in tv riecheggiava l’ultima canzone di Britney Spears, Louis e Harry, entrambi in boxer, discutevano su quale maglietta fosse meglio abbinare con quel tale pantalone. “No, Lou, questi jeans mi stanno malissimo!” aveva esclamato il più piccolo, mettendo su un piccolo broncio “Non è vero! Dai, provateli che siamo in ritardo” aveva invece replicato Louis, visibilmente divertito. “No” “Sì” “Eddai, Lou” “Ho detto di sì!” “No!” “Bene” aveva detto alla fine il più grande, il tono di voce stranamente calmo. “Davvero?” aveva esclamato Harry, quasi sorpreso. “Certo!” e poi Louis aveva preso al volo gli unici jeans che Harry avesse voluto indossare, tenendoli dietro la schiena e impedendogli di vestirsi. “Dai Lou, ridammeli!” aveva piagnucolato, prima di far cadere entrambi con un tonfo sul letto, i loro petti nudi l’uno sull’altro. Il respiro del più piccolo si era fermato per qualche istante, mentre Louis si era ammutolito. “Dico solo” aveva iniziato, passando il braccio destro dietro la schiena pallida di Harry “Che questo bel culetto deve essere messo in mostra, e non nascosto da questi pantaloni informi” e così dicendo aveva allungato l’altra mano fino al fondoschiena del più piccolo, prima dandoci una leggera pacca e poi palpandolo un po’.
E nessuno dei due si era accorto della porta che si spalancava mentre Sophia, una compagna di classe di Louis, entrava nella stanza per richiamarli, essendo in ritardo.
Solo il “Oh!” sorpreso della ragazza li aveva fatti scattare come molle per poi staccarsi e vestirsi di tutta fretta, con le bocche cucite e le gote troppo rosse.

Era anche successo, però, che Louis avesse accettato di uscire con una ragazza del quarto anno, una certa Eleanor che –Harry ne era certo- non doveva avere una grande simpatia per lui.
E uscita dopo uscita, Louis aveva iniziato a trascurare Harry, sempre meno messaggi, meno chiamate, solo qualche saluto impacciato tra i corridoi della scuola. Una volta, dopo un paio di mesi di relazione dei due ragazzi, Harry aveva suonato il campanello di casa Tomlinson – dopo aver raccolto tutto il suo coraggio- per parlare e chiarire un litigio mai avvenuto. La porta, però, spalancandosi, aveva rivelato un’Eleanor dall’aria annoiata.
“Che vuoi?” aveva esordito subito, senza nemmeno mascherare l’antipatia per il riccio.
“S-solo, parlare con Louis.” Aveva risposto quello, incerto.
“Louis è sotto la doccia. E—stammi a sentire. Avete giocato anche troppo a fare gli amichetti ma adesso basta, ok? E’ finita Harry, svegliati, Louis è mio e di te non ha bisogno, da come vedi. Puoi anche andartene.”
E Harry le aveva creduto, aveva cercato di aprire bocca ma nessun suono ne era venuto fuori, così aveva abbassato la testa e se ne era andato da casa di Louis con le lacrime pronte a rigargli le guance.

Sono passati due anni da quel giorno, Harry è cresciuto, è cambiato, i parenti che vede solo a Natale non fanno altro che ripetergli quanto sia diventato bello e alto e quante ragazze avrà ai suoi piedi. Ad Harry, però, non interessa nessuna ragazza. A dir la verità, non gli interessa nemmeno nessun ragazzo. L’unico di cui è innamorato era il suo migliore amico e lui l’ha perso, solo per essersi illuso che una carezza, un bacio sulla guancia o una parola dolce in più potessero cambiare la realtà che Harry non voleva accettare.
Sono passati due anni ed Harry è all’ultimo anno di scuola, è sommerso dai compiti e ce la mette tutta per non rimanere indietro col programma. Per questo, una domenica mattina quasi primaverile, tutto ciò che vuole è rimanere a dormire fino a che non sarà ora di cena, e proprio non si aspetta che la porta della sua camera si spalanchi appena alle dieci del mattino.
“Tesoro?” La voce dolce di sua mamma lo sveglia, facendolo grugnire infastidito.
“Tesoro so che sei stanco ma qui fuori c’è una persona che vorrebbe—vederti.” Harry si scosta leggermente le lenzuola dal volto ma non fa nemmeno in tempo a chiedersi chi sia che sente sua sorella Gemma, dal corridoio, urlare qualcosa tipo “Oh Louis, quanto tempo! Senza offesa ma non ti sei alzato nemmeno un po’!” che gli fa spalancare gli occhi all’istante. Si tira subito a sedere sul materasso mentre “Louis?!” esclama quasi senza rendersene conto. Deve essere stato abbastanza, però, per esser stato sentito dal diretto interessato, che si è sporto leggermente e ora ha i suoi occhi azzurri –oh, quanto gli erano mancati- fissi in quelli verdi dell’altro.
“Vado in cucina a prepararti la colazione, tesoro” è tutto quello che dice sua mamma, prima di sorridergli incoraggiante e lasciare la stanza, chiudendo la porta dietro di se.
Louis fa qualche passo avanti, incerto. “Ciao” sussurra appena, mentre Harry, ormai, è totalmente sveglio e ancora scosso perché –insomma! Louis è di nuovo nella sua camera, di nuovo da lui.
“C-ciao.” Il maggiore deglutisce “Come va?” Harry sospira “Perché sei qui, Louis?” seguono attimi di silenzio, poi comincia a parlare. “Ho-ho lasciato Eleanor. E-e…Harry, Dio, lo so che è tardi e probabilmente mi detesti e pensi che io sia un coglione, ma mi manchi davvero davvero tanto. Ogni giornata era così monotona e- e pensavo che sarebbe passato invece ogni giorni di questi due anni tutto era schifosamente uguale e – insapore? Senza di te. Ecco, sì, insapore. Come se tu—dessi un senso alle mie giornate, a quello che faccio e ..anche alla mia vita, sì.” Harry ha gli occhi lucidi e vorrebbe picchiarsi perché non ha dodici anni ma, insomma, dopo due anni di completo silenzio Louis è lì, con lui, a dirgli che la sua vita non ha senso senza la sua presenza. “E—e allora perché te ne sei andato, mi hai..abbandonato.” “Ho—pensavo fosse la scelta giusta da fare. Per me, per la mia vita, per la mia famiglia. Se non avessi scelto lei probabilmente le cose sarebbero andate in modo diverso e io avevo così paura. Per mio padre, mia madre, per il giudizio altrui e –“ Harry aggrotta leggermente le sopracciglia “La tua famiglia? Ma cosa c’entra—“ Louis lo guarda qualche secondo negli occhi prima che Harry veda le sue guance rigate da due lacrime veloci, poi altre due e ancora. Louis piange silenziosamente prima di buttarsi sul petto di Harry, che lo afferra prontamente e lo stringe tra le sue braccia, accarezzandogli la schiena. “Loro—“ inizia a parlare il maggiore, tenendo sempre la testa nell’incavo del collo del riccio. “Loro avevano capito. Avevano capito che nonostante la frequentazione con Eleanor e tutto a me—a me piaceva un’altra persona.” Harry deglutisce, a disagio. “Ah sì?” Louis si stacca, ma i loro volti rimangono vicini. “Mi- mi piacevi tu” ammette “Mi piaci tu. E scoprirlo è stato un casino e mio padre non è stato così di supporto e io—avevo paura. Di loro, di te, del fatto che tu non—“ E Harry, come ogni clichè che si rispetti, decide che il modo migliore per concludere questa conversazione sia baciarlo, quindi lo fa. Poggia velocemente le sue labbra su quelle di Louis, accarezzandogli le guance ancora bagnate con i pollici. Per i primi istanti, Louis è immobile. Si limita a stringere leggermente tra le proprie labbra quelle carnose di Harry, poi –quando la sorpresa è passata e c’è solo tanta felicità- è proprio lui a prendere l’iniziativa, spingendo la sua lingua quasi prepotentemente nella bocca dell’altro. E Harry ha aspettato per così tanto tempo questo momento che non può fare a meno di portare le sue mani sui fianchi e farlo sedere a cavalcioni su di lui, continuando a baciarlo sempre con più foga e impazienza. Si staccano un minuto dopo con un dolce schiocco e si guardano negli occhi, poi scoppiano a ridere riprendendo un attimo dopo a baciarsi dolcemente a stampo.
“Mi sei mancato da morire” gli sussurra Harry, tra un bacio e l’altro, direttamente sulle labbra.                         
“Non preoccuparti, recupereremo tutto, amore mio
  
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