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Autore: Niji Akarui    06/09/2014    5 recensioni
Vivere?
Che cosa vuol dire?
Chi può spigare il significato di questo verbo?
È un termine così complesso che ha mille sfaccettature, il vivere si reincarna nell’amicizia, nell’amore, nel poter constatare attraverso questi sentimenti di essere reale e di appartenere a questo mondo, per quanto deteriorato e corrotto esso sia.
Vivere è camminare su questa terra, che la natura ci ha gentilmente concesso.
Ma se alla nascita la vita stessa ci precludesse la possibilità di esistere?
E se divenissimo col tempo uno spettro di ciò che saremmo potuti essere?
E se finissimo in un mondo fatto di dolore e oscurità?
E se poi trovassimo la luce?
And if we back to life?
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La caffetteria “Sweet Chocolate Café”  è il genere di luogo dal quale non vorresti più andar via, forse per l’aria che si può respirare all’interno dal  dolce sapore di cannella , cioccolato e qualche volta anche  vaniglia.

La vetrina è sempre adornata dal frutto delle conoscenze dell’alta pasticceria che i cuochi della caffetteria posseggono, numerosi dolci dall’aspetto tanto invitante che attraggono ogni giorno nuovi clienti, alla ricerca di relax, dopo una giornata lavorativa o scolastica, infatti i primi a scoprirla poco dopo la sua inaugurazione furono Jongup ed Himchan, che al termine delle lezioni tornando insieme verso le loro case, furono colti da un vero e proprio acquazzone, così nell’attesa che il cielo tornasse a rasserenarsi , un po’ per esigenza e un po’ per curiosità entrarono alla Sweet Chocolate Café.

Da quel giorno il duo fece divenire quel posto il luogo d’incontro dei loro compagni ed è così tutt’oggi, infatti come ogni venerdì pomeriggio i ragazzi erano seduti attorno ai circolari tavoli in legno della caffetteria a discutere su come poter trascorrere anche quel fine settimana, in maniera da poter trascurare almeno per qualche tempo i loro problemi.

-Dici davvero?!?- esclamò incredulo Himchan, gettandosi al collo dello hyung, nel tentativo di ringraziarlo, ma con l’unico risultato di aver appena attentato alla sua vita –non ci credo andremo al Jamsil!!- continuò con ancor più trasporto Youngjae, immaginandosi già all’interno di quello che altri non è se lo stadio più famoso della Corea ossia il Jamsil Baseball Stadium.

Yongguk riuscì a liberarsi dalla morsa dell’amico e riprese fiato portandosi una mano attorno alla gola, facendo scoppiare in una fragorosa risata il resto del gruppo, tranne il piccolo Jongup che si limitò a sorridere.

-Ma dove li hai trovati i biglietti?- chiese Daehyun , dopo aver ordinato l’ennesimo pezzo di cheescake di quel pomeriggio. –grazie a mio padre, tempo fa glieli avevo chiesti ed ultimamente ho insistito il più possibile e così…- non completò la frase, non gli servivano le parole, mise una mano nello zaino e ne uscì cinque biglietti che consegnò inseguito ai compagni, evitando un altro assalto d’Himchan troppo felice per non tentare di abbracciare l’amico –allora dovremmo ringraziare il signor Bang! L’educazione prima di tutto- disse Youngjae agitando l’indice della mano destra e muovendolo come la bacchetta di un direttore d’orchestra, per poi assumere la sua solita espressione da professore.

Il resto del pomeriggio passò tranquillo, Daehyun continuò a mangiare la sua torta preferita, venendo ripreso dal coinquilino ogni volta che ne ordinava un altro pezzo, poiché voleva evitargli uno dei suoi soliti mal di pancia post cheescake , eppure non poteva far altro che irrigidirsi ed arrossire, ogni qual volta il compagno ,nell’innocuo gesto di voler togliere i residui del dolce dalle labbra le leccava , in una maniera che faceva del tutto perdere la parola al povero Youngjae.

-Allora siamo d’accordo voi andrete con i signori Yoo mentre io verrò con mio padre ed un mio nuovo amico- alle ultime parole della frase tutti divennero curiosi di conoscere chi sarebbe stato il sesto membro del loro gruppo per il giorno successivo –di chi parli?- chiese infine Himchan ricevendo come unica risposta un misero –domani ve lo presento- pronunciato dalla profonda voce di Yongguk, la stessa che anni addietro lo aveva costretto a voltarsi per nascondere le goti purpuree, ogni qual volta lo hyung si rivolgesse a lui.

Yongguk era l’unico a conoscere la reale situazione emotiva e familiare d’Himchan, era con lui che aveva condiviso il calvario che tutt’ora stava portando avanti, lasciandosi accompagnare in ospedale tutte le volte che sua madre aveva avuto una ricaduta o un peggioramento, passando con lui intere notti nei corridoi di quei fastidiosi luoghi di cura, nel reparto di oncologia, pregando con il suo amico affinché la madre uscisse viva da quel luogo e piangendo disperatamente  sulla sua spalla.

Alcuni pomeriggi si era anche autoinvitato a casa sua, non che gli dispiacesse, con l’unico intento di mettere in ordine e farlo stare meglio grazie a dei piccoli gesti quotidiani.

Fu proprio uno di quei pomeriggi che Himchan si accorse di essersi innamorato del suo migliore amico, Yongguk era intento a pulire il pavimento del corridoio quando il minore non accorgendosi della superficie bagnata, scivolò andando a scontrarsi con  lo hyung per poi cadere con le loro labbra unite nel primo bacio d’entrambi.

Quello era un ricordo che tutti e due conservavano con gelosia, uno perché si era accorto dei suoi sentimenti, l’altro perché aveva trovato quel momento davvero divertente e per nulla imbarazzante e sapeva di potersi fidare almeno di qualcuno che non lo aveva avvicinato solo per brillare di luce riflessa.

I loro rapporti non si raffreddarono nemmeno quando Yongguk si fidanzò, di certo questo non aveva giovato al cuore del minore ancora innamorato dell’amico.

E poi arrivò quel giorno… il giorno che ogni persona che sa amare non si augura mai, il giorno in cui l’amicizia ed i sentimenti nascosti avevano lasciato spazio solo al vuoto, riempito successivamente col dolore, con le lacrime e col sangue.

D’un tratto Himchan aveva visto suo amico pieno di vita, svuotarsi del tutto e divenire un involucro vuoto che calca questa terra per il semplice fatto che è costretto a farlo.

Passarono giorni, giorni tremendi in cui Himchan non ebbe più notizie del suo migliore amico, e questo prolungato silenzio non fece che aumentare la sua angoscia e la sua preoccupazione per  lo  hyung, così senza rifletterci e senza nemmeno accorgersi di ciò che stava facendo in una fredda notte d’inizio inverno, alla fine di Novembre, quasi un mese dopo la scomparsa di Hyoseong, Himchan prese a correre per le strade di Seoul, ma quando arrivò innanzi a casa Bang la scena che gli venne mostrata fu come un incubo che aveva preso spoglie reali, la più improbabili della paure adesso era lo sgomento che gli faceva battere all’impazzata il cuore, che parve voler uscir fuori dalla sua cassa toracica.

I paramedici trasportavano all’interno dell’ambulanza il corpo incosciente di Yongguk, il quale aveva i capelli bagnati e dalla coperta che lo ricopriva parzialmente  spuntavano i polsi avvolti in delle bende ormai bagnate dal sangue.

Il mondo parve crollargli addosso, il respiro gli si bloccò,un singolo fiocco di neve, il primo della stagione gli si poggiò sul volto, ma la cognizione di ciò che lo circondava era del tutto attutita dalla consapevolezza di ciò che il suo migliore amico aveva tentato di fare.

Il suicidio… il suo Gukkie… l’uomo che amava… aveva tentato di uccidersi.

Gli occhi pizzicarono e le labbra tremarono , in un attimo, inconsciamente si ritrovò a piangere silenziosamente, mentre immobile continuava a fissare i fatti che si susseguivano sotto i suoi occhi ormai arrossati dal pianto.

Quella fu l’ultima notte in cui lo vide, l’ultima per i successivi tre mesi , fino al suo ritorno, fino al ritorno del ragazzo che tanto aveva amato e tutto sembrò riprendere il suo normale corso, da prima che Yongguk conoscesse Hyoseong.

Eppure tutt’ora, mentre Himchan lo guardava e tentava di scrutarne l’animo, non poteva non provare vergogna per tutte le notti che aveva passato a maledire l’amico che ingiustamente aveva tentato di abbandonarlo e lasciare nuovamente quel fragile ragazzo in balia degli eventi

-Allora a domani- disse il più grande del gruppo, e dopo il saluto iniziò a correre verso la casa di Junhong, con un dolce sorriso dipinto sul volto all’idea di poter rallegrare quel suo nuovo amico.

In seguito anche gli altri si salutarono, Himchan e Jongup  si diressero verso la casa del maggiore, come tutti i fine settimana il più piccolo faceva compagnia al suo hyung, andando a dormire da lui, riempiendo almeno in parte il vuoto che quella casa rappresentava per il cuore sofferente di Himchan.

Una volta arrivati, cambiarono le scarpe e posarono le loro cartelle l’una affianco dell’altra vicino ad una gamba del piccolo tavolo quadrato in betulla nel salotto del più grande –preparo una cioccolata calda, ti va?- chiese premurosamente Himchan e l’altro annuì con un cenno del capo, prendendo poi i libri e i quaderni per poter iniziare a studiare, così da avere i seguenti due giorni completamente liberi.

Himchan prese il cacao e con calma ne versò una buona quantità in un piccolo pentolino, aggiunse il latte e lo zucchero ed infine un cucchiaio di farina per rendere il composto più denso, accese il gas e iniziò a girare il tutto con un cucchiaio di legno lasciando che il dolce profumo del cacao inondasse le sue narici, rammentandogli tutte le notti in cui si era alzato in preda agli incubi, che avevano assillato i suoi sogni dopo la scomparsa del padre, e a come sua madre lo avesse consolato con quella calda bevanda, una lacrima silenziosa gli solcò il volto e un sospiro abbatté la barriera che altro non era se non le sue labbra rosee, ora tremolanti.

Jongup osservò il suo hyung di sottecchi mentre completava un esercizio di matematica preoccupato per il silenzio che in quel momento pareva essere più assordante di qualsiasi altro suono che la realtà avrebbe potuto produrre.

Una volta pronta la cioccolata calda, il maggiore preparò due tazze e andò a sedersi di fronte all’amico –spero sia venuta bene- Jongup sorrise e prese la tazza avvicinandola a se, per poi posarla vicino al bordo del tavolo –cavolo ho dimenticato i marshmellow!- esclamò Himchan alzandosi di scatto, muovendo così il tavolo e facendo rovesciare la tazza di Jongup che lasciò colare sul cavallo pantaloni di quest’ultimo, il suo liquido ancora caldo.

Il minore balzò in piedi , per poi muovere freneticamente le mani in maniera da convogliare dell’aria sulla zona scottata, nel tentativo di raffreddarla, il maggiore accorse in suo aiuto con uno strofinaccio bagnato, lo fece sedere e con premurosa calma e dosata gentilezza iniziò a ripulirgli la zona ormai imbrattata dalla bevanda, Jongup ancora scosso dall’improvviso dolore non badò minimamente ai movimenti d’Himchan che nel frattempo gli propinava un’infinita serie di scuse e con la mano destra poggiata s’una coscia gli fermava i pantaloni così che con l’altra fosse in grado di rimuovergli le macchie da quelle zona che dopo qualche minuto Jongup realizzò essere così intima.

Le sue goti si fecero ancora più purpure di quanto non lo fossero state al momento della scottatura, scostò Himchan rubandogli il pezzo di stoffa dalle mani e corse verso il bagno per poi chiudersi la porta alle spalle e poggiarvisi con le spalle contro,  scivolando contro la liscia superficie fino a sedersi sul pavimento, con le gambe al petto.

I suoi occhi si posarono sulla zona che fino a poco tempo fa lo hyung gli aveva toccato e arrossì tentando di reprimere l’eccitazione che era seguita alla consapevolezza di ciò che era accaduto un attimo prima.

Le labbra si piegarono in una smorfia triste e la mano accorse verso i capelli per scostarglieli dal volto, portò il capo all’indietro e lasciò che qualche piccola goccia salata gli rigasse il volto.

Com’era possibile negare d’avanti a tutta quell’evidenza i suoi sentimenti per lo hyung, come poteva zittire quella voce che la notte lo torturava , quella voce che crudelmente gli sussurrava che il suo hyung era etero, che non avrebbe mai potuto accettare i suoi sentimenti, che era solo patetico a comportarsi in quella maniera, che i suoi sentimenti erano completamente sbagliati, malati e depravati.

Lui non era una dolce ragazza con un bel sorriso ad illuminargli il volto, lui era un ragazzo innamorato del suo eroe, quanto tempo ci era voluto perché la sua ammirazione nei confronti d’Himchan si trasformasse in puro e incontestabile amore?

Col tempo i suoi sentimenti erano cresciuti e gli avevano avvelenato l’anima, la notte sognava di potersi beare delle labbra del maggiore mentre il giorno si costringeva a porre un freno a quel fiume impetuoso che lentamente abbatteva gli argini del suo cuore, eretti ormai da mesi per poter preservare la sua amicizia con l’uomo del quale era follemente innamorato.

-Jongup!- d’un tratto un colpo seguito da altri si abbattè sulla porta, destando dal torpore di quella riflessione il minore che balzò in piedi –va tutto bene? – il ragazzo nel bagno bussò due volte, rispondendo in maniera positiva, con un codice da loro stipulato, alla domanda dell’amico.

Tentò di ripulire come meglio poteva i pantaloni ma non riuscendoci uscì dal bagno sconfitto –vai a metterti il pigiama così te li lavo- disse poi Himchan.

Himchan lavò velocemente i jeans del minore e dopo averli stesi sul piccolo balcone dell’appartamento andò nella sua camera.

Appena aprì la porta la visione che gli si mostrò lo colse piacevolmente di sorpresa, come una fresca folata di vento in una torrida giornata estiva, la pelle nuda di Jongup lo paralizzò con la sua bellezza ambrata, fissò la schiena priva di stoffa ed una strana e sinuosa sensazione gli avviluppò lo stomaco.

Non era certo la prima volta che Himchan trovasse il compagno a cambiarsi nella sua camera, eppure questa volta c’era stato un cambiamento, così radicale che senza farci caso il sangue iniziò a giragli velocemente nelle vene e ad eccitarlo, inconsciamente si portò una mano sul cavallo dei pantaloni riscoprendosi realmente eccitato dal corpo del minore.

Tentando di darsi un contegno scosse la testa come a scacciare i pensieri che gli avevano offuscato la mente qualche attimo prima e si cambiò anche lui.

A differenza delle altre sere trascorse assieme quella fu povera di conversazioni, entrambi si limitarono a finire di studiare per poi cenare e filare a letto, emozionati da ciò che l’indomani gli aspettava.

Ma quella notte fu complicato, per entrambi, addormentarsi, da un lato c’era Jongup che ripensava alle mani del maggiore su di lui, che lo accarezzavano con tanta gentilezza e dall’altra che non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine della perfetta schiena del minore.

Entrambi dopo un po’iniziarono a pensare che l’altro si fosse addormentato e finirono per cambiare fianco sul quale erano stesi nello stesso momento, trovandosi così a fissarsi negli occhi con estrema attenzione.

Infine fu Himchan a posare le sue carnose labbra sulla fronte del suo protetto, sussurrandogli con una voce che per poco non fece eccitare nuovamente Jongup  –buona notte-, in seguito quest’ultimo si accoccolò sul petto del suo eroe e si lasciò accarezzare i profumati capelli, che come il ritmo periodico del cuore d’Himchan stava facendo con lui, fece addormentare il maggiore.

Come d’accordo il giorno dopo Youngjae, Daheyun, Himchan e Jongup furono accompagnati dal signor Yoo innanzi allo stadio, vagando con lo sguardo sugli astanti alla fine riuscirono ad individuare il signor Bang, i quattro con fatica si fecero spazio fra la folla per poi raggiungere gli ultimi componenti del gruppo.

Infine giunti innanzi a Yongguk notarono che era accompagnato da un ragazzo dai ricci capelli biondi, seduto su una sedia a rotelle –finalmente ce ne avete messo di tempo- esclamò il maggiore –non iniziare Yongguk ti prego- lo implorò Himchan, la cui richiesta fu fortunatamente accolta.

Junhong quel giorno indossava una semplice maglione color panna e dei jeans aderenti che mettevano in risalto le sue lunghe e perfette gambe, da lui tanto odiate poiché completamente immobili, ed in fine delle vans nere senza lacci.

Dopo qualche istante Yongguk iniziò col giro di presentazioni, era proprio per quel motivo che Junhong aveva inizialmente rifiutato l’offerta fattagli dall’amico, perché non voleva leggere negli occhi di quei ragazzi compassione e pietà per la situazione nella quale verteva a causa della sua patologia, eppure con sua enorme e gradita sorpresa in quegli occhi che indagatori  scorse solamente curiosità, ed impazienza per ciò che si celava al di là delle quattro mura che si trovavano alle loro spalle.

Una volta concluse le presentazioni il gruppo si addentrò nello stadio prendendo posto nella tribuna dalla quale avrebbero assistito al match che stava per iniziare.

-Insomma vuoi correre!- esclamò Himchan appena il battitore colpì la palla ed iniziò la sua corsa verso la prima base –dai non te la prendere Channie- lo confortò Daehyun dandogli qualche pacca sulla schiena e facendo un paio di buffi ageyo per fare sorridere l’amico, non sapendo a cosa da li a qualche secondo sarebbero andati in contro.

-Imbecille, ti ammazzo-  delle urla attirarono l’attenzione dei sei ragazzi.

Passò qualche secondo che quelle stesse urla s’intensificarono ed infine come una bomba che esplode e ferma la monotonia del momento trasformando tutto in un inferno, al Jamsil Baseball Stadium scoppiò una rissa.

In pochi attimi la partita fu interrotta, i sei si diressero verso l’uscita, ma a causa della sedia a rotelle di Junhong, lui e Yongguk furono rallentati.

Mentre i due tentavano di districarsi fra la folla, qualche cosa sembrò brillare alla luce del sole e senza un attimo di esitazione Yongguk riuscì appena in tempo a frapporsi fra la lama di un coltello ben affilato e la giugulare di Jonhong, lasciando che l’arma gli affondasse centimetro dopo centimetro nella sua spalla destra e che il sangue si librasse in aria andando ad incontrare il volto del suo aggressore.

Il ragazzo dai lunghi rasta, l’abbigliamento eccentrico e gli occhi falsamente chiari sussultò  impercettibilmente nel vedere Yongguk.

Gli attimi si trasformarono in intere ore, tutto il mondo attorno ai due parve spegnersi lasciandoli da soli l’uno di fronte all’altro.

Un brivido percosse la schiena di entrambi gli sconosciuti, anche se uno dei due non era del tutto ignoto all’altro.

Le pupille di Jiho si restrinsero e lo sguardo che si posò sull’uomo che gli aveva portato via la sua Hyoseong parve l’espressione stessa dell’isteria, le piccole macchie scarlatte che gli avevano ricolorato in più punti il pallido volto, non fecero altro che rendere quello spettacolo ancora più macabro.

Al contrario Yongguk provò una strana sensazione di dejavù, come se avesse già visto quel ragazzo ma non riusciva e ricordare dove ciò fosse accaduto.

Con un rapido e fluido movimento posò la sua mano su quella di Jiho e stringendola con una forza che sorprese l’altro, si strappò il coltello dalla spalla, urlando in preda all’ira e lasciando che l’espressione di furia che gli si era dipinta sul volto intimidisse il suo nemico.

In seguito sferrò un pugno dritto allo stomaco di Jiho il quale incassò il colpo, ma in seguito alzò nuovamente la sua arma, ciò che fermò il suo movimento fu la voce di un ragazzo molto più basso di lui e con degli enormi occhiali che parevano più grandi di quello stesso viso minuto, che lo richiamò –Svelto Zico andiamo!!-.

Zico si voltò e prese a correre via seguendo il compagno a malincuore.

Anche se erano riusciti a svolgere l’incarico per il quale erano stati pagati, sul suo volto non vi era un’espressione di soddisfazione ma bensì il contrario, poiché non aveva trafitto il cuore di Bang Yongguk, l’uomo che gli aveva portato via il suo bene più grande... per sempre, poiché perfino mentre violentava Hyoseong questa implorava il perdono di Yongguk e invocava il suo nome come una preghiera che, negli istanti più eccitanti di tutta la vita di Zico, l’avrebbe tenuta sana di mente fino alla fine, fino a quando lui non smise si strapparle l’anima.

Con non poca fatica e dolore Yongguk si caricò in spalla Junhong e iniziò a correre come se non ci fosse un domani, sapendo che non si sarebbe mai perdonato se fosse successo qualche cosa al minore.

Fortunatamente non incontrarono altri ostacoli, una volta all’esterno riuscirono a ricongiungersi con gli altri, e ad allontanarsi abbastanza dallo stadio che sembrava una formicaio per via dei movimenti frenetici della gente che correva senza meta, mossa dall’ira o dalla paura.

Appena si accertarono che la zona era sicura Himchan prese dalle spalle del suo hyung Junhong.

Senza più il peso del ragazzo e quello della consapevolezza di doverlo salvare, Yongguk si lasciò cadere sulle ginocchia completamente stremato dallo sforzo e dal dolore della ferita dalla quale ormai  il sangue era copiosamente sgorgato fuori inzuppandogli il braccio.

La nausea gli strinse la gola e si sentì soffocare, i polmoni bruciavano per la corsa appena conclusasi ed il bruciore che gli attanagliava la spalla sembrò esplodere appena l’adrenalina che stava circolando nelle sue vene diminuì.

Il cuore battè all’impazzata e le tempie pulsarono fastidiosamente, appena abbassò il suo sguardo dal cielo alla sua ferita incominciò a vederci doppio, il sangue sembrò moltiplicarsi e le scene del tentato suicidio tornarono a essere visualizzate nella sua mente come un film, ad una velocità disumana che gli fece perdere la cognizione del tempo, poi tutto fu ricolorato dal rosso vivo che in seguito divenne via via più scuro, come il sangue ormai secco, un urlo scaturì dalle sue labbra, un suono carico di angoscia, disperazione e quanto di più straziante in quel momento stesse prendendo il controllo della sua mente, eppure lui non se ne rese conto.

Il nero lo avvolse, come il manto della notte sovrasta su quello del giorno, ma in quel cielo non c’erano stelle, quello era più che altro un baratro in cui Yongguk scivolò inesorabilmente.

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

mi scuso per la prolungata assenza ma io detesto l’estate, poiché il periodo autunnale e quello invernale sono quelli che m’ispirano di più, infatti sono finalmente tornata dalle lande desolate povere d’ispirazione.

Mi scuso ancora ma spero di riuscire a colmare questo periodo di assenza con un capitolo extra lungo che mi ha davvero prosciugata di tutte le mi forze, ma tornando alla storia che ne pensate dei risvolti? Non trovate anche voi Himchan e Jongup estremamente dolci? O non trovate estremamente figo il nostro ledah Yongguk che farebbe di tutto per proteggere il piccolo ed adorabile Jelloh?

Fatemi sapere, un bacio a tutte e aspettate il prossimo capitolo del “canto di Saejin” che ho quasi ultimato.

  
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