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Autore: AngelsOnMyHeart    06/09/2014    1 recensioni
[FANFICTION IN REVISIONE DAL 15/11/2015]
[Capitoli revisionati: 11/15]
Gli anni sono trascorsi dalla vittoria dei Guardiani e la conseguente sconfitta di Pitch, l'Uomo Nero.
Dieci anni, ad essere precisi.
Tutte le attività delle Leggende sono tornate alla normalità e di quei difficili giorni, non è rimasto altro che un lontano ricordo.
Ma non tutto è esattamente tornato come prima, poiché, da quella notte, una luce sul Globo ha smesso di brillare.
Scarlett è una studentessa di diciotto anni, una semplice ragazza la cui vita non ha nulla che possa ritenersi degno di nota ma che cela nel proprio petto un peso oscuro, il quale sta lentamente trascinando la sua mente nell'oblio.
Incubi.
Da che la ragazza riesca a ricordare, la sua mente è sempre stata tempestata da neri, asfissianti ed orribili incubi e non è mai stata in grado di capire il motivo per cui questi infestassero il suo sonno. Sapeva solamente che erano sempre presenti e che, qualunque cosa facesse, sarebbero tornati notte dopo notte.
Ma il tempo inizia a stringere e, con questo, molte verità verranno a galla, portandosi dietro altre domande le cui risposte non sempre saranno un sollievo per l'anima.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo XII

Il battito d'ali del cambiamento, l'inizio della fine.

 



Con le braccia aperte, Scarlett stazionava immobile dinanzi un grande specchio incorniciato da delle affascinanti intarsiature in legno fatte da North, il quale non si era fatto mancare l'occasione di farglielo notare, non appena lei vi aveva posato i suoi occhi meravigliati.
All'inizio aveva rifiutato l'offerta del Guardiano delle Meraviglie, non era sua intenzione far perdere tempo agli elfi, mentre questi si stavano ammazzando di lavoro in vista delle festività natalizie, solo per farsi cucire un vestito su misura!
Alla fine non aveva problemi a restare nel suo morbido pigiama, anzi.
Ma North aveva tanto insistito, precisando anche che sarebbe stato meglio se gli elfi fossero rimasti lì, alla larga dai regali di Natale.
E quindi, eccola lì.
Certo non poteva negare che la cosa le facesse un certo piace in fondo. A causa dei suoi problemi, per fortuna, passati non aveva mai dato grande importanza al suo modo di vestire. Le era sempre bastato qualcosa di comodo e largo, in cui potersi rintanare.
Ma questo non significava di certo che a lei non piacesse, semplicemente non ne aveva idea. Cosa che invece si stava facendo ed il risultato fu evidente: NON NE POTEVA PIU'!
Sbadigliava ad ogni occasione e, seppure fosse profondamente grata a North per il trattamento principesco che le stava riservando, quella situazione non faceva proprio per lei.
Si trovava lì da circa mezzora e la cosa che più desiderava in quel momento era crollare su di una poltrona.
Dentolina si trovava al suo fianco ed era entusiasta, al contrario di lei.
Comunque cercò in ogni modo di non far notare la sua noia alla Guardiana, scusando gli sbadigli con la stanchezza dovuta all'ospedale.
:-Ti piace?-. Le chiese ad un tratto la fata.
Scarlett lasciò sfuggire un'occhiata incerta al suo riflesso: non era sicura di come stesse venendo il vestito ma era senza dubbio rosso!
:-Beh...diciamo che non passerò inosservata!-. Scherzò lei, cosa di cui Dentolina fu lieta.
Spostò lo sguardo dal vestito e si soffermò sui suoi occhi neri, provando una strana sensazione.
Quella ragazza nello specchio.... era lei, di questo non vi era alcun dubbio però non era la lei che si ricordava di essere.
Di solito i cambiamenti tendono ad avvenire un poco per volta e, quando accadono, si ha il tempo di abituarsi ad essi. Ma quando il cambiamento , seppur positivo, è tanto repentino si fa una certa fatica ad abituarcisi in un primo momento.
Il viso era sempre quello: naso a punta, labbra sottili e viso tondo dalla carnagione bianca; le nere occhiaie sotto i suoi occhi però erano scomparse, lasciando il posto ad un tenue rossore che era andato a formarsi sulle sue guance.
Ma la cosa che ovviamente la colpiva ancora maggiormente, anche a distanza di settimane, era quella cascata di capelli neri che le scendevano giù come spaghetti, incorniciandole il viso, per poi scendere morbidi lungo le spalle e, ancora più giù,fermandosi finalmente all'altezza dei fianchi.
Eh sì, era ancora abbastanza difficoltoso abituarsi al suo nuovo taglio e dimenticarsi di quei corti capelli biondi a cui aveva, forse, cominciato ad affezionarsi, specie per la sicurezza che le infondevano.
Il fisico anche, aveva beneficiato di quel cambiamento.
Gli incubi le avevano tolto, per parecchio tempo, il sonno e l'appetito, cosa che l'aveva resa lo spettro di se stessa, non eccessivamente magra forse ma non era nemmeno in salute. Ora invece, dopo la sedentarietà dovuta all'ospedale e, ammettiamolo, anche a qualche abbuffata di caramelle e leccornie che ogni tanto Jamie le portava, aveva cominciato a rimettere peso, notando con soddisfazione che qualche piacevole curva stava cominciando a delineare la sua bassa figura.
:-Sono così diversa!-. Commentò infine, fra sé e sé, ancora non propriamente convinta di cosa provasse nei confronti del suo stesso riflesso.
Allora Dentolina la prese delicatamente dalle spalle ed osservò insieme a lei quella ragazza che si guardava con aria dubbiosa.
:-Beh...diverso non vuol certo dire che sia negativo. Non trovi?-. Le chiese quindi, con il suo immancabile tono materno, mentre le rivolgeva un sorriso.
Scarlett rifletté alcuni istanti su quella domanda ed infine annuì sorridendole a sua volta.
Sì, era senza dubbio diversa, ma questo non la danneggiava in nessun modo, anzi, la rendeva senza dubbio migliore della ragazza a cui si era abituata di vedere il riflesso.
:-Oh! Guarda hanno finito il vestito!-.
Esclamò Dentolina, svolazzando felice ma, tradendo presto un'espressione perplessa non appena Scarlett si volse.
La ragazza rispose alla stessa maniera non appena abbassò lo sguardo sull'abito :-Ehm...-.

 
* * * *


Il bambino sobbalzò dal suo letto, nonostante il freddo invernale, alcune goccioline di sudore imperlavano la sua fronte corrucciata in un espressione impaurita.
Qualcosa lo aveva destato dal suo tranquillo sonno. Era stato un incubo!
Si fece coraggio e tentò di tornare sotto le coperte, cercando di scacciare dalla sua mente quelle oscure immagini che l'avevano affollata un attimo prima. Ma, dal letto accanto al suo, una bambina scattò anche lei a sedere, scacciando un urlo.
Joel, questo era il suo nome, scese a piedi nudi dal suo letto, avvolto dalle coperte, suo scudo contro qualsiasi male, e andò dalla sua vicina di letto.
:-Cicì- la chiamò -Anche tu hai avuto un incubo?-.
La bimba, i cui grandi occhi azzurri erano segnati da un'espressione di terrore, strinse a se il suo gattino bianco di peluche ed annuì.
:-Non preoccuparti Cicì!- tentò di calmarla Joel- Sono solo incubi. Non possono farti alcun male-.
:-Ne sei sicuro?-. Non era stata lei a parlare. La voce era quella di un uomo e proveniva dal lato più oscuro del dormitorio.
Il piccolo si volse in direzione di quella voce :-L'hai sentito anche tu?-.
:-Sentito cosa?-. Gli rispose Cicì, ancora più visibilmente spaventata.
Giù, lungo le fila di letti, illuminate appena da qualche lampione lungo la strada, sul limite della porta che dava nella camera, si ergeva un'ombra non del tutto definita.
Joel cercò di non farsi intimorire e, dopo aver fatto in modo che la sua amica restasse nel letto, si diresse verso quella silhouette.
“Non sei reale!” si disse.
Ma, più si avvicinava, più l'ombra diventava consistente, facendo vacillare la sua sicurezza.
Quando fu abbastanza vicino da scorgere nella figura i lineamenti di un uomo, gli venne spontaneo sfregarsi gli occhi con le mani e quando tornò a guardare, era sparita nel nulla.
Pochi istanti dopo, in tutto il dormitorio, i bambini cominciarono a svegliarsi uno dopo l'altro, urlando, i loro sogni dilaniati da terribili incubi.
Urlavano tutti, tutti tranne Joel, che ancora fissava incredulo la soglia della porta che si affacciava su un corridoio buio e vuoto.
Di lì a poco l'intero edificio, assieme a quelli di seguito, fu ghermito dalle grida all'unisono di tutti i bambini.

 
* * * *


Jack, North, Calmoniglio e Sandman si trovavano nel grande corridoio che girava a spirale intorno al Globo.
Mentre Scarlett e Dentolina si trovavano in compagnia degli elfi, i loro pensieri erano dati ad altre preoccupazioni.
Le luci.
Avevano cominciato a spegnersi una dopo l'altra ad una velocità impressionante ed inaspettata, il tutto nel giro di pochissime ore. L'intera costa orientale degli Stati Uniti era completamente spenta oramai e il manto nero stava andando ad estendersi al suo centro.
I Guardiani sentivano il peso della paura dei piccoli sui loro stessi corpi: North aveva già provveduto a quell'evenienza che lo stava consumando, tenendo stretto nella mano un bastone da passeggio.
:-Dobbiamo fare qualcosa al più presto- disse Calmoniglio, il quale sembrava essersi rimpicciolito di una decina di centimetri, sentendo il proprio corpo guerriero sempre meno allenato e potente -o non ci sarà più Speranza!-.
:-Non può averla vinta così. Maledizione!-. Esclamò Frost, facendo alzare un leggero vento freddo nella stanza.
Sandman e North non proferirono parola, scambiandosi solamente uno sguardo d'intesa. Entrambi stavano pensando alla stessa cosa.
Era strano.
Conoscevano Pitch da parecchi secoli, su per giù, e sapevano quanto lui amasse la teatralità. Ora che aveva tutto il potere in proprio pugno, cosa lo aveva spinto a sferrare un così potente attacco, privandosi così di gustare lentamente la sua tanto amata vittoria e schiacciarli pian piano uno dopo l'altro?
Possibile che si fosse stancato del suo stesso gioco? No...l'unico che non si sarebbe mai stancato di giocare ad una lenta e gustosa e vendetta era proprio lui.
Ma anche un altro pensiero affollava la mente dei due Guardiani: come avrebbero potuto frenare quella potenza distruttrice prima che le loro forze venissero meno?
L'Uomo nella Luna non parlava, possibile che avesse deciso di abbandonarli in un momento di tale bisogno?
I loro pensieri vennero presto distolti dall'arrivo di Dentolina, che volò loro incontro con espressione omicida :-Fate una sola battuta e vi cavo tutti i denti!-.
:-E perché? Cosa possono avere combinato elfi di tanto.....-North si bloccò giusto in tempo per pensare a ciò che stava per dire, terminando la sua frase con un -Oh!- non appena vide Scarlett arrivare, il volto leggermente arrossato dall'imbarazzo, così che i Guardiani potessero vedere il “lavoro completo”.
Il vestito in se non era male: un tessuto morbido e pesante dall'intenso colore rosso, il collo alto e le maniche svasate; alla vita era stretto da una cinta nera dalla quale poi si allargava la gonna, lunga fino al ginocchio. Non mancarono all'appello dei lucidi stivali neri dalla suola, e di questo Scarlett ringraziò il cielo, bassa.
Alla fin fine il tutto era pressoché passabile, tanto che persino North si stupì della sua fattura.
Ma era impossibile non notare quell'enorme fiocco nero, che le partiva dal centro del petto e le arrivava fino al mento, al quale accidentalmente era stato appuntato uno degli elfi che vi stavano lavorando e che in quel momento si stava disperatamente divincolando nella speranza di fuggire.
Scarlett lì guardò, implorando quasi aiuto con gli occhi.
Jack e Calmoniglio tentarono di trattenere una risata, cosa che alla fine gli risultò impossibile. Così scoppiarono a ridere e pure di gusto, tenendosi la pancia e sorreggendosi l'un l'altro.
“Quando vogliono diventano amiconi però!” pensò Scarlett stizzita mentre Dentolina si lanciava su di loro, tentando di aprire a forza le loro bocche.
:-Almeno loro averci provato!-. Commentò North allargando le braccia rassegnato.
Sandman invece si diresse verso di lei e, senza farsi problemi, afferrò l'elfo con forza per poi lanciarlo via, sotto lo sguardo stupito della ragazza.
:-Ma poverino!-. Esclamò, non sapendo se essere esattamente divertita o preoccupata per il povero esserino.
Il Guardiano dei Sogni si volse in direzione del piccolo elfo, che era stato prontamente soccorso dagli altri suoi piccoli amici, e poi scrollò le spalle con noncuranza, era chiaro che non provava molta simpatia nei loro confronti.
Nel frattempo il grosso fiocco si era sciolto ed era scivolato a terra, il Guardiano dei Sogni lo raccolse e, sollevandosi a mezz'aria nella sua nuvoletta, girò intorno a Scarlett un paio di volte, avvolgendola in un nuova e morbida sciarpa.
Quando ebbe finito la guardò, annuendo al proprio lavoro con soddisfazione.
La ragazza lo guardò raggiante ma il sorriso le morì subito sulle labbra :-La tua sabbia!-. Lo indicò, allarmata.
Sandman lo aveva già notato, stava sbiadendo! Inizialmente era diventata solo meno rilucente, una conseguenza che si era aspettato ma ora tendeva ad un giallino, spento ed opaco.
:-E' Pitch!-. Esclamò Frost volgendo il suo bastone ricurvo in direzione del Globo.
A sentire quel nome, Scarlett sobbalzò, portandosi una mano sul cuore.
Non lo aveva più sentito nominare da settimane ormai ma, stranamente, l'effetto che provò non fu quello di paura che si aspettava.
Tra i tanti ricordi che in quel momento avrebbero potuto affollare la sua mente alla pronuncia di quel nome, perché proprio quello?
Era nella tana di Pitch, le immagini si inframezzavano tra attimi di buio e follia ma nulla era chiaro come l'espressione del Re degli Incubi: combattuto, il pugnale alla mano, incapace di affondarne la lama nel suo petto. Incapace di ucciderla.
L'arma poi scivolò dalle sue mani, dissolvendosi non appena trovò il pavimento :-Non posso!-. Urlò lui.
Veniva poi il buio.
La scena si riapriva nel suo vialetto di casa sua, incosciente tra le braccia dell'uomo che delicatamente la lasciava di fronte alla sua porta, il viso triste e rassegnato.
Ed infine svanì.”
Una vaga, quanto assurda, idea cominciò ad insinuarsi nella mente della ragazza: e se anche lui, come lei, fosse potuto cambiare?

 
* * * *


I Guardiani si diressero alla Slitta, pronti, anche se non troppo, a fermare Pitch a qualsiasi costo.
L'Uomo Nero in quel momento stava incentrando le sue attenzioni negli stati centrali, nessun cenno di cedimento o stanchezza, anzi, ogni attimo diventava sempre più veloce.
:-Vi prego fermatevi è una follia!-. Gridò loro Scarlett, mentre uno Yeti la teneva ferma, impedendole di andare dietro loro :-Ho visto quello che sta accadendo! E' troppo forte! Non potrete mai farcela così, senza un piano! Vi prego, dovete fermarvi!-.
Oramai erano tutti pronti a partire :-Almeno portatemi con voi!-. Urlò lei, ormai in lacrime. Cosa ne sarebbe stato del futuro del mondo se i Guardiani avessero fallito? Cosa ne sarebbe stato di lei se loro non ci fossero più stati?
Calmoniglio scese dalla Slitta e le si fece vicino, poggiando le sue morbide zampe sulle sue spalle :-Non devi piangere Scarlett! La tua Speranza nella nostra riuscita in questo momento è la cosa più importante. Ti prego, non vacillare, credi in noi e vinceremo!-.
La ragazza fissò i grandi occhi verdi del Pooka, poteva leggerglielo, aveva paura ma questo non gli impediva di credere. Lui credeva in ciò che stavano per fare e anche gli altri.
:-Me lo prometti?-. Gli chiese Scarlett, cercando di trattenere un singhiozzo.
:-Promesso!-.
Scarlett prese un respiro profondo ed annuì, tenendo gli occhi chiusi, cercando di ricacciare indietro quelle stupide lacrime.
Calmoniglio tornò, titubante, sulla Slitta.
:-Gliene daremo di santa ragione, anche da parte tua!-. Fu il saluto di Frost un attimo prima che il veicolo sparisse.

 
* * * *


Avanzava.
Nessun piano nella sua testa: distruzione e disperazione erano i suoi unici obiettivi.
I sogni, le speranze, i ricordi, il divertimento e tutte le meraviglie che queste cose celavano, tutte cosa che a lui erano sempre state negate, stavano per svanire, inghiottite in un futuro avvolto nella paura.
Nessuno avrebbe potuto contrastarlo, non vi era più nessuno in grado di farlo.
I Secoli Bui stavano per tornare.
   
 
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