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Autore: EzraScarlet    06/09/2014    1 recensioni
Questa oneshot è una specie di viaggio nell'intimo di Draco Malfoy. Si scopre come ci si sente ad essere nella sua pelle e percorrere il suo cammino nel primo dopoguerra.
Tratto dal testo:
"Una tempesta imperversava al di fuori delle mura di Malfoy Manor, tenendone desti gli occupanti, o forse no.
Non erano infatti, il rombo del tuono, o la luce sprigionata dal fulmine a turbare Draco Malfoy, ultimo discendente di due delle più antiche casate del mondo magico, impedendogli di dormire, e trovare un po' di pace, in un sonno vuoto e ristoratore."
Genere: Guerra, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Una tempesta imperversava al di fuori delle mura di Malfoy Manor, tenendone desti gli occupanti, o forse no.
Non erano infatti, il rombo del tuono, o la luce sprigionata dal fulmine a turbare Draco Malfoy, ultimo discendente di due delle più antiche casate del mondo magico, impedendogli di dormire, e trovare un po' di pace, in un sonno vuoto e ristoratore.
No, a turbare il giovane rampollo, tenendolo desto, erano: i ricordi, il rimorso, il dolore, il silenzio, la solitudie, il senso di colpa.
Tante erano le emozioni che si mescolavano in quel diafano e muscoloso corpo, portandolo a tendersi sino all'esasperazione.
Nemmeno lui sapeva come aveva potuto sopportare tutto cio'... passando sempre per la parte del cattivo che non era. Ingoiando bocconi amari e umiliazioni ogni giorno. Vivendo nella paura e facendo finta di godere alla vista di spettacoli che lo disgustavano. Inginocchiandosi al cospetto di un pazzo che aveva distrutto lui, la sua famiglia e buona parte del mondo magico.
Draco non lo sapeva, e forse non sarebbe mai arrivato a capirlo, forse non avrebbe mai trovato una risposta... ma altri avevano visto più lontano di lui...
Altri avevano capito che quel ragazzo arrogante, viziato, spocchioso, e Purosangue... forse non era solo ciò che "mostrava" di essere.
Altri erano stati in grado di vedere più in là di lui, lo avevano letto come un libro; lo avevano interpretato; e comprendendolo, gli avevano concesso un'altra possibilità, che egli stesso non credeva di meritare.
E proprio per questo, dalla fine della guerra, nonostante la morbida seta delle lenzuola, i guanciali più pregiati, la calma, la stanchezza, e il miglior Firewhiskey... Draco Malfoy non riusciva a dormire, non riusciva a trovare pace.
Nel sonno i volti delle vittime della guerra andavano a tormentarlo. Il giovane rampollo era consapevole di non aver alzato la bacchetta contro di loro, sapeva di non averli uccisi tutti; eppure...eppure.... era stato così vigliacco da non aver ucciso nessuno, sentendosi colpevole come se li avesse uccisi tutti.
Molto spesso, infatti, il giovane Malfoy, si domandava come sarebbe andata la Grande Battaglia, se lui non avesse consegnato le chiavi di Hogwarts ai Mangiamorte. Si chiedeva quale sarebbe stato l'esito se Silente non fosse morto quella notte sulla Torre. Si domandava ancora come sarebbe andata se lui fosse stato un po' più coraggioso.
Si domandava tante cose, ma sapeva che non avrebbe mai trovato risposta a tutte queste domande... era tardi per pensare, ora poteva solo cercare di espiare colpe che non aveva, ma che era convinto di avere.
Lo faceva ogni giorno. Espiare. Per dimenticare, per non soffrire, per andare avanti, per sentirsi un po' meno colpevole... espiare, espiare, espiare.
Si alzava tutte le mattine, sempre più stanco, andava in quella che era stata la sua scuola e aiutava nella ricostruzione.
Veniva spintonato, insultato, evitato, odiato... ma non importava, perché per lui, anche queste erano forme di espiazione per colpe che non aveva.
Solo, perché la sua famiglia era distrutta. La madre era in Francia, in una vecchia tenuta di famiglia, dove cercava di riprendersi dallo strappo che aveva causato in lei la Guerra. Il padre era ad Azkaban, dove in fondo meritava di essere. E lui? Lui era rimasto lì, per una volta armato di un coraggio che non credeva di possedere.
Stava lottando per quella che era stata la sua casa, la sua famiglia, il suo mondo... il suo tutto, che lui aveva contribuito a distruggere; e che ora pazientemente contribuiva a ricreare.
Erano poche le persone che lo trattavano umanamente, strano a dirsi erano anche le più inaspettate.
Non erano ricchi Purosangue, figli di ex-mangiamorte, o ex compagni della sua Casa; no.
Erano le stesse persone che per anni lui aveva umiliato, denigrato e tentato di uccidere.
E questo lo faceva sentire ancora più piccolo e insignificante di quanto già non si sentisse.
Vedere Molly Weasley preoccuparsi per lui - dopo che un Mangiamorte le aveva portato via uno dei suoi figli; mentre altri, tra cui suo padre, avevano attentato alla sua famiglia, svariate volte - lo faceva vergognare del profondo.
Farsi curare una ferita - dovuta al crollo improvviso di un pezzo di parete - da Hermione Granger, che lui aveva sempre sminuito, ben sapendo di non essere alla sua altezza, gli faceva venire voglia di sparire.
Venire avvicinato da Ronald Weasley, Harry Potter e George Weasley per un volo in scopa, per distrarsi dal troppo lavoro... nemmeno lui sapeva come lo faceva sentire.
Ma era così solo, da far pietà, alle stesse persone che lui aveva designato come suoi nemici, e che invece si stavano dimostrando, più leali dei suoi cosiddetti "compagni".
Era così difficile... Andare avanti, non guardarsi indietro, arrivare a fine giornata... dormire...
Lui non ci riusciva più. Il manor era troppo grande e silenzioso, pieno di brutti ricordi, annebbiato dai sentimenti... e lui? Lui era così solo e stanco.
Più volte aveva pensato di infischiarsene dei suoi avi, e di aprire le porte del Manor alla famiglia Weasley, la cui casa era stata distrutta durante un attacco di Mangiamorte capitanato da quella folle di sua zia Bellatrix.
Più volte si era dato dello stupido per questo pensiero... loro non avrebbero mai accettato... o forse si?
La realtà era che lui, aveva paura di essere ancora una volta rifiutato, quindi non chiedeva, ma aspettava, e viveva i suoi giorni per inerzia, non aveva più energia; era stata tutta prosciugata dalla Guerra e dalle notti insonni, che si erano accumulate nel tempo.
Eppure qualcosa stava cambiando e lui stesso se ne era reso conto. Con i suoi nemici di sempre stava sbocciando un'acerba amicizia, che rendeva la sua vita meno difficile e dolorosa, ma ancora non bastava.
Ancora non riusciva a dormire. Gli mancava il calore di un altro essere umano, aveva come un vuoto nel petto, che nemmeno lui sapeva come riempire. Ma sentiva che doveva farlo, o per lui non ci sarebbe stato un futuro.
E con questa consapevolezza, Draco era andato avanti. Erano passati i giorni, e poi i mesi, e finalmente in lui qualcosa era cambiato.
I lavori di ricostruzione della scuola erano terminati, e lui aveva compreso che se non avesse preso coraggio sarebbe rimasto nuovamente solo. Ma questa volta non avrebbe più potuto rimediare, non ne avrebbe avuto il coraggio.
Così prima che fosse troppo tardi si era deciso. Aveva racimolato quel poco coraggio che lentamente aveva immagazinato, e si era diretto verso coloro che non lo avevano rifiutato, o trattato alla stregua di un assassino.
Gli era mancato il fiato, forse presenziare davanti al Wizengamot, sarebbe stato molto più facile, e in effetti lo era stato, perché lui aveva presenziato davanti al tribunale Magico, per rispondere dei suoi crimini di Guerra.
Ancora una volta le cose non erano andate come lui pensava, in quell'occasione, perché era stato scagionato dal Magico Trio, che aveva molta voce in capitolo, visto il ruolo svolto nella Guerra.
In ogni caso ora non era il momento di pensare a periodi ancora più bui, ormai appartenenti al passato... era il momento di prendere coraggio e pronunciare poche, ma significative parole.
Avvicinarsi era stato quasi facile, nonostante i suoi piedi pesassero come piombo, ma ora, parlare, era un altro paio di maniche.
Il cuore aveva accelerato i battiti, il respiro si era fatto più veloce, e sotto il mantello stringeva convulsamente i pugni; il clan Weasley-Potter-Granger, lo guardava in attesa.
Ormai lo conoscevano bene, e avevano imparato ad interpretare ogni suo gesto... avevano capito che aveva qualcosa da dire; avevano capito che gli sarebbe costato parecchio; e proprio per questo non infierivano, permettendogli di prendersi il tempo necessario.
E lui di questo era intimamente grato. Li aveva guardati uno ad uno, e ricevendo in risposta un sorriso, che sembrava un invito a farsi avanti, aveva trovato il coraggio per parlare; per offrire il Manor come rifugio a chi una casa non l'aveva più... e loro, per un motivo o per un altro erano tutti senza casa.
Inizialmente il giovane Malfoy aveva visto reticenza nei loro sguardi, ma poi, con uno strano sincronismo, avevano tutti annuito.
Era felice Draco, perché presto il Manor non sarebbe stato più così silenzioso, lugubre e pieno di ricordi...
Era felice Draco, perché presto avrebbe saputo cos'era il calore di una famiglia...
Era felice Draco, perché presto, finalmente, sarebbe riuscito a dormire di nuovo, ansioso di veder sorgere una nuova alba.
   
 
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