Autore:
Yssis
Titolo: Un gioco da bambini
Fandom: Inazuma Eleven
Eventuale paring: HikaRushe
Avvisi: What if? ;; Crack Pairing
Note: Devo ringraziare Drie per avermi permesso di
partecipare a questo
contest. Ritengo che sia una sfida elettrizzante e spero che la mia
fanfic ne
sia degna. Le idee erano veramente tante ma alla fine mi sono lasciata
andare
con il fluff, ne avevo bisogno psicologicamente (?)
Ora vi lascio a questi due cuccioli adorabili, buona fortuna agli altri
partecipanti e buona lettura a chiunque si fermerà a leggere
e commentare!
Prompt scelto: Hikaru
Kageyama/Rushe – What if? – Se avessi
un’altra possibilità vorrei
renderti felice
Un gioco da bambini
{A Lau.
Grazie
per questa splendida estate}
-C’era
una volta, tanto tempo fa…-
L’attacco
è sempre la mia parte preferita. Quella
voce armoniosa che sembra venire da lontano, ti trasporta in un mondo
magico e
fantastico…
-…
Un coraggioso principe e la sua bella principessa, che vivevano felici
in un
castello nascosto in un bosco incantato…-
-Venite con me,
oh mia principessa…!
Fuori il cielo
è azzurro e gli uccellini
cantano per voi. Venite con me, andiamo fuori…!-
Chiamo a gran voce, mentre un
servo mi appoggia il mantello sulle spalle.
-Arrivo mio principe, arrivo!-
Guardo con impazienza la porta chiusa davanti alle scale, quando
finalmente
eccola, la mia principessa.
Capelli color del grano impreziositi con gemme e fermagli smeraldini,
che
mettono ancora più in risalto la lucentezza dei suoi occhi.
I passi della mia
principessa sono candidi e delicati, quando passa non fa mai rumore; ai
piedi
porta ballerine bianche…
Lei ama danzare, e con i suoi movimenti sembra volare.
Indossa un bel vestito, perché lei si veste sempre bene
quando usciamo insieme.
Questo è violetto con dei ricami bianchi sulle balze che le
arrivano fino ai
piedi. Mi ricorda quello che indossava la prima volta che ci siamo
incontrati…
Ma no, cosa dico? La prima volta che ci siamo visti non indossava un
vestito
così elegante, però i suoi occhi brillano come
allora.
Gli occhi della mia principessa brillano sempre, amo quegli occhi.
Lei intanto sorride venendomi incontro.
-Eccomi mio principe, scusate se vi ho fatto attendere.-
Io mi inchino, tutto rosso in viso, e le bacio la mano che mi porge:
-E’ un
onore aspettarvi, milady. Vogliamo andare?-
-Con piacere, lord. Come siete galante!-
-Il
principe e la principessa amavano fare lunghe passeggiate nel bosco
incantato.
Lì passavano degli splendidi pomeriggi insieme…-
-Oh guardate
qui! Non è adorabile?-
Mi sporgo appena a guardare il punto dove la principessa mi indica:
sotto un
cespuglio un leprotto ci guarda spaventato e tremante.
-State ferma mia principessa, potreste spaventarlo…-
Lei mi sfiora con i suoi occhi verdi, irresistibili.
Mi chino lentamente, allungando una mano verso il cucciolo
spaventato.
-Non avere paura piccolino, non vogliamo farti del male…-
Il leprotto si ritrae ma io con una mano lo sfioro.
Allora inizia a tremare
lentamente, ma rimane immobile.
Continuo ad accarezzarlo sorridendo, finché il
leprottino non trema più.
Allora porgo anche l’altra mano e riesco a sollevarlo
da terra.
La mia principessa trilla di meraviglia quando le faccio accarezzare il
cucciolo
di lepre: è decisamente adorabile con quel batuffolo fra le
mani.
-Sei un tesoro!- la mia principessa si fionda ad abbracciarmi, e il
leprotto
spaventato dal movimento improvviso salta sulla mia testa e ci osserva
curioso
mentre ci stringiamo forte.
Proseguiamo poi nella nostra passeggiata, lei ride mentre io cerco di
far
scendere il leprotto acciambellato sul mio capo.
La principessa d’un tratto smette di ridere, e guarda il
cielo.
Una fitta coltre di nuvole nere ha oscurato il sole: sembra notte fonda.
Io stringo forte la mano della principessa bionda: ha tanta paura del
buio lei,
per questo vuole sempre rientrare in casa prima del tramonto.
Io non ho paura del buio, io sono un principe forte e coraggioso, non
ho paura
di nulla.
Perciò stringo forte la sua mano. “Guardami
principessa guardami!
Sono qui per te. Con me non ti succederà nulla, te lo
prometto.”
Vorrei dirle queste parole. Vorrei dirle queste parole e molte altre,
ma dalla
mia bocca non esce niente.
-All’improvviso
il cielo si oscurò, e dal profondo del bosco apparve un uomo
mascherato avvolto
in un mantello nero, che in un attimo afferrò la principessa
e scappò via, in
groppa al suo destriero veloce e terribile…-
-Tu adesso
verrai con me!
-AIUTO AIUTO! LASCIAMI MOSTRO LASCIAMI!-
-NO!
Principessa!-
-…
Allora il principe si lanciò all’inseguimento
dell’uomo misterioso che aveva
portato via la sua principessa. Non avrebbe mai permesso a nessuno di
farle del
male!-
Con la spada e
il mantello corro in groppa al
mio cavallo veloce, attraversando gelide vallate e deserti infuocati,
affrontando terribili mostri, sempre all’inseguimento della
mia amata
principessa.
Quando cala la notte mi fermo: accarezzo il mio cavallo, è
proprio un buon
amico lui.
Anche il leprottino è rimasto con me, se ne sta sempre sul
mio cappello e la
notte viene ad acciambellarsi vicino a me per dormire.
-Stai tranquillo…- dico mentre accarezzo il suo pelo morbido
– Presto troveremo
la principessa e torneremo al castello tutti insieme!-
Lui allora muove il nasino, si struscia contro la mia guancia facendomi
il
solletico e poi si mette a dormire.
Penso che se fosse un gatto farebbe le fusa.
-…
Dopo giorni e giorni di inseguimento, finalmente il principe vide in
lontananza
un castello diroccato, tutto nero e spaventoso…-
“Ma io
non ho paura di niente” mi dico per
farmi coraggio “La mia principessa è stata
imprigionata là dentro e io devo
salvarla!”
-…
Allora il principe lanciò il suo destriero al galoppo,
attraversarono la valle
e quando ormai pensava di essere arrivato, dall’alto
atterrò un orrendo mostro!-
-Aaaaah!- grido
tirando le redini di colpo.
Il cavallo si impenna, imbizzarrito, ma riesco a farlo calmare. Davanti
a me
c’è un terribile drago sputafuoco verde ed
altissimo!
Alzo la mia spada, pronto a dare battaglia. “Io
ucciderò un drago, io ucciderò
mille draghi pur di liberare la mia principessa! Lei è
là dentro e mi sta
aspettando, neanche questo mostro potrà fermarmi!”
-…
Iniziò una terribile battaglia, e quando-
-Oji-san
oji-san! Fuori ha smesso di piovere!
Possiamo uscire a giocare a calcio ora?-
-M-ma e la nostra
fiaba?- Provo a dire,
agitando la spada di cartone con la quale stavo uccidendo Fidio-kun,
che si
alza in piedi rimettendo a posto la maglietta spiegazzata.
**
Sono seduto
fuori, sulla panchina all’ombra.
Vorrei tanto che mio zio mi tenesse un po’ in braccio, ma la
mamma dice che non
si può fare, che le gambe dello zio sono ancora troppo
deboli e rischierei di
fargli del male.
Mio zio sbuffa sempre quando dice così, però poi
non mi prende
in braccio sul serio.
Fa niente, pazienza. E’ seduto vicino a me, in mano ha ancora
il libro di fiabe
che stavamo recitando, e guarda Fidio e Rushe che giocano con la palla.
“Si chiama calcio” mi ha spiegato un volta Rushe
“ E’ un gioco molto
divertente, quando sarai un po’ più grande ci
giocheremo insieme!”
Penso che debba essere proprio molto divertente come gioco.
Rushe lascia sempre
la torre del castello diroccato per uscire a giocare a calcio.
La mia principessa… Non sono mai riuscito a salvarla.
Si salva sempre da sola, lei.
-Oji-san, tu pensi che come principe non valgo nulla vero?-
L’uomo distoglie lo sguardo dai due ragazzini per guardarmi.
Sorride,
scompigliandomi i capelli violetti e porgendomi il peluche del
leprotto: -No,
affatto. Sei molto coraggioso e ami tanto la tua principessa.-
-Wow!-
-A te non sembra?-
-Non so… Lei-Lei non mi lascia mai finire il
gioco… Forse non mi reputa
abbastanza bravo.-
-Un giorno lo farà.-
-Dici davvero?-
-Davvero davvero.-
Sorrido rasserenato e guardo in direzione del campo.
Stanno facendo di nuovo quell’esercizio con i paletti.
Oji-san mi dice
dove metterli e io li
posiziono, poi Fidio e Rushe possono iniziare; è divertente,
ma non capisco
bene a cosa serva.
Ho visto alcune partite di calcio alla televisione quando siamo andati
in casa
di Fidio: lui e lo zio si sono seduti sul divano, io e Rushe sul
tappeto.
Era
abbastanza noioso come gioco, degli omini con delle maglie di colori
diversi
correvano in un campo verde scambiandosi e rubandosi un pallone.
Una sola palla per ventidue persone: è ovvio che se la
litigano di continuo!
Ma quando ho detto questa cosa, Fidio e lo zio si sono messi a ridere:
non ho
capito perché.
Poi Rushe ha portato i popcorn, ma quei due non li hanno voluti
mangiare.
Solo quando la partita è finita e ci hanno spediti a dormire
io e Rushe li
abbiamo spiati attraverso una fessura della porta e li abbiamo visti
che si
lanciavano popcorn addosso come due bambini. Abbiamo ridacchiato e
abbiamo
chiuso la porta: a volte siamo più maturi noi di loro.
Ma questo non
c’entra niente con il calcio… Non
ho ancora capito cosa c’entrano i paletti con le partite di
calcio.
Sul campo dove correvano quegli omini alla televisione non
c’erano paletti…
Però Fidio e Rushe non dicono mai niente, anzi sembra che si
divertano anche
così.
Forse mio zio è impazzito però per non offenderlo
non gli dicono niente. Chi lo
sa…
Quello che so di per certo è che questi paletti non mi
convincono neanche un
po’.
Nonostante la
fatica che fanno per mantenere
la palla dentro lo stretto spazio fra un palo e l’altro, se
la cavano
decisamente bene.
Le gambe della principes- cioè, di Rushe sono magre e
veloci, i suoi passi sono
morbidi e delicati pure quando scatta.
Fidio è più grande, però è
molto bravo e lo zio sorride sempre quando lo vede
correre alla televisione.
Qua nel giardino no, perché allo zio piace quando
corre con tutta la squadra. Non capisco la differenza, di fatto
è solo una
questione di corsa no?
Non so proprio, il calcio è molto complesso e nessuno mai si
degna di spiegarmi
qualcosa.
Una volta Fidio
mi ha portato di nascosto in
una stanza e mi ha detto che mi doveva far vedere una cosa.
Ero molto contento,
i regali di Fidio sono sempre bellissimi…
Poi però ha messo nel
videoregistratore una di quelle cassette dove ci registrano le partite
e mi ha
detto che quella era una partita speciale.
Io l’ho guardato storto, tutte le
partite che guardano per un motivo o per l’altro sono
“speciali”.
Ha riso e mi ha detto “Guarda bene chi
c’è in campo!”
Allora mi sono messo davanti al televisore.
Era una partita vecchia, c’erano degli omini che non avevo
mai visto.
La palla volava da tutte le parti, c’era un portiere che
parava tutti i tiri.
Era davvero bravo anche se decisamente grasso, forse era lui quello che
dovevo
guardare. Ad un certo punto l’arbitro ha fischiato.
Mi piacciono i momenti del cambio, sto sempre a guardare la panchina e
cercare
di indovinare chi potrebbe entrare. L’uomo in piedi vicino
all’arbitro –Fidio
ha detto che si chiama “allenatore”, e anche lo zio
è un allenatore, ma quello non
era lo zio. – ha detto qualcosa, ma nessuno si è
mosso.
L’inquadratura è andata
più vicino e seduto in un angolo della panchina
c’era un ragazzo che dormiva!
Sono scoppiato a ridere, quello lì doveva essere proprio un
broccolo per
addormentarsi durante la partita della sua squadra!
Si è svegliato e tutti ridevano, ma quando è
entrato in campo è stato davvero
forte!
Correva molto veloce e non passava la palla a nessuno. Era
più alto di molti
altri omini e aveva i capelli raccolti in una coda.
E’ arrivato in porta e ha
tirato: non ha fatto goal, ma per pochissimo.
Si è portato le mani alla testa, sembrava proprio…
“MA E’ LO ZIO!” Ho strillato allora, ma
oji-san è entrato subito e ha trovato
me e Fidio a ridere con quella cassetta che andava.
E’ diventato talmente rosso
che pensavo si fosse ustionato e ci ha sbattuto fuori da quella camera.
Quella sì che era una bella partita, a volte ci ripenso e mi
viene da ridere.
Anche mio zio giocava da ragazzo, ora che è grande allena.
Fidio dice che è molto più bravo come allenatore,
ma mi ha fatto promettere di
non dirlo a nessuno, soprattutto a lui.
A parte questo, ho capito che
qui il calcio
piace a tutti, quindi dovrò farlo piacere anche a me.
Perché io
voglio giocare con Rushe e Fidio, voglio giocare ancora!
Afferro la mia spada e
appoggio il peluche di leprotto sul cappello: diventerò
grande, Rushe, e giocherò a calcio con te.
Tu aspettami su quella
torre, per favore. Non scappare più.
…
Non salvarti da sola, principessa.
Se solo mi dessi
un'altra possibilità, ti dimostrerei che posso salvarti.
Posso renderti felice
principessa, calcia via quel pallone e vieni con me a
finire la fiaba.
Vieni con me a giocare
ed io ti salverò.