Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: MadHatter96    06/09/2014    3 recensioni
Le domande sono un'esigenza umana, sono inevitabili, come è inevitabile respirare.
C'è chi crede che tutto abbia una logica, altri invece negano completamente l'esistenza di qualcosa di simile.
Ma per qualcuno che pur avendo perso ogni cosa, è riuscito a rinascere grazie ad un aiuto che può sembrare quasi divino, tutti i dubbi passano in secondo piano.
Non importa se dovrà rompere gli schemi e le convenzioni poste dalla gente, a lei basta vivere. Non una vita di sopravvivenza, ma di speranza. La forza di qualcuno che mette a rischio ogni cosa, pur di non perderla.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Serpent


Se ne stava rilassata, immersa nell’acqua, tra le lucide bolle di sapone che si divertivano a danzarle intorno, sospinte dal suo soffio.
Quella sera il suo re avrebbe dato una grande festa a Sindria, e lei, che sarebbe stata seduta al suo fianco, non poteva rifiutarsi di essere impeccabile.
“Ma che significa impeccabile? È tutto soggettivo… no?” Mormorò la ragazza girando un poco le spalle e appoggiandosi al bordo della vasca.
Erano ormai più di nove anni che Rayenne abitava al palazzo di Sinbad, e questo stava a significare più della metà della propria vita vissuta fino ad allora.
Veniva volentieri chiamata con l’appellativo di “principessa”, anche se lei non lo era affatto, almeno in quel palazzo.
Chiuse gli occhi, cercando di ricordare quel terribile e fatidico giorno della sua esistenza. Eppure per quanto si sforzasse i ricordi erano pochi.
Aveva appena compiuto otto anni quando il palazzo in cui abitava venne distrutto, insieme a tutto il regno che fu raso al suolo.
Sentiva il dolore premerle forte, incancellabile, nel petto, ma oltre a questo era come se la mente avesse rifiutato di registrare ogni dettaglio.
Le uniche cose che aveva impresse erano le urla laceranti della gente che correva in ogni direzione, e gli occhi del fratello che la cercavano ansiosi.
Jasem aveva un aspetto molto simile al suo, anche se lei lo vedeva di una bellezza quasi divina.
Ricordava i suoi capelli castano chiaro che venivano percossi dal vento e baciati dal sole, quando la rincorreva lungo i campi facendola ridere come solo i bambini sanno fare.
Quei ciuffi ribelli le parevano quasi fatti di miele, come d’altronde lo erano quelli di sua madre, e tutti dicevano anche i suoi.
Ma lei non si era mai soffermata troppo sulla sua immagine.
Un’altra caratteristica di suo fratello che non l’aveva mai abbandonata era stata l’ultima cosa che aveva visto, e allo stesso tempo l’unico aspetto che davvero li differenziava.
Gli occhi di un intenso color verde.
Erano meravigliosi.
Li aveva ereditati dal loro padre, e lei glieli aveva sempre invidiati, a forza di ammirarli il verde era diventato il suo colore preferito.
Lei invece aveva gli occhi violacei, e sinceramente non l’avevano mai particolarmente attratta.
Ricordava perfettamente i momenti felici passati con la famiglia, ma di quel maledetto giorno, oltre a quei pochi particolari nulla si era fissato, se non la paura.
Avrebbe voluto ricordare almeno chi, o che cosa, aveva causato tutto quello, se non altro per capire il perché.
 Trattenne il respiro per un secondo, per poi lasciarlo andare facendo scivolare fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Non poteva buttarsi giù proprio in quel momento, non poteva deludere Sinbad.
Si alzò dalla vasca e uscì dall’acqua calda con un leggero brivido per il cambio di temperatura.
Aveva a disposizione tutte le ancelle del palazzo, ma cercava sempre di evitare trattamenti speciali. In fondo era lei ad essere in debito, le era stata salvata la vita.
Aveva scelto da sola abiti di una tinta violetta, molto chiara, e aveva deciso di raccogliere i capelli in una lunga treccia che poi, sapeva, le serve avrebbero ornato con fiori colorati.
Sospirò lievemente sorridendo, per poi uscire dalla stanza e raggiungere la propria camera.
Stava camminando per i corridoi quando qualcosa, adagiato sul pavimento a lato, attirò la sua attenzione.
Si avvicinò e si chinò per osservare meglio.
Rimase interdetta quando notò che altro non era che un grosso serpente, probabilmente intrufolatosi nel palazzo attirato da un qualche cibo. Non era raro che capitasse.
Ma quel che di più l’ affascinava era la stranezza di quel serpente. Era molto scuro, quasi nero, e la sua pelle lucida sembrava quasi brillare sul freddo pavimento.
Rayenne non riusciva a smettere di guardarlo. Magari era velenoso, anzi, molto probabilmente lo era, ma lei non poteva distoglierne lo sguardo.
Ciò che trovava ancora più meraviglioso erano gli occhi dell’animale, che parevano rubini incastonati nella roccia nera.
Era davvero un esemplare molto grosso, il suo corpo possente se ne stava immobile in una sinuosa posizione rilassata.
La ragazza di sentiva quasi tentata di toccarlo, non le sembrava nemmeno vero, pareva un ornamento scolpito nell’ambra.
Nemmeno quando dei passi affrettati le giunsero alle spalle, e una voce femminile la chiamò, riuscì a smettere di fissare quella misteriosa creatura.
“Ah! Eccovi! Principessa Rayenne vi stiamo tutti aspetta…” Un grido acuto si levò dalla gola dell’ancella, alla vista della bestia.
“Che state facendo con quella…cosa?!” Chiese la donna con una voce mista tra il terrorizzato e lo schifato.
“Non è bellissimo?” Chiese la giovane ancora china sul serpente, guardando l’altra con occhi innocenti.
“Affatto! Allontanatevi! Può essere pericoloso!” Gridò esasperata la serva stringendosi contro il muro.
“Ma come… se ne sta lì tutto solo…” mormorò la principessa quasi mesta.
“Non è il momento per provare pena per un serpente!”
A Rayenne venne da ridere.
Asma per lei era una vera e propria amica. Le era stata assegnata come prima ancella perché aveva pressappoco la stessa età, solo uno o due anni in più.
Si era sempre chiesta perché il re Sinbad non avesse destinato anche lei a quel ruolo, un ruolo inferiore, ma invece l’avesse presa con sé, e cresciuta a corte come fosse una sorella minore.
“Principessa… vi prego… venite via. Il serpente può portare disgrazie sapete? Su… venite a prepararvi, chiederò a qualcuno di levarlo da lì.”
La ragazza sospirò rassegnata alle preghiere della dipendente e diede un’ultima occhiata all’animale: “Assicurati che non lo uccidano.”
Asma lasciò andare un lieve sussurro esasperato, ma poi cedette concedendo un “come volete” mormorato mentre riprendeva la strada verso la camera.
Rayenne si alzò per seguirla, ma prima di andarsene, quasi istintivamente, toccò la pelle liscia del rettile.
Questo, come se si fosse svegliato da un qualche sogno, mosse di scatto la testa verso la direzione di lei e la fissò.
Alla giovane per un attimo si gelò il respiro. Quegli occhi, di quel rosso intenso l’avevano come immobilizzata, ma lo stesso non riusciva a provare paura.
Dopo alcuni interminabili istanti, di nuovo l’animale si mosse, alzando piano il muso verso di lei, come per guardarla meglio.
Non ci fu nulla di repentino nei suoi movimenti, nulla di aggressivo.
Rayenne si trovò nuovamente incantata e attratta da quell’essere, ma consapevole di non poter ancora ritardare.  Gli sorrise semplicemente, per salutarlo.
Corse fino ad Asma, che ormai era giunta alla fine del corridoio.
“Ho sentito dire che i serpenti sono anche un simbolo positivo, lo sai?” Chiese allegramente, incrociando le dita dietro la schiena.
“Quello mi sembrava tutto tranne che di buon auspicio.” Rispose secca l’ancella.
La principessa sbuffò, capendo che non l’avrebbe mai avuta vinta, e si decise a lasciar perdere.
L’avrebbe raccontato ad Aladdin, non appena lo avesse visto;  era sicura che lui sarebbe stato a sentirla molto più volentieri di Asma.
Come al solito, lasciò che le ragazze che la circondavano dessero il meglio di loro per prepararla per bene.
La divertivano i loro discorsi quotidiani, e lei se ne stava in silenzio ad ascoltarli, almeno che non venisse interpellata.
“Siete bellissima principessa!” Le ripetevano sempre, e lei ringraziava sorridendo.
Non è che non le interessasse come appariva, solamente non era la sua priorità. Era convinta che le persone fossero molto più complicate di quanto dessero a vedere, e questo valeva anche per lei.
E per Sinbad.
Guardò il re, che la fissava con il suo gentile sorriso, mentre il principe Alibaba Saluja si concentrava ad osservare il cielo ormai stellato fuori dalla finestra.
Lo sapeva benissimo che anche quel sovrano nascondeva molto più di quanto sembrasse.
Sapeva che l’idea che aveva di lui era palesemente idealizzata, ma non le importava.
Corse verso di lui e, come una bambina giocosa, iniziò a danzargli attorno.
Lo faceva sempre, prima di una qualsiasi festa. Era un suo modo di ringraziarlo. Prima di danzare per tutti i sudditi che partecipavano agli eventi, danzava per lui ed esclusivamente per lui.
Anche Alibaba sorrise nel vederla.
A lei piaceva quando loro sorridevano, si sentiva felice e al suo posto.
Sinbad la prese per mano, e la tirò verso di sé: “Sei bellissima” le disse posandole un dolce bacio sulla tempia.
Lei arrossì, ma non c’era nessun tentativo di seduzione tra i due, era semplicemente un affetto puro e candido. Sapeva benissimo che a lui piaceva il bere e il divertimento, ma a lei questo non cambiava, anzi, era qualcosa che lo rendeva ciò che era.
Rayenne, guardando gli occhi dorati del re, vedeva perfettamente l’ombra che essi celavano, ma non gli avrebbe mai chiesto di scoprirla, se non lo avesse fatto volontariamente.
Lei, come sempre, si sarebbe limitata a volergli bene e a comportarsi normalmente, rispettando i suoi ideali, lottando per la pace di Sindria, e rimproverandolo per le sue frequenti bravate.
Nonostante tutto Rayenne non si era mai fatta sottomettere, le era bastato una volta.
Avrebbe sempre combattuto,  era una promessa che ha fatto a sé stessa e che aveva intenzione di mantenere.
“Come sei bella Ray-chan!”
La voce dolce e vivace si fece spazio nella stanza, accompagnata da un piccolo, allegro Magi dai capelli blu.
La ragazza rise, salutando il nuovo arrivato che fu presto seguito anche dalla giovane dai capelli magenta.
Anche Morgiana era ben preparata per la serata, e prima ancora che le due potessero salutarsi ci aveva già pensato Alibaba a cingere le spalle di entrambe con fare ruffiano commentando con un “Siete bellissime ragazze mie!”
Aladdin, Alibaba e Morgiana.
Bastava poco a quei tre per rallegrare l’atmosfera.
Rise con loro, fino a quando non le tornò in mente il fatto di prima.
“Ah! Aladdin!” Rayenne chiamò il giovane Magi entusiasta. Questi si voltò con un sorriso allegro: “Sì, Ray-chan?”
“Poco fa, mentre camminavo per il corridoio ho trovato un grosso…!” Prima che potesse terminare la frase si sentì spinta in avanti.
“Su, non possiamo far aspettare molto Sindria!” Aveva annunciato Sinbad, spingendo i due principi verso l’esterno, evidentemente impaziente di fare baldoria.
Lei non ne sapeva molto sulla politica del paese, aveva combattuto, qualche volta, ma il sovrano aveva sempre cercato di tenerla lontana da quel mondo. Aveva imparato a combattere solo grazie alla sua testardaggine.
Come al solito, non era rimasta per troppo tempo seduta accanto al suo re. Lo aveva lasciato in mezzo al divertimento, mentre lei aveva deciso di preoccuparsi all’intrattenimento della gente.
Le piaceva ballare tra il popolo, e adorava quando i bambini andavano da lei porgendole i fiori di campo che trovavano qua e là.
Sapeva perfettamente che di certo l’idea che le persone avevano di lei era completamente diversa dalla realtà, ma cercava in ogni modo di rispecchiare, almeno in parte, l’immagine che loro avevano in mente.
Stava cercando Aladdin quando di nuovo, qualcosa attirò la sua attenzione.
Era nascosto tra la folla, ma lo aveva visto, un  occhio color rubino che la guardava.
Si fece spazio per riuscire a raggiungere quello sguardo.
Si fermò, e si incantò. Non era tanto la visione che aveva davanti ad attrarla, quanto la sensazione che provava.
Per un attimo, nonostante la palese immagine che si presentava davanti a lei, aveva creduto di rivedere il serpente.
Ma si sbagliava.
Un ragazzo con una lunga, strana treccia corvina, se ne stava ritto davanti a lei.
Teneva le braccia incrociate sull’addome, e la schiena era appoggiata ad una colonna.
Ciò che più colpiva Rayenne, era quel nero travolgente che circondava quella persona. Era un nero che andava ben oltre gli abiti che indossava. Era più intenso, sebbene invisibile, come una forza magica che fuoriusciva dal suo corpo. Solo gli occhi scarlatti interrompevano quel flusso di oscurità.
La ragazza si sentiva divisa tra il desiderio di scappare via e quello invece di avvicinarsi e toccarlo, come per constatare se fosse reale.
Solo in quel momento si accorse che effettivamente la stava fissando. Il suo corpo era immobile, ma quegli occhi taglienti sembrava volessero perforarla.
Un brivido inaspettato le percorse la spina dorsale e la principessa fu davvero sul punto di fuggire se non fosse stato per la sua attrazione per il mistero.
Lei era da sempre una curiosa inguaribile, e il suo male era proprio di essere attratta da ciò che profumava di divieto e pericolo.
Si fece coraggio ed esaminò il giovane, il quale, continuava a guardarla in silenzio.
Rayenne iniziò a squadrarlo dai piedi, come se fosse una statua, poi passò al ventre ben scolpito (cosa che attirò non poco la sua attenzione), per poi fermarsi all’altezza del collo. Si sentiva quasi impreparata ad affrontare il viso.
Solo quando notò un leggero movimento, alzò lo sguardo.
Le labbra del ragazzo si erano incurvate in un sorriso malignamente compiaciuto, e lei pensò subito che dovesse essere dovuto all’interesse che aveva dimostrato.
Chi sei?
Era la domanda che la fanciulla avrebbe voluto porre, ma la voce le rimase bloccata in gola.
Dopo alcuni istanti fu lui a parlare, con voce bassa e incantevole: “Ti ho trovata.”
Le bastarono quelle parole per sbloccarsi. Perché la paura può fare anche questo.
“Chi sei?” Chiese finalmente lei con voce tesa.
Il ragazzo lasciò cadere un braccio lungo il corpo e puntò la mano dell’altro sul fianco guardando la giovane dall’alto in basso.
“Ti ho già vista.” Affermò lui con voce secca, provocando un sussulto da parte di Rayenne che cercò velocemente di ripercorrere le occasioni in cui avesse potuto incontrare una persona del genere. Eppure era sicura che mai avrebbe potuto scordarsi uno così.
Una lieve e beffarda risata si alzò. Il giovane uomo si diede una leggera spinta per recuperare completamente la posizione retta per poi tornare a guardarla: “Non sforzarti di ricordare, ho detto che io ti ho già vista.”
Lei scosse la testa confusa provocando nuovamente una risata da parte dello individuo, questa volta più sonora.
“Sono Judar. Sacerdote e  Magi dell’impero Kou.” Si presentò lui con fare altezzoso e con un sorriso poco rassicurante stampato in volto.
“Judar…hai detto?”
Qualcosa scattò nella mente di Rayenne. Lo aveva sentito fin troppe volte quel nome, anche se non lo aveva mai visto di persona.
“Non ci credo…” Mormorò senza riuscire a trattenersi dal fare un passo indietro.
“Ah, vedo che mi conosci!” Disse l’altro con fare soddisfatto.
“Perché sei qui?” Chiese la ragazza cercando di non cedere al suo sguardo.
“Ti sorprenderà la risposta.” Sibilò Judar scattando inaspettatamente in avanti e afferrandole brutalmente il polso. Lei si trattenne dal gridare.
“Per riassumere… sono venuto a prendere te.”
“Cosa…?!”
La ragazza cercò di divincolarsi in ogni modo, ma la presa era troppo salda.
“Ah, ma non fraintendere.” Continuò lui “Me lo hanno ordinato.”
Improvvisamente la stretta attorno al polso di Rayenne scomparve violentemente facendola lottare contro la forza di gravità per non cadere. Riuscì ad appoggiarsi ad una colonna, ma prima che potesse rimettersi in piedi il Magi era chino su di lei.
“Mi sto davvero chiedendo il perché… non sembri avere nulla di particolare… non mi sembri nemmeno tanto forte… dovrebbe essere divertente torturarti.”
La giovane si lascia scappare un sussulto e i suoi occhi si alzano, sfidando quelli del sacerdote.
Un breve sorriso appare sul volto di lui, ma prima che possa dire qualcosa venne interrotto.
“Judar…” Le pupille circondate d’oro di Sinbad fulminarono il ragazzo “Che ci fai qui?”
“Oh! Stupido Re! Sei arrivato! Sarei comunque passato a salutarti sai?” Rise il giovane Magi volgendosi verso l’uomo dai capelli viola.
“Non mi hai risposto.”
“Lo stavo giusto spiegando alla principessa!” Rise il ragazzo dai capelli neri “Sono venuto a prenderla!”
Gli occhi dorati si sgranarono leggermente: “Lei?”
“Che c’è? Sorpreso?” Chiese Judar, allargando le braccia divertito “O deluso di non essere tu al centro di tutto?”
Un rumore simile ad un ringhio uscì lacerato dai denti del re.
Rayenne colse l’occasione di rimettersi in piedi: “Davvero? Davvero questo è il Magi dell'Organizzazione, Sinbad?”
“Oh oh! Ma quante cose le hai raccontato Stupido Re? Per mandare a dormire la piccola raccontavi storielle su di me?”
Il Magi Nero non perdeva quella sua espressione di scherno che lo aveva caratterizzato da quando aveva aperto bocca.
“Non te la lascio toccare, sappilo.”
La voce di Sinbad era fredda e risoluta, abbastanza da agitare Rayenne più confusa che mai.
“Ah! Il nostro re torna all’attacco, ma non prendertela con me, io sto solo eseguendo gli ordini.” Il sorriso si ampliò “Tutto è voluto dal Primo Principe dell’impero Kou, e sai che significa, vero, Stupido Re?”
Il re di Sindria digrignò i denti, mentre anche nella mente della ragazza si faceva spazio l’idea di cosa sarebbe potuta significare una disobbedienza con un impero come Kou, dove ogni scusa era buona per dichiarare guerra.
D’altro canto, all’interno dell’impero era presente Al-Thamen, cosa ci si poteva aspettare?
Sinbad tenne la faccia di pietra mentre fissava il Magi decaduto che intanto lo osservava con maligna curiosità, ma ciò nonostante, il re esitava combattuto.
Rayenne guardava la scena, senza sapere bene cosa fare.
Sapeva, che in quello scenario che si presentava ai suoi occhi c’era in gioco molto di più di quel che si vedeva, e sapeva che questo avveniva ogni qual volta quelle due persone si parlavano faccia a faccia.
Serrò gli occhi, consapevole delle goccioline che avevano iniziato a depositarsi sulle ciglia.
Sì, le veniva da piangere, e, sebbene le costasse molto ammetterlo, non era molto brava a trattenere le lacrime.
Stava per piangere dalla paura. Avrebbe voluto gettarsi tra le braccia di Sinbad e implorarlo di non lasciare che la portassero via, pregandolo di non esitare, di tenerla con sé, di non farle perdere tutto di nuovo.
Ma non lo fece.
Fece un profondo respiro e fece un passo avanti: “Verrò con te, Judar-sama.”
Entrambe le paia d’occhi si posarono veloci su di lei, sprovvedute.
“Che stai dicendo Rayenne?” Chiese autoritario il suo re, mentre il Magi sghignazzava tranquillo.
“Ah, pare che l’agnellino qui sia più intelligente di te.”
“Non te la lascerò portar via.”
“Sinbad…” Li interruppe lei avvicinandosi al sovrano “…è…la cosa migliore. Sono sicura che non sarà per molto tempo… non ce ne sarebbe motivo, no? … Non c’è alcun bisogno di rischiare.”
La voce le uscì incredibilmente sicura e fiera, ma nel profondo si sentiva gelare.
Aveva paura.
Le sembrava quasi di soffocare da un momento all’altro. Ma non poteva scappare.
Doveva pensare prima di tutto a Sindria, a quella gente che si divertiva a pochi passi da lei, alla loro sicurezza.
Non poteva diventare un ostacolo per Sinbad, gli sarebbe stata fedele anche in quel momento.
“Mi fido di te.” Disse guardandolo negli occhi, cercando di trovarvi la sicurezza, che se l’avessero tenuta lontana per troppo tempo lui l’avrebbe ripresa.
Dal suo canto, il re era rimasto immobilizzato per quella decisione così repentina.
Era cresciuta, ormai. Non era più una bambina, era una donna. Una donna di Sindria.
“Un mese.” Fu la risposta dell’uomo che spostò lo sguardo dalla giovane a Judar che li osservava in silenzio.
“Ah?” Chiese il sacerdote, come se non avesse capito.
“Ve la concederò per un mese. Se entro il termine non sarà tornata a Sindria allora…”
“Aaah… fai il duro eh?” Lo canzonò il ragazzo corvino “E sia, riferirò.”
Le dita della ragazza strinsero il tessuto della veste del re, in cerca di coraggio.
“Andiamo, non voglio perdere altro tempo.”
Senza alcun tipo di riguardo, Judar prese il braccio della ragazza, trascinandola con sé.
Rayenne cercò in qualche modo di individuare altri sguardi familiari, oltre a quello di Sinbad, almeno per dar loro un fugace saluto che sperava tenessero ben stretto.
Ma nessuno pareva trovarsi nei dintorni.
Solo ad un certo punto scorse quel ragazzino.
Quel piccolo Magi, che li stava guardando, a qualche metro più indietro di Sinbad, ora la fissava con espressione decisa.
Con quegli occhi di bambino le stava infondendo la sicurezza di cui aveva bisogno, la certezza di non essere sola.
Verranno a riprendermi.” Si disse mentre si lasciava trascinare lontano.
“A presto!” Gridò a Sinbad e Aladdin, che la assicurarono con un deciso cenno del capo, non potendo salutarla diversamente.
Quando ormai le loro figure erano sparite dalla visuale, la ragazza si voltò, a testa bassa, cercando di nascondere le lacrime a quel ragazzo maligno.
Lui non la degnò di uno sguardo. Eseguiva semplicemente gli ordini. Non le chiese nulla, né nome, né età… la portò solo con sé, sul tappeto volante.
Per lui tutto ciò era solo una seccatura, quel che voleva era arrivare a casa il prima possibile.
Non gli interessava nulla di lei, né dello scopo per cui doveva essere portata a Kou.
Se l’era chiesto, ma non gli importava.
Purtroppo per lui, non era una vittima con cui poteva giocare. Quindi non c’era nulla in lei che potesse interessarlo.
Tutto quello che doveva fare era farla volare con lui, nel cuore della notte.
Guardando le stelle sopra di loro, fosche a causa del velo di lacrime, Rayenne si sentiva debole, più debole che mai. Desiderava solo svegliarsi da quell’incubo.
Sentiva il petto pesante, lo sentiva ferito, e bruciante, quasi da soffocarla.
Le faceva male tutto quello.
Non era pronta a ciò.
Le faceva male, come il morso di un serpente.
 
Ohayo Minna-san!
Sì, forse sono stata frettolosa a pubblicare questo primo capitolo, ma purtroppo presto vi saranno un po’ di impedimenti con la fine delle vacanze, per cui ho approfittato ora, di questi ultimi giorni di relax.
Oltretutto questo è il vero inizio; da qui partiamo noi, insieme a Rayenne e Judar, e spero che le svolte future non vi deludano J
Forse è un inizio un po’ banale, ma non avevo altro modo, e più avanti lo vedrete.  Spero solo che non vi sia dispiaciuto c.c
Ah… visto che ci sono… so che spesso il nostro caro Magi Nero è conosciuto come “Judal”, e so che a molti piace di più, ma io ho preferito attenermi al nome originale, ossia appunto “Judar”, preso dal racconto de Le mille e una notte con il titolo di Judar e i suoi fratelli. E con questo...beh, direi che posso salutarvi, vi ringrazio già da ora :)
  
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