Fanfic su artisti musicali > EXO
Segui la storia  |       
Autore: YlariaJongIn    07/09/2014    1 recensioni
"L’unica cosa che potei fare in quel momento, era quello di andarsene a gambe elevate, sperando di arrivare in tempo, anche se ci voleva qualche minuto. Eppure, proprio quando decisi di farlo, sentì un forte dolore alla nuca, che mi fece cadere ancora una volta.
Mckenna si accucciò disponendosi di fronte a me.
Il solo ricordo che ho di quell’attimo di secondo, era il sasso che teneva stretto nel pugno e il suo atteggiamento da omicida psicopatica.
Subito dopo non vidi più nulla..."
~Tratto dal 3 capitolo~
Una ragazza di nome Hyllary, decide di fare un'escursione in un bosco con la sua migliore amica Mckenna, alla quale fa grande affidamento. Improvvisamente, qualcosa di terribile accade alla giovane, ritrovandosi da sola in una grotta particolarmente misteriosa e inquietante, che metterà alla prova le sue più grandi fobie.
~Personaggi~
LAY-KAI-MINHO(Shinee)-TAO-KIM JAEJOONG-MAX CHANGMIN-ZELO-SUNGJAE (Btob)-KIM MYUNGSOO- VIXX (N)
Genere: Avventura, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kai, Kai, Lay, Lay, Nuovo personaggio, Tao, Tao
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Chapter 39
The Darkness is your name?
 
Più che essere arrabbiata, parevo esasperata,
più che infastidita, mi sentivo affranta.
Insomma, sapevo benissimo che avrei potuto perdere
molto facilmente la strada in cui mi ero proposta di passare.
Si, solo a pensarci mi avrebbe fatto aumentare di grado
l’odio verso quella dannata stanza buia.
Ma se avrei continuato a pensarla in questo modo,
sarei potuta morire dall’ansia in pochi minuti,
perciò anche se era la cosa più ovvia da pensare,
preferii rinchiudere questa negatività in una parte del mio cervello,
dimenticandola per un momento.
 
Ma esattamente quando tentai di lasciarmi alle spalle tutto ciò,
mi accorsi del gran silenzio che si era andato a creare in pochi attimi.
Qualche minuto prima si sentivano dei strani rumori che provenivano da ogni direzione,
mentre in quel preciso istante tutto scomparve,
aumentando così il rischio di non riuscire nel mio intento.
Ma, qualsiasi sarebbe stata la situazione,
avrei dovuto proseguire con determinazione,
senza fermarmi nemmeno per un secondo,
se non avrei voluto finire male come era successo precedentemente.
Ecco per quale motivo decisi di aumentare leggermente il passo,
deglutendo più volte a causa della gran paura che stava prendendo il sopravvento.
Per la prima volta iniziai a provare grande terrore
sia per il personaggio che per la prova in sé per sé.
Cominciava ad essere davvero demoralizzante e stressante,
tanto da farmi perdere il controllo della situazione.
Difatti, subito dopo poco, persi l’equilibrio,
andando a scontrarmi addosso ad una costruzione in metallo
a pochi centimetri di distanza dal mio corpo.
A causa dello spavento e del gran dolore che mi provocò al mio fianco destro,
retrocessi di qualche passo, cercando di allontanarmi da quella zona,
trattenendomi leggermente la parte vittimizzata.
Di sicuro, non avrei mai più voluto incontrarlo così da vicino,
non avrei voluto farmi nuovamente male.
Ma proprio quando lo feci, mi passai il dorso della mano sulla fronte,
accorgendomi che la superfice cutanea risultò poco liscia e particolarmente secca.
Immediatamente, la accarezzai lentamente
provando a capire di che cosa si trattasse.
 Ricordo che al momento non riuscii a comprenderlo,
visto che il tatto non era il punto su cui facevo grande affidamento.
Così, lasciai perdere. Non mi ci soffermai più di tanto.
Provocava un dolore intenso,
ma sapevo che avrei dovuto continuare a concentrarmi.
Abbandonai la mano nel vuoto,
e cercai di effettuare qualche passo in avanti,
allontanandomi il più possibile dalle pareti,
visto che adiacenti ad essi ricordai di aver avvistato molti oggetti.
Eppure nonostante la mia attenzione fosse ottima,
percepii delle dita solleticarmi in vari punti del collo:
 
“Pensi ancora che l’oscurità non possa avere un nome?”
 Il personaggio si espresse con voce soave e velenosa.
 
Senza rendermene conto, appena percepii il suo tatto,
cominciai ad allontanarmi molto velocemente,
continuando a voltarmi in varie direzioni,
confusa ed estremamente spaventata dalla sua reazione.
 
Ma non retrocessi.
Non avevo intenzione di tornare indietro.
Se lo avessi fatto, non sarei mai stata capace di uscirne.
Perciò, piuttosto che perdere il controllo e tentare di scappare dalla paura,
avrei voluto tentare fino alla fine di riuscire ad evadere da quella maledetta stanza,
aprendo la porta che si trovava posta di fronte alla mia direzione,
avvistata qualche secondo prima che il luogo fosse ancora illuminato.
 
Dopotutto il dolore alle ginocchia e la mano dolorante
decisi di iniziare ad accelerare il passo,
mantenendomi in equilibrio e proiettando i passi sempre diritti.
 
Respiravo affannosamente e ormai le mie energie stavano per scarseggiare,
perciò avrei dovuto fare una pausa il primo possibile.
Allo stesso tempo, però, avrei dovuto muovermi,
altrimenti non ce l’avrei fatta.
 
Il ragazzo però, non me la diede per vinta,
proseguii con il suo sfiorarmi la pelle delle braccia, delle gambe e persino del viso.
Inoltre, più volte mi spinse aggressivamente verso l’ignoto,
facendomi perdere il senso dell’orientamento più volte.
 
Anche se tentai ripetutamente di fermarlo,
il mio svantaggio mi portava ogni volta alla sconfitta,
facendomi prendere e pizzicare molte volte.
 
Quella schifosa sensazione di percepire le sue mani lungo il mio corpo,
mi metteva ribrezzo e mi faceva sentire inutile e impotente,
così tanto da iniziare a farmi impazzire letteralmente:
 
“Smettila!”
Gridai improvvisamente,
agitando le braccia esattamente come una bambina viziata,
subito dopo essermi accorta di aver preso un forte spavento,
per colpa della mia stessa ombra.
 
“Che stupida! Quando avrai perso la strada,
verrai consumata da te stessa”
Riempii immediatamente l’oscurità con quelle parole,
che non fecero altro che solleticare ulteriormente la mia paura.
 
Finché tutto d’un tratto svanì nel nulla, proprio come aveva fatto precedentemente,
lasciandomi sola al centro di quella stanza.
Successe tutto così velocemente, esattamente come aveva fatto prima,
solo che questa volta sembrava essersi allontano sul serio.
 
È vero, i miei occhi non avrebbero potuto vedere nulla,
ma il cuore riusciva a farlo,
perciò nonostante potevo considerarlo solamente come un sogno,
la mia mente non perse la ragione di vita.
Ancora una volta proseguii,
effettuando dei movimenti decisi e ben costruiti.
 
§§§
 
Beh, a questo punto avrei dovuto rendermi conto
che il buio non era l’unica cosa da cui poteva essere formata l’oscurità.
Avevo capito che aveva un nome.
 
Bruscamente, mi resi conto che il mio cammino si allentò,
cominciando a percepire dei rumori pesanti a pochi metri di distanza.
Non ero a conoscenza dell’oggetto in questione,
ma di sicuro non si trattava di soli passi.
Dopo pochi secondi, infatti quel suono divenne quasi assordante,
fin tanto da farmi perdere la concentrazione.
Tutto ciò accadde a causa di una lanterna gettata pesantemente al suolo,
che per poco non sfigurò la mia guancia destra.
Immediatamente mi accasai a terra proteggendomi,
portando le mani al volto.
Subito dopo essermi assicurata dello stato della mia pelle,
fissai l’oggetto sorpresa ma allo stesso tempo spaventata,
notando che il vetro da cui era costruito si era rotto in mille pezzi,
facendo così, fuoriuscire la fiamma
che comincio a pervadere una parte ben delineata del pavimento.
Impossibile direte,
invece era proprio così.
Quel calore si fece trasportare da alcuni segmenti tracciati profondamente al suolo,
adiacenti alla lanterna, che costituivano una lettera dell’alfabeto:
“L”  
Pronunciai a bassa voce,
rimanendo affascinata dalla fiamma che continuava ad ardere intensamente
lungo la linea verticale e quella orizzontale che formavano quel simbolo.
 
“Si, L è il nome”
Commentò il presunto ragazzo alla mia sinistra
che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
 
A quelle parole, non avevo intenzione di voltarmi per guardarlo,
visto che la luce che trasmetteva il fuoco lo rendeva molto visibile.
Decisi invece di chiudere gli occhi
e abbandonarmi al vento che coinvolgeva le fiamme ardenti.
“E’ così che pensi di non aver paura?”
Domandò la sua voce incredula.
“Io non credo che sia una buona idea”
Pronunciò quelle parole con un tono intenso e tremendamente seducente,
che sfiorarono appena le mie guance, lasciandone un segno fondo.
Successivamente, decise di cominciare a farle scivolare lungo la mia pelle,
tentando di arrivare molto lentamente alla mia bocca.
Ma sfortunatamente, prima che lo facesse,
lo fermai, proiettando il mio braccio sinistro verso il suo torace,
cercando di spingerlo altrove.
Ma, come avevo già immaginato,
lo bloccò, stringendo violentemente il mio polso,
non lasciandomi la possibilità di muoverlo.
 
“Che diavolo stai facendo! Lasciami andare!”
Gridai con tutto il fiato che riuscivo ad aver in corpo.
Mi dimenavo insistentemente,
cercando di trovare una via d’uscita,
nonostante tutta quella forza mi stasse rompendo ormai le ossa della mano.
 
“Stai ferma!”
Disse digrignando i denti con far autoritario,
stritolando maggiormente la presa.
 
Quella sua aggressiva autorità non fece altro
che farmi stare peggio,
aumentando di grado la mia voglia di allontanarmi dal suo torace.
 
Ma proprio quando tutto sembrava fin troppo perfetto per essere vero,
notai per la prima volta i suoi occhi neri che divennero evidenziati ancor di più
dalle fiamme che non avevano intenzione di smettere di fermarsi,
lasciando intravedere il suo sguardo felino e altamente attraente,
che era quasi impossibile non fermarsi ad ammirarlo.
Inoltre la luce appena accentuata metteva in primo piano la linea delle sue labbra,
non esageratamente carnose, ma particolarmente espressive,
esattamente come la comunicazione che trasmettevano i suoi occhi,
impazienti ed estremamente ossessivi,
che rappresentavano eccellentemente la sua personalità.
In secondo piano invece, trasparì ciò che indossava:
Una giacca di pelle, una canotta, dei pantaloni jeans e degli anfibi completamente di colore nero,
che mettevano ben in evidenzia quel suo lato combattivo e prepotente.
Qualsiasi cosa che faceva parte del suo corpo faceva intravedere ciò che era realmente,
senza nessuna paura di mostrarlo.
Quel ragazzo era sicuro si sé, ma non era un aspetto che mi infastidiva,
anzi, in quel momento aveva cominciato a far parte anche della mia persona,
perciò non avrei potuto controbattere sulla questione.
Faceva bene ad esserlo, fin quando non mi avesse coinvolta nella sua potenza.
Purtroppo, lo aveva fatto e questo non potevo permetterglielo ancora per molto.
 
Come era sicuro del suo amore verso quella paura,
anche io ero decisa a voler proseguire con la prossima prova.
Avevo paura di lui, di ciò che mi avrebbe potuto fare,
ma non di certo per il motivo principale per cui non riuscivo a vedere.
L’oscurità non avrebbe mai potuto vincere contro di me.
 
“Tu non mi fai paura.
Se manca poco all’uscita, lasciami proseguire.”
Risposi alla sua esclamazione soffocata, pochi secondi dopo
essermi pietrificata davanti a tale magnificenza.
 
Tutto d’un tratto decise di stringere fortemente le mie spalle,
e di scaraventarle contro una struttura piatta in legno,
proprio di fronte a me, che quasi andò a sfregare un pochino la mia pelle adiacente ad essa.
 
Presi un gran spavento,
a causa della precedente fiamma che invadeva quella zona,
che per poco non bruciò la superficie cutanea dei miei polpacci.
Esse, difatti si spensero poco prima che L mi spinse in quella direzione.
 
Successivamente, rimase per circa un minuto immobile,
senza che i suoi occhi si staccassero dai miei,
mettendomi immediatamente in soggezione e sotto pressione.
Tentai in tutti i modi quindi di retrocedere,
sperando che ci fosse una fine a quella struttura,
ma in realtà mi resi conto che non c’era
e che molto probabilmente si trattava di una porta,
almeno da come ero riuscita a percepirla.
Perciò, non avrei potuto fare molto per evadere da quella situazione.
In poche parole, dovevo attendere ed escogitare un piano,
in modo che non mi potesse più avere in pugno.
Di sorpresa intravidi che sotto la sua giacca il suo petto si alzava e abbassava lentamente,
facendomi intuire il suo stato infastidito e stanco:
“Non lascerò mai che tu possa vincere in questo modo.”
Asserì, accarezzandosi le labbra con la lingua.
 
Solo a quel punto compresi ciò che aveva realmente in mente di fare.
Quella per me sarebbe stata una prigione,
in cui tutti quelli che vi entravano non potevano più uscirne.
Per nessun motivo al mondo.
Nemmeno se avessi vinto quella paura.
Questo però non era ragionevole e non faceva parte del loro gioco.
No. Il ragazzo stava imbrogliando.
 
In quel momento però,
sentii la porta aprirsi dall’esterno,
facendomi trasferire verso la via che oltrepassava
quel lungo corridoio per lo più oscuro in cui mi trovavo.
Tutto ciò che successe in pochi attimi
mi fece perdere il senso dell’orientamento,
ma allo stesso tempo mi salvò da quella brutta esperienza. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: YlariaJongIn