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Autore: The son of rage and love    07/09/2014    2 recensioni
Kurt Gallagher è un ragazzo buono, intelligente, suona la chitarra da quando era piccolo e ha una band.
Ma il destino gli ha fornito delle pessime carte, portandolo su cattive strade e rendendo la sua esistenza un totale fallimento. La musica è l'unica a non averlo mai abbandonato, e con lei è riuscito a rialzarsi e a riprendere in mano la sua vita.
I problemi ci sono ancora, sempre, ma tutto sommato la sua vita ha preso una piega positiva, finché un giorno non incontrerà qualcuno: una ragazza, un esempio per molte persone, ma che in quel momento non può essere l'esempio di nessuno. Come lui, avrà perso la sua strada e Kurt cercherà di aiutarla a ritrovarla.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed ecco che, come sempre, mi ritrovavo a scaricare materiale audio, amplificatori mastodontici e chitarre costosissime da un camion, attrezzature che poi avrei dovuto portare nel backstage. Ma stavolta era diverso, c'era un'aria differente e non solo perché non eravamo più in California. Era il mangiare schifezze, scherzare con i ragazzi che lavoravano con me e dormire in un bus. Eravamo tutti quanti in tour, non solo la band.
Avevamo preso un aereo un paio di giorni prima da Los Angeles ed eravamo atterrati ad Hartford, in Connecticut, prima tappa del Monumentour dei Paramore. Lì ci attendevano i vari bus che ci avrebbero fatto da casa per i prossimi mesi e ci concessero un giorno per sistemarci dentro ad essi. Non erano certo delle regge, ma erano forniti di tutto ciò di cui si aveva bisogno: letti, un bagno e soprattutto un minifrigo e una dispensa piena di merendine.
All'alba del giorno successivo eravamo già in piedi a sistemare il backstage, i camerini degli artisti e un buffet di proporzioni bibliche riservato al personale, del quale grazie al cielo facevo parte.
Quel pomeriggio dovevo assicurarmi che nessuno effettuasse un attentato terroristico durante il Meet & Greet con la band. Ma per fortuna l'unica che decise di fare qualcosa di pazzo fu proprio Hayley, che lasciò tutti di stucco presentandosi con una chioma azzurra che le stava stramaledettamente bene.
Quella sera potei godermi lo show dal backstage, dal lato di Taylor, al quale dovevo passare velocemente le chitarre durante le pause che Hayley gestiva con discorsi o con il suo solito "riscaldamento" vocale, intrattenendo il pubblico. Hayley. Troppo bella per essere vera ma che aveva deciso di esibirsi con addosso un paio di pantaloni da box che mi fecero pensare la pagheranno sicuramente per indossarli. Ma a parte il più assurdo tra tutti gli outfit della cantante, lo show d'apertura andò alla grande come sempre.
Avrei assistito a mesi di concerti dei Paramore, avrei lavorato a stretto contatto con loro e mi avrebbero anche pagato, poteva andare meglio di così?
Lo show terminò con una pioggia di coriandoli e con le grida sfrenate dei fan che chiamavano il nome della band che ormai era corsa fuori dal palco, stremata. Passai una bottiglietta d'acqua e un asciugamano per il sudore a tutti i componenti che si lasciarono andare in un misero abbraccio di gruppo per festeggiare la prima performance del tour, e dopodiché si ritirarono per farsi una doccia e riposarsi. Beh magari sono solo troppo stanchi per festeggiare, pensai, mentre noi dello staff recuperammo le varie strumentazioni e le caricammo sui vari bus per l'imminente viaggio verso la prossima tappa del tour.
Quella notte dormii come un ghiro, ero esausto, niente e nessuno sarebbe riuscito a svegliarmi, eccetto la sveglia all'alba da parte del nostro caro supervisore sposato con la sua dannatissima cartellina piena di fogliacci.

Il tour proseguiva alla grande, i Paramore spaccavano ogni sera ed io ero già a pezzi malgrado fossimo solo alla quinta tappa.
Eravamo a Toronto, in Canada, e per lo show di quella sera la band si sarebbe esibita in un fantastico anfiteatro affacciato sul lago Ontario.
Mancava poco più di un'ora all'inizio del concerto, era praticamente tutto pronto e gran parte dello staff si stava rifocillando con il cibo delizioso del buffet. C'erano anche Taylor e Jeremy, e a loro si unì anche Justin, fratello del chitarrista ritmico, e malgrado l'imminente esibizione sembravano tutt'altro che tesi. Ridevano e scherzavano ingerendo quantità indicibili di pasta e patatine, mentre io sgranocchiavo svogliatamente un trancio di pizza, come se tutta l'ansia per quel concerto l'avessero trasmessa a me.
Mi chiedevo come facessero: ogni volta che io salivo sul palco con la mia band mi si chiudeva lo stomaco ore ed ore prima dell'esibizione, e di certo non avevamo un pubblico composto da migliaia di persone.
Stavo finalmente buttando giù l'ultimo boccone di pizza quando mi sentii chiamare.
- Gallagher puoi darmi il cambio? - Chiese uno dei ragazzi affacciandosi nella sala.
Mi voltai verso di lui e annuii per poi pulirmi la bocca e avvicinarmi.
- Dovresti portare questi nel camerino infondo a destra... Laggiù. - Mi disse porgendomi alcune cose mentre mi indicava la direzione.
- Ci penso io. - Risposi e lui mi sorrise.
- Grazie, non ho ancora fatto pausa. Ho bisogno di una pizza, una birra e una sigaretta. - Ridacchiò mentre entrava nella sala del buffet.
Mentre avanzavo verso il camerino abbassai lo sguardo su ciò che stavo portando: indumenti, asciugamani e quelli che sembravano dei trucchi. Mi saltò all'occhio una scatolina bianca e blu, con la scritta Xanax rivolta verso l'alto. Chi aveva bisogno di farmaci ansiolitici così potenti? La risposta era piuttosto ovvia visti i trucchi e gli abiti stravaganti, ma non feci in tempo a formulare tale pensiero che mi ritrovai davanti alla porta del camerino.
Bussai e ricevetti un "avanti" da una voce ormai fin troppo familiare come risposta.
Entrai e sollevai lo sguardo, incrociando quello di Hayley attraverso il grande specchio posto davanti a lei. Dietro di lei c'era il suo parrucchiere che le sistemava i suoi nuovi capelli azzurri.
Tornai subito a guardarmi i piedi e mi avvicinai senza proferire parola. Poggiai, o meglio, cercai di poggiare tutti i trucchi sul bancone, ma come se non fosse già tutto molto imbarazzante ne feci cadere alcuni.
- Sono Brian, piacere. - Esclamò il parrucchiere, porgendomi una mano mentre ero intento a raccogliere tutto quello che avevo buttato per terra. Sollevai lo sguardo verso di lui e sorrisi.
- Kurt, piacere mio. - Gli strinsi la mano mentre mi rialzavo e cercavo di poggiare quei trucchi sul bancone davanti a me, senza farli cadere di nuovo. Sentii distintamente il parrucchiere sussurrare un “è carino” e Hayley rispondere con uno svogliato “è tutto tuo”. Perfetto, pensai, con la fortuna che ho mi ritroverò sicuramente a dover spiegare che non sono gay.
- Quelle non sono mie. -
- Come? - Chiesi quando Hayley prese parola, abbandonando i miei stupidi pensieri.
- Le pillole, non sono mie. - Spiegò, indicandole con una mano e guardandomi ancora attraverso lo specchio.
- Oh... D'accordo, deve... Deve esserci stato un errore. - Dissi confuso e imbarazzato, ma comunque sollevato dal fatto che lei non prendesse quella roba.
Così presi la scatolina e me la misi in tasca, riprendendo gli asciugamani e i vestiti e spostandomi in un'altra parte della stanza dove cominciai a metterli in ordine.
Poco dopo Brian finì di sistemare l'acconciatura di Hayley e riordinò le proprie cose.
- Credo che andrò a mettere qualcosa sotto i denti. - Annunciò avvicinandosi alla ragazza e posandole un bacio sulla guancia.
- Certo, va pure. - Sorrise.
- È stato un piacere Kurt. - Mi disse mentre si avviava verso la porta.
- Anche per me. - Risposi, sollevando lo sguardo e sorridendo, lievemente imbarazzato.
Dal momento in cui chiuse la porta ed io e Hayley restammo soli ci furono alcuni istanti di silenzio. Poi, nel momento in cui anche io stavo per andarmene, lei si alzò e si portò davanti a me.
- Tirale fuori. - Disse seria, porgendo una mano.
- Di che parli? - Chiesi, confuso.
- Delle pillole. - Continuò ed io rimasi ad osservarla per alcuni istanti.
- Pensavo... -
- Non pensare, dammi solo le pillole. - Mi interruppe e a quel punto tirai fuori dalla tasca la scatolina, che lei mi strappò di mano.
La osservai mentre tornava verso il bancone e prendeva una bottiglietta d'acqua.
- Non guardarmi così. - Mi lanciò un'occhiataccia attraverso lo specchio mentre apriva la scatolina.
- Così come? - Chiesi corrugando la fronte.
- Come se mi stessi giudicando. - Rispose, buttando giù una pillola con un po' d'acqua.
Abbassai lo sguardo.
- Non ti sto giudicando, solo... Vacci piano con quelle. - Scossi appena la testa e la sentii abbozzare una lieve risata.
- Certo dottore. - Rispose sarcastica.
Non dissi altro e mi avviai silenziosamente verso l'uscita.
- Le prendo solo prima dei concerti... - Esclamò un attimo prima che aprissi la porta. - Per... Reggere la tensione. - Aggiunse, mentre giravo la testa verso di lei. Stavolta non fui io ad abbassare lo sguardo e in quel momento mi sembrò tremendamente fragile.
- Gli altri non lo sanno. - Mormorò tenendo lo sguardo basso. Capii perfettamente cosa voleva dirmi.
- Non sarò io a dirglielo. - Risposi, scuotendo appena la testa e facendo spallucce. La vidi sorridere. - In bocca al lupo per stasera. - Aggiunsi mentre mi avvicinavo alla porta, lasciando cadere il discorso.
Risollevò lo sguardo verso di me - Crepi il lupo. -

Mi ritrovai a guardare il concerto da un angolo del backstage. Ma in realtà non lo stavo guardando, non ascoltavo nemmeno la musica, ero solo immerso nei miei pensieri.
Quindi era così che funzionava? Una  pasticca ed ecco la Hayley scatenata e disinvolta che tutti conoscevano e amavano?
Conoscevo bene quel farmaco, mia madre lo prendeva prima di passare a cose più pesanti e meno legali, ma anche se lo Xanax era riconosciuto come farmaco aveva tutte le caratteristiche delle droghe pesanti.
Ero arrabbiato, no, non era il termine giusto, forse... Deluso. Ciò che diceva nelle interviste, che non toccava l'alcool e che non aveva bisogno di questo tipo di cose erano solo menzogne. Ma allo stesso tempo sentivo una forte tristezza e compassione. La sua vita non doveva essere tanto rose e fiori come la si immaginava, altrimenti non l'avrei trovata ubriaca ad una festa piena di tossicodipendenti e non avrebbe dovuto prendere certi farmaci per controllare l'ansia prima delle esibizioni.
Lo show terminò, e come ogni sera passai acqua e asciugamani ai componenti della band. Hayley mi guardò mentre prendeva la sua bottiglietta d'acqua e sembrava che volesse dire qualcosa, qualcosa di più del semplice "grazie" con il quale si allontanò, lasciando il backstage con il resto della band.
Dopo le usuali "operazioni" post concerto potei finalmente buttarmi su quella specie di tavola di legno che dovevo chiamare letto, ma dopo una giornata passata a sgobbare era comunque la sensazione più bella del mondo.
Meno piacevole era il fatto che, pur essendo esausto, non riuscivo a prendere sonno. Con la mente tornavo a pensare a quella ragazzina dai capelli azzurri che si stava solo facendo del male probabilmente senza neanche rendersene conto. Ma infondo non erano affari miei, era stato un caso che io avessi saputo delle sue pillole e di certo lei non voleva parlarne, non con me almeno.
Fermai quei pensieri prima che mi privassero completamente delle mie ore di sonno, così, per evitare che tornassero, presi il mio iPod e lo misi su riproduzione casuale, addormentandomi sulle note di Comfortably Numb.
 


ANGOLO DELL'AUTORE

Booom a tutti, miei cari lettori! Su su, ditemi, come sta venendo 'sta fanfiction?
Ammetto di essere in una fase di totale blocco artistico causata dal troppo cazzeggio e ho fatto una fatica immane per scrivere questo capitolo. E mi rendo conto che per ora non ci sia molto movimento nella storia, soprattutto perché mi sono perso nelle paranoie del nostro protagonista e in questa grossa fase introduttiva, ma vi assicuro che già dal prossimo capitolo il tutto si farà più interessante (:
Perciò: ringrazio LaylaParamour e Lonni per le recensioni , a voi ragazzi e ragazze che avete scelto di leggere gli sfoghi artistici e letterari del mio cervello dico recensite (quanto amo ripetermi) eee... Basta, enjoyatevi questa storia :D

Peace.

Ps. Comfortably Numb è un pezzo dei Pink Floyd, dall'album The Wall e... Spero che ne foste già al corrente perché la mia ira Floydiana potrebbe abbattersi su di voi :')

Pps. Scherzo ovviamente, non sono uno di quelli che "Aaaah non sai in che tonalità viene suonato l'assolo del sesto pezzo nel secondo album di Jimi Hendrix? Non sei degno di condividere l'ossigeno con me!" giusto per intenderci :')

Ppps. Giuro questo è l’ultimo post, post, post, post, post… Ehm, dicevo: ho deciso di non inserire i Fall Out Boy in questo Monumentour, principalmente per il fatto che non gli ascolto e non saprei davvero cosa scrivere su di loro perché non li conosco per niente :’)
  
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