Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: __Di    07/09/2014    3 recensioni
In amore, c'è bisogno di un cuore di stagno che si possa rimaneggiare, rimodellare, c'è bisogno di una testa di marmo che possa reggere il colpo, durare. I sentimenti possono cambiare, sì, ma possono anche durare nei secoli, duri e forti come delle catene di quel ferro buono che neanche le tenaglie più forti possono spezzare.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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shottina

Iitai koto wa asu ie


2. Ame futte ji katamaru






Ha dormito.
Non è una gran novità, lui dorme facilmente, perché i guerrieri devono potersi rifocillare col sonno per affrontare un'altra sfida, un'altra missione. Ma stavolta si è sentito sospeso in uno stato di inspiegabile incertezza, non si è effettivamente riposato, ha solo oziato.
È buio fuori e c'è un lume acceso in un angolo della stanza, anche senza riposarsi del tutto, ha dormito tanto, ore ed ore.
Si stiracchia appena e chiude di nuovo gli occhi. Magari senza pensieri, riesce effettivamente a dormire un po' meglio. In fondo, è mal ridotto e riposare non può fargli che bene.
Qualcosa di ghiacciato gli sfiora dolcemente il viso, appena appena, poco sopra il suo orecchio.
Spalanca gli occhi, quel tocco è inconfondibile e deve trarlo a sé il prima possibile, in maniera tale da non farlo andare via.
Agguanta il suo polso.
«Calma, calma Kuro-pii.» pigola la sua solita vocina.
Si guarda intorno e, sì, lì seduto a non più di un palmo da lui, in tutta la sua bizzarra presenza c'è quel cretino del mago. Lo mette a fuoco a fatica, forse per la poca luce nella stanza. Ma è lui, indubbiamente, con quel sorrisino ebete stampato sulla faccia magra. Un kimono forse turchese con dei fiori scuri, gli occhi vispi ma l'aria stanca, i capelli slegati. Sembra che sia stato quell'idiota ad aver un incontro ravvicinato con uno shinigami e non lui. Nella penombra di quella stanza, sembra una specie di spettro, sì.
Kurogane mostra i denti in un ringhio profondo. «Che ci fai qui?».
«Hai ragione, lo sai? È davvero bello il tuo paese, in inverno...» mormora guardando qualcosa fuori, nel buio, assorto.
Il ferito sbuffa e lo guarda di taglio, come a volerlo incenerire. «Che diavolo ci fai qui?».
Sorride. «Mi hai fatto spaventare, volevo vederti sveglio e poi... Tomoyo-hime ha detto che volevi vedermi anche tu».
«Sto bene.» annuisce e fa per alzarsi.
L'idiota si sporge in avanti e gli poggia una mano sul petto, per farlo star buono a letto, proprio all'altezza dello sterno. «Non ci provare, ci hanno messo delle ore per risistemarti, Kuro-pippi. Eri davvero ridotto male».
Non l'ammetterebbe mai, neanche sotto tortura, ma il suo cuore perde un battito. Geme appena e sospira a lungo, imprecando a mezza bocca contro di sé e quel suo stupido e inutile sentimento, anche perché è quasi morto da infelice, anche se da guerriero. Lo vuole ancora, forse anche più di prima. Ma gli fa male anche questo, in aggiunta alle ferite: il mago è lì, è davvero lì, e non può esserne veramente felice, perché sì, è lì, ma il suo cuore è già lontano.

Silenzio. Sono distanti, normalmente quando si incontrano non parlano, vanno semplicemente a letto, e quindi questa cosa non l'ha mai notata davvero (o non l'ha voluto fare). Ma è evidente la spaccatura che si è venuta a creare. Ed è doloroso, quel silenzio, perché per un po', mentre stavano insieme durante i viaggi, erano complici ed è quella complicità che gli manca: la possibilità di poter stare con lui senza parlare e sentirsi appagato comunque, sazio della sua semplice presenza.
Non può credere di averci pensato, si dovrebbe prendere a pugni se solo fosse in sé, è davvero un cretino. È diventato un cretino.
Kurogane fissa quell'idiota in silenzio, la testa e la schiena rialzate su una montagna di cuscini. Sospira, fiaccamente, rumorosamente e lo fissa.
Imbarazzato anche lui da quel silenzio, il mago prende a massaggiarsi il collo e sorride. «Quel─Quel tizio... mi sono permesso di ucciderlo.» mormora poi, la voce gli trema. «Ti stava per colpire e... cavoli!».
«Eri davvero tu, quindi... mi sembrava la tua magia in effetti.» ghigna amaramente. «Quel verme era davvero pericoloso».
«Sì, sì.» annuisce. «Te la sei cavata, però...».
Kurogane non dice niente. Ma, acuto, capisce da come sta parlando che non è l'imbarazzo che gli fa tremare la voce, è sinceramente preoccupato per lui.
«Non so davvero come tu abbia fatto...» mormora. «Perdevi molto sangue... io, non lo so... ti davo per spacciato, lo sai?».
«Sei uno stupido.» sibila e un po' si sente onorato: qualcosa c'è ancora nel suo cuore, sennò perché sarebbe ancora lì.
«Ma sei stato formidabile, come sempre!» pigola agitando le mani. «Fantastico, davvero».
Sospira. «Avevi dei dubbi?».
«Mai.» sorride e si tira su, in piedi. «Io...».
Lui lo guarda, di taglio. «Vai già via, eh?» mormora arricciando le labbra.
«Sì. Volevo solo... insomma...» comincia a balbettare.
«Scopare?» sibila.
L'idiota scuote il capo con una certa aria di disapprovazione, come a simulare una specie di fare perentorio. «Non essere così sboccato, Kuro-rin... sennò nessuno vorrà uscire con te».
Il ninja mostra i denti in un ringhio profondo. «Quello facciamo, sbaglio?».
Il mago lo guarda, gli occhi sgranati e un'espressione quasi terrorizzata a sfigurargli il volto ancora estremamente giovane. No, non è terrorizzato è più... spiazzato.
«Cosa? Cos'è non è forse vero?» bofonchia. «Tu vieni qui solo per scopare.» sibila duramente. «Ogni volta mi ci fai sperare e invece vai via. Con la solita scusa “è per il tuo bene, sono un disastro, io”».
«Io─» sospira debolmente.
«Beh, io sono stanco.» mormora in tutta risposta. «Questa situazione è... troppo. Credevo mi bastasse anche solo vederti una volta ogni tanto, ma... non è così».
«Kurogane... ti prego...» sospira e deglutisce a vuoto.
Il nome, il suo nome: lo pronuncia solo quando è pronto ad andare, quando vuole tenerlo lontano ed essere il più impersonale possibile. Ma lui l'ignora, non gliene può fregare di meno, di base. «Questa volta io non farò niente per farti restare.» ringhia adirato, ma già lo sa che non sarà possibile: lui vuole il mago e basta. «Devi essere tu a scegliere, ma sappi che se sceglierai di andartene è finita per sempre. Anche se... forse è proprio questo ciò che vuoi. Se vuoi andartene, vattene e non tornare».
Inaspettatamente, il mago ha abbastanza palle da non prendere e sparire tutto insieme, di punto in bianco. Ha la bocca aperta, ma non esce un suono, eppure sembra voler parlare, volergli dire qualcosa, qualunque cosa. «Io─» continua a bofonchiare.
«Tu?» sussurra accigliato.
Si inginocchia di nuovo e gli prende la mano tra le sue. «Ti amo. Tanto e...» si ferma, la sua voce trema, il respiro gli si spezza, pare sia sul punto di piangere, chiude gli occhi per un istante e poi lo guarda sorridendo. «Cerca di capirmi io... io lo faccio davvero per te. Io non posso restare per cui,» sorride appena. «è finita, va bene così».
Il sangue gli ribolle nelle vene e la rabbia gli monta nel cervello. «Perché? Spiegami perché. Perché non puoi restare? Cosa te lo vieta? Il tuo fratello morto? Il maledetto mago che per poco non t'ammazzava? Chi cazzo te lo vieta?!» brontola. Ecco, ha perso del tutto la pazienza.
Scuote il capo. «Kurogane...» lo chiama piano, come a richiamarlo all'ordine, ignora anche le sue provocazioni, maledizione, voleva almeno una maledetta risposta e invece...
«E quindi hai già deciso?» sospira. «Vattene, forza. Però tu non mi rivedrai più. Niente trucchi, mago, niente magie, niente incantesimi. Non potrai più venire qui, vedermi o controllarmi e... Io mi rifarò una vita.» ringhia.
L'idiota gli si getta addosso senza mezze misure, senza curarsi affatto di quelle ferite che magari ancora gli dolgono. Lo stringe dolcemente tra le braccia e intreccia le dita tra i suoi capelli. «Sì. D'accordo. È bene che tu vada avanti e cercherò di farlo anche io. Non tornerò più, va bene. Io ora vado e...» farfuglia e cerca di staccarsi da lui. «E quindi... cerca di, superarla, eh? Perché questo è un addio e gli addii non si revocano, eh?».
Silenzio, di nuovo, mentre il mago fa per alzarsi.
«Non lo accetto .» gli soffia addosso sollevando il braccio destro quel tanto che basta da poggiarglielo pesantemente intorno alla vita. «Ti ho permesso di fare come cavolo volevi fino ad oggi, ma da oggi si fa alla mia maniera e se osi andartene...».
«Non mi vorrai più vedere, l'hai già detto. Forza ! Ho scelto, lasciami andare.» sussurra un po' divertito.
Kurogane ringhia, riconoscendo quel tono. «No, al costo di dover chiedere favori a maghi più pazzi di te, verrò a cercarti e ti riprenderò! Vedi che puoi fare... Io so che sei disperato, lo vedo, quindi cerca di non stare male neanche tu: tu sei una mia responsabilità, io ho scelto di lasciarti vivere... devi stare con me, l'ho deciso io».
L'idiota ride e gli poggia una catena di baci sul collo, uno dopo l'altro, delicatamente, poi si stacca da lui e gli sorride, debolmente. «No... io vado. Ho-Ho deciso, io vado.» annuisce.
«Tu mi ami ancora, no?» mormora il ninja, non per averne conferma, è semplicemente una domanda retorica: i suoi sentimenti sono ovvi, gli tira indietro la testa per guardarlo meglio. «Se mi ami ancora devi restare e almeno darmi una spiegazione, me la merito.» replica.
«Se... se ti dicessi che ne va della tua vita? Che per avere me non avresti─» deglutisce a vuoto, gli occhi lucidi che cerca di staccare da lui con scarso successo, arriccia il naso mentre tira su le lacrime e il muco, presumibilmente. «Se ti dicessi che non avresti possibilità di sopravvivere? Sarebbe stupido, no? Farsi ammazzare per gli affari miei... per stare solamente con me, non sono un grande acquisto... non ne vale la pena, non sono niente io... meriti di meglio, no? Faresti bene a trovarti una brava donna, paziente, magari, e...» si ferma di nuovo, gli occhi larghi, disperati. Sì, non sbagliava. «Metter su famiglia. Cominci ad avere una certa età, Kurogane...».
Lui non sa cosa dire. In fondo si tratta di lui, di quel cretino di mago, con cui, non ha ben capito perché, ogni volta che gli chiede di restare con lui, si finisce a parlare di bambini. Come se lui volesse essere alle prese con dei mocciosetti, gli bastano i capricci del mago. «Sono le tue solite stupide idee?».
«Può darsi, Kurogane. Può darsi. Io non─non riuscirei a vivere se... sapessi di averti tolto la vita che desideravi o... averti portato alla morte, eh?» sospira e scuote il capo. «Per questo è un addio».
«No.» ringhia e se lo stringe addosso nervosamente, incazzato e infiammato da un qualcosa che va ben oltre quelle sue stronzate: non sa se è amore o solo spirito di possessione, gelosia...  o forse la mistura tra i due. È un cretino, quello lì. «Non lo accetto, non ci penso neppure. E poi chi ti dice che la vita che desidero non è con te?».
L'idiota sta a bocca aperta. «Ma... io─» cerca di dire.
Lui sospira, lo stringe dolcemente. «Smettila! Non me ne frega niente. Devi stare con me e basta, a meno che non abbia una vera motivazione per lasciarmi, in tal caso se questa mi aggraderà mi farò da parte».
«Non voglio litigare con te... sei stato male e...» comincia a dire, la voce gli trema. «Tu sei stato un bravo compagno, Kurogane. E non è che io volessi solo la tua compagnia per... impegnare il tempo... ti amo sinceramente, con tutto il cuore. Perciò ti chiedo di lasciarmi andare... lo so che sembra assurdo, ma non ho intenzione di permetterti di morire per causa mia».
«Facciamo a modo mio per una volta, mh?» sussurra, interrompendolo sfiorandogli le labbra con le sue, col chiaro intento di divorarlo ma si ferma in tempo. Gliene frega in maniera del tutto relativa delle sue parole, delle sue cazzate, di quelle idee malsane per il suo bene. «Ti ho lasciato giocare coi miei sentimenti per troppo tempo... aspetta fino a domani. Pensaci: se sceglierai di stare con me a qualsiasi orario, vieni qui e infilati a letto con me, nulla di più. Devi essere tu a scegliere non io, io ti ho sempre scelto ed è ora che sia tu a scegliere, non io. Ma dovrai dirmi, se andrai via, il vero motivo per tutto questo... perché seriamente sarà l'ultima volta che ci vedremo, e se mi ami davvero, mi dovresti almeno una spiegazione.» mormora, accarezzandogli il viso, appena un po' alterato.
«Perché mi vuoi ancora?» gli domanda.
«Per lo stesso motivo per cui tu stai qui con me in questo momento e non ti opponi granché... perché lo sai anche tu che senza di me non vale la pena...» risponde sciogliendo l'abbraccio. E lui lo guarda con aria colpevole e sembra un cucciolo abbandonato, e prima bastonato, con quegli occhi così. «Dai, non fare l'idiota, pensaci almeno eh? Sarò paziente solo quest'ultima volta... Se domani te ne andrai... non esisterai più per me, va bene?».
Sorride appena, debolmente, sincero. «Sei davvero troppo buono Kuro-tan.» sussurra baciandogli le labbra delicatamente. «Aspetta fino a domani, allora...».
«Voglio dirti un'ultima cosa.» gli soffia addosso, prima che si stacchi da lui. «Sembrerà stupido, ma se potessi vivere anche solo un giorno intero con te, di nuovo... come prima, a me basterebbe. Non mi è mai fregato delle conseguenze: non ti avrei portato con me, sennò.» ringhia. «Io voglio stare con te e basta. E se il tuo timore è che io voglia una famiglia e ti abbandoni in un prossimo futuro, non ci pensare neanche. Ho già molte beghe con te, e non mi andrò a cercare un altro rompiscatole... ormai sono abituato a te».
Silenzio, rotto appena da un singhiozzo, e poi un altro e un altro ancora. Il mago gli crolla addosso, trema. Le sue spalle sembrano quelle di un uccellino, vibrano, a ogni suo singhiozzo. Sta piangendo, terribilmente.
«Non─Non avere fretta, puoi pensarci anche un giorno di più, se vuoi.» mormora cercando di consolarlo in qualche modo, anche se è stato lui a calpestargli il cuore, sembra Kurogane il cattivo della situazione.
«Scusami! Non dovevo piangere, lo so.» farfuglia. «Non credere che non sia dura ma... Più parlo con te e più mi rendo conto che... io ho già scelto ed è... doloroso. Io... voglio andar via. Proprio alla luce dell'amore che provo per te, devo andare via di qua e anche per l'amore che tu provi per me, perché...» s'interrompe con uno scatto. «Quindi... per favore, odiami per un po' e poi... dimenticami, eh?».
Stronzate. Solo stronzate, le solite dannate stronzate. Kurogane non prova neanche a sciogliere l'abbraccio, lo stringe di nuovo, più forte, nei limiti delle sue capacità fisiche. Lo ignora senza mezze remore. E sta un po' in silenzio, assorto in quello che sta facendo. Fortuna che è piuttosto dissanguato, o sennò si sarebbe potuta notare la sua effettiva felicità nel tenerselo addosso (non si può comandare granché la fisiologia del corpo umano).
Ha deciso di andarsene, comunque, ma cercherà in ogni modo di tenerlo lì. Vorrebbe dirgli qualcosa, ma lo abbraccia solamente perché capisca che è lì, e può piangere anche con tutte le sue energie, e può anche provare ad andarsene ma, al costo di incatenarselo al petto, non lo lascerà andar via, mai. Questo deve capire quel gran cretino.

 

Quello stupido mago ha pianto così tanto che ora è completamente senza forze. Distrutto, a pezzi, che ancora freme singhiozzando.
Kurogane sta zitto, si limita ad accarezzargli la schiena con la punta delle dita, scivolando lungo la spina dorsale, senza dire una parola.
Ecco, questo è quello che gli è mancato fino ad oggi... la possibilità di stare con lui così, semplicemente. Certo, pensandoci, ha pianto disperato e non c'è stato modo di consolarlo, però almeno se l'è tenuto stretto contro il proprio petto finora. E questa in effetti è l'unica cosa che gli interessa.
Kurogane un po' si odia per questo genere di pensieri, ma quel gran cretino del mago, dovrebbe essere tra le sue braccia e stop, niente di più e niente di meno. Dovrebbe capire, semplicemente, che sono la cosa migliore l'uno per l'altro e dovrebbero decidersi ad invecchiare insieme, senza ulteriori ripensamenti o cuori spezzati.
Lo shoji scivola lungo la parete e il ninja si limita a spingere la testa di quello stupido, ancora rorida di lacrime sotto il proprio collo.
C'è Tomoyo sulla porta, l'aria mesta.

Il mago sta ancora addosso a lui, gli tiene le mani dietro al collo. Kurogane è così assorto nello stringerselo contro che non bada granché alla presenza di colei che detiene il suo nome che sta entrando nella stanza.
Ha solo spostato lo sguardo verso di lei per un secondo per poi tornare sul mago, non ha intenzione di staccarsi da lui, neanche con un editto imperiale lo farebbe, ma se lei è lì, è evidente che debba parlare con entrambi, quindi presterà orecchio. Bacia la tempia di quello scemo e poi la guarda di nuovo.
Quella specie di idiota si è irrigidito appena lei è entrata e ha preso ad agitarsi, però certo Kurogane non lo lascerà sgusciar fuori dal suo abbraccio tanto facilmente. «Non dirgli nulla, hime.» mormora, quindi, la voce come un sussurro restando stretto contro di lui, malgrado i suoi tentativi di divincolarsi. «Gliel'ho detto. È un addio. Voglio solo... metabolizzare e poi vado via, giuro. Va bene così, sto andando via...» aggiunge poi, flebile e le spalle che fremono ad ogni singhiozzo.
Kurogane gli stringe la vita di nuovo, assicurandoselo contro il petto. «Cosa non mi dovrebbe dire, mh? E poi al diavolo mago! Vuoi davvero farmi arrabbiare?».
Indisturbata, la principessa si siede comodamente in terra, davanti a loro che fondamentalmente la stanno ignorando persi in quel mondo che pareva avessero abbandonato, malgrado le parole del biondino.
Si decide a tossicchiare per richiamare la loro attenzione. Sembrano due ragazzini che battibeccano.  E se non fosse lì per parlare, forse, li lascerebbe in pace. O forse, molto meno candidamente, prenderebbe in giro il suo shinobi a vita. (Tanto, lui stesso lo sa, è piuttosto facile prendere in giro).
«Io non è che voglia farti arrabbiare, ma te l'ho detto: ho deciso, voglio andare via.» bofonchia il mago. «È meglio per entrambi».
Kurogane ringhia. «Smettila, idiota».
«Voi due, volete ascoltarmi?» domanda lei, aggrottando le sopracciglia e battendo le mani per riportarli all'ordine.
Il ninja la guarda di taglio con gli occhi vermigli, a intimarle di cominciare a raccontare, mentre si stringe lo scemo ancora di più, come per proteggerlo.
Lei sospira a lungo. «Sakura ha fatto un sogno, un sogno che ho fatto anche io, in realtà...» dice. «Ed è per questo sogno che voi due siete stati lontani fino ad oggi».
Kurogane scioglie il mago dall'abbraccio. «Un sogno? Mi hai lasciato per un sogno?!» gli grugnisce contro spostandoselo davanti col braccio. «E poi... tu,» rimbrotta a quell'altra. «Non avevi detto che non avevi più le capacità di una yumemi?!».
«Erh... sì l'ho detto, in effetti.» mormora la principessa.
L'idiota riesce a tirarsi su, un po' a malincuore, forse, e lo guarda, tristemente. «Nel sogno morivi».
«Tutti devono morire.» risponde seccamente, vorrebbe distruggerlo ora come ora, più lui, che per un sogno qualsiasi prendeva e lo mollava, che lei, che aveva avuto la brillante idea di raccontare questa faccenda, per esser delicati, a quel cretino credulone.
Il mago scuote la testa. «Tu e io... stavamo insieme nel sogno. Eravamo sul campo di battaglia, combattevamo insieme e...» s'interrompe, trema di nuovo.
Tomoyo sospira. «Durante la battaglia... qualcuno vi ha attaccato e...».
«Che fate vi preparate il discorso a pezzi per farmi imbestialire di più?» ringhia.
La principessa tace, mentre il mago scuote la testa. «Morivi per proteggermi. Non vale la pena, te l'ho detto.» mormora, poi. «Meglio non rischiare, no? Io non potrei sopravvivere se tu morissi per causa mia, lo sai, no?».
Sta in silenzio, Kurogane. L'aria incredula. È assurdo questo racconto, stupido. Anche perché era possibile trovare almeno una soluzione fin da subito, senza veri problemi: avrebbe anche lasciato il suo amato Giappone se fosse stato necessario. Ma lui è uno sveglio, mica come quel credulone del mago. In effetti, uno che aveva assecondato i piani folli del suo altrettanto folle padre adottivo, nonché mago cattivo, certo non poteva che credere a un'altra storia piena di buchi. Ha fiutato l'inganno quando la principessa è entrata in quella stanza, da bravo segugio e ora la guarda di taglio, sprezzante nella sua ira più secca e nera. «Hai esagerato stavolta. Seriamente.» sibila.
L'idiota li fissa entrambi confuso, si sistema di nuovo, seduto sul letto, vicino al ferito. «Come?».
Nel vederlo seduto, Kurogane è proprio di un altro avviso, quel tonto è già troppo lontano per i suoi gusti, pertanto se lo tira di nuovo contro di sé con una certa dose di prepotenza, facendogli nascondere il viso contro il suo petto. «Sei davvero scemo, eh?» gli soffia poco lontano dall'orecchio. «È ora che tu dica la verità, mh?» sibila serissimo a quell'altra.
Tomoyo sorride, compiaciuta. «Devi scusarmi, Fay-san.» mormora. «E devi scusarmi anche tu, Yoo...».
«Cosa─Cosa è successo?» domanda ancora l'idiota mentre il ninja se lo stringe ancora più forte contro il petto, a forza di abbracciarlo a quel modo lo farà a pezzi.
Interrotta un'altra volta, la principessa ruota gli occhi al soffitto. Non si interrompono le nobildonne, per quanto abbia fatto qualcosa di ben poco nobile, in effetti.
Kurogane non fa altro che sbuffare. «Tu . Eri tu a morire. Tomoyo ha pensato bene di mentirti perché tu daresti ben volentieri via la tua vita per me. Credi che non valga nulla la tua vita, per questo motivo, ha preferito mentirti.» gli spiega semplicemente. «Non è forse così?».
Lei annuisce. «Già... non pensavo sarebbe andata così. Non pensavo io...».
«Cosa?» ringhia Kurogane. «Cos'è, non credevi che io l'avrei amato comunque e che anche lui provasse questo genere di sentimenti per me?! Bastava parlarne. Hai fatto male, stavolta, Tomoyo.» ringhia, mentre stringe forte il mago a sé come fosse un antistress, un calmante. «Di base, avete fatto una serie di cretinate, tutti e due.» mormora poggiando piano un bacetto sulla tempia del credulone, per poi guardare fiaccamente Tomoyo. «Una soluzione poteva trovarsi, no? Bastava non andare in missione insieme, ad esempio.» brontola, roco, affaticato da tutto quel parlare e dall'idiozia di entrambi (che gabbia di matti!). «Neppure io metterei mai nei guai questo scemo qui,» bofonchia arruffandogli quei capelli color del grano. «Mai... però ci saremmo evitati anni di agonia, no?».
Il mago si tira su, guarda Kurogane e la principessa e poi scuote il capo. «Io non ci credo...».
«È stato molto infantile da parte tua, hime.» ringhia il ninja tirandosi di nuovo quel visino gelato contro il collo. «E non ti aspettare che ti perdoni, mh? Sono stato infelice per tanto tempo e... ora ci vorrà un'eternità per riprendermi quello che mi spetta di diritto».
Lei annuisce, con aria mesta.
«L'ha fatto per il nostro bene, però.» mormora quel cosino senza staccarsi da lui. «Trattala bene, Tomoyo-hime ha cercato di proteggerci. Dovresti ringraziarla... e poi le cose si risolvono, come vedi».
«Proprio tu parli?!» ringhia ancora. «Perché non mi hai detto subito questa stronzata del sogno?! Dannazione, tra tutti e due mi farete scoppiare la testa!».
«Come siamo scurrili, Kuro-rin.» gli sussurra appena perentorio.
«Le cose si potevano risolvere fin da subito.» ribadisce. «Non mi avresti lasciato... e non sarei dovuto restare solo».
«Sì.» annuisce la principessa. «Scusatemi ma... non sapevamo come... seriamente, noi...».
«Se tu fossi in pericolo io verrei comunque a proteggerti.» mugugna il mago.
«Vale lo stesso per me.» risponde seccamente il ninja.
«Dico, per questo hanno pensato che quella potesse essere l'unica scelta operabile. Tenermi il più lontano possibile da te per proteggere entrambi: sarebbe stato difficile per me arrivare in tempo per farti da scudo.» mormora intrecciando le dita fine e ghiacciate ai suoi capelli.
«Bastava dirlo. Poteva restare a casa, se fosse stato in pericolo. Ci sono mille soluzioni: avrei anche potuto lasciare il Giappone, se fosse stato necessario, no?!» ringhia di nuovo.
«Dai, non tenere il punto, Kuro-rin» pigola l'idiota accarezzandogli il viso.
Kurogane guarda di taglio la principessa con fare eloquente alla “vedi di trovare un modo per farti perdonare o giuro che me la paghi”.
«Smettila, Kuro-pippi.» gli sussurra il mago tenendogli la testa tra le mani, ora, per indirizzare il suo sguardo su di sé. «Guardami, eh? Non devi essere arrabbiato, lei... ah, chi l'avrebbe mai detto! Potremo stare insieme da ora in poi!» sorride, dolcemente. «Ora sai il perché ti ho mollato, no?».
«Tu sei più scemo di lei!» ringhia. «Più scemo di lei. Perché bastava dirmelo, e io avrei risolto la cosa. Ne abbiamo superate tante... idiota, tante. Un sogno non può sconfiggerci, no?».
«Mi hanno detto che morivi tu.» replica lui, poggiando la fronte contro la sua. «Ho avuto paura, lo capisci, sì? Quando si tratta di te, io non penso: se fossi morto per causa mia... io che ho già pochi motivi per vivere, mi sarei ammazzato...» mormora.
La solita tiritera. Kurogane sbuffa, l'avrà sentita centinaia di volte. «Yui.» lo chiama, con quel nome che lui non usa perché non vuole usarlo, perché ancora crede che sia giusto vivere la vita di un morto, però così è in grado di interrompere quel suo ragionamento inutile e già ciancicato. «Resterai?».
Sgrana gli occhi, il suo mago scemo, e lo fissa.
«Ci lasci soli?» domanda a colei che detiene il suo nome.
La principessa annuisce, ancora un po' di colpevolezza negli occhi.
Appena la porta si chiude Kurogane spinge sul letto il mago e lo copre col suo corpo senza mezze misure. Fortuna che era lui quello ferito.
«Che─Che fai?» farfuglia, un'ottava sopra il suo tono normale.
«Ti costringo a restare, ovvio.» mormora fiaccamente, rilassando tutti i muscoli su di lui, col chiaro intento di schiacciarlo.
Il mago si perde una risata e lo stringe appena appena con un braccio. «Non usare quel nome».
«È il tuo nome.» risponde. «Ha un bel suono e trovo che si addica a uno come te. Io non mi sono innamorato di tuo fratello, ma di te... quindi per me sei Yui. E pensavo avessi superato questa faccenda, mh? Rendi la vita a tuo fratello e riprenditi la tua».
Il cuore dell'idiota perde un battito e poi lui sospira, come se fosse il suo ultimo respiro e non dice nulla.
Kurogane si tira su, pure con un solo braccio e tutto maciullato da quel mago malvagio, riesce comunque a trovare la forza di tirarsi su puntellando il materasso col gomito e l'avambraccio. Lo guarda e lui ha gli occhi sgranati. L'alba sta arrivando e quegli occhi splendono alla luce leggera dell'aurora, che entra dolcemente dalle finestre e gli bacia appena al viso. Kurogane, che in genere sarebbe anche geloso dell'aurora, si stupisce di quanto poco gli rendessero giustizia i suoi sogni. Alla luce chiara del mattino, sembra ancora più bello.
«Tu...» scuote la testa quel piccolo credulone, due lacrime che scivolano sulle sue guance, un sorriso largo ed incredulo.
«Cosa?» domanda.
«Mi stupisci ogni giorno di più...» replica e tende le mani a raccogliere il suo viso. «Mi dovrò far perdonare per la mia... idiozia, neh?».
«Dopo la pioggia, la terra si rassoda.» gli soffia sul viso.
«Che vuoi dire?» gli chiede.
Kurogane si sposta su un fianco, accanto a lui. «Le cose tornano al loro posto, se ci si impegna. Non sempre tutto è perduto. Resta qua con me e renderò felice la tua vita, la vita di Yui. Ricominciamo da capo».
Lui scuote il capo. «Non credo sia così facile. Dovremmo chiarirci... dovremmo... non possiamo ricominciare da capo... io─».
Il ninja gli poggia due dita sulle labbra. «Quello sarà fatto... ma di base, sappi che io ti ho già perdonato, mago: è stata solo una grossa incomprensione, ma ti chiedo, da adesso in poi di non tenerti tutto per te. Ci sono anche io qui e se qualcosa ti turba... me lo devi dire, mh? Le soluzioni si possono trovare insieme».
Il suo cosino biondo annuisce dolcemente, gli occhi ancora larghi e increduli.
Kurogane se lo tira di nuovo contro il petto. «Ora dormiamo almeno un paio d'ore che io sono piuttosto provato».
Lui sospira, il viso nascosto. «Scusami io... ti ho tenuto sveglio, con ben poco riguardo per la tua condizione».
«Zitto, idiota.» sibila. «Dormi un po', quando ci sveglieremo mi dirai se resterai qui, eh?».
«Va bene, sì.» annuisce.

Nuovamente, forse seriamente provato da tutto questo, o forse perché finalmente ha quello che vuole stretto al suo petto, Kurogane prende sonno quasi subito, stavolta, lo sa, non sognerà quell'incubo che gli ha strappato il fiato in questi anni.

 

 

 

Zanzanzaaaannnnn! *classica musichetta alla colpo di scena finale col cattivo che si rialza e prende il fucile che i protagonisti hanno lasciato lì vicino carico e pronto all'uso, fatta a parole perché fa più figo*

Ehilà! Ehilà!
Intanto ringrazio tutti voi (risponderò alle recensioni, giurin giurello!) per aver comunque dimostrato il vostro affetto a questo pazzo, che tra l'altro sarei io.
Come ho detto anche nell'altro commento al capitolo, sono piuttosto contento di come sia andata la stesura della storia: l'avevo in testa da un po', ma in effetti l'ho buttata giù in due giorni netti... e forse un po' si vede la frettolosità di alcune scene, ma... son contento comunque!
Ebbene, ebbene... se siete arrivati fin qui, vuol dire che avete letto il capitolo, piaciuto? Se ve lo state chiedendo, sì, Tomoyo è una scema, più scema del mago e più scema di Kuro-pippi che avrebbe dovuto prendere e legarsi l'idiota addosso, senza lasciarlo sfuggire mai più! “Mai più!” (disse il corvo- cit.). E pensare che prima nei commenti facevo il serio... sarà la stanchezza?
Comunque... questo capitolo ha come titolo un altro detto giapponese “Ame futte ji katamaru”, che poi è quello che dice Kurogane al mago, “Dopo la pioggia, la terra si rassoda”, e la spiegazione fatta da Kuro-pippi è ben aderente a quella che potrei farvi io... quindi prendetela per buona #nonc'hovoglia (hashtag giusto per solidarietà coi social network?!).
Comunque, siamo giunti al giro di boa, la prossima domenica c'è l'epilogo. Breve breve e sciocco, come me!

Grazie ancora per il supporto e ci si rivede tra sette giorni!
D.
















   
 
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