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Autore: KuroShiro97    07/09/2014    2 recensioni
Dal primo cap.
"Quando mi riprendo un poco dallo shock noto che ad avermi buttato sul pavimento è stato un moccioso"
[...]
Allora...veniamo alla domanda che voi tutti vi starete facendo.
"Perchè dovrei leggere questa..."cosa"?!"
Lo ammetterò candidamente. Non lo so.
Non ho la minima idea perchè voi dovreste dire "ok, voglio provare a leggere questa storia".
Posso solo supporre perchè è originale.
Perchè a voi piace Sekai, come a me.
Perchè avete il desiderio di vedere un Onodera forte nel dolore (e con molti "piccoli" segreti) e un Takano all'inizio della sua carriera. Un Yokozawa che conosce qualcosa che Takano ignora ancora per poco e altri mille e più misteri.
Tutto questo nella famosissima casa Editrice Marukawa, più simile ad un college inglese: sperduta nel verde, con molte regole stranissime e persone raccattate qua e la.
Vi siete mai chiesti il perchè della paura di Yoshino delle folle?
E cos'è il "Clan del Gatto"?
Se volete scorpirlo, aprite questa storia ed immergetevi in mille e più stranezze.
Genere: Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: An Kohinata, Masamune Takano, Ritsu Onodera, Un po' tutti | Coppie: Hatori/Yoshino, Kirishima/Yokozawa, Takano/Onodera, Yukina/Kisa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Cap 14

Tempo: 9 anni prima dell'arrivo di Takano alla Marukawa

Luogo: Scuola superiore XX
Pov: Ritzu Oda

<< Ehi, Ritzu!
Ritzu...
Oda-kuun!! >>

Sento urlare da qualche parte nella folla. Non mi volto, cerco di risultare indifferente a quello scemo di Kaito che mi chiama come se dovesse annunciarmi chissà che cosa e proseguo. All'improvviso, però, sento afferrarmi un braccio e qualcuno mi copre gli occhi e, prima di avere la possibilità di combattere in qualsiasi modo, vengo trascinato in un luogo più appartato.
Quando non sento più nessun corpo premere sul mio riesco a non cedere all'istinto e ad evitare di attaccarlo con la mia Aura solo perchè, nel tragitto dalla folla fino a quell'angolo buio, ho saputo riconoscere l'odore della persona che mi ha "rapito".
<< Come stai, Kaito? >> chiedo, sicuro di me. Sorrido come so fare solo io quando sento il mio amico, Kaito Takeshi, grugnire e lasciarmi andare.
<< Questo non è per niente giusto, Ritzu-kun! >> lo sento ringhiare.
<< Eh, cosa ci posso fare io se hai un odore così particolare >> rispondo io, continuando a sorridere.
<< E comunque >> continuo, ignorando le sue occhiatacce << come mai mi hai portato fino qui? C'è qualcosa che dovevi dirmi? >>
<< Si, è così! Devo dirti una cosa IM-POR-TAN-TIS-SI-MA!! >> mi dice Kaito, improvvisamente del tutto dimentico della rabbia. Reprimo un sorrisetto saputo solo perchè so che questo riporterebbe la sua attenzione al mio "comportamento scorretto" nei suoi confronti, per poi concentrarmi su di lui.
<< E' veramente ma veramente veramente incredibile! >> mi dice Kaito, talmente emozionato che per un secondo penso voglia trasformarsi nel suo corrispondente canino e mettersi a scodinzolare dalla gioia.
"E poco ci manca anche" rifletto, notando le orecchie che spuntano dai ricci neri e il naso che si sta scurendo e allungando.
<< Sentiamo >> dico, laconico.
<< Si tratta di Usami-sensei! >> a quel nome drizzo le orecchie che, per l'emozione, mi si sono trasformate completamente, mentre gli lancio uno sguardo eccitato, con gli occhi che sento cambiare e la pupilla assottigliarsi.
<< Faranno una ristampa del suo ultimo lavoro di ben 1.000 copie! >> mi dice Kaito, con la voce a metà tra l'umano e il canino.
E' un attimo, e una figura compare al mio fianco, a quattro zampe prima di rialzarsi con uno scatto facendo uggiolare Kaito dalla sorpresa mentre io non mi scompongo nemmeno, avendo sentito Annie saltare, cinque sencondi fa, dalla finestra del terzo piano dell'edificio vicino al quale ci trovavamo.
<< Congratulazioni, Ritzy. Sarai felice di questo! >> mi dice la mia sorellina, spolverandosi la divisa femminile che indossa e tentando di far tornare umani gli occhi, le orecchie, la coda e i denti da gatto che, presa dall'eccitazione del vuoto sotto di se, aveva fatto uscire involontariamente.
Io, alle sue parole, non posso fare a meno di fare le fusa, confermando le sue parole.
In effetti, per un nuovo scrittore come Usami-sensei, conosciuto da appena un mese o poco più, avere una ristampa di 500 copie è già una gran cosa, ma averne una di addirittura 1.000... beh, penso proprio che anche lui sarà felicissimo della notizia.
Il fatto che fossi stato io a "scoprire" il suo talento e a convincerlo - con moltissima fatica – a pubblicare il suo primo romanzo, rende il tutto ancor più gratificante.
"Soprattutto se penso alle facce che faranno quei bastardi, in particolare a quella del mio Padrone" penso, ghignando in una maniera che molti definirebbero malata.
<< Cosa ne dite di andare a scuola prima di beccarci tutti una sospensione? >> tenta di convincerci Annie, senza molta convinzione. Io e Kaito ci guardiamo negli occhi prima di decidere su due zampe che oggi marineremo la scuola.
Infatti, prima che qualcuno – probabilmente la mia adorata gemellina – possa fermarci, mutiamo forma e, dove prima si trovavano due affascinantissimi 14enni, adesso si trovano un cagnolino husky - " 'ino' ancora per poco" penso – nero pece con gli occhi azzurri e un gattino savannah dal pelo marrone chiaro chiazzato di nero e gli occhi verdi.
Io e Kaito, senza doverci nemmeno guardare, sfrecciamo tra le gambe di Annie prima che lei possa capire cosa sia successo e ci buttiamo a capofitto sotto il sole mattutino, l'odore dei ciliegi in fiore nelle narici sensibili, veloci come se la nostra vita dipendesse da questa fuga. "E, in effetti" penso, sentendo l'urlo da guerra di Annie trasformarsi velocemente in un soffio adirato - "nessuno potrebbe dubitare che non sia così!" - sento Kaito abbaiare una risata, vicino a me. Incontro i suoi occhi per un attimo ed è come se le nostre menti si unissero e i nostri pensieri divenissero uno solo:

"dividiamoci!"

Io vado a destra e lui fugge verso sinistra. Sento dietro di me il miagolio furioso di Annie e non posso fare a meno di sorridere, le orecchie un fremito di gioia e le zampe che si muovono talmente rapide da rendermi quasi invisibile ad occhi umani.
Un pensiero che mi balena nella mente è quello di saltare su un davanzale di una casa che c'è alla mia destra. E lo faccio: salto sulla cornice della finestra, solo che – ops! - lo slancio era troppo, e, invece di quella del primo piano mi trovo su quella del secondo.
"Oh, beh! Almeno così lei non mi troverà" penso, scrollando le orecchie e iniziando a pulirmi il pelo come ogni gatto mentre mi guardo intorno. "Ho fatto 10 km in dieci minuti. Forte!" penso, muovendo la coda eccitato: non avevo mai corso così velocemente!
Sapevo già di avere delle 'caratteristiche' particolari – sono "un poco
" più forte della media e veloce "un pelo ancor di più"; posso vedere al buio completo e sentire rumori anche molto deboli o lontani. Anche gli altri miei sensi sono molto sviluppati e ho un "sesto senso" che a volte si manifesta e mi aiuta con il nuovo lavoro che ho avuto da pochi mesi.
Queste particolari doti mi hanno fruttato il tutolo di "più giovane Redattore di Letteratura" che la Marukawa Shoten abbia mai avuto! - Assieme a Kaito e a Annie, ovviamente - E sono molto orgoglioso di ciò.
Una volta finita la pulizia del pelo, mi sdraio sulla cornice per riposarmi un attimo.
"Dopo tutto" penso sornione "sono scappato alla morte a una velocità record: il mio fisico si è fortemente debilita..." poi ricordo solo il buio, la brezza leggera, l'odore di fiori di ciliegio e il sole di primavera che mi scalda il pelo.
<< ...e... >>
"Uh?" sento una voce e le mie orecchie si muovono, infastidite.
<< E...i... Sveg...a... >>
"Uhm! Non vogliooo! Vattene e lasciami dormire in pace!" soffio un poco al nuovo venuto.
<< Ehi! Sveglia! >> questa volta salto letteralmente in aria e riesco a non cadere di sotto solo grazie ai miei riflessi a dir poco felini.
Una volta che mi sono issato nuovamente sulla cornice della finestra – "Perchè sono così in alto?!" penso incredulo, prima di ricordare del perchè e del percome - sento una risata. Concentrandomi meglio vedo un ragazzo di un paio d'anni più grande del Ritzu umano ridere tenendosi lo stomaco con entrambe le mani.
"Ehi! Non ti hanno mai detto che è maleducazione ridere dei più sfortunati?" gli soffio contro, ben consapevole che non può capirmi ma incapace di trattenermi. In tutta risposta al mio minaccioso sibilo di morte, il ragazzo ride ancora di più e più forte, reggendosi alla finestra che aveva aperto "per potersi far sentire da me mentre mi spaccava i tipani!" penso, infastidito.
<< AHAHA! Era da moltissimo che -ah! non ridevo così-aha! >>.
"Ah, la cosa ti fa tanto ridere? E allora io me ne vado!" penso, voltandomi per scendere – dopotutto ho saltato da altezze molto maggiori di queste.
<< Aspetta! Non andartene così, ti farai malissimo >> e, mentre sento questo, vengo sollevato da dietro. Lancio un miagolio tra l'indignato e lo spaventato, quando vedo la mia unica via di salvezza nel caso mi ritrasformassi per sbaglio in umano – qualche volta mi succede ancora, nonostante io abbia imparato a padroneggiarmi meglio di quando ero più piccolo – venire chiusa.
"Cavolicavolicavoli!" è il mio unico pensiero mentre uno sconosciuto mi porta al piano di sotto di una casa che non conosco.
<< Ora sei più calmo, eh? >> mi domanda il ragazzo che evidentemente ha mal interpretato la mia immobilità-da-terrore, mentre mi accarezza la testa.
<< Mi chiedo come abbia fatto un piccoletto come te a finire lassù... >> lo sento domandarsi e degluttisco, sperando che non lo capisca mai - dopo tutto ci sono ancora quelle persone che sanno che gli astro-animali non sono tutte leggende e che cercano incessantemente creature come me, Annie e Kaito da torturare o uccidere in nome del fanatismo.
Inizio a tremare nella possibilità che i genitori di questo ragazzo siano dei Cacciatori o – "Grande Felino mio!" - che lui stesso lo sia e che tra poco capisca cosa sono in realtà.
"Devo andarmene subito! Adesso ma proprio ora!" penso, cercando freneticamente con lo sguardo tutte le finestre aperte e ogni spiraglio in cui un povero gattino di 6 mesi come sono io possa guadagnarsi la libertà.
<< Eccoci... ora ti metto giù, ma non tentare di scappare, eh. Potresti cadere e romperti qualcosa! >> mi dice l'umano, posandomi su un tavolo.
Una volta solido sulle mie sole zampe mi allontano in fretta dal ragazzo – "occhi ambrati, capelli neri e pelle pallida illuminata dal sole di tardo pomeriggio" noto in tutta velocità – come se pochi decimetri potessero fare una qualche differenza.
Per far finta di accontentarlo mi siedo, vagando ancora con lo sguardo in cerca di una via di fuga finchè – "Bingo!" - vedo una finestra della cucina in cui siamo ancora aperta e mi slancio verso di essa con una velocità che, sono sicuro, non ho mai raggiunto prima d'ora. Il ragazzo, purtroppo, ha captato il mio sguardo e si era affrettato a chiuderla, così rimbalzo molto comicamente sul vetro, iniziando poi a grattarlo, nella vana speranza che si apra e mi faccia uscire.
<< Ehi, calmati, non voglio farti del male. >>
"Non ancora, ma potrebbe venirti voglia in qualsiasi momento!" penso, continuando a grattare e iniziando a miagolare in modo a dir poco pietoso.
<< Uff! E io che volevo offrtirti la cena >> lo sento sbuffare mentre apre il frigo dietro di me. Come se non avesse aspettato di sentire altro il mio stomaco inizia a brontolare e io smetto momentaneamente di tentare la fuga, per concentrarmi sul delizioso odore di latte che sento.
<< Meow? >> "Cena?" domando girando la testa di scatto, con gli occhi che brillano affamati e facendolo nuovamente ridacchiare.
Mi mette il latte in un piattino e il pesce fresco in un altro e si scalda una semplicissima porzione di riso. Decido di mostrargli le mie buone maniere e aspettarlo, così mi metto a guardare in giro, tentando d'ignorare l'odore del latte fresco che mi solletica le narici ed entra direttamente nello stomaco, ricordandomi che è da questa mattina presto che non mangio nulla.
"Il ragazzo ha proprio una bella casa" è il mio responso dopo un'accurata occhiata veloce.
<< Wow! Mi hai aspettato. >> ritorno alla realtà sentendo un piatto sbattere rumorosamente vicino a me e una sedia che si sposta.
<< Itadakimasu >> dice, recitando la preghiera.
<< Meow ow >> dico con le zampette unite.
Sento uno sbuffo divertito provenire dal più grande e gli lancio un'occhiataccia, "la preghiera è un momento importante! Non rovinarlo".
<< Scusa... Pfffff! >>
<< Meo! >> "lo stai facendo di nuovo!" lo accuso.
Mangiamo in un silenzio calmo, assaporando il tutto, nonostante la semplicità dei cibi e godendoceli moltissimo.
Una volta finito di sparecchiare, il ragazzo mi porta con se nel salotto e mi fa stendere su un cuscino dell'enorme divano prima di iniziare a parlare. Parla e parla. Di se, dei suoi genitori, della crisi familiare che sta vivendo, di come si sente solo e di quanto vorrebbe che qualcuno – chiunque! - lo aiutasse a cavarsela da questo impiccio. E, mentre parla inizia a piangere. Gli occhi divengono un mare ambrato di dolore e sofferenza nel quale annega senza un salvagente. E io ascolto quella voce spezzata dai singhiozzi, prendo il suo dolore e lo faccio un poco mio, perchè, dopotutto, io posso ancora sopportarne, di sofferenza. Il mio pozzo di lacrime che posso ancora versare non è ancora colmo, ma il suo... il suo è vuoto a metà ma a lui sembra così pieno... E' orribile.
Alla fine di tutte quelle parole spezzate e soffocate, di tutti i singhiozzi, dopo che tutte le lacrime si sono espresse, io mi avvicino a quel viso pieno di tormento e lecco, sentendo salato il suo dolore, sentendolo amaro come fosse mio; mettendomi in gioco con tutto quello che – in questa forma così piccola e minuta – posso fare. E lui sorride, infine. In un modo dolcissimo, con ancora gli occhi rossi di pianto, mi sorride. E il suo sorriso incatena il mio cuore e lega il mio corpo a lui per sempre.
"Non voglio abbandonarti" penso, e, per dimostrarglielo, mi accoccolo in modo che io possa sentire il suo cuore che rimbomba nelle mie orecchie e che lui senta le mie fusa. Inizia ad accarezzarmi e io chiudo pigramente gli occhi.
Restiamo così, entrando in un luogo precluso a tutti gli altri, dove non esiste dolore o sofferenza alcuna; dove gli unici abitanti siamo noi, e il tempo si piega ai nostri capricci, rallentando la sua corsa fino a bloccarsi. Non dormiamo, ascoltiamo il respiro dell'altro e lo facciamo divenire il metro per misurare la tranquillità.
Riemergiamo entrambi con un sussulto da quello stato di trance solo quando sentiamo la porta dell'ingresso sbattere violentemente e una voce femminile litigare violentemente con una maschile.
<< Devi andartene. I miei genitori odiano gli animali... non ti permetterebbero mai di restare. >> dice addolorato il ragazzo.
Ci dirigiamo velocemente in cucina e il ragazzo mi apre la finestra che quel pomeriggio aveva chiuso, permettendomi di uscire.
Una volta che il freddo della notte colpisce il mio pelo rabbrividisco e salto giù, finendo sul prato ben curato della casa.
<< Aspettami, tra poco vengo ad aprirti il cancelletto! >> lo sento sussurrare da dentro, sicuro che il cancello – 1 metro circa d'altezza – sia troppo per me da scalare.
"Umph" sbuffo in segno di derisione. Potrei andarmene in qualsiasi momento, non è troppo alto saltare a quell'altezza. Ma, al contrario di come sarebbe successo solo qualche ora prima, non me ne vado. Lo aspetto e, quando vedo la luce dell'ingresso, emetto un acuto miagolio

<< Meow! >>
"Tornerò ancora da te!"

E' una promessa, che lui non può capire, certo, ma rimane pur sempre una promessa da rispettare. Subito dopo salto dall'altra parte.
Lo sento sussultare di sorpresa alla mia dimostrazione di agilità come se fosse vicino a me, invece che a qualche metro di distanza e, sebbene in forma felina, sogghigno, mentre mi avvio a bassa velocità - solo qualche decina di km/h verso la Marukawa Shoten – dove entrerò in forma umana e, per prima cosa correrò a informare Usami-sensei del successo raggiunto. E chiederò a che punto è il nuovo manoscritto.

"Affronterò domani le lagne di Annie e gli sguardi di rimprovero di Kaito. Domani. Per ora" sento un cane abbaiare da qualche parte nelle vicinzanze "voglio solo ricordare" mi trasformo in umano con ancora orecchie, baffi e coda e scavalco una rete di tre metri prima di tornare a correre, sempre bloccato nella forma umana-fenlina "il suo odore, la sua voce, i suoi tocchi gentili" entro nel quartiere più malfamato della città facendo ben attenzione alle persone che mi guardano troppo a lungo. La coda vibra sotto il cappotto logoro dove l'ho nascosta, le orecchie si contraggono sotto il cappuccio "e desidero di più ancora ricordare la mia promessa."

"Ho promesso...di tornare ancora..."
entro nel bosco che crea confine tra Tokio e la Marukawa
corro con la mia reale forza
"e io mantengo le mie promesse.
Sempre!"

muovo le orecchie feline, infastidito,
sentendo da lontano le urla assatanate
delle persone che si chiedono dove io sia.
"Ritornerò...
in quella casa...
ancora da Lui..."

faccio sparire le parti feline
ed entro dal grande portone
"fino a che non lo vedrò sorridere
di nuovo...

La tristezza...
sparita...
per Sempre."

  
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