Tempo: 9 anni prima dell'arrivo di Takano alla Marukawa
Luogo: Scuola superiore XX
Pov: Ritzu Oda
<<
Ehi, Ritzu!
Ritzu...
Oda-kuun!!
>>
Sento urlare da qualche
parte nella folla. Non mi volto, cerco di risultare indifferente a
quello scemo di Kaito che mi chiama come se dovesse annunciarmi
chissà che cosa e proseguo. All'improvviso, però, sento afferrarmi
un braccio e qualcuno mi copre gli occhi e, prima di avere la
possibilità di combattere in qualsiasi modo, vengo trascinato in un
luogo più appartato.
Quando non sento più
nessun corpo premere sul mio riesco a non cedere all'istinto e ad
evitare di attaccarlo con la mia Aura solo perchè, nel tragitto
dalla folla fino a quell'angolo buio, ho saputo riconoscere l'odore
della persona che mi ha "rapito".
<< Come stai, Kaito?
>> chiedo, sicuro di me. Sorrido come so fare solo io quando
sento il mio amico, Kaito Takeshi, grugnire e lasciarmi andare.
<< Questo non è per
niente giusto, Ritzu-kun! >> lo sento ringhiare.
<< Eh, cosa ci posso
fare io se hai un odore così particolare >> rispondo io,
continuando a sorridere.
<< E comunque >>
continuo, ignorando le sue occhiatacce << come mai mi hai
portato fino qui? C'è qualcosa che dovevi dirmi? >>
<< Si, è così!
Devo dirti una cosa IM-POR-TAN-TIS-SI-MA!! >> mi dice Kaito,
improvvisamente del tutto dimentico della rabbia. Reprimo un
sorrisetto saputo solo perchè so che questo riporterebbe la sua
attenzione al mio "comportamento scorretto" nei suoi
confronti, per poi concentrarmi su di lui.
<< E' veramente ma
veramente veramente incredibile! >> mi dice Kaito, talmente
emozionato che per un secondo penso voglia trasformarsi nel suo
corrispondente canino e mettersi a scodinzolare dalla gioia.
"E poco ci manca
anche" rifletto,
notando le orecchie che spuntano dai ricci neri e il naso che si sta
scurendo e allungando.
<< Sentiamo >>
dico, laconico.
<< Si tratta di
Usami-sensei! >> a quel nome drizzo le orecchie che, per
l'emozione, mi si sono trasformate completamente, mentre gli lancio
uno sguardo eccitato, con gli occhi che sento cambiare e la pupilla
assottigliarsi.
<< Faranno una
ristampa del suo ultimo lavoro di ben 1.000 copie! >> mi dice
Kaito, con la voce a metà tra l'umano e il canino.
E' un attimo, e una figura
compare al mio fianco, a quattro zampe prima di rialzarsi con uno
scatto facendo uggiolare Kaito dalla sorpresa mentre io non mi
scompongo nemmeno, avendo sentito Annie saltare, cinque sencondi fa,
dalla finestra del terzo piano dell'edificio vicino al quale ci
trovavamo.
<< Congratulazioni,
Ritzy. Sarai felice di questo! >> mi dice la mia sorellina,
spolverandosi la divisa femminile che indossa e tentando di far
tornare umani gli occhi, le orecchie, la coda e i denti da gatto che,
presa dall'eccitazione del vuoto sotto di se, aveva fatto uscire
involontariamente.
Io, alle sue parole, non
posso fare a meno di fare le fusa, confermando le sue parole.
In effetti, per un nuovo
scrittore come Usami-sensei, conosciuto da appena un mese o poco più,
avere una ristampa di 500 copie è già una gran cosa, ma averne una
di addirittura 1.000... beh, penso proprio che anche lui sarà
felicissimo della notizia.
Il fatto che fossi stato
io a "scoprire" il suo talento e a convincerlo - con
moltissima fatica – a pubblicare il suo primo romanzo, rende
il tutto ancor più gratificante.
"Soprattutto
se penso alle facce che faranno quei bastardi, in particolare a
quella del mio Padrone" penso, ghignando in una
maniera che molti definirebbero malata.
<< Cosa ne dite di
andare a scuola prima di beccarci tutti una sospensione? >>
tenta di convincerci Annie, senza molta convinzione. Io e Kaito ci
guardiamo negli occhi prima di decidere su due zampe che oggi
marineremo la scuola.
Infatti, prima che
qualcuno – probabilmente la mia adorata gemellina – possa
fermarci, mutiamo forma e, dove prima si trovavano due
affascinantissimi 14enni, adesso si trovano un cagnolino husky - "
'ino' ancora per poco" penso – nero pece con gli occhi
azzurri e un gattino savannah dal pelo marrone chiaro chiazzato di
nero e gli occhi verdi.
Io e Kaito, senza doverci
nemmeno guardare, sfrecciamo tra le gambe di Annie prima che lei
possa capire cosa sia successo e ci buttiamo a capofitto sotto il
sole mattutino, l'odore dei ciliegi in fiore nelle narici sensibili,
veloci come se la nostra vita dipendesse da questa fuga. "E,
in effetti" penso, sentendo l'urlo da guerra di Annie
trasformarsi velocemente in un soffio adirato - "nessuno
potrebbe dubitare che non sia così!" - sento
Kaito abbaiare una risata, vicino a me. Incontro i suoi occhi per un
attimo ed è come se le nostre menti si unissero e i nostri pensieri
divenissero uno solo:
"dividiamoci!"
Io
vado a destra e lui fugge verso sinistra. Sento dietro di me il
miagolio furioso di Annie e non posso fare a meno di sorridere, le
orecchie un fremito di gioia e le zampe che si muovono talmente
rapide da rendermi quasi invisibile ad occhi umani.
Un
pensiero che mi balena nella mente è quello di saltare su un
davanzale di una casa che c'è alla mia destra. E lo faccio: salto
sulla cornice della finestra, solo che – ops! - lo slancio era
troppo, e, invece di quella del primo piano mi trovo su quella del
secondo.
"Oh, beh! Almeno
così lei non mi troverà"
penso, scrollando le orecchie e iniziando a pulirmi il pelo come ogni
gatto mentre mi guardo intorno. "Ho fatto 10 km in
dieci minuti. Forte!"
penso, muovendo la coda eccitato: non avevo mai corso così
velocemente!
Sapevo
già di avere delle 'caratteristiche' particolari – sono "un
poco" più forte
della media e veloce
"un pelo ancor di
più"; posso
vedere al buio completo e sentire rumori anche molto deboli o
lontani. Anche gli altri miei sensi sono molto sviluppati e ho un
"sesto senso" che a volte si manifesta e mi aiuta con il
nuovo lavoro che ho avuto da pochi mesi.
Queste
particolari doti mi hanno fruttato il tutolo di "più giovane
Redattore di Letteratura" che la Marukawa Shoten abbia mai
avuto! - Assieme a Kaito e a Annie, ovviamente - E sono molto
orgoglioso di ciò.
Una
volta finita la pulizia del pelo, mi sdraio sulla cornice per
riposarmi un attimo.
"Dopo tutto"
penso sornione "sono scappato alla morte a una
velocità record: il mio fisico si è fortemente debilita..."
poi ricordo solo il buio, la brezza leggera, l'odore di fiori di
ciliegio e il sole di primavera che mi scalda il pelo.
<<
...e... >> "Uh?" sento
una voce e le mie orecchie si muovono, infastidite.
<<
E...i... Sveg...a... >> "Uhm! Non vogliooo!
Vattene e lasciami dormire in pace!"
soffio un poco al nuovo venuto.
<<
Ehi! Sveglia! >> questa volta salto letteralmente in aria e
riesco a non cadere di sotto solo grazie ai miei riflessi a dir poco
felini.
Una
volta che mi sono issato nuovamente sulla cornice della finestra –
"Perchè sono così in alto?!"
penso incredulo, prima di ricordare del perchè e del percome - sento
una risata. Concentrandomi meglio vedo un ragazzo di un paio d'anni
più grande del Ritzu umano ridere tenendosi lo stomaco con entrambe
le mani.
"Ehi! Non ti hanno
mai detto che è maleducazione ridere dei più sfortunati?"
gli soffio contro, ben consapevole che non può capirmi ma incapace
di trattenermi. In tutta risposta al mio minaccioso sibilo
di morte, il ragazzo ride ancora
di più e più forte, reggendosi alla finestra che aveva aperto "per
potersi far sentire da me mentre mi spaccava i tipani!"
penso, infastidito.
<<
AHAHA! Era da moltissimo che -ah! non ridevo così-aha! >>.
"Ah,
la cosa ti fa tanto ridere? E allora io me ne vado!" penso,
voltandomi per scendere – dopotutto ho saltato da altezze molto
maggiori di queste.
<<
Aspetta! Non andartene così, ti farai malissimo >> e, mentre
sento questo, vengo sollevato da dietro. Lancio un miagolio tra
l'indignato e lo spaventato, quando vedo la mia unica via di salvezza
nel caso mi ritrasformassi per sbaglio in umano – qualche volta mi
succede ancora, nonostante io abbia imparato a padroneggiarmi meglio
di quando ero più piccolo – venire chiusa.
"Cavolicavolicavoli!"
è il mio unico pensiero mentre uno sconosciuto mi porta al piano di
sotto di una casa che non conosco.
<<
Ora sei più calmo, eh? >> mi domanda il ragazzo che
evidentemente ha mal interpretato la mia immobilità-da-terrore,
mentre mi accarezza la testa.
<<
Mi chiedo come abbia fatto un piccoletto come te a finire lassù...
>> lo sento domandarsi e degluttisco, sperando che non lo
capisca mai - dopo tutto ci sono ancora quelle persone che sanno che
gli astro-animali non sono tutte leggende e che cercano
incessantemente creature come me, Annie e Kaito da torturare o
uccidere in nome del fanatismo.
Inizio
a tremare nella possibilità che i genitori di questo ragazzo siano
dei Cacciatori o – "Grande Felino mio!" - che lui
stesso lo sia e che tra poco capisca cosa sono in realtà.
"Devo
andarmene subito! Adesso ma proprio ora!" penso, cercando
freneticamente con lo sguardo tutte le finestre aperte e ogni
spiraglio in cui un povero gattino di 6 mesi come sono io possa
guadagnarsi la libertà.
<<
Eccoci... ora ti metto giù, ma non tentare di scappare, eh. Potresti
cadere e romperti qualcosa! >> mi dice l'umano, posandomi su un
tavolo.
Una
volta solido sulle mie sole zampe mi allontano in fretta dal ragazzo
– "occhi ambrati, capelli neri e pelle pallida illuminata
dal sole di tardo pomeriggio" noto in tutta velocità –
come se pochi decimetri potessero fare una qualche differenza.
Per
far finta di accontentarlo mi siedo, vagando ancora con lo sguardo in
cerca di una via di fuga finchè – "Bingo!" - vedo
una finestra della cucina in cui siamo ancora aperta e mi slancio
verso di essa con una velocità che, sono sicuro, non ho mai
raggiunto prima d'ora. Il ragazzo, purtroppo, ha captato il mio
sguardo e si era affrettato a chiuderla, così rimbalzo molto
comicamente sul vetro, iniziando poi a grattarlo, nella vana speranza
che si apra e mi faccia uscire.
<<
Ehi, calmati, non voglio farti del male. >>
"Non
ancora, ma potrebbe venirti voglia in qualsiasi momento!"
penso, continuando a grattare e iniziando a miagolare in modo a dir
poco pietoso.
<<
Uff! E io che volevo offrtirti la cena >> lo sento sbuffare
mentre apre il frigo dietro di me. Come se non avesse aspettato di
sentire altro il mio stomaco inizia a brontolare e io smetto
momentaneamente di tentare la fuga, per concentrarmi sul delizioso
odore di latte che sento.
<<
Meow? >> "Cena?" domando girando la testa di
scatto, con gli occhi che brillano affamati e facendolo nuovamente
ridacchiare.
Mi
mette il latte in un piattino e il pesce fresco in un altro e si
scalda una semplicissima porzione di riso. Decido di mostrargli le
mie buone maniere e aspettarlo, così mi metto a guardare in giro,
tentando d'ignorare l'odore del latte fresco che mi solletica le
narici ed entra direttamente nello stomaco, ricordandomi che è da
questa mattina presto che non mangio nulla.
"Il
ragazzo ha proprio una bella casa" è il mio responso dopo
un'accurata occhiata veloce.
<<
Wow! Mi hai aspettato. >> ritorno alla realtà sentendo un
piatto sbattere rumorosamente vicino a me e una sedia che si sposta.
<<
Itadakimasu >> dice, recitando la preghiera.
<<
Meow ow >> dico con le zampette unite.
Sento
uno sbuffo divertito provenire dal più grande e gli lancio
un'occhiataccia, "la preghiera è un momento importante! Non
rovinarlo".
<<
Scusa... Pfffff! >>
<<
Meo! >> "lo stai facendo di nuovo!" lo accuso.
Mangiamo
in un silenzio calmo, assaporando il tutto, nonostante la semplicità
dei cibi e godendoceli moltissimo.
Una
volta finito di sparecchiare, il ragazzo mi porta con se nel salotto
e mi fa stendere su un cuscino dell'enorme divano prima di iniziare a
parlare. Parla e parla. Di se, dei suoi genitori, della crisi
familiare che sta vivendo, di come si sente solo e di quanto vorrebbe
che qualcuno – chiunque! - lo aiutasse a cavarsela da questo
impiccio. E, mentre parla inizia a piangere. Gli
occhi divengono un mare ambrato di dolore e sofferenza nel quale
annega senza un salvagente. E io ascolto quella voce spezzata dai
singhiozzi, prendo il suo dolore e lo faccio un poco mio, perchè,
dopotutto, io posso ancora sopportarne, di sofferenza. Il mio pozzo
di lacrime che posso ancora versare non è ancora colmo, ma il suo...
il suo è vuoto a metà ma a lui sembra così pieno... E' orribile.
Alla
fine di tutte quelle parole spezzate e soffocate, di tutti i
singhiozzi, dopo che tutte le lacrime si sono espresse, io mi
avvicino a quel viso pieno di tormento e lecco, sentendo salato il
suo dolore, sentendolo amaro come fosse mio; mettendomi in gioco con
tutto quello che – in questa forma così piccola e minuta – posso
fare. E lui sorride, infine. In un modo dolcissimo, con ancora gli
occhi rossi di pianto, mi sorride. E il suo sorriso incatena il mio
cuore e lega il mio corpo a lui per sempre.
"Non
voglio abbandonarti" penso, e, per dimostrarglielo, mi
accoccolo in modo che io possa sentire il suo cuore che rimbomba
nelle mie orecchie e che lui senta le mie fusa. Inizia ad
accarezzarmi e io chiudo pigramente gli occhi.
Restiamo
così, entrando in un luogo precluso a tutti gli altri, dove non
esiste dolore o sofferenza alcuna; dove gli unici abitanti siamo noi,
e il tempo si piega ai nostri capricci, rallentando la sua corsa fino
a bloccarsi. Non dormiamo, ascoltiamo il respiro dell'altro e lo
facciamo divenire il metro per misurare la tranquillità.
Riemergiamo
entrambi con un sussulto da quello stato di trance solo quando
sentiamo la porta dell'ingresso sbattere violentemente e una voce
femminile litigare violentemente con una maschile.
<<
Devi andartene. I miei genitori odiano gli animali... non ti
permetterebbero mai di restare. >> dice addolorato il ragazzo.
Ci
dirigiamo velocemente in cucina e il ragazzo mi apre la finestra che
quel pomeriggio aveva chiuso, permettendomi di uscire.
Una
volta che il freddo della notte colpisce il mio pelo rabbrividisco e
salto giù, finendo sul prato ben curato della casa.
<<
Aspettami, tra poco vengo ad aprirti il cancelletto! >> lo
sento sussurrare da dentro, sicuro che il cancello – 1 metro circa
d'altezza – sia troppo per me da scalare.
"Umph"
sbuffo in segno di derisione. Potrei andarmene in qualsiasi momento,
non è troppo alto saltare a quell'altezza. Ma, al contrario di come
sarebbe successo solo qualche ora prima, non me ne vado. Lo aspetto
e, quando vedo la luce dell'ingresso, emetto un acuto miagolio
<<
Meow! >>
"Tornerò
ancora da te!"
E' una
promessa, che lui non può capire, certo, ma rimane pur sempre una
promessa da rispettare. Subito dopo salto dall'altra parte.
Lo
sento sussultare di sorpresa alla mia dimostrazione di agilità come
se fosse vicino a me, invece che a qualche metro di distanza e,
sebbene in forma felina, sogghigno, mentre mi avvio a bassa velocità
- solo qualche decina di km/h verso la Marukawa Shoten – dove
entrerò in forma umana e, per prima cosa correrò a informare
Usami-sensei del successo raggiunto. E chiederò a che punto è il
nuovo manoscritto.
"Affronterò
domani le lagne di Annie e gli sguardi di rimprovero di Kaito.
Domani. Per ora" sento un cane abbaiare da qualche parte
nelle vicinzanze "voglio solo ricordare" mi
trasformo in umano con ancora orecchie, baffi e coda e scavalco una
rete di tre metri prima di tornare a correre, sempre bloccato nella
forma umana-fenlina "il suo odore, la sua voce, i suoi tocchi
gentili" entro nel quartiere più malfamato della città
facendo ben attenzione alle persone che mi guardano troppo a lungo.
La coda vibra sotto il cappotto logoro dove l'ho nascosta, le
orecchie si contraggono sotto il cappuccio "e desidero di più
ancora ricordare la mia promessa."
"Ho
promesso...di tornare ancora..."
entro
nel bosco che crea confine tra Tokio e la Marukawa
corro
con la mia reale forza
"e io
mantengo le mie promesse.
Sempre!"
muovo
le orecchie feline, infastidito,
sentendo
da lontano le urla assatanate
delle
persone che si chiedono dove io sia.
"Ritornerò...
in quella
casa...
ancora da
Lui..."
faccio
sparire le parti feline
ed
entro dal grande portone
"fino
a che non lo vedrò sorridere
di
nuovo...
La
tristezza...
sparita...
per
Sempre."