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Autore: saitou catcher    07/09/2014    5 recensioni
Cosa succede se due mondi differenti si uniscono e personaggi che non hanno nulla in comune finiscono per incontrarsi?
O meglio: cosa succede se due folli decidono di fondere gli universi di Harry Potter e I Miserabili e di tirare a sorte per creare coppie imperdibili?
Raccolta di one-shot su coppie create dal caso fra i personaggi di Harry Potter e dei Miserabili.
Leggete e recensite!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scordatevi che l'aggiornamento sia sempre così celere: questa congiunzione è dovuta al fatto che avevamo iniziato a scrivere i capitoli contemporaneamente.
Il capitolo è di Catcher, speriamo che vi piaccia. Non lesinate sui commenti!

Continuiamo a vivere nel ricordo di chi ci ama”.

 

Javert era stato sorpreso, a quindici anni, di scoprire che l'Amortentia sapeva per lui di qualcosa.

 

Javert lasciò scorrere lo sguardo immobile sul silenzio cristallizzato del cimitero di Godric's Hollow, senza vedere la sagoma chiara delle lapidi squadrate nella bruma invernale, e senza udire l'odore intenso del terreno che l'inverno aveva soffocato sotto una patina di ghiaccio scintillante.

 

Aveva trasalito, quindi gli avevano passato la boccetta per annusarla e aveva odiato l'atmosfera fumosa della segreta e il riso soffocato dei suoi compagni e quel che di compiaciuto nel sorriso del professor Lumacorno; non gli piaceva quell'uomo, aveva un'aria ambigua, così grosso e falsamente innocuo, nelle sue vestaglie di lillà e i baffi sporchi di ananas candito, e se c'era una cosa che odiava, tra le tante che lo lasciavano indifferente, era l'ambiguità. Già a quindici anni, aveva le idee molto chiare su come funzionasse il mondo.Aveva irrigidito i lineamenti nella sua solita espressione granitica e aveva posato la boccetta istoriata senza una parola.

 

Spinse via il cancello, che scivolò cigolando sul terreno gelato, e avanzò a passi lenti e circospetti, la mano chiusa sulla bacchetta nascosta sotto il mantello, più per abitudine che per reale minaccia; legno di ebano, undici pollici, rigida, fibra di cuore di drago, ripassarne le caratteristiche e mormorare tra sè le formule di protezione lo aiutava a concentrarsi, quando, immobile in qualche cantuccio, aspettava di uscire allo scoperto e catturare qualche Mangiamorte in fuga. Ma qui non serviva: qui, tra i rami carichi di neve che si piegavano a terra, e il sinistro beccheggiare di un corvo in cerca di cibo, e i morti che dormivano sottoterra, non servivano protezioni.

 

Javert aveva quindici anni e già credeva di sapere tutto su sè stesso e sulla vita. Sapeva di essere un Mezzosangue, di essere stato Smistato nella casa di Corvonero, che suo padre era uno di quelli che si divertono a infastidire i Babbani quando li incontrano per strada, che sua madre truffava la gente per strada vendendo amuleti falsi contro i vampiri e i lupi mannari, di essere estremamente impopolare e di essere definito, dalla maggioranza dei suoi coetanei, un “emerito bastardo leccapiedi”.

Sapeva che era nato ad Azkaban e che sua madre (quella donna, come la chiamava lui, parlandone a sè stesso e non lo faceva molte volte) era ancora là. Sapeva che ladro una volta, ladro per sempre, che se cadi come cadde Lucifero cadrai nelle fiamme, che la società tiene irremediabilmente lontane da sè due classi di uomini: quelli che la difendono e quelli che l'attaccano. Sapeva che sarebbe diventato un Auror (o meglio, sapeva di volerlo) e sapeva usare gli incantesimi non verbali, benché non fossero inclusi nel programma; sapeva Schiantare, Appellare, sapeva usare sia la Legilimanzia che l'Occlumanzia, conosceva tutte e cinque le leggi di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, ed eccelleva in tutte le materie, eccetto Divinazione. L'unica cosa che non sapeva fare era evocare un Patronus*, ma questo perché non aveva molti ricordi felici a cui appellarsi.

Ma c'era una cosa che Javert non sapeva e cosa fosse lo scoprì quel giorno lontano di settembre, quando gli passarono la boccetta contenente l'Amortentia e lui ne sentì per la prima volta l'odore.

 

Camminò a lungo in silenzio, facendo scivolare gli occhi sulle file di tombe e sui nomi incisi su di essa, finché non trovò quella che cercava; quando l'ebbe trovata, si fermò, rigido come avrebbe fatto davanti a un superiore al Ministero, e con un movimento appena accennato della bacchetta, fece sparire lo strato di neve che ricopriva la lapide.

L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.

 

L'Amortentia aveva l'odore del sole; l'odore dell'estate, quando ancora giace sotto il manto gentile della primavera, e sta per esplodere, in tutto il suo tripudio di vita e calore. Aveva l'odore dei fiori che si schiudono al sole,aveva

l'odore delle nocciole e dell'erba appena tagliata; e infine c'era qualcos'altro, qualcosa che Javert non era riuscito chiaramente a definire, che aveva la dolcezza densa della vaniglia con una punta di aspro che sembrava limone, ma che lo aveva portato, ancor prima che la sua mente ne fosse consapevole, a collegare quell'odore a un'immagine: a lunghi capelli rosso scuro e occhi verdi a mandorla.

Lily Evans.

 

Prese un profondo respiro, stringendo la mascella e finalmente abbassò lo sguardo sulla lapide. Gli risposero lo sguardo di un uomo dai capelli arruffati e gli occhiali, e quello di una donna dal viso dolce e gli occhi verdi, il cui colore vitreo, il solo che lo scatto avesse saputo restituire, non avevano nulla del lampo che li aveva illuminati, quando la proprietaria di quegli occhi rideva e respirava e aveva toccato il cuore di un quindicenne che credeva di averlo di pietra.

 

Lily Evans. L'altra prefetto di Grifondoro**, una ragazza vivace, un'alunna modello, una delle cocche del professor Lumacorno, una ragazza che conosceva il valore delle regole e sapeva rispettarle, una ragazza per cui, all'indifferenza che Javert tributava al resto del genere umano, si mischiava una punta di rispetto e una vaga ammirazione.Ma nulla di tutto questo aveva preparato Javert all'effetto dell'Amortentia, e nulla di tutto questo l'aveva preparato a quello che sarebbe successo dopo.

Aveva allontanato di scatto il naso dalla boccetta, e alla domanda maliziosa di Horace Lumacorno su cosa potesse aver scatenato tale reazione, aveva risposto “Niente”. Ed era tornata marciando al suo banco, cercando di non guardarla e senza riuscirci.

 

Che cos'era venuto a fare qui? Che cosa aveva da dire a una tomba?

Niente. Javert non aveva mai avuto nulla da dire per tutta la vita, se non giudizi e condanne, e ora si trovava impreparato e quasi intimorito di fronte a quel sorriso congelato sul marmo, che sembrava invitarlo ad aprire il suo cuore, a rendere carne la pietra e a far scorrere il sangue nelle sue vene congelate.

Lily Potter gli sorrideva dalla tomba, con quel sorrio dolce e coraggioso che l'aveva illuminata in vita, e quel sorriso avrebbe intenerito un cuore di pietra.

Ma un cuore di legno non s'intenerisce.

 

Da quel giorno l'aveva osservata senza volerlo, quasi la forza di quella scoperta fatta nella segreta l'avesse trasformata per lui in una calamita irresistibile, e si era scoperto a spiarla, ogni giorno, rubando qualche pezzetto di lei per poterlo tenere dentro di sè. Aveva preso nota della sua risata calda e piena come il miele, dei suoi denti bianchi come perle, che sembravano fatti apposta per ridere, del lampo dorato che il sole accendeva nei suoi occhi verdi, e ogni volta che per caso gli era passata accanto, Javert aveva trasalito, nel sentir sprigionare dai suoi capelli quel profumo di vento e di fiori che l'aveva catturato al primo istante senza che lui se ne accorgesse.

 

Ma l'estate si era decomposta, il fiore era appassito, e di lei non rimaneva altro che cenere e polvere vuota, sotto tre metri di terra gelata; e la morte le era arrivata addosso così, senza gloria e senza onore, sotto forma di un lampo verde brandito da lunghe dita bianche.

Javert si chiese se si poteva amare un ricordo.

Sì, se per tutta la vita si è amato un fantasma.

 

E un fantasma lo era stata davvero lei, per lui, prima un fantasma di grazia e di luce, e poi un bagliore lontano,perso nel fragore della lotta contro Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato (Javert non temeva il suo nome, ma gli sembrava sciocco pronunciarlo, quando poteva irritare i superiori), perso nel turbine, di condanne, appelli, processi, e Javert l'aveva osservata da lontano,senza mai avvicinarla, e si era accontetato di amarla così, senza gelosia e senza rimpianto, senza mai dare sostanza al suo cuore, finché non gli era arrivata addosso la notizia della sua morte, e Javert si era reso conto che qualcosa in lui si era frantumato alle fondamenta, che la bacchetta di Lord Voldemort gli aveva tolto tutto quel che di umano gli restava. Tutto quel che di umano c'era in quella ragazza viva e vivente e inafferrabile come la luce, e che aveva in qualche modo illuminato la vita di un quindicenne solo e consapevole di esserlo, che aveva assopito per qualche anno il fantasma irremovibile del bambino che si addormentava piangendo tra le pareti di una squallida cella, unica ninna nanna il sussuro mortifero dei Dissennatori, ma come poteva dire di aver perso qualcosa, se non l'aveva mai avuto?

 

Javert prese un altro profondo respiro, il secondo, e cercò di mettere ordine nei suoi pensieri, solitamente così dritti e schematici. Era venuto lì senza riflettere, e la cosa lo turbava, perché pur riflettendo poco, non aveva mai agito d'istinto. Che cosa ci faceva lì?

A che serve dire ora ciò che non le ho detto in vita?

Un' altro profondo respiro.

Sapeva perché era venuto lì.

Estrasse lentamente la bacchetta da sotto il mantello, e la puntò contro la lapide liscia e bianca. Nel grigiore uniforme della sua indifferenza, trapelò una traccia di nervosismo. Non era portato per quel genere d'incantesimi, Valjean forse lo era, ma lui era sempre stato bravo con le formule per interrogare, catturare, ferire. Le formule da Auror, insomma.

Mormorò la formula sottovoce, gli occhi appena socchiusi e un lieve sospiro di sopresa che gli sfuggì dalle lebbra, quando dalla punta della bacchetta sprizzarono scintille e sulla lapide apparve un semplice ramo di rosmarino, verde scuro contro il marmo color avorio.

Ricordo.

Un'altro sospiro, di nuovo la formula e accanto al verde del rosmarino spiccò il rosso acceso di un fiore di garofano.

Ti ho amato a tua insaputa.

Chinandosi sulla ginocchia, Javert intrecciò tra loro i gambi dei fiori come meglio poté, e vi pose accanto la semplice medaglietta argentea che decorava l'uniforme, l'unico riconoscimento mai accettato per il suo servizio come Auror. Fatto questo, si alzò. L'inverno era arrivato e aveva soffocato nella sua morsa brinata tutte le piante, ma queste non sarebbero appassite. Era stata Fantine*** a insegnarglielo, tanto tempo prima, e Javert la ringraziò silenziosamente.

“Ti ricorderò sempre” disse semplicemente alla tomba.

E se ne andò.

 

Javert non era stato sorpreso, a distanza di anni, di scoprire che l'Amortentia sapeva ancora di lei.

 

Salve, o folle popolo di EFP!

Tutto sommato, il santo protettore delle ship ha guidato la nostra mano, visto che mi è toccato il pairing a mio avviso più interessante (non ti è toccato, te lo sei preso, brutta imbrogliona! Saitou). Quando ho letto Javert, e Saitou ha estratto Lily, ho esclamato “Oh, grande!” e mi ci sono subito fiondata.

Non sono soddisfatta del tutto, ho il terrore folle di aver reso Javert OOC come mai in vita mia, per quanto mi sia sforzata di non snaturarlo troppo. Ed ora alcune precisazioni, per rendere la storia più chiara:

*Ho sempre avuto quest'idea che Javert non sapesse evocare un Patronus, in parte perché la felicità sembra piuttosto estranea alla sua natura, in parte perché, sopratutto da giovane, non aveva molti motivi di essere felice.

**Ho dato per scontato l'idea che Lily fosse prefetto di Grifondoro, insieme a Lupin.

***Il perché di questo accenno a Fantine lo capirete tra qualche capitolo.

Nota: nel linguaggio dei fiori, il rosmarino vuol dire “ricordo” e il garofano “ti ho amato a tua insaputa”, ecco perché Javert li mette sulla tomba di Lily. Il titolo è un verso della Divina Commedia.

Sayonara!

Catcher

  
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