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Autore: Notteinfinita    07/09/2014    2 recensioni
Le scuole medie sono un periodo pesante e Chiara ne sa qualcosa, soprattutto visto che il suo compagno di scuola Marco la usa come bersaglio per le sue prese in giro.
Chiara si rifugia così nel mondo dei romanzi ma cosa succede se anche la vita comincia a diventare come un racconto di fantasia?
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Dal testo:
Arrivata al suo banco vide un piccolo pacchetto.
Stupita, si guardò intorno ma nessuno le disse nulla.
Anche se dubbiosa, prese il regalo e lesse il biglietto.
“Sei Chiara come un'alba, sei fresca come l'aria...”
Non era originale ma almeno era carino, pensò.
«La nostra Chiara ha uno spasimante!» annunciò Marco, attirando l'attenzione di tutti su di lei e facendola arrossire.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Come un romanzo


«Professoressa, io ho finito.»

«Bene Chiara, torna pure al tuo posto.» rispose la donna sorridendo soddisfatta in direzione della ragazza.

Tornata al suo banco, Chiara tirò fuori un romanzo dal suo zaino e iniziò a leggere.

Venti minuti dopo il suono della campanella avvisò gli alunni della fine delle lezioni ma lei era giunta ad una scena così emozionante che non se ne accorse nemmeno.

«Terra chiama Chiara.» l'apostrofò Marco, suo compagno di classe e rompiscatole personale.

«Cosa?» chiese la ragazza, riscossasi dalla lettura.

«Hey, bella addormentata (bé, bella, si fa per dire). Guarda che è suonata la campanella.»

Dopo avergli lanciato un'occhiata assassina, Chiara infilò velocemente il libro nello zaino e si catapultò fuori.

Salita sullo scuolabus, si accasciò su uno dei sedili, sospirando e ripetendo a se stessa che ormai avrebbe dovuto sopportarlo solo per altri sei mesi, il prossimo anno sarebbe andata alle scuole superiori e non avrebbe più dovuto avere a che fare con lui.

Mentre Chiara era persa nei suoi pensieri, Marco, con un sorriso sghembo sul volto inforcava il motorino e prendeva la strada verso casa.




Il nuovo giorno costrinse gli studenti ad abbandonare i letti per andare a scuola.

Di malumore Chiara salì le scale dell'edificio in direzione della sua classe. Certamente Marco non si sarebbe fatto sfuggire l'occasione per lanciarle qualche odiosa battutina prendendo spunto dal libro che stava leggendo.

Mordendosi le labbra per non piangere, Chiara ripensò a quanto era stata felice fino allo scorso anno; Daniela, la sua migliore amica, aveva un carattere forte e l'aveva sempre aiutata ma adesso si era dovuta trasferire e così lei si ritrovava completamente sola.

Facendosi coraggio, entrò in classe e sedette al suo posto.

Grazie al compito di matematica, le prime ore trascorsero senza intoppi e, quando arrivò la ricreazione, Chiara uscì dalla classe, al riparo da battute e risatine.

Mentre se ne stava in un angolo del cortile a divorare il suo cornetto, si ritrovò a pensare che sarebbe stato bello se avesse potuto essere come una delle protagoniste dei suoi romanzi: forti, sicure di se e amate da un bel ragazzo.

Purtroppo la pausa fu piuttosto breve e Chiara si vide costretta a tornare in aula.

Arrivata al suo banco vide un piccolo pacchetto.

Stupita, si guardò intorno ma nessuno le disse nulla.

Anche se dubbiosa, prese il regalo e lesse il biglietto.

Sei Chiara come un'alba, sei fresca come l'aria...”

Non era originale ma almeno era carino, pensò.

«La nostra Chiara ha uno spasimante!» annunciò Marco, attirando l'attenzione di tutti su di lei e facendola arrossire.

«Qualcuno ha il gusto per l'orrido...» sibilò Marina, la vamp della classe, muovendo i lunghi capelli rossi.

«Simpatico, siamo sicuri che non sia un tuo scherzo?» ribatté Chiara, rivolta al ragazzo e ignorando palesemente la compagna.

«Non sprecherei mai tempo e denaro per te.» rispose Marco, gelido.

Ferita, Chiara gli volse le spalle e spacchettò il regalo. Appena l'ebbe fatto, una catenina con una piccola rosa le cadde in grembo. La fissò stupita, chiedendosi chi poteva avergliela mandata.

Durante il resto delle lezioni le risultò impossibile rimanere attenta. I professori se ne accorsero ma era sempre stata una brava studentessa e per un giorno decisero di sorvolare.

Alla fine delle lezioni, uscendo dall'aula, Chiara aveva uno strano sorriso sulle labbra e il pensiero che il giorno dopo ci sarebbe stata scuola la rendeva stranamente euforica.

Lei che aveva un ammiratore segreto, le sembrava impossibile.




«Marco, hai nascosto tu il mio cd di Vasco?» chiese una furia dai selvaggi ricci neri, spalancando la porta della camera del ragazzo.

Notando che il fratello aveva le cuffie in testa, gli si avvicinò di soppiatto e gliele strappò dalle orecchie.

«Ti ho chiesto» urlò ma le note di Albachiara che provenivano dalle cuffie le troncarono la frase sulle labbra. «E bravo Marcolino, si è dato alla buona musica. Che si sia innamorato!?» ipotizzò, ridacchiando.

Il ragazzo non riuscì ad impedirsi di arrossire. A scuola faceva lo spavaldo ma sua sorella Donatella era l'unica che riusciva a metterlo a disagio.

Lui innamorato, di Chiara poi, assurdo, si disse.

«Va bene, ti lascio il cd ma poi rimettilo al suo posto.» disse la ragazza, facendogli l'occhiolino e uscendo dalla stanza prima che lui avesse tempo di ribattere qualcosa.




Il sabato mattina Chiara si ritrovò a sentirsi triste, il giorno dopo non ci sarebbe stata scuola e quindi nessun messaggio dell'ammiratore segreto.

Anche stavolta la ricreazione portò l'atteso regalo. Stavolta era una scatola di Baci Perugina e dentro un'altra frase della canzone.

Un sorriso rischiarò il suo volto, ignara che qualcuno la stava osservando.




Frase dopo frase, biglietto dopo biglietto arrivò il penultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale.

Appena giunta in classe, Chiara trovò un biglietto a forma di fiocco di neve.

Durante la festa di Natale affacciati alla porta della palestra che dà sul cortile ed io mi rivelerò.”

Chiara sentì il cuore batterle all'impazzata, finalmente avrebbe scoperto chi era il suo ammiratore.



Il giorno della festa natalizia Chiara si preparò con cura. Contrariamente al suo solito, mise un grazioso abito a sottoveste e al collo il pendente che le aveva regalato il misterioso ammiratore.

Arrivata alla festa, si aggirò per la palestra osservando gli altri ballare. Si sentiva agitata ed emozionata.

Dopo un paio di canzoni si decise a fare ciò che c'era scritto sul biglietto.

Rimase alcuni secondi immobili e, mentre Albachiara risuonava nella palestra, sentì qualcuno poggiarle una mano sulla spalla.

«Ti piace studiare, non te ne devi vergognare.» le canticchiò una voce all'orecchio.

Quando si girò, si ritrovò davanti il volto sorridente di Marco.

«TU?» chiese, con voce accusatoria.

«Si, dai balliamo.»

«Lasciami in pace!» esclamò.

«Sono io quello che aspettavi, altrimenti come avrei saputo qual'era la canzone dei biglietti e quale verso mancava?» le chiese. «Dai, balla con me.»

Pur se titubante, la dolcezza nella voce di Marco la indusse a seguirlo a centro della pista.

Arrossendo leggermente, intrecciò le mani dietro al suo collo e si lasciò guidare della musica.

Contrariamente a quanto aveva pensato, Marco trovò piuttosto piacevole stare lì abbracciato a Chiara. Appena ebbe alzato gli occhi, però, vide Marina sollevare un bicchiere nella sua direzione con sguardo cospiratorio.

Rabbuiandosi, Marco avvicinò la bocca all'orecchio della sua compagna di ballo.

«Questa notte sembra uscita da un romanzo.» le sussurrò.

Chiara lo guardò perplessa. Quando però vide il sorriso di scherno sul viso di lui un lampo di comprensione si fece strada nella sua mente.

Quella frase era la battuta finale del romanzo che lei stava leggendo. Anche la protagonista del libro veniva corteggiata con il testo di una canzone. Era stato tutto uno scherzo. Solo una stupida come lei avrebbe potuto illudersi e cadere in trappola.

Marco si preparò a sentire i suoi piaghistei ma ciò a cui non era preparato era lo sguardo ferito e deluso che lei gli rivolse prima di fuggire dalla palestra.

Colpito, si slanciò per seguirla ma una mano gli ghermì il braccio.

«Ora che ti sei divertito fai divertire me. Voglio ballare.» ordinò Marina, strusciandosi su di lui.

Dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla porta da cui era uscita Chiara, tornò a concentrarsi sulla festa senza peraltro riuscire a scacciare i sensi di colpa dal suo animo.

Per tutto il tempo della festa Marco tentò di avvistare Chiara ma senza successo.

Appena l'ultima canzone finì, il ragazzo si precipitò a recuperare il suo motorino. Marina gli era rimasta appiccicata per tutta la festa e l'ultima cosa che voleva era essere costretto ad accompagnarla a casa.

Uscito da scuola vide due ragazzi che ronzavano intorno al suo mezzo. Senza pensarci due volte si lanciò contro di loro.

La superiorità numerica però era evidente. Mentre uno lo tratteneva per le braccia l'altro gli sferrava un gancio allo stomaco. In quel momento però una pigna colpì l'aggressore in piena testa, stordendolo.

Vedendone altre volare nella loro direzione, i due si dettero alla fuga.

Guardandosi intorno Marco vide Chiara seminascosta da un pino nel giardino della scuola.

«Sei stata tu?» chiese, perplesso. «Perché mi hai aiutato, dopo quello che ti ho fatto?»

«Sei un deficiente ma non per questo voglio vederti morto.» spiegò, passandogli accanto e avviandosi verso casa.

«Ti do un passaggio.» propose.

«No, grazie, per oggi hai già fatto abbastanza.»

«Quei tipi potrebbero essere ancora nei paraggi, non vorrei che se la prendessero con te.» spiegò.

«Ho la gonna.» gli fece notare lei.

«Sali davanti.» risolse lui.

«Non so guidare il motorino.» replicò.

«Guiderò io da dietro, sei così minuta che non avrò problemi.» rispose ancora lui, ripensando a quando l'aveva stretta a se.

«E sia.» cedette, alla fine. «Ma se ti multano paghi tu.»

Sistematasi sul motorino i due partirono.

Chiara si sentiva un po' a disagio, era arrabbiata con lui eppure non riusciva a dimenticare il brivido provato nel ballare abbracciata a lui. Marco, dal canto suo, non riusciva ad ignorare il profumo dei suoi capelli che gli solleticava il naso né la deliziosa sensazione della sua schiena premuta contro il suo petto.

Appena giunti davanti casa Chiara smontò dal motorino ma Marco la trattenette.

«Aspetta!»

«Grazie del passaggio. Ciao.» disse lei, scostante.

«Mi dispiace! È iniziato tutto come uno scherzo ma poi era diventato piacevole vederti sorridere mentre leggevi i miei biglietti ed oggi avevo deciso di non dirti nulla ma poi c'era Marina che ci fissava e così...»

«Che c'entra Marina?»

«Mi ha consigliato lei.» ammise Marco.

Facendosi forza, il ragazzo le raccontò di come l'altra ragazza gli avesse consigliato di cominciare con un regalo che la colpisse ma di come fosse stato lui a scegliere la collana e di come avessero deciso quella che sarebbe stata la scena finale dello scherzo.

Dopo averle confessato tutto si sentiva un verme ma si sentiva anche più leggero, lei l'avrebbe odiato lo stesso ma almeno era stato sincero.

«Capisco. Ora devo andare.» disse Chiara, allontanandosi.

«Mi è piaciuto davvero ballare con te, credimi!» esclamò, sperando che gli credesse.

«Va bene, ho capito.» replicò lei aprendo il portone ed entrando in casa.




Le vacanze di Natale trascorsero velocemente ma per nessuno dei due era cambiato molto dal giorno della festa. Marco si sentiva in colpa per quello che aveva fatto e Chiara si sentiva ferita e umiliata.

Il giorno del rientro a scuola Marco arrivò in anticipo, sperando di riuscire a parlarle da sola; non aveva fatto i conti con le strategie di Chiara che, appena arrivata a scuola, si era nascosta nei bagni per uscire solo appena ebbe avvistato la professoressa.

Adducendo la scusa di essere dovuta andare in bagno entrò in classe e andò a sedersi ma non poté fare a meno di sentire su di se gli occhi speranzosi di Marco e quelli gongolanti di Marina.

Per tutta l'ora d'italiano Marco tentò di attirare l'attenzione di Chiara, venendo palesemente ignorato.

«Marco, visto che hai tanta voglia di parlare con Chiara vieni a sederti al primo banco.» tuonò improvvisamente la professoressa, esasperata.

Marco avrebbe voluto ribattere ma desistette, almeno sarebbe stato nel banco vicino a lei.

Appena si fu seduto, approfittò di un momento di distrazione della professoressa per passarle un biglietto.


E certe volte fai pensieri strani, con una mano, una mano ti sfiori

in realtà non so se tu li fai ma io li ho fatti e come su di te, eri molto carina con quel vestito

tu sola dentro la stanza e tutto il mondo fuori.

Quello che so, però è che non mi va di saperti sola, isolata da tutti.”


Leggendolo, Chiara spalancò gli occhi e arrossì ma non poté non sentirsi segretamente lusingata di essere nei suoi pensieri.

Quando suonò la campanella della ricreazione Marco afferrò Chiara per un braccio, prima che lei potesse sfuggirli.

«Voglio parlarti un attimo.» le disse.

«Va bene.» concesse lei, sospirando.

Usciti dalla classe, i due si diressero verso un punto cieco del corridoio dove avrebbero potuto parlare tranquillamente.

«Cosa vuoi?» gli chiese nervosamente.

«Ciò che c'era scritto nel biglietto è vero. Ti ho pensato molto. Mi sono divertito a ballare con te, dammi una possibilità.»

«Così potrai di nuovo prendermi in giro davanti a tutta la classe?» gli chiese. «Cosa hai architettato insieme alla tua amichetta?»

«Con Marina non ci parliamo più. Durante le vacanze ci siamo incontrati, lei voleva mettersi con me, io l'ho mandata al diavolo.»

Ripensando alla mattinata si rese conto che, in effetti, la rossa vamp non aveva passato il suo tempo sporta verso il banco di Marco in pose che sfidavano le leggi di gravità, come faceva di solito.

Provò una certa gioia al pensiero ma subito si diede della stupida.

«Per quel che ne so potrebbe essere solo una strategia.» ribatté Chiara sulla difensiva.

«Ti capisco se non vuoi credermi...però se mi dessi una possibilità ti dimostrerei che dico la verità.» la pregò.

Chiara lo guardò negli occhi, sembrava sincero eppure non riusciva a mettere a tacere il suo istinto di autoconservazione che l'avvisava di non fidarsi.

Approfittando di questo suo attimo di distrazione Marco si azzardò a sfiorarle le labbra con un bacio.

Per la sorpresa Chiara scattò all'indietro, sbattendo la testa sul muro alle sue spalle.

«Ahia!» ululò.

«Stai bene?» chiese Marco, reprimendo l'istinto di ridere.

«Ridi, ridi pure. Penso di essere l'unica ragazza al mondo che riceve il suo primo bacio e subito dopo sbatte la testa al muro!» ringhiò lei, arrossendo nel rendersi conto di avergli svelato il suo segreto.

«Il tuo primo bacio?» chiese Marco stupito.

«Va, corri, vallo a raccontare alla tua amichetta!» urlò Chiara, cercando di scappare.

«Possibile che tu non lo capisca? È te che voglio!» gridò il ragazzo di rimando, trattenendola. «Se ti fa sentire più tranquilla terremo la cosa nascosta, sarà il nostro segreto.»

«Chi ti dice che io voglia stare con te.»

«Le tue labbra. Non sei scappata mentre ti baciavo.»

«Mi hai preso di sorpresa.»

«Allora facciamo una prova. Ora ti bacio di nuovo e vediamo che succede.»

«Provaci e io ti mordo!» minacciò lei, in preda al nervosismo.

«Correrò il rischio.» rispose lui con un sorriso malandrino, quindi tornò all'attacco.

Marco le si avvicinò pian piano, rimase alcuni secondi a pochi millimetri dalle sue labbra per darle il tempo di allontanarsi se avesse voluto ma Chiara si rese conto che non poteva, che non voleva, lasciò che le loro labbra s'incontrassero e che le sue mani gli cingessero il collo.

Quando si staccarono erano entrambi accaldati e scombussolati.

«Allora finché tu vorrai sarà un segreto, promesso.» le sussurrò lui, fronte contro fronte.

Da allora cominciò un susseguirsi di giorni in cui i due aspettavano la ricreazione per godersi cinque minuti insieme. Chiara iniziò a chiamarli i suoi “cinque minuti di paradiso”.

Andavano avanti così da quasi un mese quando, mentre erano nascosti nel solito angolo, quello del loro primo bacio, un colpetto di tosse attirò la loro attenzione.

«Chissà cosa direbbero i professori se sapessero che la loro migliore studentessa passa la ricreazione a sbaciucchiarsi col teppista ripetente delle classe.» sibilò malignamente Marina, scrutandoli.

Marco sentì Chiara irrigidirsi e rafforzò la stretta della sua mano per cercare di infonderle forza e sicurezza.

La ragazza dal canto suo sentì il cuore fermarsi. Si disse che era stata una stupida ad illudersi e che adesso Marco si sarebbe unito a Marina nel deriderla per la sua ingenuità. Quando, però, lo sentì stringerle più forte la mano alzò lo sguardo e incontrò i suoi occhi che la guardavano sinceri e sereni.

«Fossi in te starei attenta alle arrabbiature. La gelosia fa venire le rughe.» rispose Chiara serafica, stringendo a sua volta più forte la mano di Marco.

Sentendo quelle parole, Marina digrignò i denti, arrabbiata. Volse lo sguardo su di lui, sperando nel suo appoggio ma quando vide il sorriso derisorio sul suo volto comprese che la battaglia era persa e, con un gesto stizzito, girò sui tacchi e andò via.

«Sei stata grande.» le sussurrò stringendola a se.

Ridacchiando, Chiara gli prese il viso tra le mani e, prendendo per la prima volta l'iniziativa, lo baciò.

Era felice. La sua vita non era un romanzo, Marco non era il perfetto principe azzurro ma non importava.

Chi poteva volere la perfezione quando poteva avere quella dolce normalità?



Fine.


Angolo dell'autrice: avevo voglia di una OS molto dolce, mi seccavo a cercarla e così me la sono scritta da me.

Spero di non avervi fatto cariare i denti. ^__-













  
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