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Autore: Darkness_Angel    07/09/2014    7 recensioni
Sono passati quasi vent'anni da quando Gea è stata sconfitto e Percy ed Annabeth sono ritornati a casa.
Aibileen è la più piccola di casa Jackson e la sua vita non è affatto facile, anche se non per gli stessi motivi dei suoi fratelli, Lilia e Lucas.
La loro vita si complicherà quando sii ritroveranno catapultati in un impresa che metterà a dura prova loro e il loro rapporto. Tra vecchi e nuovi nemici ed amici, riusciranno i fratelli Jackson a concludere l'impresa e a salvare la loro famiglia?
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Nella storia non ci sono spoiler sulla conclusione della saga, potrebbero essercene qua e là solo per chi non ha ancora iniziato a leggere la saga degli Eroi dell'Olimpo.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Nuova generazione di Semidei, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Generazioni '
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Ed eccomi ritornata con il Sedicesimo Capitolo! E con ben un giorno d'anticipo :D
Direi che non ho molto da dire su questo capitolo, solo una cosa: Leggete la mia nota infondo, è importate ;)
Ci sentiamo in fondo,
Buona Lettura :)

Capitolo Sedici
Riunione di famiglia

 
Il viaggio non durò più di mezz’ora ma ad Annabeth sembrò un infinità di tempo.
Quando Leo aveva riaggiustato Festus, dopo la sconfitta di Gea, gli aveva fatto anche qualche altra modifica, e adesso, il drago volava molto più veloce di prima.
Annabeth continuava a stringere Aibi che sembrava diventare sempre più fredda e sempre più lontana, le sembrava quasi di vedere l’anima della figlia che la lasciava.
Quando arrivarono in vista di Long Beach, Annabeth iniziò a sentirsi leggermente meglio e la speranza le riempì il cuore, ce l’avrebbero fatta, non era tutto perduto.
Quando arrivarono sopra al campo Leo le disse di reggersi e iniziarono a scendere descrivendo degli ampi cerchi per moderare la discesa, Annabeth era impaziente fosse stato per lei sarebbe scesa in picchiata, quella le sembrava solo una perdita di tempo, ma in quel modo avrebbero rischiato di finire tutti e tre dentro il laghetto, o peggio, di schiantarsi contro il terreno.
Appena le zampe del drago di bronzo toccarono terra, Annabeth scese il più velocemente possibile senza far cadere Aibileen
-  Annabeth!  -
Chirone le corse incontro e si fermò di fianco a lei -  Gli altri ci aspettano alla Casa Grande, dalla a me, faremo prima  - Annabeth gli passò la figlia e poi corsero alla casa grande.
Percy la stava aspettando sulla soglia con in mano il vello nella sua forma originale e non in quella di giacca del college, Lilia e Lucas erano vicino a Juniper che li stringeva come se volesse proteggerli, Nico era in un angolo insieme a Jason che tenevano buoni i tre bambini.
Annabeth scorse dietro un albero l’immagine di un ragazzo che fissava la scena preoccupato ma senza uscire allo scoperto, le sembrava di averlo già visto da qualche parte, ma adesso non aveva tempo per pensarci.
Percy gli corse incontro, Annabeth riprese in braccio Aibi e lui le mise sopra il vello coprendola, aspettarono un minuto ma non accadde nulla.
Annabeth si sentì sopraffare dal panico, si sedette sui gradini della veranda davanti alla Casa Grande e avvolse completamente la figlia nel vello, ma continuò a non accadere nulla.
Annabeth e Percy si girarono di scatto all’unisono verso Nico che stava guardando la bambina con aria scoraggiata, quando vide che i due amici lo stavano fissando, sorrise tristemente e scosse il capo.
Annabeth scoppiò a piangere e strinse la bambina, che ormai non respirava quasi più, Percy strinse i pugni -  Perché non funziona?!  - gridò guardando tutti i presenti, arrabbiato.
Nessuno gli rispose, sul Campo sembrava essere calato un sudario, non si sentiva nessun rumore a parte quello del vento tra gli alberi e i singhiozzi di Lilia ed Annabeth, persino gli uccelli avevano smesso di cantare.
Percy si avvicinò ad Annabeth e gli si sedette accanto facendole una carezza sulla testa, cercando di farla calmare, ma era impossibile. Percy era arrabbiato, non era giusto, perché proprio sua figlia?
Cosa aveva fatto di male per meritarsi questo? E poi perché il vello non la curava? Aveva dimostrato di essere una semidea, forse lo era più di loro, ma quella stupida pelle aveva deciso di smettere di funzionare proprio adesso che gli serviva.
Non poteva permettere che gli portassero via sua figlia così facilmente, non poteva starsene lì con le mani in mano mentre Thanatos richiamava la sua anima; il dio sembrava anche volerli prendere in giro non portandola subito via ma prolungando la sua, e la loro, agonia.
Si alzò e si avvicinò a Nico -  Non puoi fare nulla? Non puoi chiedere a tuo padre di lasciarla qui? - gli chiese tra la supplica e l’ira.
-  Percy, sai che mio padre non può fare niente…  - Percy sentì tutte le speranze crollare e le lacrime che era riuscito a fermare quando erano sull’isola tornare prepotenti; odiava essere impotente e non poter fare nulla.
-  Forse noi possiamo fare qualcosa  -
Tutti i presenti si girarono levando lo sguardo da Annabeth e rimasero pietrificati dallo stupore.
Chi aveva parlato era stata una donna sulla trentina vestita con una semplice camicia e un paio di pantaloni neri, i capelli castani raccolti in una coda alta e gli occhi grigi che sembravano minacciar tempesta che risaltavano sul viso dalla pelle chiara.
Di fianco a lei vi era una uomo che doveva avere solo qualche anno più di lei, i capelli neri, gli occhi verdi che risaltavano sulla carnagione abbronzata.
A Percy mancò il fiato, di solito quando quei due si incontravano c’era sempre da preoccuparsi
-  Papà… Atena… ma cosa… come potreste?  -
La Dea gli sorrise con sufficienza, forse sorpresa dal fatto che l’avesse riconosciuta
-  Le spiegazioni a dopo figliolo, a nostra nipote non rimane molto tempo  - gli disse Poseidone diventando serio.
I presenti si spostarono facendo passare le due divinità, Atena si chinò vicino alla figlia e le poggiò una mano su una spalla, Annabeth trasalì e gli occhi pieni di lacrime si sgranarono per la sorpresa quando riconobbe la madre.
Era stata troppo sconvolta all’idea di perdere sua figlia e tra i suoi singhiozzi e il dolore che le devastava il petto non si era accorta del loro arrivo -  Mamma…  - le sussurrò incredula
-  Potresti lasciarci la bambina?  - le chiese Atena sorridendola, mentre Poseidone si metteva al suo fianco e sorrideva ad Annabeth
-  Certo…  - gli disse stordita, non riusciva più a capirci nulla; l’unica cosa sicura era che la sua bambina la stava per abbandonare. Le levò il vello dalle spalle e la mise seduta sulla sue gambe facendole appoggiare la testa sulla sua spalla, Atena annuì e si girò verso Poseidone.
-  Visto che è stata la tua discendenza a creare più problemi credo che debba farlo tu per primo  - gli disse gelida e fissandolo con due occhi di pietra
Poseidone sospirò, poi si inginocchiò vicino ad Annabeth rispondendo con un sorriso al suo sguardo perplesso, poi poggiò una mano sul petto della nipote all’altezza del cuore.
-  Aibileen Jackson io, Poseidone, Signore dei cavalli, scuotitore della terra e delle lande marine, ti do la mia benedizione e il permesso di usare le tue capacità nonostante tu non sia mia figlia  - disse in tono serio.
Da sotto la mano del Dio spuntò una leggera luminescenza azzurra che avvolse la bambina e sopra la sua testa apparve un tridente azzurro e luminescente.
Poseidone si alzò e fece cenno ad Atena di avvicinarsi, Annabeth non credeva a quello che stava accadendo.
Come aveva fatto prima di lei suo zio, Atena si inginocchiò davanti alla nipote e le poggiò una mano sul petto -  Aibileen Jackson io, Atena, dea della saggezza e della strategia militare, ti do la mia benedizione e con essa il permesso di utilizzare le tue capacità anche non essendo mia figlia  -
A quel punto Aibileen fu circondata da un’altra luce, stavolta giallo scuro dalla quale nacque una civetta dello stesso colore che si andò ad appollaiare al centro del tridente emettendo un lieve stridio.
Quando anche Atena si fu allontanata, le due luci si sommarono formandone un’unica verde che si raccolse intorno al tridente e alla civetta, i quali divennero anche loro verdi  prima di diventare un’unica sfera di luce che si spostò dalla testa di Aibi e andò a finire sul suo petto dove venne assorbita.
Passò un minuto in cui il silenzio fu totale, poi Aibileen ebbe uno spasmo ed emise un lungo respiro stringendo con la mano la maglia della madre.
Annabeth emise un grido sorpreso e strinse la figlia che rincominciava a respirare normalmente mentre il battito del suo cuore riprendeva vigore, Aibi era viva.
Percy le corse accanto, adesso Annabeth stava piangendo per la gioia mentre accarezzava il viso della figlia che riprendeva pian piano colore
-  Io vi suggerirei di metterglielo comunque addosso il vello  - disse Atena.
Annabeth non se lo fece ripetere due volte, prese il vello e vi avvolse la figlia, sta volta il vello si illuminò di una luce d’orata incominciando a fare la sua magia, Aibileen si mosse rannicchiandosi contro il petto della madre e addormentandosi tranquilla.
-  Adesso è solo stanca si sveglierà presto  - li rassicurò la Dea
-  Ma si può sapere cosa è successo?  - chiese Percy mentre si alzava per permettere ai figli di andare dalla madre e vedere con i loro occhi che la sorella stava solo dormendo.
-  Lascio l’onore della spiegazione a mia nipote  - disse Poseidone ridendo mentre Atena gli lanciava uno sguardo di ghiaccio.
Era un record, Percy non si ricordava che quei due avessero mai collaborato, o fossero rimasti insieme senza litigare, per così tanto tempo.
-  E’ una cosa abbastanza complicata, ci vorrà un po’ per spiegarla e non vorrei che orecchie indiscrete sentissero  - disse la Dea lanciando uno sguardo verso Jason.
Nonostante i due campi si fossero riappacificati, e con essi gli Dei, Atena era rimasta una delle poche dee ad avercela ancora con i romani, forse perché a lei era stato fatto più torto che agli altri.
-  Mamma, qui non ci sono orecchie indiscrete  - sentenziò Annabeth, madre e figlia si lanciarono degli sguardi di fuoco, tutti trattennero il fiato col terrore che la Dea mostrasse la parte peggiore si se’ ma invece sospirò e si arrese -  Molto bene, ma almeno sediamoci  - concluse, fece un gesto con la mano e apparve una sedia per tutti per tutti i presenti.
Tutti i semidei si sedettero, Nico con in braccio Sammy, Leo, che era arrivato, recuperò la figlia da Piper mentre Jason prese in braccio Reyna facendola sedere sulle sue gambe.
Tutti fissavano Annabeth e Percy con sguardi dubbiosi, non avevano idea di quello che era successo e nessuno di loro aveva visto cos’era riuscita a fare Aibi, quindi l’apparizione delle due divinità e il rito che avevano compiuto sembravano inspiegabili.
Rimasero tutti in attesa mentre anche i due dei si accomodavano, Poseidone sempre sorridente mentre Atena rimaneva seria e impassibile.
-  Le persone come Aibileen nascono molto raramente  - incominciò Atena -  le loro capacità si sviluppano più tardi rispetto ai semidei normali e, per far si che possano usarle, gli Dei di cui sono discendenti devono dare la loro benedizione, cioè il loro permesso, per farglieli usare.  - spiegò
-  Scusate, ma Aibileen non era una mortale?  - chiese Piper intromettendosi
-  Lo credevamo… prima che sconfiggesse Nyx evocando uno tsunami  - spiegò Percy sorridendo, Piper lo guardò come per dire “Cosa??”
-  Si, se non fosse stato per lei probabilmente saremmo tutti morti o prigionieri di Nyx nel Tartaro, ad un certo punto ha evocato anche delle fiamme…  - spiegò Annabeth pensierosa
-  Quella era opera di Ecate, la evocata per farsi dare una mano  - spiegò Poseidone prima che anche Efesto o Leo fossero portati al centro della discussione
-  Quindi volete dire che Aibileen ha sia i poteri di una figlia di Poseidone che le caratteristiche di una figlia di Minerva… cioè Atena?  - chiese Jason
Atena gli lanciò uno sguardo furente, odiava la sua controparte romana -  Esatto  - intervenne Poseidone prima che la Dea potesse parlare -  Aibileen ha in se’ tre quarti di Dio e un quarto umano e adesso che ha avuto entrambe le nostre benedizioni potrà usare i poteri e vivere tranquilla senza paura che la uccidano  - spiegò
-  Voi da quanto lo sapevate?  - chiese Annabeth
-  Ho iniziato a sospettarlo quando è incominciata l’impresa, è stato lì che ha incominciato a sviluppare le prime doti da figlia di Atena  - spiegò la Dea -  E quando scoprì che Nyx aveva incominciato a tirare i fili del suo piano, devo ammettere molto ingegnoso, i miei sospetti si sono rivelati fondati.  - concluse
-  Nonna, sapevi tutto ciò che Nyx che stava per fare, e non ci hai detto nulla?  - le chiese Lilia arrabbiata e incredula
-  Al contrario, ho avvertito Aibileen in sogno che qualcosa si stava risvegliando, ma poi la Dea mi ha scoperta e ha intercettato il mio messaggio  - spiegò Atena -  Però  mi sembra di avervi dato un bell’aiuto sull’isola  - aggiunse puntigliosa
-  Allora eri davvero tu  - dissero in coro i gemelli fissandola sorpresi
Atena sospirò esasperata -  Eppure voi mi avete visto tante volte nella mia forma mortale, possibile che ancora non riusciate a riconoscermi?  - chiese, i gemelli chinarono il capo sentendosi leggermente in colpa.
-  Tu papà, invece?  - chiese Percy
-  Io non sapevo nulla, certo mi sono accorto che qualcuno aveva per due volte controllato il mare oggi, però pensavo fossi stato tu o Lilia  - spiegò
-  Beh, la prima volta sono stata io  - ammise la ragazza -  ma la seconda è stata Aibi  -
Poseidone sorrise -  Già, è per quello che è stata male, come prima volta è stata una bella mole d’acqua da sollevare.  - spiegò sorridente, Percy vedeva che suo padre era fiero della nipotina, mentre ne parlava la sua voce trasudava orgoglio -  Poi Atena è stata così gentile da venirmi ad avvertire nel mio palazzo  - mentre lo diceva diede una leggera pacca sulla spalla della Dea come se fossero amici da anni, lei lo guardò male aggrottando le sopracciglia -  Cosa che, stai pur certo, non rifarò mai più – lo rassicurò Atena
-  E siamo venuti qui, giusto in tempo oserei dire  - continuò Poseidone come se la dea non avesse parlato.
-  Quindi se voi non foste intervenuti Aibi sarebbe morta?  - chiese Annabeth
-  Molto probabilmente, Thanatos ha sempre dei problemi a prendere i semidei come lei  - spiegò Atena. Lucas si accigliò e poi alzò di scatto la testa -  L’ultimo sogno di Aibi! Thanatos non è il fratello di Eris? E poi lui fa il “portinaio” alle porte della Morte  - ricordò
-  Si, Nyx voleva provarle tutte, se anche Aibi l’avesse sconfitta suo figlio avrebbe potuto riportargliela quando fosse morta, ma per fortuna non è stato così  - concluse Atena
-  C’è ancora una cosa che non capisco…  - iniziò Percy
Atena sospirò e lo guardò come dire “fosse solo una cosa che non capisci”, Percy la lasciò perdere, ormai aveva fatto l’abitudine alle frecciate della nuora.
-  Perché Nyx voleva così tanto Aibi? Insomma non le andava bene un normalissimo semidio?  - chiese
-  Si dice che il Dio che avrà come servo un semidio con doppi poteri ancora vivo, sarà capace di fare qualunque cosa con lui al fianco  - spiegò Atena
-  Allora era inutile che la volesse da morta  - continuò Percy
-  Forse pensava che la sua presenza l’avrebbe aiutata comunque  - spiegò Atena
-  Ma…  - cercò di dire Percy
-  Tesoro, basta  - lo fermò Annabeth poggiandogli una mano sul polso.
Percy decise di darle retta -  Bene, ora che tutto è sistemato, devo tornare ai miei compiti  - disse Poseidone alzandosi e sorridendo ai presenti.
Atena annuì e fece lo stesso -  Anche io devo andare  -
-  Non volete aspettare che si svegli Aibi? Sono sicura che vorrà ringraziarvi  - disse Annabeth.
Atena le sorrise -  Potrà ringraziarci tra qualche giorno, ormai può venire anche lei sull’Olimpo a trovarci durante il solstizio  - gli ricordò.
-  Bene, allora vi aspettiamo. Ah, Jason, Nico salutatemi i vostri padre quando li vedete  - disse Poseidone, poi fece un cenno di saluto verso gli altri e scomparve in una nuvola di vapore che fu portata via da una leggera brezza marina.
Atena sospirò alzando gli occhi al cielo e sussurrò qualcosa molto simile ad un “esibizionista” per poi salutare con un cenno i presenti, trasformarsi in una civetta bianca e volare via verso le nuvole.
Tutti i presenti si girarono verso Percy e Annabeth, il primo a rompere il silenzio fu Leo
-  Simpatica tua madre Annabeth  - commentò sarcastico
Annabeth stava per rispondergli, ma poi Aibileen si mosse stiracchiandosi e strofinandosi gli occhi.
 
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Mi sentivo come se avessi dormito per mesi, avevo tutto il corpo indolenzito però non mi faceva più male il petto, lo presi come un buon segno.
Mi stirai e cercai di tirarmi su mentre mi stropicciavo gli occhi, sentì qualcuno che mi aiutava a mettermi seduta e poi mi svegliai completamente.
-  Mamma…  - sussurrai vedendola, mi stava tenendo in braccio e mi sorrideva trattenendo le lacrime, senza una spiegazione mi strinse forte scoppiando a piangere e dopo poco mi ritrovai abbracciata da tutta la famiglia -  Ehi… ma si può sapere cosa è successo?  - chiesi scostandomi mentre la mamma si asciugava gli occhi -  Come ci siamo finiti al Campo Mezzosangue? E Nyx che fine ha fatto? Ed io non dovrei essere morta?  - incominciai a chiedere guardandomi intorno.
L’ultima cosa che mi ricordavo era di essere caduta a terra dopo aver gettato di nuovo l’acqua che avevo evocato in mare, mi ricordavo il dolore e di aver creduto che sarei morta.
-  Una domanda alla volta Aibi, ne abbiamo di tempo  - mi rassicurò mia madre dandomi un bacio sulla fronte.
Ci alzammo in piedi e con mio grande stupore mi accorsi che non eravamo soli ma che c’era anche tutta la famiglia Grace al completo, Leo con Hope, Nico con Sammy, Zia Juniper e Zio Grover e naturalmente Chirone -  Ben tornata Aibi  - mi disse Piper sorridendomi
Ben tornata? Ma perché dov’ero andata?
Mi devo essere persa qualcosa…
-  Non ci sto capendo più niente…  - ammisi guardando tutti
-  Mi sorprenderebbe il contrario  - mi disse papà poggiandomi una mano su una spalla -  prima però ci sistemiamo e poi chiariremo questa faccenda una volta per tutte  - concluse.
Papà mi prese per mano e ci dirigemmo alle case insieme ai gemelli e alla mamma, mentre anche gli altri si misero a parlare tra di loro e i bambini tornarono a rincorrersi, notai che quando si furono alzati, le sedie su cui erano seduti, sparirono.
Andammo tutti ai bagni e ci facemmo una bella doccia, dopo aver passato due giorni accampata nei boschi mi ci voleva proprio.
Quando ebbi finito chiusi l’acqua e mi infilai l’accappatoio, l’acqua si era radunata in un punto sul pavimento e defluiva lentamente giù per lo scarico, mi guardai un attimo intorno anche se, a parte mia sorella e mia madre, in giro non c’era nessuno, poi mi concentrai sull’acqua, feci un leggero movimento con la mano e questa si alzò per poi ricadere ad un mio gesto.
Allora era vero, non era stato solo un sogno, avevo veramente sollevato l’acqua dell’Oceano, ero veramente una semidea; per qualche assurda ragione rimasi un po’ delusa.
Mentre ci cambiavamo la mamma e Lilia parlavano tranquille, ridendo e scherzando, io mi unì a loro però avevo ancora troppi dubbi che mi affollavano la testa e non riuscivo a concentrarmi sul buon umore che ormai aleggiava in famiglia.
Ci rincontrammo con papà e Lucas davanti alla casa di Poseidone -  Ora posso avere le mie risposte?  - chiesi guardando uno ad uno i membri della mia famiglia
-  Certo  - mi rispose la mamma -  Però andiamo dentro  - ci disse.
Entrammo nella casa di Poseidone e ci sedemmo mamma e papà su un letto e noi tre difronte a loro -  Allora Aibi, devi sapere che tu sei una semidea e che hai preso sia da Atena che da Poseidone - mi spiegò papà
-  Questo lo avevo capito  - gli dissi interrompendolo e lasciandolo di sasso -  Ecate mi ha chiesto di scegliere se accettare questo o non crederci, solo capendo chi ero veramente avrei potuto aiutarvi e salvarvi  - spiegai
-  Si, il nonno ci ha detto che hai evocato Ecate  - mi disse Lucas
-  Il nonno?  - chiesi senza capire
Mia madre iniziò a spiegarmi che, dopo aver usato i miei poteri, ero svenuta ed ero stata in fin di vita; a quel punto avevano chiamato Leo e Nico ed eravamo tornati al Campo.
Mi dispiacque molto aver volato per la prima volta su Festus mentre ero incosciente.
Arrivati al Campo mi avevano messo addosso il vello, sperando che mi guarisse, ma non aveva funzionato, mi avevano ormai dato per persa, quando erano apparsi i nonni che mi avevano salvato dandomi la loro benedizione; dopo di che mi avevano rimesso il vello ed io mi ero addormentata.
-  Peccato avrei voluto vederli collaborare  - commentai
-  Aibi, c’è una cosa che mi turba, cosa ti ha chiesto Ecate in cambio del suo aiuto?  - mi chiese la mamma chinandosi in avanti per vedermi meglio
-  Mi ha chiesto di diventare la sua ancella dopo la mia morte  - le spiegai -  dovrò aiutarla a scortare i vivi nel regno dei morti e badare ai suoi animali  - conclusi – Spero solo di non trasformarmi in un Empusa… - aggiunsi riflettendo
La mamma rise e sembrò rassicurarsi -  Che ne dite invece di raccontarci voi cosa avete combinato per venirci a salvare?  - chiese papà curioso
Io e miei fratelli ci guardammo e poi incominciammo a raccontare, iniziammo da quando io ero arrivata a piedi al campo, gli raccontammo della profezia e di come eravamo partiti insieme a Nico per andare a Los Angeles ma che a metà strada avevamo deviato per San Francisco visto che Lilia stava quasi per morire dopo esser stata ferita dalla chimera ( la mamma era sbiancata a quella notizia).
Gli raccontammo del soggiorno che avevamo avuto a Nuova Roma, di Sammy, di Reyna, di Hazel, Frank e della lite che avevano avuto Piper e Jason perché lei era di nuovo incinta.
Gli raccontammo dell’incontro avuto con Ade, di quello con le Arpie e poi gli raccontammo dei tre vulcani, dove Lucas si soffermò a spiegare cos’era successo e di Eris che lo controllava.
Infine gli raccontammo di come avevamo scoperto l’isola e di come ci era venuto in mente di salvarli -  Beh, non c’è che dire, ne avete passate di belle  - commentò papà ridendo, la mamma invece era seria, non le andava a genio che avessimo rischiato così tante volte la pelle e, soprattutto, che non si fosse mai accorta della possessione di Lucas.
-  Sai, credo che l’ultimo verso della profezia si riferisse a te Aibi  - commentò Lucas
-  “Dolori, pene, sacrifici e rischi, alla vecchia vita metteranno fine.”  - recitò Lilia -  penso che la tua vecchia vita sia finita, ormai sei una di noi  - commentò Lilia abbracciandomi e stringendomi.
I nostri genitori sorridevano felici di vederci uniti come dovevano essere dei fratelli, senza che litigassimo o mi facessero uno scherzo ogni dieci minuti.
-  C’è ancora una cosa però  - incominciò Lucas titubante lanciando uno sguardo a Lilia
-  E cosa?  - chiese la mamma abbastanza in ansia
-  Aibi sa’ tutto, le abbiamo raccontato tutto quello che è successo quando è nata e anche quello che è successo prima  - spiegò Lilia
Io miei genitori chinarono il capo sentendosi colpevoli e si guardarono -  Beh, prima o poi avremo dovuto dirtelo piccola  - disse papà sorridendomi -  Hai qualche domanda?  - mi chiese dolcemente la mamma
Ci pensai un attimo, a dire il vero il discorso di Lilia e Lucas era stato molto esauriente, c’era un'unica cosa che ancora mi  turbava -  Lilia e Lucas mi hanno detto che c’è il rischio che stia di nuovo male…  - incominciai
La mamma mi sorrise e mi prese una mano -  Non devi preoccuparti, ti teniamo sotto controllo e comunque è molto raro che succeda  - mi spiegò
-  E poi, quello che hai passato oggi, penso sia la prova che puoi superare qualsiasi cosa  - continuò papà sorridendo.
Rimanemmo a chiacchierare ancora un po’ insieme, mamma e papà ci raccontarono di quando si erano risvegliati a testa in giù nel covo di Aracne; capì che andava tutto bene perché, mentre raccontavano, si prendevano in giro a vicenda.
Tra una storia e l’altra arrivò l’ora di andare a cena, sentimmo il suono della conchiglia e andammo tutti alla mensa. Per quella sera decidemmo di fare uno strappo alla regola, Chirone non disse nulla,  il Signor D non c’era così ci sedemmo tutti ad un unico tavolo; ci eravamo appena ritrovati, non ci andava di separarci di nuovo.
Mentre stavamo andando alla mensa mi sentì chiamare -  Aibi! Aibileen!  - mi girai nella direzione di chi mi aveva chiamato e vidi Reyna che correva verso di me tenendo per mano Sammy e Hope ( accidenti, anche lei era cresciuta un bel po’! ), o meglio, tirandoseli dietro -  Ciao bambini  - li salutai accucciandomi in modo che mi potessero abbracciare
-  Adesso stai bene?  - mi chiese Sammy
-  Certo  - lo rassicurai
-  Guarda Aibi, la mamma mi ha fatto le treccine  - mi disse Reyna facendomele vedere -  E questa è Hope  - mi disse tirando avanti la terza bambina
-  Ciao, io sono Hope Valdez  - mi disse timida porgendomi la mano
-  E io sono Aibileen Jackson  - le dissi sorridendole e stringendole la mano, lei arrossì, era troppo tenera con quei due codini che cercavano di trattenerle i ricci inutilmente.
-  Come mai siete tutti qui?  - chiesi
-  Papà ha deciso di venirsi a riprendere la mamma e allora io sono voluta venire con lui perché ho sentito che c’era anche Hope, e poi Sammy ha chiesto a suo zio se poteva venire con lui visto che c’eravamo anche noi due, ed eccoci qui  - mi spiegò Reyna con la sua solita parlantina
-  Reyna, l’hai detto alla mamma che venivi a salutarci?  - le chiese, ad un certo punto, mia madre con voce calma e tranquilla anche se conosceva già la risposta.
La bambina impallidì e sgranò gli occhi -  Forse… me lo sono dimenticata - ammise.
Dieci minuti dopo Piper seguita da Jason, Leo e Nico arrivarono a riprendersi i bambini, Reyna si beccò un’altra sgridata dalla madre ma poi le cose si sistemarono.
-  Vi andrebbe di cenare tutti insieme?  - propose papà dopo che i bambini furono ritornati in riga
-  Si! Possiamo zio?  - Sammy sembrava entusiasta di poter cenare con papà
-  E’ mamma, possiamo?  - chiese Reyna saltellando su e giù
Piper sospirò e guardò Jason -  E’ una bella idea, penso che a Chirone non dispiacerà  - disse infine. Hope non ebbe bisogno di convincere Leo, il figlio di Efesto si era già convinto da solo.
Quando entrammo nella mensa praticamente tutto il Campo ci venne a salutare, Rachel e Clarisse salutarono la mamma, poi papà venne minacciato da Clarisse che gli consigliò di non farsi più rapire se no poi se la sarebbe dovuta vedere con lei.
Cenammo tutti assieme, io mi sedetti vicino ai bambini che mi chiesero di raccontargli l’impresa; al momento di donare una parte della nostra cena, io la offrì sia al nonno che alla nonna, ormai erano ufficialmente loro i miei parenti divini.
Quando tutti ebbero finito di mangiare, Chirone chiese silenzio -  Oggi si è conclusa l’impresa dei fratelli Jackson, e come avete tutti potuto constatare sono ritornati sani e salvi  - dalla folla di semidei si alzò un boato di approvazione e battiti di mani.
-  Ho parlato con il Signor D e abbiamo deciso di dare in anticipo la perla per quest’anno  - disse Chirone.
Quando finì di parlare, davanti ad ogni semidio presente al campo apparve una piccola perlina dipinta. La presi in mano e la guardai era una perla verde chiaro con disegnato sopra un tridente azzurro con appollaiata sopra una civetta arancione stilizzata, quello era il simbolo che mi era apparso sulla testa dopo la benedizione da parte dei nonni, stava a rappresentare la loro collaborazione.
-  Non so’ quanto sarà contenta mia madre  - commentò la mamma dopo essersi levata la sua collana e averci aggiunto quella perlina; scoppiammo tutti a ridere mentre mi rigiravo la perlina tra le mani, quella era la mia prima perla e rappresentava la mia prima impresa.
-  Tieni Aibi  - Leo mi passò un pezzo di nastrino nero che aveva tirato fuori dalla sua cintura, lo presi e vi infilai la perlina, poi la mamma me la annodò al collo.
-  Ecco, adesso sei ufficialmente una semidea  - mi disse Nico sorridendo.
Passammo la serata tutti insieme, avvertimmo Hazel, Frank, Calipso ( che era rimasta a casa ) e zio Tyson che stavamo tutti bene, poi la mamma, Clarisse e Piper si misero in un angolo a discutere sul futuro piccolo Grace ( che poi si riveleranno essere due piccoli Grace, ma questa è tutta un’altra storia).
Arrivò l’ora di andare a letto, i bambini si erano addormentati in braccio ai rispettivi genitori, noi eravamo sfiniti, dovevo ammettere che era stata una giornata impegnativa.
Andammo a dormire tutti nella casa di Poseidone, io e Lilia condividemmo il letto di sotto mentre Lucas dormiva in quello di sopra e mamma e papà dormivano in quello di fronte a noi.
-  Buona notte  - ci dissero dopo aver dato il bacio della buona notte a tutti e tre -  cercate di dormire anche se siete agitati  - ci disse la mamma
-  Non ti preoccupare mamma, non sarà difficile  - disse Lilia sbadigliando e abbracciandomi, risi.
Ci sorrisero e poi spensero la luce, dopo qualche minuto Lilia e Lucas dormivano già della grossa, io mi stavo addormentando quando sentì mamma e papà bisbigliare.
-  Io te l’avevo detto che non dovevi chiamarlo Lucas  - sussurrò papà
-  No, tu mi avevi detto che non dovevo chiamarlo Luke  - gli ricordò la mamma
-  Hai scelto un sinonimo, non fa molta differenza  - continuò papà
-  Sai Testa d’Alghe, non vuol dire che se qualcuno si chiama Luca dovrà per forza essere posseduto e fare il doppio gioco  - gli ricordò la mamma esasperata
-  D’accordo Sapientona, d’accordo  - poi li sentì ridere e la mamma che sussurrava -  No, ci sono i bambini Testa d’Alghe  -
Chiusi gli occhi e sorrisi, quella non era una litigata di cui preoccuparsi.
 
 
Il mattino dopo ci alzammo tutti presto, mamma e papà dovettero parlare con Chirone del piano di Nyx, così da poter informare gli altri dei, Lilia e Lucas invece non persero tempo e andarono subito dai loro amici, mi chiesero se volessi unirmi a loro, ma non mi andava, dovevo ancora abituarmi alla mia nuova vita.
Così mi ritrovai a camminare da sola per il bosco che fiancheggiava il mare immersa nei miei pensieri. Ripensai alla profezia, avevamo pensato che la mortale citata fossi io, ma alla fine mi ero rivelata una semidea, possibile che la profezia intendesse qualcun altro?
Decisi che era inutile starci a pensare, ormai l’impresa era finita e noi stavamo tutti bene.
All’improvviso mi tornarono in mente le parole che mi aveva detto quella bambina la prima sera che eravamo arrivati al Campo, mi aveva detto di ricordarmi che la mia famiglia non mi avrebbe mai deluso e che mi avrebbero sempre voluto bene; scossi il capo, molto probabilmente quella bambina era Estia, avevo incontrato più Dei io in meno di un mese che i miei genitori in un intera vita!
-  Ciao Aibileen Jackson  -
Alzai lo sguardo, davanti a me, appoggiato ad un tronco di un albero, c’era un ragazzo con una zazzera di capelli rossi e gli occhi scuri che mi sorrideva.
-  Ciao a te Nathaniel Jordan  - gli risposi ridendo e avvicinandomi -  Credi di essere figo in quella posa?  - gli chiesi alzando un sopracciglio
Lui scoppiò a ridere e poi divenne serio -  No, stavo solo sorreggendo l’albero  - ci fu un momento di silenzio in cui ci osservammo e poi scoppiammo a ridere entrambi, lui mi si avvicinò e mi diede una pacca sulla spalla -  Sono felice che tu sia tornata  - mi disse
-  Te l’avevo promesso o no, che sarei tornata tutta intera?  - gli ricordai
-  E’ vero, però parti che sei una mortale e torni che sei una super semidea con già un impresa sulle spalle. Se continui con questo ritmo tra qualche anno ti faranno diventare immortale  - mi disse
Io continuavo a ridere -  Punto a sottrarre il trono a Zeus prima dei trent’anni  - gli spiegai e poi aggiunsi gridando vero il cielo -  Sto scherzando!  - Nathaniel scoppiò di nuovo a ridere
-  Tu invece?  - gli chiesi sorridendogli
-  Determinato  - mi disse fiero
-  Ah davvero? Scommetto che sei o figlio di Ermes o di Afrodite visto tutte le arie che ti dai  -
-  Mi dispiace deluderti Aibileen Jackson, ma sono figlio di Ecate - mi disse
Mi bloccai e smisi di camminare “mi interessi Aibileen…” le parole della dea mi risuonarono nella testa Ci credo che ti interesso! Sono amica di tuo figlio!
-  Tutto bene Aibi?  - mi chiese preoccupato -  Hai qualche problema con i figli di Ecate?  - mi chiese visibilmente deluso
Io gli sorrisi e gli poggiai una mano sulle spalle, non mi importava se sua madre fosse la Dea che avrebbe preso la mia anima quando sarei morta, c’era ancora tempo e Nathaniel era il primo vero amico che avevo da un infinità di tempo, non lo avrei perso per colpa di sua madre
-  No, non ho nessun problema con i figli di Ecate, ma diciamo pure che io e tua madre ci conosciamo bene  - gli dissi.
Nathaniel mi sorrise e mi mise anche lui un braccio sulle spalle.
Ci allontanammo ridendo e chiacchierando, quello era l’inizio della mia nuova vita e avevo appena deciso che non ne avrei sprecato nemmeno un giorno.


Ta-Dan! Ecco il Sedicesimo Capitolo che, udite udite, non è l'ultimo ;P
Ebbene si, ci sarà un Epilogo che spero di poter pubblicare in settimana scanso impegni felini e simili :D
Tornando al Capitolo, cosa ne pensate?
Spero che vi sia piaciuto :) Come sempre ringrazio chi segue, chi legge, chi ha messo me, o la storia, nelle preferite e chi recensice. Aspetto le vostre rencensioni con piacere :D
Nonostante io non sia un artista, questo è il simbolo che appare sopra Aibi:
http://i57.tinypic.com/2iag9q0.jpg
Direi che per ora è tutto; Spero di poter pubblicare presto l'Epilogo,
Un abbraccio,
Darkness_Angel.

 
  
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