Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: EleEmerald    07/09/2014    2 recensioni
Cosa faresti se incontrassi una persona come te, identica in tutto e per tutto? Riusciresti a fidarti dei tuoi genitori che affermano tu sia loro figlia? La protagonista della nostra storia dovrà fare i conti con un'inevitabile verità. Tra amori, bugie, pianti e paure, la ragazza scoprirà chi è veramente.
"La ragazza tende la mano per aiutare ad alzarmi. Alzo la testa e spalanco la bocca. La ragazza davanti a me ha i capelli castani come i miei, più corti però, le arrivano alle spalle. Ha il mio stesso viso e ha gli occhi di un azzurro chiarissimo. Siamo due gocce d'acqua. Identiche."
Genere: Malinconico, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quando quella sera esco per prendermi un gelato me lo trovo davanti appena svoltato l'angolo. Sussulto, possibile che sia appena entrato nella mia vita e lo rincontro di già? Andrea fa un cenno di saluto e allarga la bocca in un sorriso.
- Ciao - dico avvicinandomi.
- Cosa fai qui in giro?
- Stavo andando a prendermi un gelato - ho un attimo di esitazione poi chiedo, forse per essere cortese - vuoi venire?
- Stavo facendo un giro nel centro ma mi sono perso, vengo con te se poi mi riaccompagni a casa - dice ridendo.
- Certo - rido.
Camminiamo sul marciapiede uno di fanco all'altra, lui ha le mani in tasca e cerca di memorizzare la strada mentre io cammino con naturalezza, quasi non guardo la strada, non ne ho bisogno, comunque.
 Ogni tanto mi volto a guardare il suo profilo, i capelli biondi e i suoi occhi così profondi, impenetrabili. Non ho mai amato quest'abbinamemto, è così scontato, ma ora capisco come fanno le persone ad innamorarsene: sono due colori bellissimi, e insieme fanno scintille. Non sono il tipo di persona a cui piacciono le cose che di solito fanno impazzire la gente. Forse Andrea si accorge che lo osservo e fa un sorriso sbilenco e si copre la faccia con le mani.
- Odio essere fissato - dice.
- Oh scusami tanto! - che figuraccia - È...è che non sono abituata a camminare vicino ad un ragazzo.
Lui alza un sopracciglio.  Ma perché i ragazzi ci riescono sempre?
- A parte Marco, certo.
Entriamo in gelateria e la gelataia si rivolge a noi chidendoci quale gelato preferiamo.
- Vorrei un cono. Liquirizia e... -
 Guardo attentamente i vari gusti mentre la ragazza inizia a preparmi il cono, appena vedo la meringata salto su e la indico - meringata! Adoro quando la mettete - la ragazza mi sorride e mi porge il cono.
- Liquirizia? A me non piace - dice Andrea ordinando il suo gelato.
- Che cosa? È buonissima! È il mio gusto preferito da 11 anni!      
- Ricordi anche gli anni?
Arrossisco. Eccome se me lo ricordo: - Oh lunga storia - in realtà non è lunga ma non voglio dirgliela.
Ci fermiamo a parlare finché il gelato non finisce poi mi avvio sulla strada del centro per riaccompagnarlo come avevo promesso, durante le strada mi arriva un messaggio di Elettra.
"Ciao Chri, scusa se non mi sono fatta sentire...io vorrei scoprire la verità. Domani andrò all'ospedale. Vieni con me?"
Senza pensarci due volte rispondo di si. Mi metto il telefono in tasca sotto lo sguardo di Andrea.
- Scusa avrei dovuto farmi i fatti miei ma ho letto che vuole scoprire la verità...su cosa?
Sono parecchio infastidita, lo conosco da un giorno e spera che gli racconti le mie faccende personali? 
- Niente - lo sento irrigidirsi e poi sussurra delle scuse.                         
- Centro. Sai dov'è la via Catullo? - chiede lui.
- Ti accompagno.
Arrivati in quella via dedicata a Catullo, di cui purtroppo conosco solo pochi versi e molto tristi, lo saluto e me ne vado. Sto svoltando per la strada di casa quando qualcuno da dietro mi tocca la spalla. Urlo e una mano mi tappa la bocca, sento il cuore battere a mille.  Poi la persona dietro di me ride. Penso ad un serial killer ma poi riconosco la risata. Do un morso alla mano che si allontana emettendo dei versi di dolore. 
- Visto che oggi mi picchi? - dice Marco guardando il morso sulla mano e lamentandosi come un bambino.
- DEFICIENTE! 
- Dai calmati Ri.
- SIAMO IN UNA STRADA BUIA DI NOTTE, MI AFFERRI IN QUEL MODO E MI DICI DI CALMARMI? - mi metto una mano sul cuore che continua a battere all'impazzata - Mi hai spaventata. 
- Scusami, credevo mi avessi visto, non volevo spaventarti.
- Adesso ho paura ad andare a casa da sola...mi accompagni?
Annuisce, sembra dispiaciuto, e io non posso essere arrabbiata era solo uno scherzo innocente, così decido di raccontargli dell'ospedale.
 Quando concludo mi chiede se può venire, acconsento, non voglio andarci da sola, ho bisogno di qualcuno e so che ci saranno i genitori di Elettra.

Quando il giorno seguente mi preparo per l'ospedale mia madre mi riempe di domande, negli ultimi giorni sto uscendo spesso, è vero, ma penso che mia mamma sospetti che io sia fidanzata.
- Con chi esci? - rieccola con la solita domanda.
- Marco.
- È un appuntamento? - mi volto, indignata, infilo la maglietta infretta finendo per distruggere la pettinatura. In realtà non è una pettinatura, sono solo i capelli raccolti con una spilla però odio dover rifare tutto.
- E con chi, scusa? - le chiedo.   
- Marco - dice lei con un sorrisetto.
 - È il mio migliore amico!
- E allora? 
- Mamma! Non provo niente per lui.
- Questo è quello che pensi tu.
- E tu cosa pensi invece? - incrocio le braccia al petto.
- Penso, anzi pensiamo, che stareste molto bene insieme e... - mi guarda - Questo non lo dico.
- Okay - faccio un respiro - pensiamo?
- Io, Beatrice e Marta - chiarisce lei.
- Tu, la sorella e la mamma di Marco volete che noi due ci mettiamo insieme? 
- Si!! - Oddio che cosa imbarazzante.
- Okay devo andare - torno in bagno a sistemarmi e poco dopo il campanello della porta suona.
Sento i passi di mia madre alla porta poi una voce famigliare. Marco.
Prendo la mia roba e dopo aver afferrato Marco, lo conduco fuori.
- Che succede? - chiede lui.
- Ma lo sapevi che le nostre mamme e tua sorella vogliono che ci mettiamo insieme? - inizio a ridere.
- Anche la tua? Non sapevo che avessero coinvolto anche tua mamma! - sorride. 
- Quindi lo sapevi? 
- Be' se ogni volta che torni a casa sorridendo tua madre e tua sorella ti chiedono se ti sei fidanzato con la tua migliore amica, un'idea te la fai.
Scoppio a ridere. 

Elettra e i suoi genitori ci aspettano davanti all'ospedale. Appena sua madre ci vede si volta verso il marito, li vedo sussurrare e poi lui alza le spalle, sento Elettra rimproverarli e poi la vedo correre verso di me. Ci saluta. 
- Dove sono i tuoi genitori? - chiede sua madre.
- Mamma per favore.
Porto le mani alla catenella che porto al collo, nervosa, e la faccio tintinnare. 
- Non sono potuti venire - mento.
- Se non vuoi dirglielo d'accordo ma all'ospedale non ti diranno nulla - sembra così diversa dall'ultima volta, poi si la riconosco - Scusa, penso di poter capire la tua situazione, però siccome sei minorenne non potrai sapere nulla, tanto vale che tu sia venuta.
Non ci avevo pensato.
- È vero Christal - dice Marco.
- Che stupida, io non ci avevo pensato.
- Ma sei hai avuto il coraggio di dirlo al tuo ragazzo, dirlo alla tua famiglia deve essere più facile - sua madre sorride dopo quella frase.
- È il mio migliore amico - specifico, sembra che tutti oggi pensano che stiamo insieme - e poi lui c'era quando ho incontrato Elettra quindi non ho dovuto dirglielo. È diverso, comunque.
- Entriamo - conclude Elettra.
L'aria nell'ospedale è fredda e mi mette subito tanta tristezza. Un'infermiera si avvicina a noi appena ci vede entrare: - Dovete visitare un parente? 
- No in realtà noi avremmo bisogno di un'informazione. Potremmo leggere la cartella clinica di Elettra Candelli? - chiede sua madre.
- Mi dispiace queste sono informazioni private della signorina. Di cosa avete bisogno nello specifico? - si guarda intorno preoccupata.
- Ehm sono io Elettra.
- Oh! Sei maggiorenne?
- Si.
- Allora d'accordo. Puoi dirmi quando sei stata ricoverata l'ultima volta? - chiede mentre va al bancone
- Non sono mai stata ricoverata però sono nata qui - sorride.
- Be' allora ci troverai solo la data di nascita e il tuo ginecologo, penso che tu sappia già queste cose - guarda sua madre poi la vedo armeggiare con il computer - Allora...Elettra Candelli. Data di nascita 11 novembre 1996 nel nostro ospedale. Madre: Chiara Peroncelli e Mario Candelli. Nata - alza di nuovo lo sguardo - con fecondazione artificiale. Dottore Christian Meroni. È tutto.
- È stato il dottor Meroni ad occuparsi della mia fecondazione? - chiede Elettra.
- Si. Il dottor Meroni ha lavorato nel nostro ospedale molti anni.
- Ha lavorato qui anche nel 1998? - chiedo sapendo che quella è l'unica domanda a cui potrò avere risposta. 
- Esatto. È andato in pensione l'anno scorso.
- Potrei chiederle la cartella di Christal Bellini? - provo comunque anche se so qual è la risposta.
- Maggiorenne? 
- No ma...
- Mi dispiace non posso leggertela. Se cercate il dottor Meroni mi dispiace ma non so dove poter trovarlo. Serve altro? - si alza alla chiamata di un collega.
- No. Grazie di tutto - risponde Chiara, ora so il suo nome, al mio posto.

Manca ancora molto tempo all'ora in cui devo ancora tornare. Marco mi accompagna a casa sua dove ci sono solo sua sorella e il suo ragazzo. Appena Beatrice mi vede corre ad abbracciarmi. Io e Beatrice siamo amiche, lei mi ha visto crescere insieme a suo fratello e quando avevo bisogno di confidarmi di cose femminili a qualcuno mi rivolgevo a lei oltre che a mia mamma. È tornata a casa per il weekend. 
- Andiamo di là Ri - dice Marco.
- Ciao Marco! - il ragazzo di Beatrice non è molto simpatico a Marco anche se i suoi genitori lo adorano, a me invece sta molto simpatico, studia all'università ed è lì che Bea lo ha incontrato, ma adora suonare la chitarra e ha una band, ed è per questo motivo che Marco non lo sopporta, oltre al fatto che tocca sua sorella, cosa che secondo lui nessuno può fare. È molto più alto di Beatrice, ha i capelli castani con un ciuffo, e ha gli occhi a mandorla.
- Ah ciao - mi prende per il braccio e mi trascina in camera. Sento Beatrice e Alessio ridacchiare e senza farmi sentire lo faccio anch'io.
In camera sua mi stendo sul letto, mi piace molto quel letto perché, fin da piccola, ne ho sempre voluto avere uno così grande. Il suo letto infatti è di una piazza e mezzo. 
Lui si siede vicino a me e guarda fuori dalla finestra. Un venticello leggero sta sfiorando gli alberi, foglie gialle e arancioni cadono dal marciapiede. Sospira.
- Che c'è? - sposto una ciocca di capelli che era caduta sotto di me.
- Con tutta questa storia io - deglutisce - io non so...Ri - si guarda la punta delle scarpe. 
- Marco, cos'hai? 
In un attimo lo vedo girarsi e abbassarsi verso di me. Io suoi occhi color nocciola sono fissi sui miei e poi si chiudono mentre le sue labbra toccano le mie. Mi irrigidisco al suo tocco. Il mio primo bacio. Non capisco, lui è il mio migliore amico, che cosa sta facendo? Poi mi rilasso e rispondo a quel bacio che profuma di liquirizia su quelle lenzuola. Chiudo gli occhi ma lui apre i suoi. Vengo strappata da quel momento come se mi avessero svegliata di colpo e quando apro gli occhi lui è, di nuovo, nella posizione di prima. Quelle scarpe devono essere davvero interessanti. 
- Ri...io... - non si volta.
- Mi hai baciato? - lo interrompo.
- Ti ho baciato. - Silenzio.
- Con tutta questa storia non sapevo più quando dirtelo. Volevo farlo tempo fa. Ri mi dispiace di averti baciata, lo so che tu volevi dare il tuo primo bacio a una persona che ami però io...Sono uno stupido. Odiami. È giusto.
Mi metto a sedere e mi tocco le labbra. Infondo ho risposto al bacio. Sono colpevole quanto lui, eppure un po' sono arrabbiata, quello che dice è vero. Mi alzo dal letto. 
- Hai ragione ad andartene - ma io non lo sto facendo. Faccio il giro del letto e mi siedo di fianco a lui.
 Lo abbraccio: - Non me ne vado. Non ti libererai di me così facilmente. Io non sono innamorata di te Marco. Tu sei mio amico e io purtroppo riesco a vederti solo così. Forse il motivo è che non ho mai provato a vederti in altro modo. Dammi tempo, restiamo amici, comportiamoci come sempre. 
- Come sempre - stringe il mio abbraccio e io, seppure confusa, sorrido.


Angolino autrice: Perdono! *si inginocchia* non cerco scuse per questo ritardo però non tiratemi pietre. Per farmi perdonare ho fatto il capitolo bello lungo e pieno di nuovi accaduti! Ricordo: recensiteee *occhi dolci* Dedico il capitolo a Beatrice che aspettava da tanto questo momento.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: EleEmerald