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Autore: Blacksouls_ink    08/09/2014    4 recensioni
Dal testo:
"... La verità era che Hermione Granger non aveva mai sorriso veramente in vita sua.[...] Quante volte aveva sognato di entrare nel libro che stava leggendo, dimenticarsi di tutto e tutti, lasciarsi alle spalle un mondo che la opprimeva come una grottesca ombra. Quanti finti sorrisi, quante false risate. Voglia di fuggire, desiderio di scappare."
In un mondo in cui la magia non esiste, Hermione Granger, secchiona e senza alcun amico, si sente invasa da solitudine e disperazione. Ma qualcuno la farà ricredere
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Hermione non aveva mai voluto quella vita. Sempre isolata, nessun amico e la sola passione per i libri. Non poteva essere come tutti gli altri? Perché era diversa? Perché non poteva andare al centro commerciale con le amiche, fare shopping e magari trovarsi un ragazzo? Queste domande la assillavano da parecchio tempo. Hermione era anche conosciuta  per avere un sorriso "da Monna Lisa". Questo perché quando sorrideva, non lo faceva mai completamente. In parte lo faceva per non mostrare i denti sporgenti, ma la verità è che Hermione Granger non aveva mai sorriso veramente in vita sua. Fin da piccola le avevano attribuito questo fastidioso nomignolo, che le era valso le prese in giro di molte sue "amiche". La verità è che quella smorfia era il risultato dei suoi falliti tentativi di sorridere. Ma non c'era verso. Certo, qualche volta rideva con i suoi genitori, ma solo per divertimento, mai per pura e semplice felicità. Il suo unico rifugio erano i libri. Lì veniva avvolta da un vortice di emozioni così forte, che non poteva fare a meno di sorridere. Quante volte, però, il suo sorriso era stato brutalmente smorzato da una realtà così monotona, così noiosa. Quante volte aveva sognato di entrare nel libro che stava leggendo, dimenticarsi di tutto e tutti, lasciarsi alle spalle un mondo che la opprimeva come una grottesca ombra. Quanti finti sorrisi, quante false risate. Voglia di fuggire, desiderio di scappare. Tutte queste emozioni, le si attaccavano addosso come tanti artigli, affondavano nella sua candida pelle, incidendo cicatrici che non sarebbero andate via facilmente. E poi c'era quel ragazzo. Ronald Weasley. Aveva una cotta segreta per lui fin dalla 2ª elementare. Ma lui non sapeva fare altro che prendersi gioco di lei, la  scimmiottava quando alzava la mano in classe, o quando correggeva la grammatica dei suoi compagni. Poi un giorno arrivò in classe un nuovo studente. Si chiamava Harry Potter e Hermione fu subito invasa da un sentimento di simpatia verso di lui. Passò la lezione a guardarlo parlottare sotto voce con Ronald, con cui aveva fatto amicizia molto velocemente. Ed ecco che se ne va l'unica possibilità di trovarsi un amico. E tutto tornò normale: la ragazza sorrideva falsamente alle richieste degli altri e Ronald riprese ad annoiarla con i suoi scherzi. L'unica cosa differente era lo sguardo di disapprovazione di Harry tutte le volte che si prendeva gioco di lei. Ciò nonostante, Hermione si sentiva persa. Era come se la vita non le appartenesse, come se stesse vedendo un brutto film e tutto ciò che voleva fare era metterlo in pausa. Quando poi Ronald le fece il verso per l'ennesima volta, non si trattenne più e scoppiò a piangere. Dentro quelle lacrime c'erano anni di solitudine, disperazione, derisioni e tristezza. Corse via nel bel mezzo della lezione, ma il professore non disse niente. Si rifugiò in bagno e chiuse la porta alle sue spalle. Si appoggiò con la schiena contro il muro e si lascio scivolare sul pavimento. Poi si rannicchiò e pianse a dirotto per almeno un'altra ora. In quella scuola, i bagni erano disponibili solo a certe ore, nelle restanti, venivano chiusi a chiave dal bidello. Hermione non si preoccupò nemmeno quando sentì il rumore della serratura chiudersi di scatto. Anzi, ne fu felice, almeno sarebbe restata da sola. Mentre era lì, rannicchiata contro il muro freddo del bagno, si sentiva più sola che mai, più vulnerabile e distrutta. Era come una casa di mattoni: puoi togliere tanti mattoni superficiali, ma quando togli quello alla base, l'intera casa crolla su se stessa. Questo era ciò che stava succedendo a lei. Si tirò le ginocchia al petto e lasciò libero sfogo alle lacrime, incurante per una volta, delle lezioni che si stavano svolgendo. Dopo due ore, si sentì come in una grande bolla protettiva che sta per esplodere, come la quiete prima della tempesta. Alzò la testa verso la porta preoccupata e fu allora che le sue supposizioni si rivelarono esatte. L'allarme antincendio squillò assordante come un tuono nell'aria del mattino. Hermione scattò in piedi di colpo. Non poteva essere un'esercitazione, li avvertivano sempre un giorno prima della prova. Appoggiò l'orecchio alla porta e sentì le voci e i gridi spaventati dei compagni e ne ebbe la certezza: era scoppiato un incendio nella scuola. Tutto d'un tratto, la paura la invase e dimenticò la tristezza di poco prima. Girò freneticamente il pomello della porta ma quella non si apriva. Era la quinta ora. I bagni erano stati chiusi a chiave. Provò a buttare giù la porta a spallate, ma tutto ciò che ottenne era una spalla dolorante. Guardò la finestra chiusa sopra di lei. Troppo alta da raggiungere, niente su cui arrampicarsi. Il panico si impossessò di lei e si mise a gridare: "Aiuto! Mi sentite? Sono bloccata! Aiutatemi!" Continuò a urlare per tanto tempo. Nel frattempo il fumo era penetrato dalle fessure della porta e la stava soffocando. Provò disperatamente a respirare ma il fumo era ovunque. Allo stremo delle forze, si accasciò sul pavimento, riuscendo a mormorare debolmente: "Vi prego aiutatemi.... Vi prego" Hermione Granger non aveva mai immaginato la sua morte. Ma non avrebbe mai creduto che sarebbe stata così. Ormai vedeva sfuocato e per quanto si sforzasse non riusciva a respirare. Si stava già abbandonando a quell'abbraccio sinistro di fumo che l'avrebbe uccisa. Chiuse gli occhi piangendo silenziosamente. Entrò in una specie di torpore, sentiva le cose intorno a lei come se fosse fuori dal suo corpo.  Tutto successe al rallentatore. Hermione vide la porta abbattersi al suolo, ma non ne sentì il tonfo. Sentì delle voci agitate e rantolanti per il fumo. Ma non aveva neanche la forza per un ultimo grido. Sentì due braccia possenti prenderla in braccio, poi quel qualcuno iniziò a correre. Hermione sentiva il calore delle fiamme e il fumo aleggiarle attorno, ma per qualche ragione non era più preoccupata. D'un tratto sentì qualcos'altro. I suoi polmoni fecero le feste quando vi entrò qualcosa che non era fumo. Aria. Aria fresca. Hermione ansimò, cercando di inspirare più aria che poteva, mentre veniva appoggiata delicatamente a terra. Lentamente, la sua vista si schiarì e poté riconoscere i volti delle due figure piegate su di lei. Uno era moro, portava gli occhiali e aveva degli occhi verde brillante. L'altro, con grande sorpresa di Hermione aveva i capelli color carota e gli occhi azzurrissimi. Sussurrò, grata ad entrambi: "G-grazie per... Per avermi salvata... Io non-" ma Harry la interruppe subito: "Non ti sforzare, hai respirato molto fumo, pensa a riposarti." Poi si alzò in piedi e si allontanò. Quando era a qualche metro da loro si girò e con un sorrisetto aggiunse: "Ah, e comunque è stata un'idea di Ron." La ragazza si girò verso di lui. Ronald arrossì, diventando del colore dei capelli. Hermione sollevò un sopracciglio per chiederne conferma. Il ragazzo annuì. "Grazie Ronald" lui sorrise timidamente e la corresse: "Chiamami Ron." Poi continuò: " Adesso vieni, ti dobbiamo portare dall'infermiera, dopo però, ti va di.. Ecco, di venire a prendere un gelato con me e Harry?" E le porse la mano. Hermione la prese titubante e lui la aiuto a rialzarsi. Ron poi disse: "Ehm, in realtà Harry non può venire dopo, quindi ehm, saremmo solo io e te... Capirò benissimo se non vorrai più venire." Ma il suo sguardo diceva il contrario. Hermione Granger non aveva mai sorriso in vita sua. Almeno prima di allora, quando accettò l'invito di Ronald Weasley.







NOTE DELL'AUTRICE:
Ho avuto questa idea, quando anche a me è stato affibbiato quel soprannome dai miei genitori, ovviamente nel mio caso significa solo che sorrido poco, ma non sono assolutamente depressa come è chiaro che è Hermione all'inizio della one-shot. In ogni caso, spero tanto che vi sia piaciuta, anche perché è la mia prima romione. Apprezzerei tanto se mi lasciaste una piccola recensione: tengo molto al vostro parere e voglio sapere dove devo migliorare. Detto questo, alla prossima! Baci, Gio
   
 
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