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Autore: Focosa    08/09/2014    3 recensioni
Cos'era ad unire così tanto i malandrini? O meglio, CHI era? E com'era accaduto?
La risposta è semplice, ma ovviamente, dovrete leggere per scoprirlo ;)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Così diversi, così uniti

 

 


In molti mi hanno sempre chiesto cosa fosse ad unirci così tanto. Lily Evans, ad esempio, non smise di chiedermelo fino al settimo anno, quando iniziò ad  uscire con James. A dire la verità, è proprio lui la risposta a questa domanda. Fu lui ad unirci, fino a farci diventare quasi fratelli, e lo fummo fin dal nostro primo giorno ad Hogwarts.
Per cominciare, è giusto dire che quella fu una giornata particolarmente intensa per tutti noi studenti del primo anno, ma per tre persone lo fu in maniera più particolare... 

Sirius Balck.
Il motivo del suo disagio stava proprio nel suo cognome. Black. Il primo Black a non essere smistato in Serpeverde, bensì in Grifondoro. Fu uno shock per lui. 

Peter Minus.
Il più grande problema di Peter è sempre stato e sempre sarà la sua totale assenza di autostima. Ed anche lui fu particolarmente sconvolto dal fatto di essere stato smistato nella casa dei coraggiosi di cuore, poiché questo prevedeva delle aspettative che lui non si sentiva in grado di soddisfare. 

E poi ci sono io, Remus Lupin.
Se Sirius e Peter si sentivano fuori luogo in quel momento, figuratevi io. Un Lupo Mannaro in incognito ad Hogwarts. Ne vogliamo parlare?! No, meglio di no, non ancora. 

Insomma, capite il disagio generale della situazione, vero?
Ed immaginatevi il disagio di James Potter, quando ci ritrovammo tutti e quattro da soli nel dormitorio e realizzò di avere a che fare con tre depressi cronici. Proprio lui, che nulla al mondo riusciva mai a buttarlo giù di morale, aveva avuto la somma sfiga di avere tre compagni di stanza ridotti in quelle condizioni. Probabilmente per quanto riguardava me e Peter deve aver pensato che fossimo proprio così di carattere o qualcosa del genere, infondo ci eravamo presentati appena un paio di ore prima e non avevamo conversato gran che. Ma il comportamento che proprio non riusciva a spiegarsi fu quello di Sirius. Avevano fatto amicizia sul treno e per tutto il tempo avevano riso e scherzato come se si conoscessero da tutta una vita (creando anche un gran baccano, fra l'altro, e battendo ogni record beccandosi una punizione ancor prima di aver messo piede ad Hogwarts), e tutto d'un tratto se lo ritrova così, senza un apparente motivo. Mai avrebbe potuto immaginare le ragioni, così glie le chiese. Ci provò prima in Sala Grande dove la risposta fu un semplice «Niente, lascia stare» come solo una ragazzina mestruata avrebbe potuto rispondere.
Quando fummo finalmente tutti e quattro soli nel dormitorio lo chiese di nuovo, ma sta volta si rivolse a tutti quanti.
«Oh insomma! Ma le vedete le vostre facce? Che cavolo vi prende a tutti?»
«Ma perché non ti fai un po' di fatti tuoi? Eh, James?» rispose Sirius, acido, da buon mestruato. 
James, non essendo per nulla capace di farsi i fatti suoi, decise di ritentare con Peter «Ehi tu!» disse facendo sobbalzare il poveretto, «Peter, giusto?», lui annuì. «Si può sapere perchè hai quella faccia?»
«N-niente. S-sono solo u-un po' stanco» disse lui un po' tremolante.
«E tu invece?» tentò di nuovo James, rivolgendosi a me. 
«Stesso motivo» risposi alla svelta.
Al che James si rassegnò e andammo tutti quanti a dormire. Ma nessuno dormì sul serio, e non fummo neanche abbastanza bravi da fingerlo poiché eravamo talmente presi dai nostri pensieri. A quel punto James non riuscì più a trattenersi. All'improvviso afferrò il cuscino e lo lanciò in faccia a Sirius facendolo sussultare, poi balzò giù dal letto dicendo «Sapete che c'è? Voi non mi fregate! Non siete affatto stanchi, siete turbati, ma si può almeno sapere perchè? Insomma, siamo ad Hogwarts! Dovremmo essere tutti quanti contenti!» disse tentando di risollevarci, ma non fu così, «Che c'è, non volevate stare in questa casa?» azzardò.
In quel momento l'atmosfera cambiò, due di noi si sentirono presi in causa. Sirius, che era spavaldo per natura, fece per aprir la bocca per controbattere, ma subito le parole gli morirono in gola e cambiò espressione in una decisamente più rassegnata.
«Pensavo ci fossi arrivato, James» disse guardandolo con rimprovero. «Ne abbiamo anche parlato sul treno»
Si, era vero, avevano già affrontato il discorso delle case, e James ricordò una particolare sfumatura affranta quando Sirius disse  che tutta la sua famiglia era Serpeverde. Ed era proprio per questo che non capiva.
«Amico, davvero non riesco a capirti. Tu non volevi essere un Serpeverde, e non lo sei. Dove sta il problema?»
«Pff, ovvio che non capisci. E' vero, io non volevo essere un Serpeverde, ma è anche vero che DOVEVO esserlo» disse con amarezza «Insomma, tutta la mia famiglia lo è stata da generazioni. Qualche volta è capitato che qualche Black finisse in Corvonero, ma nessuno era mai, e dico MAI, finito in Grifondoro. Come minimo manderanno una lettera di protesta a Silente dicendo di farmi rifare lo smistamento»
«Beh, se fossi finito in Tassorosso si sarebbero lamentati molto di più» disse James tentando di sdrammatizzare, e funzionò perché anche Sirius abbozzò un sorriso.
«E' solo che se fossi finito in Serpeverde tutto sarebbe stato più semplice per me. Non puoi capire cosa significa essere la pecora nera della famiglia, e io lo sono sempre stato»
«Mhh io non credo. Insomma, se ti hanno sempre considerato come una pecora nera, continueranno a farlo. Serpeverde o non, troveranno sempre un modo»
«Hai ragione» disse con un barlume di lucidità «Sapete che vi dico? Menomale che sono un Grifondoro! Mi sarei odiato per tutta la vita se fossi stato un Serpeverde, perchè sarebbe stata un'altra cosa che mi rende simile a loro, e già mi basta il cognome! Se devo essere la pecora nera, meglio esserlo fino in fondo!».
Si gasò talmente tanto mentre lo diceva che alla fine cacciò un urlo che somigliava più a un ululato e portò le braccia in alto come per esultare. Sarebbe sembrato ridicolo se non fosse stato per James che lo seguì a ruota. Anche Peter si gettò nella mischia anche se si limitò a battere le mani. E perfino io venni contagiato da quella scena e sorrisi di gusto, come non facevo da tempo. James quando se ne accorse esclamò «Per Godric! Anche Mr. Apatia sta sorridendo!» 
«Come mi hai chiamato?» dissi io più stupito che offeso. 
«Oh, andiamo! In tutta la sera avrai detto si e no venti parole»
Risi di gusto. «Non ci faccio caso, scusate», affermai.
«Sei perdonato solo se mi dici perché hai quel muso lungo»
«Mi hai appena chiamato Mr. Apatia, credevo che un'idea te la fossi già fatta» 
«Mhh, non mi convinci. Indagherò a fondo, stanne certo» disse con uno sguardo di finta minaccia, ma che mi fece rabbrividire realmente. Non potevo permettere che qualcuno scoprisse il mio segreto, nemmeno che qualcuno intuisse che ne avevo uno. Questo era il patto con Silente. O meglio, era il patto con me stesso. Silente in realtà non ebbe problemi ad ammettermi alla scuola. E' vero, correva dei rischi, ma non aveva paura di correrli. E allo stesso tempo è anche vero che  nessun altra persona che fosse a carico di una scuola avrebbe mai ammesso uno studente come me, che sono una minaccia par tutti gli altri. Silente mi aveva fornito le migliori condizioni per poter vivere serenamente ad Hogwarts, per questo motivo mi sentivo in debito e volevo quantomeno fare in modo che tutta la faccenda non venisse a galla. Se fosse successo anche lui si sarebbe macchiato di una brutta reputazione. Ripeto, non che ne avesse il timore, ma di certo non se lo meritava.
Il fatto che James potesse intuire qualcosa mi aveva demoralizzato lì per lì, perché mi aveva fatto pensare di non essere in grado di nasconderlo, ma subito mi diedi un tono. Ero deciso più che mai a tenere nascosto il mio segreto, e date le premesse fatte da James, capii che il modo migliore per farlo non era stare in disparte come avevo sperato, ma provare ad essere come loro di modo da non destare sospetti. E lo avrei fatto, oh si! Anche perché, a dirla tutta, quel modo di fare così allegro e solare di questi tre (specialmente di James e Sirius) mi attirava parecchio. Erano particolari. Totalmente opposti a me, e diversi anche fra di loro, ma tutto sommato formavamo un bel gruppo.
Già...
Senza che me ne rendessi conto, la staffetta del discorso era già passata Minus, che stava rispondendo ad una domanda di James. Mi rimisi ad ascoltare per distrarmi.
«Io non mi sento coraggioso. Anzi sono un gran fifone, e pure uno sfigato», affermò lui con aria abbattuta. «Nella scuola babbana venivo sempre preso di mira da quelli più grandi e non facevo altro che nascondermi per cercare di non prendermele» fece una pausa per compiangere se stesso «Non ho davvero idea di come ci sia finito qui», si riferiva alla casata di Grifondoro.
James ascoltò esterrefatto e poi, assumendo un tono rassicurante, disse «Ascoltami bene, Peter. Qui non siamo in una scuola babbana. Magari ci sarà anche qui qualcuno che vorrà prenderti di mira, ma stai certo che nessuno ci riuscirà finché ci sarò io. E poi non tutti il coraggio ce l'hanno per nascita. Voglio dire, io si, naturalmente, ma certi no e non ne hanno nemmeno così bisogno. Molti devono sfoderarlo solo in certi momenti della vita, ma di certo quel momento non sarà entro la fine di quest'anno, perciò non ti mettere pressioni. Se non ti senti coraggioso, imparerai ad esserlo. Insomma, prendi esempio da qualcuno» e così dicendo assunse una posizione solenne che voleva dire ''sarò io il tuo esempio''. 
Peter aveva ascoltato attentamente quelle parole, ne era rimasto colpito, entusiasta, e di sicuro gli avevano dato la carica giusta.
Vorrei solo che se ne fosse ricordato di tutto ciò quando fu necessario.
«Grazie mille, James. Sei davvero un esempio da seguire», lo adulò Peter, e James fece spallucce.
James adorava essere adorato da Peter. Io e Sirius invece lo avevamo sempre trovato qualcosa di melenso e allo stesso tempo comico, e ci prendevamo sempre beffe di quelle situazioni, a cominciare proprio da quella sera. Ci guardammo con un inaspettato sguardo di intesa, e capii subito la sua prossima mossa dal ghigno che aveva in volto.
«Oh, già! Nessuno di noi potrà mai ringraziarti a dovere, mio eroe. Lasciate almeno che io possa restituirti un certo favore...»
James non ebbe il tempo di intuire ciò che Sirius aveva in mente di fare che subito gli arrivò un cuscino in faccia, proprio lo stesso che gli aveva lanciato lui stesso poco prima. Un tocco di classe da parte di Sirius, una vendetta semplice ma sottile. Che però non rimase impunita. James afferrò un altro cuscino e lo colpì con tutta la forza. Ma Sirius era molto più spietato e si difese bene, dandogli del filo da torcere. A quel punto James chiese i rinforzi. «Aiuto, Peter! Salva il tuo eroe» supplicò James scherzoso. «Ammutinamento! Ammutinamento!» urlò poi a caso.
Peter corse in suo soccorso. A quel punto iniziarono a volare piume da ogni parte. Poco dopo atterrò un cuscino vicino ai miei piedi. La tentazione fu troppo forte, e dopotutto mi ero appena ripromesso di comportarmi strategicamente come loro: mi gettai nella mischia, non so bene in soccorso di chi.
In sostanza, non andammo mai a dormire quella notte. Finita la spietata lotta di cuscini, che vide Sirius come vincitore e indiscusso ''re del cuscino'', nessuno fu ancora abbastanza stanco da andare a letto. Rimanemmo svegli a parlare di ciò che Hogwarts ci avrebbe riservato a partire dal giorno seguente. Parlammo delle materie che non vedevamo l'ora di iniziare a studiare. Gli incantesimi che volevamo imparare. Decidemmo fin da subito che una delle cose più importanti in assoluto era esplorare la scuola da cima a fondo. E ci raccontammo anche molte storie che avevamo sentito da parenti, amici, o compagni più grandi, sia riguardanti Hogwarts che non. Insomma, parlammo di tutto e di più per ore ed ore, e l'indomani mattina non fummo stanchi. Eravamo carichi di quell'entusiasmo e di quella voglia di vivere che James ci aveva infuso.
Quella notte fu speciale per noi, perché fu l'inizio di una grande amicizia e una fantastica avventura insieme.


 

Ripensando a quanto fossimo uniti un tempo, sembra quasi impossibile che James ora non ci sia più, e che Sirius sia rimasto 12 anni ad Azkaban proprio per mano di uno di noi, un Malandrino. Peter non riceverà mai il perdono. Non da parte mia, e soprattutto non da parte di Sirius. Forse l'unico che sarebbe stato clemente con lui è proprio James, per ironia della sorte.
Spesso ripenso ad una cosa avvenuta tempo fa e che mi fece riflettere parecchio, risale a quando ero insegnante di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts.
Camminavo per i corridoi affiancato dalla McGranitt per discutere di questioni di scuola quando iniziammo a sentire le imprecazioni di Gazza che vedendoci arrivare poi disse disperato «Oh, professori! Pensateci voi, vi prego! Più strofino più diventa grande e scura» disse riferendosi ad una macchia di vernice rossa sul muro che era stata indubbiamente stregata. 
«Di chi è opera?» disse la McGranitt sconcertata.
«Fred e George, ne sono più che certo!» disse Gazza furibondo. 
Lei sbuffando disse «Uff, ormai ne hanno combinate di più dei Malandrini!» e lei stessa ne rimase perplessa, calò il vuoto sul suo volto tanto che non osò guardarmi negli occhi in quel momento.
Lì perlì ne rimasi molto scosso, ma più in là mi fece pensare che magari noi non saremo più quelli di un tempo, ma I Malandrini hanno lasciato un segno indelebile ad Hogwarts. Con il passare degli anni, e con l'avvenire di certi episodi, loro è come se avessero continuato a vivere lì, più che dentro di noi.








 

Spazietto di Focosa:
Non so esattamente come considerare questa Fan Fiction.
All'inizio volevo fare solo un breve racconto di come i Malandrini fossero diventati amici, una cosa molto easy senza troppi giri di parole, ma io senza l'introspezione non vivo quindi è venuto fuori un ibrido un po' strano xD

Spero che possa piacervi lo stesso.

 

  
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