Ricordi
frammentati
Sango
camminava in testa al gruppo, facendo da guida al mezzo demone sino al suo
villaggio, Inuyasha portava sulle sue spalle Kagome, la ragazza era molto
debole e cosa che ancora più grave era ancora priva di sensi.
Kagome,
ogni ora che passava, diventava più debole e più pallida, segno che la lama che
l’aveva ferita era avvelenata, Sango si voltò verso il mezzo demone
improvvisamente ammutolito, la sua espressione si raddolcì vedendolo
preoccupato per l’amica.
Alzò
lo sguardo verso il cielo e poté notare che lo il sole aveva già superato lo
zenit, istintivamente accelerò il passo, consapevole di arrivare al villaggio
solo in tarda serata, “ Mhm, I-inuyasha” mormorò Kagome attirando l’attenzione
del ragazzo,” Kagome come ti senti?” chiese timidamente, la fanciulla aprì gli
occhi lentamente, ma li dischiuse immediatamente infastidita dalla luce e dalla
debolezza, “ Kagome?” sussurrò dolcemente, ma la ragazza non rispose poiché si
era addormentata tra le sue braccia, Inuyasha poteva sentire il suo respiro
farsi più debole e l’odore del sangue farsi intenso, segno che la ferita aveva
ripreso a sanguinare, “ Sango dobbiamo sbrigarci o Kagome morirà, sta perdendo
molto sangue, manca molto al tuo villaggio?” la ragazza si voltò verso Inuyasha
annuendo dispiaciuta.
La
ragazza trasalì, alla vista del pallore del viso di Kagome e, in cuor suo,
pregò gli dei di concedere forza sufficiente per farla resistere al veleno che
lentamente contaminava il suo sangue.
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Naraku
stava sdraiato sulla sua stuoia la ferita sul petto era rimarginata,
lasciandogli solo un vago senso di prurito nel punto appena cicatrizzato,
sorrise beffardo mentre posò lo sguardo nella direzione dello scheletro di un uomo che giaceva sul pavimento.
Immediatamente
la sua mente tornò al passato, infondo grazie a quello scheletro lui era
divenuto immortale, almeno in parte…, ripensò poi, alla giovane ragazza che
viaggiava con Inuyasha e immediatamente la sua espressione mutò.
Si
fece più scuro in volto, quella Kagome lo aveva ferito, e questo lo rendeva
nervoso, nessuno era riuscito in una tale impresa nella sua nuova forma,
nemmeno quello stupido mezzo demone, e mai si sarebbe aspettato tale capacità
da parte di una ragazza spaurita e
indifesa.
Cominciò
a comprendere i motivi per il quale la sua padrona voleva impossessarsi della
fanciulla, i poteri di Kagome sarebbero serviti a renderla più forte se non
addirittura a liberarla.
Non
era possibile che una semplice umana destasse tanto interesse all’Orchidea
Nera. Una semidea dai poteri illimitati, ma reclusa all’interno di un vulcano,
per volere degli dei maggiori, cosa poteva mai volere da una ragazza di
un’altra epoca? La sfera dei quattro spiriti non era la spiegazione possibile a
quelle domande, visto che lei stessa ne fu la custode e creatrice.
I
pensieri del demone si portarono sulla figura di Kagome, quella ragazza gli
piaceva, aveva carattere, la desiderava, la voleva tutta per se, per poterci giocare con quel giovane corpo.
Sentiva il suo corpo bruciare dal desiderio di possederla, destando in lui
maggior rabbia, nel saperla al fianco di un mezzo demone .
“
Vedrai che presto diverrai mia, Kagome” il demone si alzò dal suo giaciglio e
si recò presso la sala dell’Orchidea Nera.
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Era
scesa la sera già da qualche ora quando il piccolo gruppo di Inuyasha, giunse
al villaggio di Sango, esso si ergeva lungo una piccola collina, sulla quale si
trovava un tempio.
Le
strada principale, lungo la quale si poteva
accedere al luogo di culto, era fatta di pietra, mentre quelle secondarie erano
costituite da semplice terra, le
capanne erano molto semplici un quanto costituite di legno ed erano simili a
quella dell’anziana Kaede.
Alcuni
abitanti, alla vista di Sango, erano usciti dalle proprie dimore per chinare il
capo in segno di reverenza verso la fanciulla che passava lungo la via, un
gruppo di bambini riconoscendola, smisero addirittura il loro gioco per
osservare la giovane.
Tutti
questi atteggiamenti di reverenza non passarono inosservati al mezzo demone,
Inuyasha non riusciva a spiegarsi quello strano atteggiamento degli abitanti
nei confronti della fanciulla; eppure ella non aveva l’aspetto di una
sacerdotessa, tuttavia Sango continuava a camminare lungo il sentiero
tranquilla ignorando come se nulla fosse.
Quando
giunsero in prossimità del tempio un monaco che stava spazzolando il cortile
lasciò cadere a terra la scopa e le corse incontro.
“
Sango siete dunque viva, ma come avete fatto a fuggire dalle ire dell’Orchidea
Nera e dal suo servitore?” la ragazza osservò il giovane in volto, avrebbe
tanto voluto poter proferire parola, ma ella non poteva a causa della sua
maledizione.
Nel
frattempo il giovane monaco si accorse della presenza del mezzo demone che si
trovava dietro le spalle dell’oracolo, la sua espressione si fece dura quando
si accorse che, egli teneva sulle spalle, una ragazza ferita e lo stesso sangue
della ragazza macchiargli le vesti.
“
Cosa volete? Siete intenzionato a distruggere il nostro tempio proprio come
avete fatto con quella fanciulla, mezzo demone?” disse sprezzante verso
Inuyasha soppesando le sue ultime parole, Inuyasha lo fulminò con lo sguardo,
mentre sul suo volto si faceva strada un’espressione dura.
“
State tranquillo la vostra vita non mi preme e il vostro, dannatissimo, tempio
potete tenervelo stretto, pietra su pietra”
il monaco si indignò moltissimo a quelle parole stava per replicare, ma
un altro monaco più anziano gli posò una mano facendolo voltare.
Quando
si voltò il giovane impallidì “ Maestro” fu l’unica cosa che riuscì a dire in
un sussurrò, “ Ragazzo mio non è questo il modo di comportarsi con dei
bisognosi, non vedi che quella ragazza sta molto male?” lo ammonì gentilmente,
“Ma maestro è stato costui a ferire quella ragazza non ci sono dubbi, se
osserverete attentamente potrete vedere del sangue sui suoi indumenti”.
“
Questo lo avete dedotto voi naturalmente, siete uno stupido ecco cosa siete”
Affermò Inuyasha, Sango osservò l’anziano monaco il quale comprese subito la
preoccupazione della fanciulla.
“
Voi siete solo un volgare mezzo demone…” “ BASTA SMETTELA TUTTI E DUE” le urla
del maestro riecheggiarono nel cortile, mentre i due continuavano ad osservarsi
malamente, “ Perdonatemi maestro” disse infine il monaco chinando il capo, “
Andate a chiamare il medico questa ragazza a bisogno di aiuto” “ Si fu la sua
unica risposta prima di scomparire nel tempio.
“
Scusatelo ragazzo quel giovane monaco non voleva essere scortese, solo che ha
perso la sua famiglia per mano dei demoni e da allora il suo odio verso di loro
non si è ancora placato” disse
sorridendo lievemente. Inuyasha stava per replicare ma un gruppo di
monaci non le diede il tempo, “ Dove si
trova il ferito?” domandò il medico.
“
Eccola là” indicò il giovane di prima “ sulle spalle del mezzo demone”
aggiunse, il medico si avvicinò e la prese dalle braccia del demone, “ Vedrete
starà meglio, ma voi dovete attendere qui fuori” disse l’uomo per poi voltarsi
verso Sango “ Sango voi invece mi sarete di aiuto”.
La
ragazza muta lo seguì scomparendo all’interno del santuario, presto anche gli
monaci presero il loro esempio e tornarono alle loro funzioni, Inuyasha,
convinto di essere rimasto solo, si sedette sulle scale.
“
Stai tranquillo quella ragazza è in buone mani, il nostro medico è molto
bravo…” “ Me lo auguro per voi, perché vedete se quella ragazza dovesse morire
non esiterò a distruggere l’intero tempio e chi vi dimora” rispose
interrompendo l’anziano, ma il monaco non parve intimorito da quelle parole.
“
Quella ragazza l’amate molto non è vero?!” sorrise prima di allontanarsi
lasciandosi alle spalle un Inuyasha visibilmente sconvolto, ma cosa stava
farneticando quel dannato monaco fu il suo primo pensiero.
Poi
la sua mente tornò a Kagome, Inuyasha strinse i pugni, non si sarebbe mai
perdonato se ella fosse morta per causa sua…poi girò a se stesso che presto si
sarebbe vendicato nei confronti di quel verme…di quel maledetto Naraku.
All’interno
di una piccola saletta Kagome giaceva su un futon, il medico era stato chiaro,
se la ragazza non avesse superato la notte di certo sarebbe morta. E ora Sango
si trovava al suo fianco a passarle una pezza bagnata sulla fronte, nel magro
tentativo di farle abbassare la febbre dovuta ai veleni.
“
I-inuyasha…inuyasha dove sei?” pronunciava Kagome nel suo delirio, mentre
voltava il capo in gesto convulso dovuto alla febbre alta, Sango prese la
medicina che il medico, le aveva lasciato al suo fianco, e la fece bere un sorso alla ragazza.
Kagome,
però, continuava ad agitarsi nel sonno, invocando il nome di Inuyasha, non
sapendo più cosa fare decise di fare chiamare il ragazzo dal medico.
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Inizio delirio………………………………………………….
Era prossimo il
tramonto e le acque del fiume scorrevano tranquille sul villaggio, il fiume
lentamente si stava ammantando dei riflessi dorati dei raggi del sole; la
natura si stava ridestando dal torpido inverno, un po’ ovunque era possibile
osservare, i primi ciuffi di erba spuntare dalla terra, e i piccoli getti
verdi sui rami delle foglie.
Sulla riva del
fiume, appoggiata al tronco di un albero, una giovane donna ammirava lo
scorrere del corso d’acqua; il lungo mantello azzurro che l’avvolgeva serviva
per nascondere i suoi abiti sacerdotali, mentre i lunghi capelli che le
ricadevano oltre la vita, e che di
abitudine teneva raccolti in una coda bassa, fluttuavano al vento.
Si era recata in
quel luogo con lo scopo di poter finalmente, almeno per qualche ora,
dimenticare di chi lei in realtà fosse e quali erano i suoi doveri di
sacerdotessa della vita; era stanca di quella vita che le era stata imposta sin
dalla più tenera età, nonostante lei fosse diventata capo delle sacerdotesse e
che svolgesse il suo compito in modo impeccabile lei odiava la sua esistenza.
Le leggi del suo
popolo impedivano alle sacerdotesse di potersi legare con gli uomini, poiché la
loro vita doveva essere votata alla purezza, giacché solo in quel modo esse
potevano mantenere in vigore il loro potere spirituale per combattere i demoni
e mezzi demoni che vivevano insiemi agli uomini sulla Terra.
E sempre le leggi
del suo popolo punivano con la morte le sacerdotesse macchiate dalla grave onta
di essersi donate all’uomo che amavano. Sapeva che in passato le cose erano
diverse poiché anche a loro era stata data la possibilità di avere una
famiglia, ma purtroppo le cose non erano destinate a perdurare, a quei pensieri
che la assillavano una rabbia insormontabile prendeva vita in lei.
E per colpa di
quell’odio i suoi poteri si stavano via a via
affievolendo rendendola vulnerabile, e con lei l’intera popolazione del
villaggio, agli attacchi di coloro che desideravano impossessarsi della sua
forza spirituale.
“ Midoriko sei qui, dunque ti ho trovata.”, quella voce la face trasalire il suo
sguardo malinconico si mutò in un attimo in sereno e dolce, si voltò con molta
calma e nell’alzare il suo sguardo le sue gote arrossirono lievemente nel
vedere un bel ragazzo dai capelli scuri
e gli occhi cristallini come l’acqua, “
Takeo cosa sei venuto a fare in posto come questo?”.
“ Sai bene che io
sono lo spirito che regna in queste acque, piuttosto come mai ti trovi oltre al
confine del tuo popolo?” chiese incuriosito rivolgendole un sorriso dolce.
La ragazza non
sapeva che rispondere e incapace di sostenere il suo sguardo curioso si voltò
nuovamente a fissare il fiume come se guardando in esso potesse scorgere delle
riposte, fu solo allora che notò la sua sofferenza nei suoi occhi, tristezza
che lei si ostinava a nascondere.
“ Midoriko rispetto
il tuo silenzio, ma non troverai mai le risposte che cerchi in quel corso
d’acqua, ti consiglio di dirmi cosa ti affligge in questi ultimi tempi.”
“ Tu non puoi capire
come ci si sente a essere prigionieri….a non poter amare liberamente e sperare
di essere amati”.
Quelle prole così
tristi fecero sentire lo spirito del fiume,così vicino alla ragazza,che non
riuscì più a trattenersi, lentamente si chinò verso di ella e la baciò sulla
bocca con passione, poi scostatosi dalla fanciulla.
“ Noi due non siamo
così diversi…nemmeno io posso sperare di amarti liberamente Midoriko, le nostre
e le tue leggi non me lo permettono. Eppure sento di amarti di un amore puro e
profondo” Midoriko dapprima incredula a quelle parole si gettò tra le sue
braccia in lacrime, “ Io ti amo Takeo non riesco più a fingere che ciò non sia
così, il mio cuore non riesce ad accettare quello che la mente le impone”.
“ Midoriko allora
anche tu…” disse semplicemente lui prima di stringerla a se e baciarla.
Kagome osserva,
tranquillamente come se stesse ammirando la televisione, quella strana coppia,
senza capirci nulla, consapevole dello scorrere delle stagioni che vedeva
crescere questo amore.
Osservò meglio
quella strana ragazza si stupì non poco nel costatare la sua somiglianza con la
ragazza…oramai si era rassegnata, non invocava più il nome di Inuyasha, e ora
osservava l’evolversi della storia.
I due ora si
trovavano vicino ad un ad una roccia in fondo a un burrone, Takeo era dinnanzi
ad un altro spirito,simile a lui per aspetto, entrambi gli uomini impugnavano
una spada.
“ Fratello tu e
quella umana siete alle strette non potete più fuggire, consegnami quella donna
e io vedrò di risparmiarti” proferì mentre Midoriko si nascose dietro Takeo “
Mai. Mai e poi mai ti consegnerò Midoriko, scordatelo fratello” rispose
lanciandosi sul fratello.
Midoriko osservava
tremante la scena, Takeo era ferito in più parti del corpo e di certo non
avrebbe potuto sperare di vincere,suo fratello, in quello stato “ Onigumo
fermati, ti prego se il tuo amore nei miei riguardi è vero,fermati e lasciami
andare con Takeo” , ma le parole di
Onigumo non furono quelle che li voleva sentire “ Midoriko cambierai idea
quando lo avrò ucciso non temere” rispose mentre con un fendete colpi il
braccio del fratello.
Takeo ignorò il suo
dolore e si prestò a colpire il suo avversario, riuscì a ferirlo a sua volta,
ma in modo superficiale, ma in quel modo abbassò la guardia e lo spirito si
ritrovò a terra con la spada del fratello confricata nell’addome.
Midoriko si getto in
lacrime sul corpo agonizzante del suo amato, la ragazza le sollevò il volto del
suo amato, mentre Onigumo stava in disparte ad osservare la scena, senza
provare alcun senso di colpa.
“ Midoriko non
piangere, non devi versare le tue lacrime per la mia morte…” il ragazzo si
interruppe per tossire sangue, “ No, amore non dire così vedrai che ti
salverai…” disse tra le lacrime, Takeo le sfiorò una guancia rigata dal
pianto “ Oramai la mia fine è giunta,
ma sento dentro di te l’odio per Onigumo…Midoriko non cedere a questo odio
altrimenti io morirò una seconda volta sapendoti perduta per sempre….Amore
mio…” la sua mano ricadde a terra
mentre i suoi occhi si chiusero per sempre.
“
NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO TAKEO, TAKEO PARLAMI, APRI GLI OCCHI, TU NON PUOI
LASCIARMI NON ORA CHE IO ASPETTO TUO FIGLO”
si mise a piangere disperata sul corpo esamine, Onigumo incredulo a
quelle parole si avvicinò alla ragazza e la afferrò per il collo.
“ Tu sei incinta di
mio fratello, ma ancora per poco” proferì quelle parole prima di colpirla al
ventre con la lama di un pugnale, senza però ferirla a morte, Midoriko urlò di
dolore, ma il suo non era un dolore corporale il suo era qualcosa di più
profondo.
Quando Onigumo la
lasciò andare a terra Midoriko colta da un profondo odio osservò con sguardo
torvo il fratello di Takeo, “ Vattene via sgualdrina” gli disse per poi voltarsi. Riuscì ad rialzarsi fatica e con rabbia afferrò la spada del suo
amato, “ Maledetto muori” urlò correndogli incontro mentre era girato di
spalle. Quando le fu vicina, Midoriko
lo infilzò con la spada, e una volta che lui cadde a terra ferito, ella si allontano zoppicante da quel luogo
maledetto.
Nei suoi occhi
brillava un barlume di pazzia, mentre da essi ancora calde lacrime scendevano,
incominciò a ridere divertita alla scoperta del dolce sapore della
vendetta.
Quella risata
fece raggelare Kagome, che sconvolta aveva osservato la scena, poi
improvvisamente il paesaggio si modificò ancora rivelando un villaggio in
fiamme.
L’odore acre del
fumo circondava ogni cosa, Kagome fu colpita dal numeroso numero di cadaveri di
donne uomini e bambini di ogni età distesi a terra, una risata agghiacciante
aleggiava nell’aria. Era la stessa voce
che apparteneva a Midoriko, si voltò a cercarla e si meravigliò molto quando
ella, lentamente si stava avvicinando verso di lei.
“ Midoriko tu sei la
causa di tutto questo non è vero?”
chiese indietreggiando di qualche passo, “ Ti sbagli Kagome non sono
Midoriko, almeno non più, ora sono l’Orchidea Nera” rispose senza scomporsi.
Kagome spalancò gli
occhi incredula alla notizia, “ Come fai a conoscere il mio nome?” l’Orchidea Nera sorrise “ Lo conosco perché
io sono tua madre” .
“ Stai mentendo, io
non sono di questa epoca …” .
………………………………………fine
delirio……………………………………………………….
Quando Kagome
riprese conoscenza era giunta oramai l’alba i timidi raggi del sole
rischiaravano la sua stanza, seppur a fatica si era messa seduta di scatto,
mentre il suo corpo era scosso da violenti brividi alla verità appena appresa.
Voleva alzarsi ma un
grosso peso all’altezza del ginocchio glielo impedì, si voltò verso l’oggetto
in questione e si stupì molto quando si accorse di quest’ultimo.
Inuyasha stava
dormendo tenendo appoggiata la testa sulle sue gambe, Kagome sorrise
dolcemente, evidentemente l’aveva vegliata tutta la notte ed ora si era
assopito. “ Come è bella la tua espressione quando dormi” si ritrovò a
sussurrare, poi avvicinò la mano verso
le orecchie di Inuyasha e le sfiorò leggermente, a quel lieve contatto il
ragazzo aprì gli occhi e alzò il viso verso l’alto, sfiorando con il suo naso
quello della ragazza, immediatamente le guance dei due si tinsero di un lieve
rossore.
“ Scusami” disse il
mezzo demone scostandosi dal viso visibilmente imbarazzato, mentre Kagome
teneva il capo chino “ F-figuarati” risposte con voce tremante dall’imbarazzo.
“ Come ti senti ?”
chiese cambiando in questo modo discorso osservando rincuorato la ragazza, “
Bene se non fosse per il bruciore della ferita…” rispose alzando lo sguardo verso di lui.
Inuyasha le prese la
mano e lentamente la strinse a se “ Perdonami non sono stato in grado di
proteggerti” le sussurrò, Kagome sentiva il suo cuore batterle forte nel petto,
le piaceva stare stretta nelle sue braccia, solo così si sentiva protetta.
“ Tu sei mia
figlia…per mano tua periranno i tuoi amici…il tuo amato Inuyasha” quelle parole
taglienti le rimbombarono nella testa, Kagome sentì improvvisamente una morsa
allo stomaco, si scostò da Inuyasha e senza guardarlo le disse: “ Inuyasha ti
prego sono stanca, potresti lasciarmi riposare da sola?” il giovane annuì e silenziosamente uscì
dalla stanza.
Lasciandosi alle
spalle una Kagome sconvolta e in lacrime.
Continua….
Mi scuso per il
ritardo, ma ero piuttosto indecisa se mandare il capitolo sulla rete, visto che
questo non mi piace affatto, colgo anche l’occasione per ringraziare tutti quelli
che hanno commentato ^____^ .