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Autore: Leahia    08/09/2014    2 recensioni
AU ElliotxLeo, accenni lievi e trascurabili a varie coppie secondarie
Va bene, va bene. Questa fanfiction è definibile come "la mia mossa finale". Dubito che farò mai più una cosa così astronomicamente stupida. Ebbene, ci troviamo in una Londra (completamente inventata da me vi prego non vi crucciate su distanze e quisquilie simili) nella quale due giovani studenti dai caratteri a dir poco opposti si ritrovano a vivere nello stesso appartamento, il tutto coronato da un'inquietante padrona di casa e una gang di amici abbastanza inusuali. Quali torture potrebbe inventarsi una sadica annoiata (alias me) per questi problematici coinquilini?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville, Lottie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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London’s Problematic Drivers

Era ormai primavera, primavera di un aprile piacevole e frizzante. Aprile insospettabilmente tranquillo, al numero 33 di Wellington Road. Dopo l’appuntamento Lotty si era tranquillizzata, per il momento, perché aveva, nei suoi strani canoni di pensiero, ottenuto ciò che voleva. Era, ovviamente, una cosa falsa, ma i ragazzi non si davano pena per farglielo sapere, fosse mai che le venisse in mente di fare altro. Ed Elliot, ovviamente, non era riuscito a guardare in faccia Leo per parecchi giorni, ma dopo un po’ l’avvenimento era stato praticamente dimenticato. E così passavano le giornate, tranquille e monotone, in mezzo agli studi. Ormai gli argomenti erano sempre più difficili, ma i ragazzi erano volenterosi di laurearsi entro i ventitré anni, quindi studiavano con impegno e costanza. Eppure Elliot aveva notato che in quel periodo Leo era leggermente discostato, quasi ansioso per qualcosa. Come quando, per spiegarsi, Elliot aveva i problemi con il francese, lingua che tra parentesi conosceva quasi meglio della sua, grazie alla pronuncia perfetta di Leo. In ogni caso, aveva capito che c’era qualcosa che decisamente non andava con il suo amico, e aveva tutte le buone intenzioni di scoprire cosa fosse. Dopotutto, gli doveva un aiuto incredibile. E voleva aiutarlo. Così un giorno, mentre ripetevano degli argomenti di Elliot, Leo si era notevolmente distratto, e l’altro colse l’occasione.
-Leo- disse solo. Leo sobbalzò leggermente e scosse un po’ la testa.
-Scusa, non ti stavo ascoltando. Stavi dicendo...
-No, adesso tu ascolti me- insistette Elliot, deciso. Leo lo guardò quasi rassegnato, come se avesse capito, e probabilmente era così. Sospirò.
-Ok. Che c’è?
-Te lo dovrei chiedere io, questo- replicò Elliot, scendendo dallo schienale del divano per sedersi accanto a lui, che lo guardò come se non lo conoscesse- Quindi, che hai?
-In... che senso?- chiese Leo. Elliot lo guardò alla “non prendermi in giro”.
-In questi giorni sei molto scostante... sembri me quando non passavo l’esame di francese. Che hai?
Leo sospirò e abbassò la testa nel libro.
-Se te lo dicessi mi prenderesti in giro...- borbottò il moro. Elliot si trovò a sorridere. Cosa mai avrebbe potuto essere così grave da fargli prendere in giro il suo unico vero amico nonché la persona che gli piaceva? Gli dette un colpetto sulle ginocchia.
-Sei tu quello che prende in giro me, ricordi? Dai, dimmelo!
-Sembri una ragazzina che chiede ad una sua amica il ragazzo che le piace...- rispose Leo, evidentemente restio ad ammettere qualunque problema avesse, ma in questo modo accentuando la curiosità di Elliot. Cosa mai avrebbe potuto essere così enorme da mettere in imbarazzo Leo?
-Non tentare di svicolare. Voglio sapere che hai.
-Sei una piattola!- sbuffò esasperato Leo, posando il libro e gettando la testa all’indietro con fare esasperato.
-E tu sei antipatico! Dimmelo!- replicò con forza Elliot, avvicinandoglisi istintivamente.
-Elliot...
-Adesso!
Leo sospirò e le sue guance si colorarono di un delicato color porpora, che Elliot trovò (diavolo) dannatamente adorabile.
-Il punto è che... vorrei la patente, ecco- confessò Leo, abbassando lo sguardo. Elliot lo guardò stranito.
-È perfettamente normale. Perché avrei dovuto ridere?- domandò, indietreggiando. Era quasi deluso. In fondo sperava in qualcosa di imbarazzante per prenderlo in giro.
-Tu ce l’hai già...- rispose Leo, alzando gli occhi e guardandolo interrogativo. Elliot si strinse nelle spalle.
-E con questo? Il fatto che a me sia venuto in mente prima non è mica un’offesa per te.
-Wow- disse Leo, alzando la testa e osservando Elliot come se fosse una qualche specie di animale raro- Questo... va contro tutti i miei principi...
-Ma io non ti somiglio affatto- gli ricordò Elliot, stendendosi meglio- Tu sei un sadico bastardo.
-Grazie, faccio del mio meglio- sorrise Leo, ma sembrava ancora in dubbio.
-C’è altro?- chiese allora Elliot, accortosi di nuovo del turbamento di Leo, che quella volta non negò.
-Ti volevo chiedere se... ecco... mi potresti aiutare per l’esame di guida.
Elliot lo fissò per qualche secondo, assorbendo l’informazione. Leo aveva chiesto una mano a qualcuno. E non a “qualcuno”, a lui. Leo aveva chiesto una mano a Elliot. Questo era l’inequivocabile segno che stava per succedere qualcosa. L’Apocalisse era un’idea. O una qualche invasione extraterrestre. Appena notò che Elliot non rispondeva, Leo abbassò di nuovo lo sguardo.
-E smettila!- lo rimproverò il Nightray- Non ti prendo in giro! Certo, ti darò una mano. Leo lo fissò con tanto d’occhi e le sue guance ripresero quel delizioso color porpora.
-Sul serio?- domandò. Fu il turno di Elliot ad arrossire, che annuì. Leo sorrise- Bene. La teoria la so perfettamente, ma la pratica no per nulla, quindi...
-Aspetta- lo interruppe Elliot- vuoi dire che tu vai già a scuola guida?
-Sì- rispose Leo, come se avesse detto “ma tu esisti?”- Certo. Dicevo, ho passato tranquillamente l’esame di teoria, ma a pratica faccio un po’ schifo e...
-Questo cambia le cose- lo interruppe di nuovo Elliot. Leo sbuffò.
-Mi vuoi lasciar finire?
-No perché sai, finché c’era speranza che tu fossi bravo, potevo aiutarti, ma ehi, vorrei almeno aver baciato qualcuno prima di morire...
-Vuoi dire che non hai mai baciato qualcuno?- fece Leo, sgranando gli occhi. Elliot arrossì istintivamente, ripensando a quello che era successo al luna park.
-Non cambiare discorso!- lo accusò Elliot, ma era inutile.
-Davvero a quasi vent’anni non hai mai dato il tuo primo bacio?- continuò imperterrito Leo. Poi arrossì- Nel... nel senso... non conta quello che... a febbraio...
Elliot scosse la testa furiosamente. No che non contava. Sarebbe stato bello se fosse contato.
-In realtà... ok, è vero, non ho mai dato il mio vero primo bacio. Ma questo non...
-Sul serio?- domandò ancora Leo, non più imbarazzato- Quindi sei anche vergine?
-Ma quando questo discorso è diventato un dibattito sulle mie esperienze sessuali?- chiese abbastanza irritato Elliot, ma non per davvero. In fondo, aveva ben poco da nascondere. Leo fece un gesto con la mano.
-Non fare domande stupide.
-Ah, e sarei io quello che fa domande stupide? Ma fammi il piacere!- esclamò il Nightray- E comunque scusa, che mi dici di te? Hai mai dato il tuo primo bacio? Sei vergine?
-Che te ne frega...- arrossì Leo. Elliot sorrise compiaciuto.
-Ah-ha...
-Oh, basta! Parliamo della mia patente, piuttosto!- disse bruscamente Leo, facendo sorridere malignamente Elliot sotto i baffi.
-Già. Stavo dicendo che non vorrei morire- fece allora Elliot.
-Mh. Nutri molta fiducia in me.
-Esatto.
Comunque, dopo qualche discorso simile, senza tornare più alla vita privata dei due, conclusero che Elliot avrebbe aiutato Leo nell’esame pratico di guida a patto che sopravvivesse. Quella sera stessa si fece ripetere tutta la teoria, che effettivamente Leo conosceva davvero molto bene, e decisero che il giorno dopo avrebbero chiesto la macchina a Lotty per provare far guidare Leo. Elliot si divertì un mondo a fare con Leo quello che Leo, mesi prima, aveva fatto con lui, ma non fu né scortese né indelicato. Non ce n’era bisogno. La sera seguente i due presero la macchina e Leo si sedette al posto di guida, esitante.
-Ok, ok, non è che tengo a te, ma rischi grosso- confessò Leo, quando Elliot, sedutosi accanto a lui, chiuse lo sportello e gli porse le chiavi.
-Lo so. E sono qui comunque. Taci e metti in moto- fece Elliot, teso. Leo afferrò le chiavi e fece partire la macchina.
-Va bene. Va bene. L’acceleratore è qui. Sì. So dove sono le cose. So tutto. Stavolta ce la faccio.
Leo parlava da solo per tranquillizzarsi, e Elliot taceva, pregando in silenzio perché finisse tutto bene. Poi Leo partì, di scatto, e Elliot si aggrappò istintivamente al sedile. Subito la macchina rallentò. Leo stava quasi sudando. Ottimo. Tre metri e già era nel pallone. Dopo poco ripartì, quasi a velocità normale. Elliot era sempre teso, ma stava un po’ meglio. Di colpo la macchina fece un sobbalzo.
-Scusa!- disse Leo, cambiando in fretta la marcia. Elliot sospirò.
-Leo, probabilmente morirò d’infarto, ma la macchina a Lotty quantomeno riportala relativamente integra.
-Vatti ad ammazzare da qualche parte...- sibilò Leo, osservando teso le proprie mani e i propri piedi.
“Non esiste posto migliore di questo per morire. In ogni senso” pensava Elliot. Ma non poteva dirlo.  Sorrise leggermente e prese un respiro.
-Hai ragione, ti sto mettendo più ansia. Respira normalmente...- disse, con il tono più sereno che si può avere con la folle paura di morire addosso.
-Ma io sto respirando normalmente!- rispose isterico Leo.
-Non è vero. Sei in iperventilazione- lo corresse Elliot. Leo annuì e prese due respiri profondi, continuando a far andare la macchina normalmente. Molto lenta, ma almeno non a rischio della vita per i passeggeri.
-Va bene... adesso guida per un po’ tranquillamente, senza essere troppo teso. Se sei teso sei distratto, e la distrazione non aiuta.
-Okay...- rispose meccanicamente Leo, facendo sbalzare un po’ la macchina ma poi riprendendone il controllo- Okay...
Ma era inutile. Ogni venti metri l’auto sussultava e Leo sembrava perdere tutta l’aria che aveva respirato. Elliot aveva le mani attaccate al sedile. Era peggio che mediocre. Era decisamente scarso. E lui si era davvero pentito di aver accettato di aiutare un caso così irrecuperabile.
-Leo...- disse dopo un po’- Non voglio essere bastardo, ma devi migliorare proprio tanto.
-Lo so...- rispose Leo, abbassando leggermente la testa.
-LA STRADA! GUARDA LA STRADA!- fece Elliot, teso. Lui subito alzò la testa e la macchina sobbalzò. Non c’era nessuno per strada, ma la strada va sempre guardata. Leo si scusò a bassa voce e ricominciò a far sobbalzare la macchina. Dopo poco sentirono grattare.
-Ma cosa...?- domandò Leo. Elliot sbiancò.
-La prima! Leo, metti la prima! Ti prego, prima che ci schiantiamo da qualche parte!- disse, allungando d’istinto la mano verso il cambio. Anche Leo la allungò, per cui le trovarono una sull’altra e insieme corressero la marcia.
-Va bene, adesso accosta da qualche parte- fece Elliot, prentorio. Leo obbedì, e Elliot constatò che per accostare lo sapeva fare e bene- Adesso facciamo cambio di posto e per tornare a casa guido io. Per oggi basta.
Leo annuì, un po’ triste, e scambiò il posto con Elliot, che filò fino a casa liscio come l’olio. Arrivato, Leo era nero di malumore, e certo non aiutò una Lotty cinguettante che domandava se fosse andato tutto bene. Il moro la ignorò ed entrò in casa, mentre Elliot scosse la testa e le lanciò le chiavi.
-Bella macchina, comunque.
I giorni successivi non furono migliori. Ogni sera Leo usciva con la macchina di Lotty e con il suo, ormai rassegnato al terrore giornaliero, insegnante di guida, che lo aiutava per quanto gli era possibile. Una volta volle andare persino Lotty, che dopo una decina di minuti pregò affinché fosse Elliot a guidare, cosa che offese mortalmente Leo, che non le rivolse la parola per i successivi due giorni. Elliot non sapeva che fare. Non gli piaceva vedere Leo così di cattivo umore, ma non aveva idea di come migliorarlo. In ogni caso, dopo una settimana aveva fatto qualche progresso, per quanto ci avesse rimesso un po’ lo studio. Così si trovarono, la notte prima dell’esame di guida, a studiare fino a tardi, con una pizza portata a domicilio.
-Elliot...- disse Leo, dopo aver finito di studiare, afferrando un pezzo di pizza- Secondo te come andrò domani?
Elliot lo sapeva. Non sarebbe passato. Ma in fondo ci sperava e poi non voleva far sentire ancora più giù l’amico, quindi scosse le spalle.
-Non lo so... dipende... sei migliorato, ma a volte fai degli errori che...
-Ok. Grazie per l’incoraggiamento- rispose Leo. Elliot non sapeva se scherzasse. Probabilmente sì, ma non voleva dire altro, per evitare di dire cose spiacevoli. Così il pomeriggio seguente Leo si diresse all’esame di guida (rigorosamente in autobus). Lotty e Elliot rimasero soli. Lotty batté le mani.
-Bene, credo che dovremmo organizzare una festa o qualcosa di simile!- dichiarò, tutta contenta. Elliot la bloccò per un braccio.
-Lotty, non so...
-Lasciami! Devo andare a preparare dei biscotti!
-Lotty, ti dico che...
-Andiamo!
-Lotty, ferma!- disse risoluto e prentorio Elliot, e Lotty si fermò, guardandolo interrogativa e leggermente esasperata- Io non sono affatto sicuro che passerà...
Lotty si liberò dalla sua presa e lo fissò, abbastanza furente.
-Pessimista!- dichiarò, e entrò in casa sua a fare i biscotti. Elliot sospirando salì le scale di casa propria e si mise a leggere, sordo ai rumori che Lotty faceva armeggiando con i biscotti al piano di sotto. In fondo Elliot lo sapeva, Leo non sarebbe passato. Non sapeva fare, per qualche stupido motivo che non riuscivano a capire. Era impossibile che qualcuno conoscesse la teoria di guida meglio della propria data di nascita e non riuscisse per nulla a metterla in pratica! Aveva appena finito il libro quando sentì bussare alla porta. Doveva essere Lotty.
-Elliot!- sentì infatti dire dall’inconfondibile voce di Lotty- Aprimi, ho le mani occupate!
Elliot sospirò e fece come gli era stato detto, e gli comparve davanti una Lotty con un bel vassoio di pasticcini tra le mani, che posò sulla tavola.
-Sono andata in pasticceria. Sono negata per la cucina...
Elliot voleva ridacchiare, ma non voleva, quindi non lo fece.
-Lotty, mi sembri un po’ troppo ottimista...- continuò a dirle Elliot, ma lei non voleva sentire ragioni. Dopo poco tempo sentirono salire le scale. Era un passo furioso, ma rassegnato. Ecco, era bocciato. Leo aprì la porta con una faccia tremenda, e Lotty non ebbe neppure il coraggio di dirgli “complimenti” o di fare tutto il bel discorso che si era preparata. Il moro si limitò a fissarli nero come la pece e a dirigersi nella propria, camera, scoccando un’occhiata di fuoco a Elliot. Lotty e Elliot tacquero, dopo che Leo si fu chiuso la porta alle spalle. Rimasero un po’ a fissare il vuoto, poi Elliot dette in un verso esasperato e si diresse nella propria camera. Lotty, in silenzio, scese le scale. Sembrava fosse morto qualcuno, dal silenzio incredibile che non si sentiva, si respirava in quel tempo. Solo che dopo un’ora Elliot si sentiva scoppiare le vene dalla tensione. Doveva vedere Leo, doveva dirgli qualcosa. Si alzò, maledicendo se stesso per quella sensazione che lo costringeva ad andare da Leo, e bussò alla porta della sua camera.
-Leo...- sussurrò. Nessuna risposta. Provò ad abbassare la maniglia, e vide che era aperto- Leo, sto entrando...
Ancora nulla. Elliot aprì la porta e vide che la stanza era del tutto buia, e notò la figura di Leo stesa sul letto che guardava il soffitto.
-Che vuoi?- chiese scortesemente Leo, senza nemmeno rivolgergli lo sguardo. Elliot tacque. Cosa voleva? Era una bellissima domanda, della quale lui non conosceva la risposta.
-Solo... sapere come stai- disse. Non era una bugia, in effetti era lì anche per quello. “Perché avevo bisogno di vederti...” Sì, quella era la verità, ma non c’era bisogno di dirla. Avrebbe confuso ancora di più le idee ad entrambi.
-Come sto? Mi sento uno schifo. Un incapace totale.
-Ma tu non lo sei!- fece subito Elliot, chiudendosi la porta alle spalle e restando quasi al buio completo, salvato solo da una leggera luce soffusa proveniente dalla tenda. Leo si alzò a sedere. Anche nella poca luce, Elliot notò l’espressione furiosa.
-Ah sì? E chi sei tu per dirlo?!- esclamò, arrabbiato. Afferrò il proprio cuscino e lo scagliò con forza ad Elliot, facendogli perdere l’equilibrio e quasi cadere- TU CHE NE SAI?
Elliot prese il cuscino da terra e lo lanciò, in una traiettoria a parabola per fargli vedere che non aveva cattive intenzioni, verso il letto. Non si mosse, però.
-Ti conosco da meno di un anno, ma mi hai dimostrato che sei tutto tranne che un incapace.
-DAVVERO? E QUESTO COME LO SPIEGHI?- fece allora Leo, ancora arrabbiato ma meno petulante di prima. Elliot si avvicinò con cautela al letto di Leo e vi si sedette.
-Non lo so. Non so spiegarlo, okay? Non sono un marchingegno creato per rispondere alle tue domande. Ma se hai qualcosa da dire sfogati.
Leo boccheggiò per qualche secondo, come se stesse per sparare la cosa più cattiva della terra, poi scoppiò a piangere copiosamente e si coprì il volto con le mani.
-Non mi riesce...- singhiozzava- Perché non mi riesce mai...
Elliot non sapeva che fare. Doveva consolarlo. Sì, ma come? Leo batté i pugni sul petto di Elliot.
-Perché non mi riesce?- diceva, piangendo. Era furioso. Erano lacrime di rabbia. Ma non erano indirizzate a lui. Elliot gli accarezzò gentilmente i capelli, rallentando il pianto e guadagnandosi uno sguardo smarrito.
-Piangi, se vuoi. Non ti prendo in giro.
Leo abbassò la testa e cominciò di nuovo a piangere, appoggiando il proprio volto sul petto di Elliot, che non si mosse. Si sentiva rossissimo, stile razzo in procinto di decollare, ma sapeva di dover consolare Leo. Non poteva lasciarlo piangere in quel modo. Gli accarezzò di nuovo i capelli.
-La patente io comunque ce l’ho- sussurrò- Se mi paghi posso anche accompagnarti da qualche parte.
-Ti conviene iniziare a pensare alle tariffe, bastardo- rispose Leo con un mezzo sorriso- Io mollo.
Non era nei canoni di Elliot arrendersi, ma in quel caso dovette convenire che era inutile se non controproducente e pericoloso continuare su quella via.






The Corner of the Mad Lady
Salve cari! Bene, dopo il primo “picco” di questo schifo questa storia, scendiamo con un capitolino tranquillo e privo di senso, collegamenti con la storia o altro. Come avevo accennato, in origine questo capitolo veniva prima dell’altro, quindi forse non torneranno alcune cose. Comunque, essendo questo un capitolo assolutamente stupido, c’è ben poco da dire. Che poi in realtà questo capitolo è semplicemente una specie di “rimborso” di quello dell’esame di Elly. Sono un pochino fissata con il fatto che si aiutino a vicenda. Ok, credo basti. Come sempre, i commenti sono graditi ma non obbligatori. Alla prossima, goodciao!
  
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