Snot

Oggettivamente Liam sapeva che avrebbe dovuto avvicinarsi a Harry, avvolgergli un braccio attorno alle spalle, magari rassicurarlo, sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, che avrebbero sistemato tutto. Eppure non riusciva a fare altro che restare lì appoggiato allo stipite della porta, ad osservare il suo ragazzo da lontano mentre i singhiozzi aritmici gli gonfiavano il petto.
C'era un rivoletto di muco che gli colava giù dal naso fino all'arco di cupido, e occasionalmente Harry tirava fuori la lingua per leccarlo via, formando un lungo filo di moccio acquoso dal naso fino alla sua bocca. Sotto l'illuminazione della stanza, era anche più scintillante dei solchi lasciati dalle lacrime sulle sue guance.
I suoi occhi erano diventati arrossati e gonfi per il pianto e le sue iridi stonavano terribilmente con il rossore. Come se non bastasse, i suoi occhi risultavano nascosti sotto le palpebre cadenti e protuberanti, facendo risaltare in maniera comica la sua fronte. Le sue guance erano dipinte di un colorito paonazzo decisamente poco lusinghiero, così come la punta del naso.
Un colpo di tosse secca gli sconquassò il petto, portandolo ad annaspare per aria, non aiutato dai singhiozzi che non accennavano a smettere. Harry si piegò in avanti, le lunghe e affusolate dite conficcate a fondo nella carne all'altezza della rotula, lasciandosi sfuggire un gemito addolorato.
Oggettivamente, Liam sapeva che in quel momento avrebbe davvero dovuto avvicinarsi, invece che stare a guardare Harry come un bambino alle prese con un insetto in un barattolo, ma non gli andava. Non voleva sorbirsi i piagnucolii e lagne di Harry per l'ennesima stronzata, non voleva addossarsi tutta la responsabilità ancora una volta, come accadeva sempre tutte le volte che litigavano.
Liam osservò con un distaccato senso di orrore la maniera in cui Harry si rialzò dalla sua posizione, il labbro inferiore sporto in fuori e quello superiore arricciato per mostrare tutti i denti mentre emetteva un suono a metà tra un guaito pietoso ed un ululato.
Cercò visibilmente di ricomporsi, chiudendo le palpebre così gonfie da essere quasi grottesche e cercando di respirare con lentezza e profondità, ma poi uno dei suoi respiri si inceppò, incagliato tra il muco che gli ostruiva il naso. Harry ricominciò a singhiozzare disperatamente.
Liam rimase ad osservarlo ancora per qualche lungo momento, gli occhi impassibili e la piega delle labbra annoiata, prima di sbuffare con disprezzo. Non riusciva a chiamare a sé nessun sentimento che potesse essere anche solo vagamente consolatorio, nessuna compassione, solo una distesa di schifo per il suo atteggiamento.
Harry alzò gli occhi, fissandoli con implorazione in quelli di Liam.
Liam colse l'occasione per tracciare con la vista i vasi dilatati nei suoi occhi, a malapena visibili tra il rossore generale. Harry continuò a guardarlo, supplicandolo mentre tirava su con il naso il muco sempre più abbondante.
Liam distolse lo sguardo e se ne andò tranquillamente dall'appartamento a passi misurati, cercando di togliersi l'immagine di Harry che piangeva dalla mente.
Si convinse che era perché Harry era brutto quando piangeva.