Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LeslieJean    08/09/2014    3 recensioni
« Ascoltami, Ali. So che lo trovi stupido e ingiusto ma devi capire che per me questa cosa è molto importante. Fattene una ragione, per favore. O almeno, se mi vuoi bene come ad una sorella, lascia stare del tutto. »
 
« Non puoi chiedermi di fare questo. Io mi preoccupo per te, ti conosco meglio di chiunque altro e so che questa... cosa non porterà a nulla di buono. »
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice, Paciock, Jr, Nuovo, personaggio, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“World's Worst Lovers.”
di Leslie Jane
 

01 – Capitolo 1
o “Il principio”

 
 

« Alice, smettila. » sentenziò Rose Weasley mentre attraversava la Sala Comune dei Grifondoro, lisciandosi con cura la gonna a pieghe della divisa, « Ti ricordo che sono un Prefetto e ho una certa dimestichezza nel girovagare per Hogwarts ad orari improbabili. Ti prego, va’ a dormire; ne riparleremo quando tornerò. »

Nel pronunciare quelle parole, la Grifondoro si sentì profondamente in colpa ma sapeva che non c’era altro modo per allontanare la sua migliore amica quando cominciava a diventare tremendamente stressante. E, accidenti, le fosse venuto un colpo se non lo era!

« Ma... Rose! È mezzanotte passata e in più domattina abbiamo il test di Incantesimi. Vitious ti ammazza, anzi, ci ammazza se arriviamo in ritardo. Non puoi uscire! In quanto tua migliore amica ti ordino di no! » continuò imperterrita una Alice Longbottom Jr con addosso un pigiama rosso scuro decisamente di due o tre taglie più grandi della sua. La bruna contorse il viso in un espressione solenne e decisa – espressione che, teoricamente, avrebbe dovuto farle cambiare idea ma che in verità le dava un’aria così insolita e buffa.

La giovane Weasley sapeva perché Alice stava facendo tutto questo; voleva proteggerla, perché era la sua migliore amica e la conosceva meglio di chiunque altra persona. A lei non era estraneo il suo carattere e, più di tutto, il suo cuore – il suo fragile, fragile cuore. Rose sentì qualcosa che le raschiava la gola, come un animaletto che munito di artigli le stesse graffiando le pareti interne del suo esofago deciso ad uscire fuori. Ci mise due minuti buoni per capire che era il senso di colpa che la stava attanagliando. Sospirò, portandosi una ciocca di lisci capelli color ciliegia – lisci per via di tutte le lozioni che usava per sopprimere i suoi indomabili boccoli ereditati, ahimè, dalla madre – dietro l'orecchio e mordicchiandosi il labbro inferiore diede le spalle al dipinto che fungeva da porta per la loro Sala Comune, guardando l’amica negli occhi, implorante.

« Ascoltami, Ali. » mormorò usando il soprannome che solo a lei era permesso usare, « So che lo trovi stupido e ingiusto ma devi capire che per me questa cosa è molto importante. Fattene una ragione, per favore. O almeno, se mi vuoi bene come ad una sorella, lascia stare del tutto. »

Rose percepì che voleva avvicinarlesi ed insistere su quello che aveva da dire, ma a dividere le due c’era un imponente divano rosso a tre posti, talmente lungo che la flebile luce degli ultimi carboni morenti nel camino impediva all’una di scorgere i lineamenti dell’altra e viceversa. Alice, impetuosamente, vi salì sopra e compiuti due lunghi passi sui morbidi cuscini balzò davanti alla rossa, scalciando con le gambe nel vuoto sotto di lei. Rose spalancò gli occhi e fece per intimarle di non farlo più o altrimenti avrebbe rischiato di cadere e di svegliare mezza Casa ma venne improvvisamente bloccata.

« Non puoi chiedermi di fare questo. Io mi preoccupo per te, ti conosco meglio di chiunque altro e so che questa... cosa non porterà a nulla di buono. » incrociò le braccia al petto, Alice, e allargando leggermente le gambe assunse una posa autoritaria. « E poi, che diamine è? Un servizio attivo ventiquattr'ore su ventiquattro? Accorri appena ha voglia di una sana... »

« Alice! » esclamò la rossa, avvicinandosi tempestivamente all’amica e tappandole la bocca con sorprendente velocità. Un istante in più e avrebbe rischiato di attirare l’attenzione di tutta la torre dei Grifondoro; e Rose non aveva alcuna intenzione di affrontare tutti i suoi compagni, inclusi i suoi tanti cugini. « Per l’amor del cielo, smettila di gridare e soprattutto di usare un linguaggio del genere! »

Delle due quella che diceva più parolacce era la paffuta Longbottom e questa particolare abitudine faceva rabbrividire l’altra, portandola quasi sempre ad ammonirla riguardo alle parole “scurrili”. Come compromesso, Alice aveva promesso che ogni qualvolta sentiva il bisogno di dirne una, l’avrebbe omessa mettendo al suo posto un qualsiasi altro appellativo che comunque poteva mirare a ciò a cui intendeva primariamente.
Dal canto suo, Rose non aveva potuto fare altro che accontentarsi e sospirare ogni volta che Alice ne inventava una nuova, ma quella sera nella Sala Comune l’amica aveva rischiato di infrangere il loro patto.

« Stai diventando estremamente volgare e, Godric!, se questa è l’opinione che hai di me, poi... Ma lo sai; sai bene che non è affatto così. Te ne ho spiegato mille volte la ragione, eppure tu non capisci mai. »

« Oh, oh! Io non capirei mai? Lo ammetto, non sarò certo una cima come te ma, ehi!, non sono io quella che sta infangando l’orgoglio delle femministe di tutta la storia! »

« E adesso cosa c’entra...? Va bene, va bene. » Rose sospirò, portandosi le dita alle tempie e massaggiandole delicatamente. Quale che fosse l'argomento, se cominciavi a discutere con Alice lei avrebbe trovato qualsiasi mezzo per averla vinta. E in più, ragionare con lei era fuori discussione.
Diede una velocissima occhiata al pendolo posto ad un lato della stanza e con orrore si accorse che era in ritardo di ben dieci minuti – oh, perché aveva confidato tutto ad Alice? Avrebbe potuto tranquillamente non dirle niente ed una volta che si fosse addormentata sarebbe potuta sgattaiolare via senza alcun problema.

Cosa avrebbe fatto adesso? Alice era più agguerrita che mai e non sembrava proprio volerla lasciare andare via. In più, la persona che doveva incontrare era lì in attesa da troppo tempo, chiedendosi dove si fosse cacciata e se si fosse dimenticata del loro incontro. Oh, cielo, e se fosse lì lì per andarsene? Rose doveva sbrigarsi o anche quella volta tutto sarebbe andato all'aria.

« Mi dispiace; mi dispiace da morire ma devo andare. Ti prometto che sarò nel mio letto prima ancora che tu te ne accorga e domattina ti passerò il mio foglio con il test di Incantesimi. Lo sai che mantengo sempre le mie promesse e che ti voglio troppo bene per mentirti ingiustamente! »

Abbracciò sveltissima l'amica e senza darle il tempo di replicare si girò e uscì dalla Sala Comune con un leggero saltello appena superato il buco nel ritratto. Le dispiaceva dirlo, ma l'amica non era mai stata un tipetto con una buona presenza di spirito e con un'innata agilità, perciò per uscire fuori da quella situazione aveva puntato proprio sulla velocità. Era ingiusto quello che le aveva fatto ma non vi era stato altro modo.
Con crescente preoccupazione, Rose si rese conto che non si sentiva affatto in colpa e nella sua testa si autoassicurava che le scuse avrebbero avuto luogo il giorno dopo. Non voleva affatto diventare una pessima amica, né tantomeno ferire Alice ma, di nuovo, si disse che a questi “effetti collaterali” ci avrebbe pensato più tardi. In quel momento, solo il suo cuore aveva voce in capitolo.


 



L'aula di pozioni era tremendamente buia; le due candele che ardevano sui muri non sprigionavano la luce necessaria. Quasi intimorita, Rose entrò nella stanza e chiuse piano la porta, facendo attenzione a non emettere il minimo rumore. Tese l’orecchio, cercando di capire se ci fosse qualcuno ma le rispose solo il silenzio. Subito, il suo volto si crucciò in un'espressione affranta, consapevole che il suo ritardo era stato ben notato e che la persona con la quale si era data appuntamento era sparita da un bel pezzo – forse anche furente per il tempo sprecato ad attenderla.

Con calma, Rose fece due lunghi respiri – gonfiando i polmoni e buttando poi fuori tutta l'aria all'interno, in un processo piuttosto lento che la cugina Roxanne le aveva insegnato tre anni prima, quando Rose aveva scoperto di soffrire di crisi di panico ogni qualvolta le cose non andavano come lei le aveva pianificate.

“Santa ragazza, Roxanne” pensò, ripromettendosi che a Natale le avrebbe regalato la maglia ufficiale dei Chudley, con tanto di autografo di Flint Hetzbert – giocatore per la quale la cugina si era presa una bella Cotta con la “C” maiuscola.

Portandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie, Rose guardò nell'oscurità in fondo all'aula dove la luce dei candelabri non riusciva ad arrivare e con un ultimo sospiro di delusione, si girò, la mano già posata sulla fredda maniglia della porta. Ora tutto ciò che le rimaneva da affrontare era il broncio della sua migliore amica che sarebbe durato fino alla mattina successiva, facendo sentire Rose ancora peggio.

Un rumore simile a qualcosa di metallico che strisciava su una superficie ruvida fece bloccare la ragazza; nella stanza c'era qualcuno oltre a lei, ma doveva avere qualche rotella fuori posto se non si era fatto vedere pochi minuti prima, quando Rose era entrata nell'aula. Quando erano più piccoli, James le raccontava sempre che ad Hogwarts non vivevano solo fantasmi buffi come il Frate Grasso o Nick Quasi-Senza-Testa, ma anche orribili spettri dal passato così oscuro e macabro che anche il più coraggioso dei coraggiosi se la sarebbe fatta addosso a vederli. Ogni volta che la famiglia Weasley al completo sostava alla Tana, il figlio maggiore dei Potter riusciva a far popolare i sogni dei più piccoli di volti tremendi, di teste mozzate e di qualsiasi altra parte del corpo orribilmente mutilata.
Rose, avendo ormai sedici anni, sapeva che tutte quelle storie erano state create solo per spaventare lei e tutti i suoi cugini più piccoli ma di tanto in tanto pensava che il papà di James, suo zio Harry, di creature orribili ne aveva affrontate parecchie, anche lì ad Hogwarts, dunque la fantasia del cugino non doveva essere poi così vaga, in fondo...

« Chi è là? » proruppe, rivolgendosi all'oscurità dietro di lei « Sono un Prefetto, capito? Se questo è uno scherzo, sappiate che riceverete un bel castigo... »

Rose voleva risultare minacciosa e severa, ma con quella vocina flebile non avrebbe fatto paura nemmeno ad una pulce.

Si allontanò lentamente dalla porta, pronta ad affrontare qualsiasi cosa la attendesse nell'oscurità portando già la mano alla bacchetta che teneva nella gonna, quando sentì dei passi di qualcuno che si dirigeva verso di lei. Trattenne il respiro, pronta ad urlare il primo incantesimo di difesa che le passava per la testa e...

« Bu. »

Per poco Rose non fece cadere la bacchetta per lo spavento.

« Sei impazzito? Ancora qualche secondo e avrei potuto Schiantarti! » esclamò al ragazzo davanti a lei. Lui cercò di trattenere un sorriso divertito, ma evidentemente non riuscì nel suo intento perché gli angoli della sua bocca si incresparono a formare un sorrisino malizioso.

« Sono davvero così orribile, Rosie? » cominciò il ragazzo con un tono di voce che la fece scogliere. Adorava quando la chiamava così e le pareva proprio che quel nomignolo fosse stato creato apposta per fuoriuscire dalle sue labbra ed essere pronunciato da lui, come se assumesse un altro significato quando era lui ad utilizzarlo. Quando gli altri la chiamavano Rosie, lei si sentiva come una bambina di dieci anni alla quale non era permesso rimanere alzata fino a tardi a leggere e fare le linguacce a James quando la prendeva in giro. Ma se invece era lui a pronunciarlo, Rose voleva che lo ripetesse in continuazione – talmente era bello il suono della sua voce – facendola sentire come se il suo posto fosse proprio accanto a lui.

« No, » rispose con un sorriso gentile sulle guance rosee, « non potrei mai dire una cosa del genere. »

Pochi istanti dopo Rose si trovò proprio dove voleva essere; fra le sue braccia, scaldata dal tepore emanato dal corpo di lui e cullata dal profumo della sua pelle – una fragranza che le ricordava le nevicate mattutine invernali e la menta piperita. Improvvisamente pensò che ne era valsa la pena litigare con Alice.

Alzò lo sguardo ad incrociare il suo e si sorprese ad osservare il volto del giovane, come se fosse la prima volta che lo vedesse e non ne avesse mai abbastanza dei suoi lineamenti bellissimi. Persino la minuscola e quasi impercettibile cicatrice che aveva appena sopra il labbro superiore lo rendeva perfetto ai suoi occhi

« Non vederti per tutta la giornata è stata una vera agonia. » mormorò il ragazzo affondando il viso nell'incavo del collo di lei e iniziando a darle lenti e piccoli baci che partivano dalla zona più morbida del collo – dove sentiva l'eco del battito del suo cuore attraverso l'arteria – fino ad arrivare al punto fra l'orecchio e la sua mascella. Rose dischiuse piano le labbra, assaporando già il bacio che si sarebbero scambiati una volta che lui fosse giunto alla sua bocca.

« Mi dispiace per il ritardo, Scorpius. » sussurrò Rose, maledicendosi subito dopo per aver detto una cosa del genere in un momento così intimo fra loro due. Sentì che il ragazzo aveva incurvato la bocca in un sorriso.

« Ti ho aspettata ed è quello che farò sempre. »

Rose non disse più nulla da quel momento, perché le labbra di lui erano già sulle sue.


 



Un po' di porridge schizzò sulla divisa di James Potter che si ritirò di scatto dal tavolo, osservando con disgusto le macchioline grigio-marroni sulla sua manica.

« Che cazzo, Alice! » sbraitò agguantando qualcosa come trenta tovagliolini con una mano sola e buttandoli subito sopra lo sporco. « Questa è l'unica divisa che ho nel baule! »

Alice Longbottom soffocò una risata alla vista dei presenti che lentamente cercavano di allontanarsi dall'allampanato Grifondoro, timorosi di contrarre qualche rara malattia. Evidentemente, James voleva dire che quella era l'unica divisa pulita che possedesse al momento ma sapeva quanto fosse limitato il vocabolario del giovane Potter, soprattutto quando era arrabbiato.

« Scusami, Jamie, ero sovrappensiero. » mentì, portando le mani alla bocca in un tentativo disperato di reprimere la cascata di risate che minacciava di uscire da un momento all'altro.

« Ora dovrò implorare gli Elfi per farmi avere al più presto del bucato pulito, ma quegli stronzetti lo faranno apposta a farmi aspettare. » continuò James cercando di pulire via il porridge restante ma non facendo altro che peggiorare la situazione.

« Non hanno tutti i torti, sai? Io stessa mi sarei vendicata se qualche coglione senza cervello avesse messo dei fottuti petardi nel letto sfatto. » rispose risoluta Alice, giocherellando ancora un po' con il cibo nel suo piatto.

« Be', devo ammettere che quello è stato un classico. » sul volto dell'occhialuto Potter comparve un'espressione fiera e compiaciuta, « Uno degli scherzi più elementari del mondo ma che ha una percentuale di danno e di creazione di scompiglio non da poco. Zio George dovrebbe adottarmi – non è vero, Freds? »

Davanti a lui, il ragazzo chiamato in causa annuì vigorosamente mentre si ingozzava di pancetta e uova fritte. Alice si domandava da sempre quanto doveva essere enorme lo stomaco di Fred Weasley Jr per contenere tutto quello che trangugiava e soprattutto dove diamine metteva tutti quegli zuccheri, quei carboidrati e quei grassi. Assieme a James, Fred era il classico tipo da “mi ingozzo come un maiale ma non ingrasso neanche di un etto”.

Fottuto metabolismo veloce.

Sospirò, Alice, poggiando la testa su una mano e torturando senza pietà il cracker di riso nel suo piatto con la forchetta. Avrebbe tanto voluto che quel pezzo di cartone – perché il sapore e la consistenza era certamente quella – si trasformasse in una bella ciambella grondante d'olio di frittura con tanto di cioccolata e zuccherini colorati sopra a renderla ancora più invitante. E ancora più grassa.

Era dall'inizio della scuola che lei e sua madre avevano organizzato quella dieta ma Alice non si sentiva né più magra e nemmeno più sana. Più che una soluzione per farle perdere almeno una taglia, tutta quell'enorme “cazzata” – come lei si ostinava a chiamarla – sembrava solo volerla far sentire diversa dai suoi coetanei senza apportarle alcun miglioramento. Ad ogni pasto, osservava i piatti delle altre ragazze della sua Casa stracolmi di cibo che solo nei suoi sogni lei avrebbe potuto mangiare per poi tornare con lo sguardo sul suo, di piatto, quasi vuoto. Se non fosse stato per Rose, però, Alice avrebbe già mollato da un pezzo e in quei due mesi lei non avrebbe fatto altro che aumentare invece che scendere di peso.

La sua migliore amica aveva insistito per fare assieme a lei quella dieta e anche se Alice l'aveva minacciata in tutti i modi, Rose non aveva voluto sentire ragioni. Per non lasciarla sola, era addirittura scesa a patti con il medimago che la seguiva fin da quando era piccola e dato che ad Alice non era permesso mangiare carne rossa, Rose aveva cominciato ad assumere delle vitamine in pasticche che la aiutavano ad apportare la dovuta dose di ferro al suo organismo, normalmente già bassa di per sé.

Quando però la brunetta si rese conto che stava pensando alla sua migliore amica subito scrollò la testa come a togliersi dalla mente quei pensieri. Doveva essere arrabbiata – furente! – con Rose Weasley dopo che l'aveva piantata in asso la sera prima, ma ogni tanto non poteva fare a meno di chiedersi dove diamine fosse finita e perché non era nel suo letto quella mattina alle sei in punto. La sua migliore amica era un tipetto mattutino molto preciso che se si svegliava anche soltanto alle sei e due minuti già strepitava gridando che la sua tabella di marcia era rovinata. Le voleva bene, eh, ma certe volte era un po' esagerata.

Un movimento alla sua sinistra la richiamò al mondo reale; Fred le stava mettendo nel piatto un po' della sua pancetta e delle sue uova fritte. Alice si sentì quasi pizzicare gli occhi per il gesto gentile del ragazzo ma allo stesso tempo pensò che doveva avere un'espressione davvero afflitta in faccia se addirittura un tipo come Frederick Weasley Junior le stava offrendo la sua colazione. Se c'era una cosa che sapeva bene di lui e di James era che nessuno, nessuno, poteva toccare il loro cibo.

« Ti ringrazio, Freddie, ma lo sai che non po-... »

« Stai trucidando quel povero cracker da ben dieci minuti, Longbottom. Ti consiglio di mangiare in fretta quello che ti ho offerto prima che qualcuno ti veda. Prima che Rose ti veda. »

Il ragionamento non doveva fare una piega perché Alice annuì senza farselo ripetere una seconda volta e si catapultò sulla pancetta come se non ne mangiasse da mesi – cosa che per altro era vera.

« Per tutti i mutandoni bucati di Merlino, da quant'è che non mangi della carne di maiale, Alice? » esclamò James, che più che essere sorpreso sembrava soltanto voler stuzzicare l'amica.

« Sai, James, » cominciò lei, pulendosi la bocca con un tovagliolino di carta, « non è poi questa grande sorpresa; ho rimediato parlandoci, con i maiali. »

Posò il tovagliolo e fece un evidente gesto in direzione dell'amico che per risposta le mostrò il dito medio. Quasi nessuno faceva più caso a loro due che bisticciavano, tanto erano nell'ordinario questi battibecchi, ma Fred emise comunque una risata alla battuta della ragazza, anche se più che essere tale sembrava una sorta di grugnito talmente il Grifondoro cercasse di soffocarla.

James Potter ed Alice Longbottom non si odiavano affatto, ma bisticciavano in continuazione come a compensare il fatto che normalmente con i rispettivi fratelli minori non era loro permesso farlo. Albus e Lily Luna, fratelli del primo, erano dei ragazzi davvero miti e preferivano alzare gli occhi al cielo e andarsene piuttosto che litigare con il loro fratello maggiore. Frank, invece, non era per niente il tipo di persona che si batteva indignato contro la sorella, anzi gliele faceva passare tutte – e con tutte si intende davvero tutte. Dunque l'uno aveva trovato nell'altra qualcuno da tormentare e che rispondesse a tono.

« Non vi darete pace, non è vero, ragazzi? »

Una voce femminile interruppe lo scambio di oscenità tra i due Grifondoro e dal tono materno con la quale quelle parole vennero pronunciate, Alice capì di chi si trattasse.

« Buongiorno a te, Rose. Credevo ti fossi persa nei sotterranei. » replicò in tono piatto la brunetta e interrompendo, per il momento, il suo bisticcio con James. Non osò alzare lo sguardo ma conosceva bene la sua migliore amica e percepì le avesse scoccato un'occhiata che doveva certamente dire “chiudi il becco, Alice!”.

« Persa? Sotterranei? Che diamine ci faceva la mia cuginetta lì, mh? » divenne subito vigile James. L'espressione che assunse fece apparire i suoi occhiali tondi ancora più storti di quanto già fossero, con una delle stanghette che sembrava avere direzione propria e usciva di poco da sopra l'orecchio sinistro.

« Già, perché la nostra cara cugina Rose si trovava nel territorio delle Serpi? »

Anche Fred si unì a James, avvicinandosi di più al tavolo e dimenticando la sua colazione – il che era tutto dire.

Rose si portò una ciocca di capelli perfettamente pettinati dietro l'orecchio e, sedendosi davanti ad Alice, liquidò la faccenda con: « Alcuni ragazzi appartenenti alla nostra Casa hanno piazzato una caccabomba poco lontano dall'ingresso per la Sala Comune dei Serpeverde. Io ero l'unico Prefetto di turno e poi dovevo vedere Albus. »

I due ragazzi sembrarono valutare la risposta come plausibile e tornarono alle loro faccende, ignorando Rose da quel momento in poi. Alice, invece, si dipinse un'espressione indignata sul volto e grattò dal suo piatto i rimasugli giallastri delle uova che Fred le aveva offerto.

« Sei diventata tremendamente brava a mentire; certe volte ho quasi il timore che tu possa abbindolare anche me. » disse dopo un lungo silenzio, senza farsi sentire dai due ragazzi rispettivamente accanto a loro due.

« Be’, in parte, è vero. Dovevo veramente vedere Albus. »

Questo fu tutto ciò che la rossa le disse, perché poi afferrò una mela e si mise a tagliarla con calma. Non si scambiarono più parola per i successivi dieci minuti ed in mezzo al baccano che regnava nella Sala Grande vederle nel più totale silenzio doveva sembrare davvero assurdo.

Alice alzò piano lo sguardo dal suo piatto, troppo curiosa di studiare l'aspetto della sua amica nei minimi dettagli. Dentro di sé quasi sperava che avesse i capelli leggermente scarmigliati o un accenno di occhiaie sotto gli occhi ma non trovò niente di tutto ciò. Okay, era al corrente di essere un'amica di merda per desiderare una cosa del genere ma c'erano dei trascorsi tra le due riguardo “La Faccenda” e la giovane Longbottom voleva soltanto che lei capisse quanto tutto ciò fosse sbagliato nei suoi confronti, nei confronti di Rose. Ne avevano passate così tante insieme e lei era l'unica persona che conosceva Rose Weasley meglio di chiunque altro, addirittura meglio di lei stessa. Alice non sapeva quali fossero le intenzioni di Malfoy ma l'unica cosa della quale fosse totalmente sicura era il totale trasporto con la quale l'amica affrontava la cosa.

Emise un debole sospiro, posando poi la forchetta sul piatto con un debole ting. Dopotutto i loro litigi non duravano mai più di qualche ora.

« E va bene. » mormorò, infine posando nuovamente gli occhi sul volto perfettamente ordinato della sua migliore amica, « So che muori dalla voglia di raccontarmi tutto. Muori letteralmente, Rosie-Posie. »

L'altra si esibì in un sorriso così radioso che anche il più burbero dei Sette Nani – com'è che si chiamava?, si chiese Alice, Arcignolo? – sarebbe arrossito contagiato dalla sua felicità.

« Oh, Ali! » esclamò la rossa, saltando quasi sulla sedia ma cercando di non farsi vedere troppo dai suoi cugini. Si avvicinò e una parte dei suoi capelli scivolò sul lato destro della sua testa creando una sorta di tenda che la “separava” da James. « E' stato davvero bellissimo! Per un secondo, ho temuto di essere in ritardo ma lui era lì e... – oh, è stato così dolce. »

Il trillo di una campana interruppe la ragazza ed un'espressione dispiaciuta sembrò tingersi nei suoi occhi. Alice si sentì anche lei un po' triste – ma non seppe giudicare se fosse perché non c'era più tempo per il racconto dell'avventura erotica della sua migliore amica con Scorpius Istrice Albina Malfoy o perché semplicemente avrebbe dovuto affrontare un test di Incantesimi per la quale non aveva aperto neanche un libro. Si appuntò a mente che doveva migliorare in quanto amica del cuore e che non poteva continuare ad avere quel comportamento di merda, vista anche la palese felicità sul volto dell'altra. Be’, forse avrebbe dovuto appuntarsi anche di studiare la prossima volta che avrebbe avuto una verifica ma, ehi, lei era Alice Longbottom Jr.

« Che peccato ed io che speravo di riuscire a spiegarti tutto prima dello squillo della campanella. » scrollò le spalle rassegnata Rose. Si alzò con un rapido movimento e si mise sulla spalla la rigida cartella di pelle con i libri, senza riuscire a celare del tutto il suo disappunto.

Alice sgusciò da sotto il tavolo per raggiungere più svelta l'amica e, ignorando le occhiate di qualcuno del loro tavolo, si alzò dal pavimento affiancandosi alla rossa.

« Andiamo, Rosie-Posie, » le mise un braccio attorno alle spalle e si incamminarono verso l'atrio principale appena fuori la Sala Grande, « mi racconterai tutto dopo quella rottura di boccini del test. A proposito, non è che mi passeresti le risposte? »



 

 


Note dell'autrice

Aloha, gente! Bene, penso che non riuscirò nemmeno a fare un discorso di senso compiuto talmente sono eccitata per questa storia! Insomma, la Scorose è la mia OTP ed essendo anche la primissima storia che pubblico su questo pairing meraviglioso mi sento leggermente intimidita. ;_;
Comunque, tornando a focalizzarci sulla storia e non su di me (sulla quale c’è davvero poco da dire!), devo ammettere che ho grandi progetti ma dopotutto quale nuova autrice non ne ha? Fatemi sapere cosa ne pensate in un piccolo commento e siate totalmente sinceri – la franchezza aiuterà a migliorarmi! Perciò, ora non vi trattengo oltre dato che avete già speso una porzione del vostro tempo a leggere queste mie poche righe.

Un abbraccio,
Vale / LeslieJean.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LeslieJean