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Autore: Sibilla Delfica    09/09/2014    0 recensioni
Zoe è una ragazza piena di vita, ma un po' sfortunata in amore.
Al matrimonio della sua migliora amica, guardando con tristezza, ma anche con assoluta felicità la coppia di sposi, incontra un ragazzo misterioso che però le sembra interessante.
Ethan ( il ragazzo) vive in una società completamente diversa dalla nostra, le loro regole sono rigide e non danno molto spazio ai sentimenti, lui, però è diverso e vorrebbe “ribellarsi”.
Ma chi è veramente? Da dove viene?
Pov Ethan:
Dovevo scegliere i miei sentimenti? O una vita tranquilla acconto ad una donna che non amavo e non avrei mai amato? Una vita piena d'amore e rischio? O una senza amore, ma sicura, dove non rischiavo di scomparire come un fantasma da un momento all'altro?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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l'incontro


POV Zoe


Felicità; era tutto quello che percepivo, le persone ballavano facendo ondeggiare i loro vestiti accompagnati da un sorriso a trentadue denti e da una grande quantità d'alcol in corpo.

I musicisti sul palco sembravano anche loro contagiati da quell'entusiasmo, tutti sembravano essere stati contagiati dallo stesso virus, tranne me, forse le bevande alcoliche mi facevano l'effetto opposto, ma non credo fosse soltanto questo il problema.

Ero ad un matrimonio e di solito tutti sono felici ai matrimoni, tranne me, ma forse ero l'eccezione che conferma la regola.

Ciliegina sulla torta erano gli sposi, stupendi, così innamorati, così enormemente contenti, con le guance rosse e sorrisi da copertina che troneggiavano al centro della pista da ballo.

Lei era bellissima, un sogno in quell'abito bianco, la gonfia gonna in tulle con strascico lievemente accennato le stava divinamente, la sua vita sottile era sottolineata da un romantico ricamo argentato decorato da piccole perline e a completare il vestito c'era un bustino senza spalline in seta.

I capelli castani erano raccolti in un elegante chignon e gli occhi color cioccolato brillavano di felicità mentre ondeggiava aggrappata alle spalle del neo marito non curandosi della musica di sottofondo, ma solo inebriata dal tocco del suo grande amore.

Io invece ero seduta accanto al mio tavolo con un drink in mano, la fissavo e mi domandavo quando avrei mai potuto sperimentare una felicità che poteva avvinarsi anche solo un minimo a quella che stava provando lei in quel momento irripetibile della sua vita.

Quella scena non era certo una buona cura per il mio cuore infranto e la mia sfortuna in amore, ma dovevo dimostrarmi felice, per questo facevo un sorriso ogni volta che il suo sguardo si posava su di me.

Sapevo che ci teneva che io fossi felice, quindi facevo il possibile per non rovinarle il suo giorno.

Avvicinai il bicchiere alle mie labbra e presi un altro sorso di quel liquido dolciastro, mancava poco al taglio della torta poi ci sarebbe stata ancora un po' di musica e dopo sarei tornata a casa, mi sarei tolta queste maledette scarpe e mi sarei buttata nel letto e forse dormendo la mia tristezza si sarebbe assopita fino alla mattina successiva.

Dovevo ammettere che di solito cercavo sempre il modo ti tirarmi su e anche per questo matrimonio ci avevo tentato: infatti avevo indossato un abito bianco, con il permesso della sposa, per sentirmi un pochino protagonista anche io, ma non aveva dato risultati.

-Tra poco metteremo una serie di lenti per gli innamorati e per innamorarsi- Urlò al microfono il cantante della band facendo cinguettare alcune stupide ragazze che continuavano a strusciarsi come gatte in calore ai corpi dei loro compagni di danza.

A queste parole bevvi tutto di un sorso la bevanda e appoggiai pesantemente il bicchiere sul tavolo tanto che che si ruppe a metà, le mie maniere potrebbero essere paragonate a quelle di un camionista.

-Cazzo- Mormorai tra me e me, mentre guardavo il casino che avevo combinato, ero sempre la solita ragazza delicata.

-Non penso sia molto grave- Una voce calda mi fece distogliere lo sguardo dalle schegge di vetro accumulate sul tavolo e vidi un ragazzo alto, anzi altissimo e magro, dai capelli castani e spettinati, i suoi occhi scuri mi scrutavano attenti e le sue labbra erano aperte in un sorriso, diversamente dagli altri invitati il suo abbigliamento era molto più ceshual: aveva solo un paio di jeans scoloriti e una camicia azzurro chiaro.

Ma dovevo ammetterlo non era per niente malvagio.

Di solito non sarei stata così scortese, ma in quel momento mi sentii come se avesse invaso la mia privacy.

-Lo so che non è molto grave non c'è bisogno che un invitato che neanche conosco me lo dica- Sbuffai e feci per alzarmi, ma lui abilmente mi prese le spalle con entrambe le mani e mi bloccò sulla sedia.

-Adesso cosa vuoi?- Non avevo di certo bisogno di un corteggiatore invadente.

-Scusa non volevo essere invadente, ma è da un po' che ti osservo da lontano e siccome sembravi molto triste mi sono avvicinato...- Disse con voce colpevole che mi fece innervosire ancora di più se fosse stato possibile.

-No invadente non è il termine adatto, direi più inopportuno- e gli tolsi le mani dalle miei spalle.

-Scusami ancora non volevo...- Giuro che se gli sguardi avessero potuto uccidere lui sarebbe stato già morto.

-Sai una cosa, siediti se vuoi sederti qui con me e smettila di fare il simpatico nel vano tentativo di corteggiarmi, ci siamo chiariti- Dissi in modo diretto e sicura di me senza troppi giri di parole che onestamente non mi erano mai piaciuti.

Gli occhi del ragazzo si illuminarono divertiti non sapevo se a causa mia o a causa di quello che avevo detto e così come gli avevo suggerito si sedette nella sedia libera accanto alla mia.

Non potevo credere ai miei occhi!

La mia acidità non era bastata a farlo scappare, dovevo essere sincera il ragazzo cominciava ad essere interessante o per lo meno la sua ostinazione era veramente da ammirare, forse potevo giocare un pochino.

-Ti sei seduto, pensavo saresti scappato- Esclamai cambiando completamente intonazione, poi come da programma accavallai le gambe e scoprii un pezzo di gamba con non chalance giusto quello che serviva per farlo impazzire e funzionò infatti il ragazzo ingoiò rumorosamente la saliva.

Beh, se doveva proprio rompere le scatole almeno mi sarei divertita un po' a guardarlo soffrire poi era un bel bocconcino, ma forse parlavo da disperata.

-Non sarei stato cortese ad andarmene e lasciare qui una ragazza da sola e triste- Lentamente con la sedia mi avvicinai a lui, il ragazzo si irrigidì, timido il ragazzo.

-Per quanto tempo mi hai osservato, prima di deciderti a venire qui?- Gli chiesi guardandolo dritto negli occhi.

-Devo dirti la verità?- Parlò mentre la sua fronte si imperlava di sudore, si decisamente un ragazzo timido.

-Io sono sempre per la verità- Parlai e per la prima volta gli sorrisi, lui con un gesto nervoso si ravvivò i capelli ottenendo per l'altro solo l'effetto di spettinarli.

-Beh..É da stamattina che ti osservo, voglio dire da quando eravamo in chiesa- Mi avvicinai ancora impercettibilmente.

-Sei timido- Affermai e questa volta ad alta voce, anche se probabilmente lui la considerò una domanda, infatti rispose.

-Sì direi di sì, invece tu non sei per niente timida-

Glielo dovevo concedere, io non ero per niente timida, alcuni mi consideravano per sin sfacciata, ma in realtà ero soltanto una a cui piaceva divertirsi e molto sincera in quello che dicevo e che facevo, tutto insomma mi doveva rispecchiare e non mi preoccupavo dei giudizi degli altri, a parte quello della mia migliore amica nonché sposa e dalla mia favolosa mamma.

-Anzi vedo che ora sei passata alla versione devo dire migliorata della tentatrice dopo aver passato brillantemente quella della acida infelice- Continuò cogliendomi del tutto di sorpresa.

Timido, ma con gli attributi.

Rimasi in silenzio per un minuto fissandolo incuriosita, chissà per chi era venuto al matrimonio, sicuramente doveva essere un parente o un amico dello sposo, perché la lista della sposa la sapevo a memoria e non credo ci fossero molti scapoli che io già non conoscessi e che erano e dovevano rimanere solo amici.

-Ti ho zittita penso sia positivo- Disse lui avvicinandosi alla mia sedia ora più sicuro di se e mettendo da parte la timidezza, io intanto mi risveglia dai miei pensieri.

-Devo ammetterlo sei stato inaspettato credo che tu valga per lo meno un lento- Gli presi la mano, mi alzai e lo accompagnai in mezzo alla pista.

Non ero per niente una nana, ma la mia testa arrivava non più al di sopra della sua spalla, mi prese le braccia in modo tale da creare una certa distanza tra i nostri corpi forse non voleva essere inopportuno allora mi avvicinai io, intrecciandogli le braccia intorno al collo e poi gli feci segno di abbassare il viso.

-Non siamo mica ad un ballo scolastico- Gli sussurrai nell'orecchio facendolo rabbrividire e poi senza accorgermene mi ritrovai a ballare con lui una canzone dopo l'altra, persi il conto, sapevo soltanto che il contatto con il suo corpo mi rilassava, mi sentivo stranamente a casa tra le sue braccia ed era una sensazione rigenerante.

Mi sveglia dall'incantesimo solo quando la musica cambiò e divenne più ritmata, mi allontanai dal suo abbraccio e mi guardai intorno, la gente ballava ancora felice e la sposa mi guardava sorridente, le risposi e lei mi strizzò un occhio.

-Allora valgo più di un lento- Le parole provenivano dal ragazzo davanti a me, riportai allora l'attenzione su di lui.

-Siccome sai ballare ne ho approfittato- E inconsapevolmente arrossii come un adolescente alle prime armi.

-Le tue guance dicono il contrario, ammettilo un po' ti piaccio- Arrossii ancora di più se fosse possibile, ma senza perdere neanche un colpo risposi.

-Potrei definirti un tipo interessante, forse hai scelto il momento meno adatto per presentarti comunque mi chiamo Zoe- Gli presi una mano e cercai la penna che trovai all'istante-E questo è il mio numero di telefono facci un po' quello che ti pare, ma credo che domani mi chiamerai se ciò visto è giusto ed io non sbaglio mai, adesso vado ad organizzare il taglio della torta- Era il momento dell'uscita ad effetto -Ciao non so come ti chiami- E mi girai di spalle senza guardarmi più indietro sorridendo tra me e me, si forse mi sarebbe potuto piacere .

-Comunque mi chiamo Ethan- Urlò intanto lui restando impalato come un baccalà.

Una settimana.

Va bene le mie previsioni non erano state esatte, ma prima o poi sarebbe successo, giusto?

Guardavo il cellulare in ogni momento ad ogni squillo mi precipitavo a controllare, ma non era mai lui.

Me e la mia stupida regola di non prendere mai il numero di cellulare di un ragazzo interessante per non essere tentata di chiamarlo io, in modo tale da non sentirmi rifiutata.

Questa regola l'avevo messa dal momento in cui avevo ricevuto da parte di un idiota una clamorosa buca, da allora io sola do il mio numero di telefono e se il ragazzo in questione è realmente interessato mi chiama.

Ma lui non chiamava.

Il cellulare squillò e come un fulmine risposi così facendo non vidi neanche il nome di chi mi chiamava.

-Pronto sapevo che non avresti resistito-Disse sfoderando tutta la mia sicurezza.

-A si...Come facevi a saperlo?- Rispose una voce femminile, sicuramente non era chi credevo che fosse.

-Scusa Francy... Pensavo fosse un'altra persona- Era la mia migliore amica che chiamava dalla Polinesia, luogo in cui avrebbe trascorso la sua luna di miele.

-Questo l'avevo capito, parli forse di un certo ragazzo alto, moro e dall'aria misteriosa- Il suo tono era divertito e malizioso.

-Proprio di lui, cavoli non mi chiama più-

-Che strano ! Sembrava interessato...- Esclamò quasi parlando fra se e se.

-Ma è un amico di tuo marito?-

-Gliel'ho già chiesto, ma mi ha detto che non era nella sua lista di invitati, suppongo quindi fosse un imbucato-

La faccenda si complicava sempre più, cominciavo a credere di averlo solo sognato, di avere percepito solo io quelle sensazioni mentre ballavamo, iniziavo a pensare di essere veramente disperata.

-Vado Francy, un bacio e buona luna di miele-

-Grazie, ci sentiamo -

Chiusi la telefonata e sprofondai sul divano, avevo bisogno di una vacanza rilassante, ma purtroppo domani dovevo andare a lavorare per guadagnarmi il mio sudato misero stipendio, essere laureata con il massimo dei voti in giurisprudenza a quanto pare non basta in questo mondo, e così mi trovavo a lavorare in uno squallido studio di avvocati con un capo che mi trattava come se fossi la sua segretaria.

Cercai di scacciare via questo pensiero e concentrarmi su qual cos'altro, ma il massimo che riuscii a fare fu ripensare alle sue braccia avvolte attorno al mio corpo mentre ballavamo, subito mi rilassai, chiusi gli occhi e il mio respiro rallentò.

Senza accorgermene mi addormentai.

Mi svegliai più tardi a causa dello squillare insistente del cellulare, mi allungai bofonchiando verso l'oggetto fastidioso, accettai la chiamata e lo portai verso il mio orecchio.

-Pronto- Biascicai con la voce impastata di sonno.

-Ciao- Riconobbi subito la voce, certo che sceglieva sempre i momenti più adatti per comparire – Scusa se ti ho svegliato, lo so che è tardi- Mi alzai in piedi e accesi la luce, automaticamente portai il mio sguardo verso l'orologio erano le quattro del mattino.

-Perché mi chiami a quest'ora?- Chiesi strofinandomi un occhio.

-Perché prima non potevo, avevo bisogno di pensare...- La sua voce divenne pensierosa e quasi inudibile, ma che problema aveva questo ragazzo?

-Non puoi pensare ad un orario un po' più decente, diciamo tra le dieci di mattina e le nove di sera- Dissi in modo sarcastico cominciando a riprendermi dal sonno interrotto bruscamente.

-Lo so, ma prima non potevo mi dispiace- Sembrava quasi disperato da come parlava e iniziavo seriamente a pensare che non fosse normale, che avesse qualche rotella fuori posto.

Per circa due minuti calò il silenzio fra di noi.

-Va bene, quindi per favore mi vuoi dire per quale motivo mi hai chiamato a quest'ora del mattino? O dovrò indovinare?- Ruppi il silenzio e dall'altro capo del telefono sentii sospirare in modo arrendevole.

-In realtà io mi ero ripromesso...- Lasciò in sospeso la frase come se non trovasse le parole per spiegarsi, potevo percepire la sua difficoltà fin qui.

-Cosa ti eri ripromesso?- Chiesi sempre più frustrata e sempre più convinta che stessi discutendo con un pazzo maniaco e magari anche stolker.

-Niente, non è importante, che ne dici se ci vediamo verso le nove per un caffè al bar in via ….?-Improvvisamente il tono di Ethan cambiò e divenne più sicuro e allegro.

-Ascolta io alle nove devo essere in ufficio...- Quella era la verità, ma nel mio profondo volevo anche cercare di evitarlo, questa storia stava diventando strana, lui era strano, questa chiamata era anomala, i suoi cambiamenti di umore mi mettevano paura poi c'era il fatto che lui era al matrimonio, ma non era stato invitato da nessuno, chi era allora? Perché era lì? Mi aveva seguita?

L'unico modo per rispondere a quelle domande d'altra parte era incontrarlo, sicuramente non gliele volevo fare per telefono anche perché volevo guardarlo negli occhi mentre mi rispondeva per cogliere al meglio le sue emozioni ed espressioni.

-Ascolta forse ci potremmo vedere alle otto in un bar vicino all'ufficio in cui lavoro, fanno un cappuccino fantastico, ci stai?- Domandai spinta dalla curiosità, cercando di sembrare il meno costruita possibile, bisogna sempre cogliere di sorpresa il nemico.

-Va bene a tra poco- Rispose e la comunicazione si interruppe.

Guardai l'orologio erano le quattro e un quarto del mattino e non sarei più riuscita a prendere sonno, ero agitatissima per questo incontro, non capivo bene se più per il fatto che ci avevo sperato così tanto o più per paura che fosse realmente un uomo malato che magari voleva rapirmi, torturarmi e uccidermi.

Corsi in bagno e mi fiondai sotto la doccia dopo essermi tolta i vestiti in un nanosecondo, l'acqua tiepida che scendeva e coccolava il mio corpo solitamente riusciva a calmarmi, ma mai quanto stare nelle braccia di Ethan, ogni volta che ci ripensavo i miei battiti acceleravano e uno strano formicolio pervadeva ogni parte del mio corpo, e così la doccia non servì proprio ad un bel niente.

Ero nuovamente seduta al bar in attesa del mio cavaliere dall'armatura scintillante ormai da un quarto d'ora, ma di solito sono le donne che fanno aspettare non gli uomini!

Magari però questo ragazzo aveva bisogno di truccarsi, sistemarsi e imbellettarsi, magari era gay e voleva solo essere la mia migliore amica affinché gli consigliassi quale lucidalabbra scegliere.

Ero già innervosita, quando eccolo apparire in tutta la sua altezza con un sorriso smagliante stampato in faccia che illuminava i suoi occhi castani, vestito in modo sobrio con una camicia e un jeans,esattamente come al matrimonio, camminava in modo sicuro per uno che si era dichiarato timido e si dirigeva verso di me guardandomi intensamente, un brivido percorse la mia schiena.

-Ritardatario...- Dissi in tono lievemente indispettito.

-Mi dispiace, un piccolo contra tempo- Rise fra se come se avesse fatto una battuta di cui solo lui conosceva il significato.

I suoi occhi continuavano a cercare di leggermi come fossi un libro straordinariamente appassionante, mi sentivo quasi in soggezione e non mi era mai capitato.

-Non ti vuoi sedere- Parlai nel tentativo di sciogliere tutta quella tensione che sentivo salire pericolosamente, Ethan mi guardò desolato poi in modo estremamente elegante avvicinò la sedia a me e si sedette a pochi centimetri dal mio corpo, quella vicinanza mi fece quasi paura.

-Qualche problema?- Chiese, continuando imperterrito a osservarmi con tenacia non staccava mai quei suoi profondi e enigmatici occhi dal mio corpo, dal mio viso, mi sentivo bruciare, non ero mica una fottuta adolescente.

-No- Risposi a mezza voce, solo problemi dovuti al tuo vizio di fissare la gente, ma niente di che, vai pure avanti a parlare.

-Wow ancora una volta ti ho zittito devo proprio avere una dote naturale- Esclamò sorridendo questa volta malizioso.

-Tu non hai proprio fatto niente, se mai il tuo sguardo ossessivo...- Cazzo l'avevo detto, ero proprio una grande e troppo sincera frana, il mio cervello aveva smesso di funzionare correttamente, connetti Zoe.

-Ah si? Allora anche tu sei timida! Vedi, abbiamo già qualcosa in comune- A queste parole il sorriso di Ethan si spense e distolse il suo sguardo che divenne improvvisamente triste.

Ora cosa c'era che non andava?

Era bipolare, ecco spiegato tutto.

-Cosa hai Ethan?- Quando pronunciai il suo nome alzò lo sguardo e fece un sorriso sforzato cercando di mostrarsi sereno, ma senza troppo successo, comunque continuava a stare in silenzio, sembrava che stesse pensando a qualcosa di lontano che io non avrei mai potuto raggiungere, cominciai a preoccuparmi.

-Se qualcosa che ho detto o che ho fatto ti ha infastidito in qualsiasi modo dimmelo, lo so che certe volte sono un tantino acida, ma cosa ci posso fare se...- Lasciai a metà la frase quando le sue labbra sfiorarono le mie dolcemente, tutte le mie barriere caddero come un castello di sabbia asciugatosi al sole, il mio cuore cominciò a battere all'impazzata e persi ogni contatto con il pianeta e mi trovai a baciare un ragazzo stupendamente bello e misterioso con passione e con crescente bisogno, avrei mai potuto staccare la mia bocca dalla sua?

Le mie mani si immersero nei sui capelli così morbidi mentre le sue tenevano stretto il mio viso , il suo respiro sapeva di menta piperita, il mio cervello stava andando in tilt, sarà stato pure bipolare, ma baciava da dio il ragazzo.

Avrei passato tutto il giorno lì baciarlo, l'avrei scambiato volentieri con il mio lavoro...

Il lavoro!

L'immagine del mio capo furente per il ritardo, si era spiacevolmente intromessa in quella parentesi idilliaca della mia giornata.

Mi staccai dalle sue labbra con fatica e con il respiro ancora affannato.

-Scusa ma devo andare... Sai purtroppo o per fortuna ho un lavoro e sono già in ritardo- Mi alzai frettolosamente dalla sedia presi la borsetta e guardai con la coda dell'occhio l'orologio.

Feci per andarmene, ma la mano calda di Ethan afferrò il mio braccio e mi spinse contro il suo petto.

-Quanta fretta, prima di andartene ti devo dare due cose- Disse con tono deciso e in modo sfacciatamente sexy, almeno per il mio cervello malato.

-Una è questa- E mi mise in mano un pezzettino di carta -Ovvero il mio numero di telefono-

-E l'altra- Il suo tono divenne ancora più roco e ammagliante.

-Cos'è?- Chiesi io cercando di essere il più seducente possibile.

Avvicinò il suo viso al mio, le nostre labbra erano vicinissime -Beh questo- E appoggiò nuovamente la sua bocca sulla mia, cosa importava del lavoro, del ritardo e del capo quando baciavo un fusto del genere.


Note autrice:

Ringrazio chiunque abbia letto fino alla fine questo primo capitolo che confesso non mi ha mai convinto fino in fondo... 

Vi anticipo che questa storia non si svolgerà in un luogo preciso, voi dovrete comunque pensare che  i nostri personaggi si muovano in una grande città... Lo so voi direte basta scrivere un nome di una città qualsiasi... Ma io sono in fissa con la precisione e se scrivessi il nome di una città pur che fosse la mia andrei di matto cercando di capire se quello che scrivo su quella città sia giusto o meno... 

Tralasciando la mie stupide manie e i miei stupidi discorsi... Ringrazio ancora chi ha letto questo mio capitolo ... Spero che almeno un pochino vi sia piaciuto...=) =)

Un bacio

Erica


  
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