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Autore: Faith Grace    09/09/2014    12 recensioni
{Au - malattie terminali, tematiche delicate, uso di droghe, tentato suicidio, prostituzione minorile}
Nella stanza di Roxas, poco sopra la marea di fotografie che sormontano la testata del suo letto, in mezzo al caos di frasi impresse sul muro con pittura nera, risaltano tre paroline bianche. Viva la Vida è un grido al mondo, un inno alla vita, una speranza perseverante. Viva la Vida è l'eco di tutti quegli spiriti che si sono dimenticati di morire. E mentre Roxas combatte le sue battaglie, Axel cerca di salvarlo.
Act 1 - Knowing Roxas: the kid without fear (1-9)
Act 2 - Reminiscences about Xion: the sad girl with big bue eyes (10-11)
Act 3 - Xemnas' silent scream: shut your eyes and pull the trigger (12-20)
Act 4 - Veridis Quo: No Heroes Allowed (21~)
Genere: Angst, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Axel, Cloud, Roxas, Sephiroth, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Viva la Vida or Death and All His Friends'
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Viva la Vida
Nei capitoli precedenti

"Cosa dirai a tuo figlio quando il suo corpo sarà martoriato dal dolore e non avrà più la forza di muovere un dito?" si fermò giusto davanti al biondo, l'alcol in circolo nel suo sistema non sembrava aver inibito le sue capacità di riflessione "E so che vuoi solo proteggere i tuoi cari ma il geostigma non lascia spazio a speranze: se vuole una cosa, se la prende. Proprio come ha fatto con la mia Elena ora sta facendo lo stesso con il cuore di Roxas e presto con tutti i suoi altri organi" sibilò alla fine "Piantala con le menzogne"
"E con Axel come la mettiamo allora?"

“Sei sicuro di quello che stiamo facendo? Non è sbagliato?”
“Metti in dubbio i nostri ideali?”
“No è che-”
“Credi che il comportamento della società sia giusto? Gli uomini distruggono tutto ciò che toccano, compiono delle atrocità inaudite. L'uomo è l'essere più meschino che esista ed è capace di fare qualsiasi cosa, qualsiasi cosa, pur di portare avanti i propri studi, per estendere la propria conoscenza, per essere più forti, per essere avvantaggiati sugli altri eserciti e paesi... perché dopotutto l'uomo ha paura dello sconosciuto e degli imprevisti. I potenti vogliono padroneggiare sugli altri in modo da non avere più problemi e rivali. Tutto ciò ti pare giusto? È ora che la parte lesa si prenda la propria rivincita... cosa sarà qualche migliaio di persone sacrificate in confronto alle miliardi di vite spezzate per cause ignobili? Noi combattiamo per la causa di Sephiroth”

“Mi mancava stare così vicino a te”
“Anche a me... mi dispiace di aver preso un po' le distanze da te”
“Non ci pensare, adesso siamo insieme. Quando ti sentirai di farlo mi dirai cosa c'è che non va”
“Non c'è cosa al mondo che odio più delle bugie, io non cerco che un po' di fiducia dalle persone però alla fine vengo irrimediabilmente deluso. Rox... tu mi nasconderesti mai qualcosa?”
Non seppe con quale coraggio riuscì a ricambiare lo sguardo di Axel e pronunciare con tono fermo quelle parole che sapeva avrebbero sancito il suo destino.
“No, non ti nasconderei mai nulla”




#18. I PROMISED


Axel non era mai stato un tipo sentimentale, ma quando provava qualcosa non poteva fare a meno di esternarlo in maniera simil-plateale - non ai livelli di Demyx, ovviamente, ma non era neanche tanto lontano. In diciassette anni di vita il sentimento più vicino all'amore che avesse mai provato era quello per il basket, gli allenamenti con Dem e Saix al campetto quando erano più piccoli, la superficie ruvida della palla sotto ai polpastrelli, l'adrenalina che subentrava durante ogni partita; tutto questo era fino ad allora stato la sua primaria fonte di piacere, eppure da quando i suoi occhi avevano incrociato lo sguardo fiero e orgoglioso di Roxas tutto era passato in secondo piano. Si dice che è dalle piccole cose che si capisce se due persone sono fatte per stare insieme, ma quella mattina era stata la riprova che loro non erano due semplici innamorati. Erano anime gemelle.
Il motivo alla base di tale realizzazione?
Un french toast appena dorato con zucchero a velo e salsa di mele.
Axel aveva sempre pensato di essere un tipo abbastanza complicato per la prima colazione. Non era un tipo metodico ma come chiunque altro aveva le proprie fisse: amava le schifezze tanto quanto il suo fisico scolpito, ma il suo palato la mattina risultava fin troppo raffinato per i comuni mortali tanto che spesso manteneva segrete le proprie abitudini alimentari, finché quel piccolo demonio biondo non aveva dato voce alle sue stesse passioni proibite ordinando la colazione con precisione quasi maniacale: una tazza di latte e cioccolato con più cioccolato che latte, succo di mirtilli possibilmente a temperatura ambiente, il tutto accompagnato da quel fatidico french toast appena dorato con zucchero a velo e salsa di mele in un vasetto a parte così da non far ammorbidire troppo il pane. Era come se il più piccolo gli leggesse nella mente: stessi ordini, stessi accorgimenti, stesse quantità; alla sua meraviglia, il biondo aveva risposto semplicemente che era ovvio che conoscesse i suoi gusti dato che stavano insieme. Ormai ne era certo, in quel piccolo coffee shop in cui avevano fatto colazione insieme, Axel aveva avuto la riprova che lui è Roxas ormai procedevano sulla stessa linea d'onda e niente avrebbe potuto separarli. Niente.
"Cavolo, che bella colazione! Sono proprio soddisfatto"
Il più grande era in procinto di annuire e concordare su quanto affermato ma Roxas lo batté sul tempo e si girò con espressione corrucciata verso il sedile posteriore dove suo fratello era stravaccato in modo pigro e svogliato, sinonimo che per quella giornata aveva fatto già fin troppo.
"Sora è davvero impossibile per me comprendere come un essere umano possa ingurgitare certe schifezze di prima mattina...mi sono sempre chiesto tu cos'abbia al posto dello stomaco e non sono ancora riuscito a darmi una risposta sensata"
"Come la fai lunga Rox, erano solo alette di pollo" protestò il castano portandosi una mano sullo stomaco ben appagato, il fratello però non era dello stesso avviso e storse il naso.
"Appunto! Non credo che qualcuno sano di mente mangi certa roba alle 9 di mattina"
"Dimentichi Demyx" intervenne Axel con una risatina senza staccare lo sguardo dalla strada davanti a sé.
"Anche lui non è tanto normale" Roxas gli lanciò un'occhiata eloquente e tornò a sfogliare il fumetto che aveva acquistato poco prima. Quel giorno i tre erano usciti di buon ora per andare a razziare barbaramente la fumetteria della città dal momento che appena sarebbe ricominciata la scuola non avrebbero più avuto molto tempo per oziare e concedersi certi svaghi.
"Non ci far caso" proruppe Sora sporgendosi tra i due sedili anteriori e rivolse un ampio sorriso ad Axel che era impegnato a scartare una vecchietta al volante che stava rallentando il traffico "Roxas è sempre stato un tipo molto bisbetico"
"Io mi definirei pratico e realista"
"Ceerto, è proprio così...Ax tu che dici?"
Il rosso in questione scoppiò a ridere non appena riuscì ad avere la meglio nella sua impresa contro la vecchietta e quando si fermò al semaforo finalmente si voltò verso il biondo accanto a sé nonostante parlasse con Sora "Concordo con te. Roxas è bisbetico e aggiungerei anche bastardo a volte"
Sora prese a ridere nevroticamente alla faccia sdegnata del fratello che lanciava occhiatacce a entrambi.
"Pero non lo cambierei mai per nulla al mondo... e ha un faccino dannatamente carino quando è indignato” aggiunse Axel dopo una breve pausa prendendo il mento di Roxas con una mano e lo scosse con fare affettivo. Quest'ultimo si divincolò fintamente infastidito dalla presa non prima che l'altro gli scoccò un bacio sulla punta del naso.
"Piantatela di esercitare violenza morale su di me" sospirò seccato delle loro stupide coalizioni.
"Esatto Axel, piantala!" gli fece il verso Sora "Carino? Avresti dovuto vederlo travestito da Snoopy alla recita scolastica... allora sì che era carino, adesso è solo... uhm... è solo Roxas, il noioso scorbutico di Tarrytown"
"Snoopy? Dici sul serio?" lo sguardo di Axel si illuminò improvvisamente e al sospiro sconsolato di Roxas seguì un'ennesima risatina di Sora che annuì e si insinuò con il capo tra i due sedili anteriori.
"Eravamo credo in seconda elementare...Roxas era il migliore con quel travestimento! Ogni volta che lo vedevo davanti a me ricordo che dovevo concentrarmi un sacco per dire le mie battute e non scoppiare a ridergli in faccia. Che ricordi... io ero Charlie Brown, Riku era Schroeder e Kairi Piperita Patty...era carina anche con quell'abbigliamento trasandato" mormorò con aria trasognata.
Axel inarcò un sopracciglio "Non penso che Riku sarebbe felice sentendoti fare complimenti alla concorrenza, nonostante si tratti di mia cugina"
Sebbene Sora e Riku stessero insieme da mesi ormai, era palese della cotta che Kairi nutriva nei confronti del castano.
"Oh Riku" mugolò Sora adombrandosi nel giro di pochi istanti, al pensiero del proprio ragazzo che era partito un paio di settimane prima con la famiglia per trascorrere le vacanze natalizie a casa dei nonni qualche stato più a sud. Il ragazzo a volte sapeva essere più emotivo di un'adolescente in piena crisi premestruale, con complessi di inferiorità e colpevolezza; c'erano poi anche degli argomenti che amici e parenti avevano imparato ad evitare come la peste per far si che il castano non scoppiasse a piangere nel bel mezzo di una conversazione come ad esempio le partenze di Riku, la caccia alle piccole e carine foche bianche, i panda a rischio di estinzione e le morti di Albus Silente, Sirius Black e tutti i caduti della Seconda Guerra in Harry Potter e così via.
"Adesso inizierà a piangere e lamentare la sua mancanza" mormorò Roxas dopo qualche colpetto di tosse, guardando Sora che non aveva dato neanche il tempo alla macchina di accostare al marciapiede del vialetto che era subito sfrecciato in casa come un razzo.
“Starà bene?” domandò Axel una volta parcheggiato, spiazzato dal comportamento dell'altro.
Roxas scrollò le spalle e pregò mentalmente di non dover fare sempre la balia a suo fratello ogni volta che Riku si assentava momentaneamente, tuttavia rimase silenzioso al suo posto, con lo sguardo fisso nel vuoto senza dar cenno di voler uscire dalla vettura. Quel repentino cambio d'umore non passò però inosservato.
“Cosa c'è?” Axel gli poggiò una mano sul ginocchio con aria apprensiva e il più piccolo si girò, si leggeva una profonda malinconia nei suoi occhi blu “Ehi, cos'hai?”
“Sai una cosa?” cominciò, una leggera titubanza gli increspava la voce “Forse sembra stupido da dire...ma in un certo senso lo capisco. Io...io non riuscirei a starti lontano"
Axel addolcì lo sguardo e congiunse le loro labbra in un casto bacio "E perché dovresti? Io non vado da nessuna parte"
“Sei sicuro?”
“Non ti lascerò mai”
“Mai?”
“Mai”
Il rosso gli sorrise teneramente gli scompigliò i capelli guadagnando così una risatina da parte del minore e si affrettarono così a rientrare in casa perché fuori si congelava. Come sempre Axel con una mano trasportò il carrellino dell'ossigeno mentre con l'altra teneva stretto a sé il biondo in un caldo abbraccio, e quando furono in soggiorno il sorriso sulle loro labbra si ingigantì ancora di più al profumo di biscotti in forno.
"Ragazzi! Avete fatto una buona passeggiata?" la chioma castana di Aerith fece capolino dalla cucina, rivelando la donna vestita del suo grembiule da cucina a fiorellini e munita di pesanti guanti.
"Abbiamo fatto spese" disse il figlio mostrando le buste della fumetteria che aveva in mano.
Aerith scoccò un bacio sulle guance di entrambi i ragazzi e poi si rivolse ad Axel con un gran sorriso "Oggi ti fermi con noi?"
“Ti ringrazio ma pranzo con mio padre”
"Allora è tornato a casa?"
“Così pare, ormai ci ho fatto l'abitudine” Axel fece spallucce per sottolineare quanto quella situazione non lo turbasse più di tanto “Ultimamente è stato sempre così impegnato"
"Axel... lo so che per te è difficile però anche per noi adulti questo è un periodo un po' complicato, dagli tempo e vedrai che tutto si sistemerà. Stai tranquillo, anche se non c'è spesso sono sicura che tuo padre ti vuole bene” Aerith gli diede una pacca sulla spalla e tornò in cucina, facendo loro cenno di seguirla.
“Mamma noi in realtà volevamo andare in camera mia" si intromise Roxas che nel frattempo si era seduto sul divano e tossicchiava di tanto in tanto. Aerith lo scrutò per un momento, senza dir nulla tirò fuori dalla tasca del pantalone un tovagliolino di carta, si inginocchiò e asciugò il sudore formatosi sulla fronte del figlio.
“Hai ragione Rox, sarete stanchi, andate a riposare e appena saranno pronti vi porterò i biscotti. Va bene?”
Axel rimase in silenzio a guardare come la donna era sempre amorevole e premurosa e riusciva a mantenere i nervi saldi in qualsiasi occasione vicino a Roxas, pure quando le cose non andavano bene - non si stupiva che tutti la adorassero e, per una frazione di secondo, fu invidioso; per un solo momento desiderò anch'egli una madre, una famiglia normale. Alla fine però si ritrovò a scuotere il capo e a riconoscere che una vita troppo tranquilla e monotona non faceva per lui.
Quando si riscosse dai suoi pensieri si ritrovò da solo in salone, o quasi; Aerith era scappata in cucina per tenere d'occhio i biscotti in forno mentre Roxas si stava avventurando per le scale e, vedendolo piuttosto in difficoltà, si precipitò immediatamente da lui prendendo con sé il carrellino dell'ossigeno. Ultimamente Roxas gli sembrava più fiacco del solito e spesso sembrava esausto anche dopo piccole attività, a tal riguardo Axel aveva cercato di farglielo notare più volte ma l'altro cambiava abilmente argomento e dirottava la sua attenzione altrove. A volte si chiedeva chi fosse più cocciuto tra i due.
Una volta arrivati con un po' di fatica in camera del biondo, Axel non si stupì più di tanto di trovare Sora spaparacchiato scompostamente sulla sedia a rotelle (che, dato il disuso, era diventata la sua giostrina personale) intento a leggere il nuovo numero di Ultimate X-Men. Ormai con lui tra i piedi stava diventando quasi impossibile avere un po' di intimità.
"Non dovresti finire i compiti per le vacanze?" vociò un affaticato Roxas, a quanto pare concorde con lui, lasciandosi cadere sul letto con lo stesso ardore di un corridore davanti a un comodo materasso dopo un'estenuante maratona.
"Pensa ad Axel, sono sicuro che lui deve ancora aprire libro"
"Ehi! A me manca solo francese" Axel borbottò con fare offeso e diede un colpetto sulla fronte del castano, quest'ultimo mugolò con disappunto e poi sgranò gli occhi.
"Merda avevo dimenticato che c'era anche quello!"
"Piuttosto mi sono sempre chiesto per quale motivo noi studiamo il francese mentre nelle altre scuole si fa spagnolo¹” il rosso prese posto sul letto accanto al proprio ragazzo e gli passò un braccio attorno alle spalle “Che senso ha? Non è che qui ci sono francesi con cui parlare"
"Il francese è la lingua della letteratura e della raffinatezza" suggerì Roxas.
"Perché vuoi imparare lo spagnolo, Moore? Progetti un viaggetto o vuoi solo comprendere cosa dicono i domestici?" Sora gli lanciò un'occhiata maliziosa e iniziò a ridacchiare, così facendo però si guadagnò un cuscino in faccia da parte di Axel.
"Sora non ricominciare di nuovo con questa storia" sospirò Rox esasperato.
"Ehi prima o poi scoprirò cosa dice la nostra governante quando parla tra sé e sé... devo assolutamente imparare lo spagnolo!"
"Lei parla portoghese, non la capiresti comunque, e se non la pianti di importunare quella povera donna le dirò dove nascondi le tue merendine"
"No le merendine no!"
Il biondo lasciò il fratello alle proprie lamentele e, notando l'eventuale perplessità di Axel, si avvicinò al suo orecchio per dargli spiegazioni "È convinto che lei lo odi e che abbia costruito una bambolina voodoo per farlo soffrire"
Axel guardò sconcertato prima Sora, poi Roxas e di nuovo Sora senza azzardarsi ad intromettersi in quella conversazione priva di senso ma preferì continuare a fare da spettatore alle stranezze dei due gemelli.
"Se proprio vuoi imparare lo spagnolo potresti vedere se c'è qualche corso extra a scuola oppure sceglierlo come materia per il secondo semestre"
"Nah, ho più crediti da colmare nelle materie artistiche... ho scelto disegno cosi sto insieme a Nami e sono sicuro di passare senza troppi problemi"
"Mi stupisco che tu non abbia scelto qualcosa con Riku" intervenne a quel punto un attonito Axel, anche Roxas sembra stupito che i due si fossero separati.
Sora assunse un'espressione disgustata "Lui è un secchione, ha deciso di seguire chimica avanzata con Zexion"
"Tu cosa hai scelto alla fine, Roxy? "
"Mi avrebbe interessato arte del dialogo o filosofia ma poi ho optato per teatro. Mamma e papà all'inizio non erano d'accordo però sono riuscito a convincerli e mi hanno dato il consenso, ci sarà Vaan con me durante quelle lezioni"
Axel rimase perplesso da quella scelta non proprio consigliata per la sua situazione e inarcò un sopracciglio, scettico "Ce la farai? Non è... pericoloso per te?"
"Perché dovrebbe? L'importante è non avere un ruolo molto stancante e poi conosco Vaan dalle medie, i miei si fidano di lui” il rosso fece per ribattere ma Roxas non gli diede il tempo di aprire bocca “Lo so cosa stai per dire e, credimi capisco la tua preoccupazione, ma ormai ho deciso e non cambierò idea. Ehi non guardarmi così... questa è una delle poche opportunità che ho di muovermi e fare qualcosa di diverso...chissà poi in futuro..."
Intuendo il risvolto amaro che stava assumendo la conversazione Sora, subito dirottò l'attenzione verso il rosso "E tu cosa farai, Ax?"
"Io ho dei crediti arretrati da colmare...” rispose quest'ultimo spostando lo sguardo da Roxas e concentrandosi sul castano “Penso... penso che riprenderò geografia che abbiamo abbandonato un paio d'anni fa e poi non ho ancora deciso"
Sora sorrise e si mise più comodo sulla sedia, non avrebbe mai potuto dimenticare quando al primo anno i due si erano uniti in una sorta di tacita alleanza ai danni del professor Even "Ah che ricordi... Il professore non ci sopportava proprio, aveva anche detto che se avessimo continuato con i nostri casini avrebbe deposto le armi e si sarebbe dimess-... a proposito di armi, potresti fare lavorazione dei metalli!" esclamò il castano con tono entusiasta dell'idea che lo aveva appena colpito.
"Che?!"
"Ma sì! Devi sapere che il professore nel tempo libero gestisce un'armeria e nella maggior parte dei casi se sei davvero bravo ti aiuta a costruire anche delle armi a tuo piacimento"
“Anche io l'ho fatto" intervenne Roxas un po' più tranquillamente di Sora, appoggiandosi alla spalla del rosso e stringendosi al suo braccio "I miei lavori sono anche stati esibiti in un'esposizione della scuola"
"Esposizione? Armi? Perché non ho mai sentito nulla di tutto ciò?"
Roxas sbadigliò e lanciò un'occhiata alla sveglia sul suo comodino prima di rivolgersi agli altri due e rispondere al quesito con un tono glaciale "Perché probabilmente hai vissuto sempre pensando esclusivamente a te stesso e a ciò che ti ruotava attorno"
Tutti si ammutolirono alla pungente sentenza del biondo.
Sora li guardò nervosamente, timoroso di una nascente discussione tra i due e così decise di volatilizzarsi più in fretta che poté "Io...io vado a telefonare a Riku...è-è davvero tardi"
Una volta che il ragazzino fu fuori e la porta sbattuta in malo modo per la fretta, Roxas appoggiò la testa sulle cosce di Axel e sollevò un braccio per accarezzargli una guancia.
"Certo che sei proprio stronzo a mandarlo via così" quest'ultimo accennò una risatina.
"Intendi fingendo il preludio di un litigio? Almeno l'ho fatto con gentilezza"
“Ma così di punto in bianco?”
“Mi aveva stufato e sono stanco in un certo senso... questo era il momento ideale”
Axel si chinò e lo baciò.
“Vuoi riposare?”
“Voglio parlare con te” Roxas scosse il capo e invitò l'altro a stendersi accanto a sé.
Nelle ultime settimane i rapporti erano diventati strani tra i due, Axel era sempre pensieroso e sembrava non riuscire a lasciarsi andare del tutto; Roxas d'altra parte accusava la solitudine e aveva avvertito delle tensioni nell'aria, tensioni da parte di Axel, dei suoi genitori e anche da parte di Larxene. Sapeva che i problemi stavano tornando a bussare alla sua porta e per questo iniziava a provare il bisogno di allontanarsi dalla realtà proprio come faceva un tempo, anche se sapeva che era sbagliato.
"Allora tuo padre è ritornato in circolazione?"
"Ho la sensazione che si sia riempito di lavoro per evitarmi, ma ora che ci sono state le feste di Natale e capodanno non ha più scuse"
"Cos'è successo tra di voi? "
Axel lo guardò a fondo con espressione amara e sospirò, gli passò una mano tra i capelli com'era sua abitudine fare quando voleva rassicurargli che aveva la situazione sotto controllo anche se l'altro sapeva che non era vero "Niente Rox, problemi familiari. Mi ha nascosto molte cose importanti"
"Capisco..." decise di non indagare oltre anche se si chiedeva il motivo per cui Axel alternasse momenti di sconforto a rabbia a rassegnazione e giù di lì. Quando parlava di Reno, Axel era sempre strano, sembrava essere animato da mille emozioni contrastanti però sembrava volergli molto bene nonostante fosse praticamente sempre assente. “Com'è tuo padre?” chiese cautamente alla fine, alzando lo sguardo per testare la reazione del rosso.
“Com'è...” Axel in un primo momento fu meravigliato da quella domanda “Lui...lui è difficile da descrivere” continuò lentamente mentre giocava con le ciocche di capelli dell'altro “È un tipo strano, non ci sono in realtà molte parole per descriverlo... è fuori dal mondo, se vogliamo metterla così. Gli piacciono le feste e bere... soprattutto bere. Si distrae facilmente quindi la maggior parte di quello che gli dico finisce irrimediabilmente per dimenticarlo... e adora il basket, quindi abbiamo una cosa in comune” fece una breve paura e poi si aprì un ampio sorriso sul suo volto “Quando io e Dem eravamo piccoli capitavano quelle mattine in cui ci accompagnava a scuola e iniziavamo a cantare a squarciagola tutte le canzoni dei Metallica e poi... oh, ti ho mai detto come ho imparato a guidare?”
Roxas scosse il capo e si avvicinò di più per mettersi comodo mentre Axel continuava a parlare ora con tono vivace, e gesticolando teatralmente per descrivere al meglio tutti i ricordi che gli stavano tornando alla mente.
“Okay, una notte mi ha letteralmente strappato dai miei videogiochi e mi ha portato sull'interstrada - era più o meno mezzanotte o giù di lì - e mi ha insegnato a guidare veloce, intendo molto veloce. Prima di allora mi aveva insegnato le basi, del tipo partire, parcheggiare e cose del genere però quella era la prima volta per me su una vera strada e mi ha fatto guidare sugli 80-85 finché non siamo arrivati a Coney Island - la conosci, no? A sud di Brooklyn - da qui ci vuole quasi un'ora e mezza o forse più per raggiungerla ma noi ci siamo arrivati in una cinquantina di minuti. Capisci? Cinquanta minuti! E non ti nascondo che quella volta credevo che sarei morto davvero... non so se a causa della paura della velocità o per paura di schiantarmi contro qualcosa ma comunque arrivammo lì e mio padre mi trascinò sulla spiaggia perché voleva fare un bagno nell'oceano.... di notte! Ma qui dopotutto si parla di Reno, cosa ti potevi aspettare da lui? Ovviamente fui costretto ad unirmi a lui perché continuava a prendermi in giro, che ero una ragazzina se non avevo il coraggio di fare una nuotata al chiaro di luna. Tu poi sai quanto a me non piacciano queste cose”
Roxas annuì, cercava però di non ridere alla comicità di Axel mentre raccontava e allo stesso tempo si portava indietro delle ciocche di capelli ribelli che non ne volevano sapere di stare al loro posto.
“L'acqua era ghiacciata! Era come fare un bagno al polo nord in pieno inverno anche se era estate... quando siamo ritornati alla macchina e ci siamo asciugati alla meglio avevo gli arti congelati e pensavo che prima o poi mi sarebbero caduti”
“Non oso immaginare il viaggio di ritorno” il biondo lo interruppe ridendo.
“Avresti dovuto vedermi! Mio padre mi costrinse a guidare nonostante non mi sentissi più i piedi... erano tutti intorpiditi! Penso che siamo ancora vivi per puro miracolo”
“Tuo padre è strano forte!”
“E non hai sentito ancora la parte migliore... al ritorno non abbiamo preso più l'interstrada ma siamo passati per la città e ci siamo fermati in questo localino anni '80 gestito da un suo amico. Erano tipo le due di notte ma a mio padre non interessava, diceva che la notte doveva essere vissuta e così facemmo. Ci sedemmo ad un tavolo e fumammo e mangiammo un sandwich al tacchino. Non chiedermi come faccio a ricordarmi anche del tacchino perché non ne ho idea... avevo 13 o 14 anni e lo so che ero ancora piccolo per tutte queste cose, ma questo è vivere con Reno Turks. Morale della storia: il giorno dopo mi mise in punizione perché avevo fumato nonostante fosse stato lui a coinvolgermi, la sua motivazione era che sapeva del mio vizio e che era una cosa sconsiderata ma una fumata in compagnia non si nega a nessuno”
“Wow” mormorò Roxas una volta che l'altro ebbe finito il racconto “Sembra un tipo simpatico tuo padre”
“Difficile da gestire più che altro... siamo due teste di cazzo” Axel sorrise strofinando il naso tra i capelli biondi del più piccolo e sospirò inebriato dal profumo di pesca.
“Non sembra una persona cattiva, a volte lo descrivi come il demonio” obiettò a quel punto l'altro e si alzò sui gomiti per guardare il rosso negli occhi “Non capisco perché a volte parli di Reno come se fossi irritato della sua esistenza, per non parlare di quando non ti indirizzi a lui come se fosse neanche un genitore ma quasi... un amico?”
“Lui non è tanto nei panni del padre... capisci quello che dico? Certo, ci vogliamo bene ma da quando è morta mia madre non si è mai sentito di imporsi su di me, in un certo senso procediamo ognuno per la propria strada. Però non è che io non gli voglia bene... è solo che sono incazzato con lui perché mi ha detto molte bugie e mi tiene nascoste delle cose importanti”
Roxas sentì un groppo in gola e abbassò lo sguardo, in quel momento parlava in difesa di Reno anche se tacitamente si riferiva a sé stesso “Però... però a volte per proteggere chi si ama può capitare di dire delle bugie a fin di bene”
“Rox, tu sai quanto io odi queste cose. Per me è difficile perdonare certe cose”
“Però lui ti vuole bene!” il biondo continuò a protestare e Axel inarcò un sopracciglio.
“Lo so... ma perché lo prendi sempre tanto a cuore ogni volta che parliamo di quanto ultimamente non si sia comportato bene nei miei confronti? Non mi starai mica nascondendo qualcosa?” domandò giocoso lanciandogli un'occhiata indagatrice.
Roxas sapeva che l'altro stava scherzando ma non poté fare a meno di sentire un senso di ansia e colpevolezza crescere in lui e lentamente avvolgerlo “N-no ma che stai dicendo...” abbozzò un lieve sorriso “Io non ti mentirei mai. Te l'ho promesso”
“Già, una promessa è una promessa” Axel sorrise e spostò lo sguardo verso la testata del letto dove tutte le fotografie navigavano sparpagliate e si ritrovò a studiare per la millesima volta tutti i ritratti di quei volti che non conosceva ma che ormai avrebbe saputo descriverli nei minimi dettagli anche ad occhi chiusi “Perché non sorrideva mai?” domandò ad un certo punto, spiazzando totalmente il biondo che gli chiese di spiegarsi meglio “Parlo delle fotografie... lei c'è nella maggior parte di esse però solo in una sorride di cuore, nelle altre sembra quasi malinconica” disse facendo segno verso una foto in particolare in cui una ragazzina dai capelli corti neri e gli occhi blu reggeva un gelato e sorrideva all'obbiettivo. Dietro si lei c'era un laghetto in lontananza e tanti alberi, doveva essere stata scattata in un parco, e nell'estremità sinistra si intravedeva il volto tagliato di Larxene che era intenta a guardarla con uno strano sorrisetto.
Roxas si fermò a studiare quella fotografia come se fosse stata scattata ieri, ricordava troppo bene quel momento. Era il compleanno di Xion, era giusto poco tempo dopo che lei gli aveva raccontato la verità sul suo conto.
Erano felici e spensierati a quel tempo,credevano di poter risolvere tutti i problemi della vita.
“Lei...” cominciò dopo qualche secondo di silenzio, ormai aveva deciso che sarebbe stato meglio se Axel non avesse mai saputo niente di lei, era uno di quei segreti che avrebbe custodito gelosamente dentro di sé “Lei era solo molto timida”
“Davvero? Però sembra triste in alcune foto”
“Già... aveva qualche problema a casa, ma niente di serio”
“E come vi siete conosciuti? Intendo non è che tu sia un mostro nella socializzazione”
“Eravamo molto simili per questo abbiamo legato tanto” annuì il biondo senza staccare lo sguardo dalla foto “Ci siamo conosciuti a scuola”
“E poi?”
“E poi cosa?”
“E poi dimmi di lei”
Il biondo abbandonò le fotografie per girarsi di nuovo verso il suo ragazzo e scrutò per lunghi secondi l'espressione carica di aspettativa dell'altro e corrucciò la fronte “Ti ho già detto di lei tempo fa... perché continui a chiedere?”
Axel fece spallucce “Curiosità”
“Te l'ho detto... era una ragazzina piuttosto anonima, andavamo sempre a prendere un milkshake dopo scuola, mi aiutava in matematica e le piaceva leggere. Nulla di più”
“E quando uscivate cosa facevate?”
Quella domanda posta lì così mise Roxas subito sulla difensiva. Sentì il cuore iniziare a battere più velocemente e le mani iniziarono a sudare ma continuò a respirare profondamente per non lasciar trasparire alcun segno di ansia e mantenere un tono neutrale; doveva calmarsi, non poteva rischiare di essere scoperto o di sentirsi male lì “Cosa... cosa intendi?”
Axel lo studiò a fondo e intercettò uno strano cambiamento nello sguardo dell'altro. Si era premurato di porre quella domanda nel momento propizio, facendo in modo da farla passare per semplice curiosità ma in realtà si aspettava una determinata risposta. Qualche giorno prima era passato a casa di sua cugina Kairi con l'intento di farle sputare il rospo, sapeva che Roxas gli nascondeva qualcosa perché manteneva il ricordo di Xion con troppa cura, e, dal momento che sia Sora che Riku erano riluttanti a parlare, aveva pensato che lei fosse la persona perfetta perché era la persona più vicina a loro di chiunque altro.

“Xion dici?”
“Era un’amica di Roxas delle medie, dovreste aver frequentato la stessa scuola”
“Conosco la Xion di cui parli e ,sinceramente, non capisco perché mi chiedi di lei... come la conosci?”
“Ho visto delle fotografie a casa di Rox e dato che sembra tener molto a lei mi sono sempre chiesto chi fosse”
“Sai che... che... non è più tra noi?”
“Sì ed è per questo che devo sapere, non è che posso andare da lei e fare una chiacchierata da fidanzato a ex o quello che era”
“Ax, non credo di essere la persona più adatta a parlarti di lei”
“Kairi per piacere, è una cosa importante... lui sembra bloccato nel passato e non riesce ad andare avanti! Io sono paziente e capisco che è doloroso perdere qualcuno ma questo a volte crea dei muri tra di noi”
“Lei...lei era strana, era sempre sulla bocca di tutti... a prima vista sembrava piccola e fragile ma il suo sguardo metteva i brividi, Ax, soprattutto negli ultimi tempi in cui si è fatta vedere prima di sparire. Sembrava uno zombie... lei nascondeva qualcosa che nessuno doveva sapere, nessuno eccetto Roxas. Lui era diventato il suo pupillo e...e quando stava con lei era diverso, non era più il solito Roxas... per questo non la sopportavo”
“Cosa nascondeva?”
“Lei faceva cose illegali, Ax. Ti prego, non posso dirti altro perché io non dovrei neanche saperlo... non voglio litigare con Roxas”
“Tranquilla... non dirò nulla”

La sua reazione lo aveva insospettito non poco.
“Cosa preferivate fare? Intendo dire... andavate al cinema, al luna park, al centro commerciale...” rispose il rosso con noncuranza accompagnando le parole con un sorriso.
L'altro rimase silente e si impose di calmarsi, se avesse dato di matto davanti a lui, Axel lo avrebbe scoperto “Leggevamo” rispose massaggiandosi una tempia “Leggevamo tanti libri”
“E basta?”
“E basta... davvero, cosa vuoi che ti dica? Eravamo due noiosissimi ragazzi che passavano il loro tempo a leggere i classici della letteratura invece di uscire con i coetanei, lei era la mia unica amica. Perché non mi credi?”
Axel meditò su quelle parole, si lasciò scappare un sospiro e alzò una mano per massaggiarsi il collo “Ti credo, se sei tu a dirmelo ti credo. Dopotutto tu non avresti motivo di mentirmi, no?”
“No” Roxas non si era mai sentito tanto meschino.
Rimasero in silenzio per una manciata di minuti e poi Axel si stese e lo abbracciò forte per risollevare l'umore "Allora... Snoopy?"
"Ti prego, non iniziare anche con questo soprannome"
"Preferisci Foxy Roxy? "
"Ma anche no! Allontanati da me”
I due rimasero a coccolarsi e parlare del più e del meno, beandosi della compagnia dell’altro come se nulla fosse successo, come se nessuno avesse messo in discussione l’altrui sincerità, finché la stanchezza non ebbe la meglio sul biondo che si addormentò tra le braccia del proprio ragazzo.
Axel rimase pensieroso mentre la sua mano si muoveva meccanicamente tra i fili dorati del ragazzino e, proprio quando stava per appisolarsi anche lui, la porta si aprì e rivelò la figura di Sora; il rosso alzò lo sguardo e, accertatosi della sua presenza, si portò un dito davanti alle labbra e gli fece cenno di non far rumore. Sora annuì e con passi felpati si avvicinò al letto per disfare il fratello della cannula e attaccarlo ad un piccolo macchinario vicino al letto che Axel non aveva mai visto prima d'ora. Seguendo le istruzioni sotto voce del castano che intanto stava accendendo il monitor, il più grande sfilò la cannula e sollevò il capo di Roxas per aiutare Sora ad infilare la mascherina facciale.
“Si chiama bipap” disse quest’ultimo come se gli avesse letto nel pensiero e nel frattempo metteva da parte la bombola, poi prese un plaid dall’armadio e glielo sistemò addosso “Serve ad aiutarlo a respirare mentre dorme”
“Sora... come sono le sue condizioni?” sussurrò a bassa voce l’altro rimanendo immobile accanto al letto senza staccare gli occhi da dosso alla figura dormiente.
“Dovresti saperlo no?”
Axel scosse il capo “Voglio sapere come stanno le cose e non quello che gli dite per non farlo preoccupare”
Sora esitò per un istante, valutando se fosse opportuno riferirgli certe informazioni. Il problema non era il fatto di non fidarsi di Axel, perché ormai lo aveva rivalutato, ciò che non lo faceva stare tranquillo era il pensiero che magari in un impeto di sconsideratezza il rosso potesse far sorgere dei dubbi al fratello o addirittura dire qualcosa che non avrebbe dovuto e farlo preoccupare. Alla fine però risolse che la cosa migliore sarebbe stato dire ad Axel quelle poche cose che sapeva così da aiutarlo al meglio nel prendersi cura del biondo, anche perché non era giusto tenerlo all'oscuro, e poi, dopotutto, non è che Sora avesse molte informazioni a disposizione.
“Andiamo fuori” mormorò lanciando un’ultima occhiata a Roxas per assicurarsi che fosse tutto okay e che stesse davvero dormendo, senza aggiungere altro girò sui tacchi e invitò l’altro ad uscire e si sistemarono nella camera del castano così da avere un po’ di privacy “Nell'ultima visita hanno riscontrato dei liquidi nei polmoni, erano in quantità minima però non è una cosa buona... fortunatamente si cura attraverso la somministrazione di ossigeno, quindi dal momento che aveva già la bombola siamo sulla buona strada. Quella macchina gli serve solo quando dorme o quando è a riposo” disse di punto in bianco sedendosi su un pouf a terra mentre Axel aveva optato per girare in tondo nella stanza.
“E come sono arrivati questi liquidi nei suoi polmoni?”
A quella domanda Sora scrollò le spalle e scosse il capo.
Axel corrucciò la fronte, possibile che l’altro avesse già terminato le sue risposte?
“Secondo te è saggio mandarlo ancora a scuola? Non sarà troppo stancante? Poi anche quell'idea del teatro che si è messo in testa… io non ne sono tanto entusiasta. Cioè, per carità, sono felice se lui è felice e si diverte però sono solo preoccupato per la sua salute”
“Non ci possiamo far nulla” fu la risposta piatta, era piatta e impassibile tanto che Axel aggrottò le sopracciglia “Ogni giorno qui a casa è una guerra continua. Roxas che urla da una parte e nostro padre dall'altra, mamma è sempre al centro dei due fuochi, cerca di sedare le loro liti ma entrambi sono testardi… Roxas è troppo testardo e orgoglioso… e lei finisce sempre per piangere… e io… io consolo lei, do qualche pacca sulla spalla di nostro padre e cerco di far calmare Rox. Alla fine finiscono per acconsentire perché sono presi dai rimorsi e per non farlo rattristare ancora di più. Ci sarebbero tante cose che non dovrebbe fare eppure le fa...”
“Dovreste imporvi di più! Non riesce a capire che è solo per il suo benessere?”
“Cosa credi, che accontentiamo ogni suo capriccio?” lo sguardo improvvisamente serio di Sora prese Axel alla sprovvista “Forse più che capriccio lo definirei orgoglio personale, devi sapere che solitamente vengono ritirati da scuola quelli considerati 'senza speranze'... quelli che non hanno più forze... e Roxas...lui vuole essere autonomo e uguale agli altri. Gli negheresti una cosa del genere? Abbiamo 16 anni, Axel... ti pare giusto tutto ciò?”
Axel fece per dire altro ma si trattenne e abbassò il capo.
No che non era giusto. Nessuno, a qualsiasi età, meriterebbe una vita di privazione anche delle cose più banali.
Roxas forse non era forte fisicamente ma aveva un animo così tenace da riuscire a demolire un palazzo, non glielo aveva mai detto perché sapeva che il più piccolo anche nei momenti di serietà lo avrebbe preso in giro, però lo aveva sempre ammirato. Aveva sempre ammirato Roxas da lontano ed era per questo che aveva deciso di avvicinarsi e proteggerlo.
Durante il tempo trascorso assieme a Roxas aveva fatto delle ricerche sulla sua malattia, così da sentirsi pronto in qualsiasi evenienza, però stavano iniziando a comparire complicazioni e sintomi che non erano menzionati da nessuna parte. Axel sapeva che non poteva neanche lontanamente vestire i panni del medico di turno e fare una diagnosi però nutriva il forte sospetto che il problema di Roxas non si limitava al solo qt lungo, glielo aveva sentito dire anche da suo padre quella volta che aveva origliato. Avrebbe voluto fare domande più specifiche a riguardo ma Aerith e Cloud, seppure fossero i candidati ideali a cui porre certi quesiti probabilmente non gli avrebbero detto alcunché. Sora invece non sembrava saperne molto e non voleva insinuare in lui dei dubbi che forse potevano essere anche infondati. Le uniche due persone che vedeva abbastanza vicine a Roxas da sapere qualcosa e con cui sapeva di poter parlare erano Riku o Naminé.
“A proposito, Riku ti saluta. Ha detto che ci rivedremo tutti a scuola domani” la voce di Sora interruppe il suo treno di pensieri proprio nel momento propizio.
“Bene” sul viso di Axel si disegnò un sorriso ampio e prima di risolvere che era ora di tornare a casa decise di fare un ultimo servizio “Oh... prima che me ne dimentichi, per caso hai qualche foto di Roxas vestito da Snoopy?”
“Da Snoopy dici?”
“Voglio vedere quanto era carino” annuì il più grande lasciandogli intendere che era sua intenzione tormentare a morte Roxas.
“Dovrebbero esserci ma non ho idea di dove siano... però… però sicuramente ci sarà il filmino. Va bene anche quello?”
“Sarebbe perfetto!”
Sul volto di Sora si disegnò un ampio sorriso e afferrò per un braccio il rosso per trascinarlo nel seminterrato con una velocità che solo lui avrebbe potuto avere.

Appena Axel entrò si accorse subito del cambio di temperatura nell'aria e strinse meglio nella felpa: probabilmente era un'area poco frequentata perché lì i riscaldamenti erano spenti. Era una stanza abbastanza grande con le pareti arancioni, come a voler dare un tocco di calore ad un ambiente così freddo. Addossate alle pareti vi erano dei grossi armadi, cassettiere e altri mobili nei quali, Axel era sicuro, dovevano essere riposti gli oggetti in disuso o con un particolare valore affettivo, la sua tesi fu confermata quando in un angolo remoto della stanza vide due culle uguali e intercettò qualche cesta ricolma di giocattoli.
A quella visione il rosso non poté fare a meno di sorridere, spinto da un moto di tenerezza.
Mentre seguiva il castano che si avventurava in quel groviglio di cianfrusaglie e apriva qualche cassetto a caso, la sua attenzione fu catturata da un piccolo luccichio ai piedi di una porta. Si inginocchiò e rimase meravigliato quando tra le mani si ritrovò un ciondolo a forma di chiave, era piccola ma era fittamente intarsiata, il tempo e l'incuria dovevano averla invecchiata ma si nascondeva in essa un fascino particolare.
“Guarda cosa c'è qui... pensavo se ne fosse disfatto” Sora apparve all'improvviso accanto a lui e si inginocchiò per vedere meglio il piccolo bijou.
“Di chi è?”
“È di Roxas. Gliel'ha regalata la sua amica tempo fa”
“Parli di Xion?”
“Esatto, proprio lei” tuttavia prima che il rosso potesse fargli qualsiasi altra domanda lui si alzò di scatto e aprì la porta che era davanti a loro, rivelando l'oggetto più stupefacente che Axel avesse mai visto.
I suoi occhi erano spalancati e anche lui si rimise su due piedi, anche se più lentamente, senza staccare lo sguardo dalla vetrina all'interno della quale era riposta accuratamente quella che doveva essere una specie di chiave gigante. Essa era nera come la notte, il corpo della chiave era percorso da una lunga catena mentre la guardia dell'elsa aveva la forma di due ali di pipistrello e nel suo centro vi era una pietra blu scura. Nella parte alta, i denti della chiave erano la cosa più particolare che colpirono Axel perché le punte erano fittamente intrecciate, denotando la maestria e la cura del suo creatore nel forgiarla.
“Ti sei ammutolito di colpo, eh Moore?” ridacchiò Sora.
“È la cosa più incredibile che io abbia mai visto!”
“Non sei il primo a dirlo” l'altro sorrise e poi sospirò, oscurando tutto d'un tratto la sua espressione, e si abbassò per prendere un piccolo spadino di legno da uno scaffale che si rigirò tra le mani.
“Era questa l’arma che avrebbe forgiato di cui parlavate prima?”
“Il professore era rimasto impressionato dal suo progetto e lo prese davvero a cuore” Sora annuì “Si chiama Oblivion... era così pieno di rabbia o tristezza, non lo so neanche io, ma sembrava potesse essere schiacciato in qualsiasi istante dai suoi stessi sentimenti”
Axel scrutò con la coda dell'occhio l'espressione di Sora e, dal tono amaro che aveva adottato, subito capì che quella grande chiave doveva essere stata forgiata in onore di una persona a lui cara, ormai il rosso non aveva più dubbi sull'identità della suddetta persona, il colore della chiave e della pietra blu gli suggerivano il nome. Ma perché creare un'arma del genere?
Un'improvvisa esclamazione di sorpresa fece sobbalzare Axel e vide Sora occupato a tirare fuori uno scatolone da uno scaffale e poggiarlo a terra. Sembrava piuttosto pesante data la fatica con cui lo aveva maneggiato e al suo interno scoprì una gran quantità di dvd e vhs e qualche piccolo album di foto che probabilmente era stato lasciato lì dentro per errore o perché non vi era più posto assieme agli altri.
“Qui dentro dovresti trovare qualcosa, sono tutti filmati di quando io e Roxas eravamo piccoli. Prendine quanti ne vuoi se non ti annoia vederli”
“Oh, sì” disse Axel ritornando alla realtà, ancora troppo assorto dalle sue congetture “Sei sicuro che posso prenderli in prestito?”
“Ma certo, noi non tocchiamo questa roba da anni” Sora ghignò e si portò le braccia dietro la nuca “Mi raccomando cerca qualcosa di interessante con cui ricattare quell'antipatico di Rox”
I due si scambiarono un sorrisetto di complicità e poi Sora si congedò dal rosso col pretesto di andare a studiare altrimenti non avrebbe mai finito prima del rientro a scuola.
Axel scrutò un'ultima volta il piccolo ciondolo a forma di chiave che aveva ancora in mano e lo ripose al sicuro nella tasca dei suoi jeans, prima di iniziare la sua ricerca. Aveva deciso che sarebbe stato lui stesso a restituirla a Roxas.
“Sora impara a parlare” lesse ad alta voce sulla prima videocassetta che gli capitò a tiro “Vacanze al mare, Sora e Roxas in gita…”
Dopo una buona decina di minuti di ricerche Axel iniziò a chiedersi se quel filmino era davvero in quello scatolone o fosse andato perso assieme alle altre fotografie, ma, proprio quando stava valutando l’idea di mettere tutto a posto, dalla custodia di una vecchia videocassetta spuntò un cd sul quale erano scribacchiate delle parole quasi incomprensibili con la grafia che riconobbe subito appartenere a Roxas.
“Gara di spelling? Che cavolo-… questo sì che sarà noiosissimo, sono sicuro che avrà partecipato Roxas… Sora non è il tipo da queste cose da secchioni” pronunciò con una risatina il rosso mettendosi su due piedi e andando ad accendere il polveroso televisore lì vicino per vedere di cosa si trattava il video “Roxy spero per te che mi intratterrai per bene con questo spettacolino” continuò a dire con leggerezza mentre inseriva il dvd nel lettore e si inginocchiava davanti lo schermo. Una volta gli era capitato di assistere a queste gare quando Demyx in prima media si era messo in testa di essere uno scrittore provetto, Axel lo vedeva squalificato già al primo girone e invece sorprendentemente era arrivato terzo finalista… alla fine era stato battuto da Zexion ma comunque, da quel giorno, il rosso si era ricreduto sulle doti dell’amico.
Lo schermo si fece improvvisamente grigio e poi apparve Roxas.
Axel si fece più attento e rimase in attesa, quella non sembrava una gara di spelling come leggeva il cd: il video era in bassa qualità e ogni tanto l’immagine si sfocava ma riusciva chiaramente a vedere uno sfondo bianco immacolato, il ragazzino biondo era seduto su uno sgabello al centro del quadro e rivolgeva lo sguardo fisso verso la telecamera. Era più magro del solito, la carnagione era molto pallida, le guance erano leggermente incavate e si torturava le mani con nervosismo.
“Ma che diavolo è?” si domandò Axel scrutando l’immagine.
“Avanti Rox”
Una vocina fuori campo catturò l’attenzione del rosso, si voltò verso l’entrata del seminterrato per accertarsi che non fosse entrato nessuno e poi tornò a concentrarsi sul video. Non gli ci volle molto per riconoscere quella voce femminile appartenere a Naminé, era una tonalità dolce e tranquilla che non era riuscito a riscontrare in nessun altro. Però tutto quello gli dava da pensare.
“Sei.. sei sicura?”
Questa volta fu Roxas ad aprir bocca per la prima volta, la voce era roca e nonostante avesse un'aria abbastanza malaticcia, egli continuava a sedere con compostezza e guardare la videocamera con serietà.
“Assolutamente, vedrai che ti sentirai meglio”
Seguì un altro breve silenzio e poi il biondo inspirò profondamente prima di parlare con estrema lentezza.

Mi chiamo Roxas Strife, ho 15 anni e ho tentato il suicidio.
L’attenuante è che secondo il parere dei medici sono pazzo.
L’aggravante è che quel giorno ero completamente lucido”

Axel sgranò gli occhi e, con gesti tremanti e affannati, si affrettò a tirar fuori il dvd dal lettore, senza curarsi che il video non fosse ancora finito.
Non riusciva a credere a ciò che aveva appena sentito, quello che doveva essere un momento di evasione si era trasformato in tutto fuorché un gioco e Axel non aveva idea di come reagire ad una notizia del genere.


“Allora il gravy e la salsa di cranberry² sono pronte, non erano abbastanza difficili da preparare… anche se… uhm… ero in difficoltà e quest’ultima si stava attaccando alla pentola così ho aggiunto della marmellata di cranberry”
“Cosa?! Che schifo!”
“Lo so, lo so…. però è venuta… dolce, molto dolce e non è proprio male”
“Ti ricordo che è una salsa che deve accompagnare un tacchino, non la devi spalmare sul pane tostato per merenda! Dio che schifo, ricordami di non accettare mai un tuo invito a pranzo”
“Tranquilla non lo farei mai, non vorrei correre il rischio che ti innamorassi di me”
“Ah-ah divertente, non credo che accadrebbe mai”
Una risatina femminile, forse un po’ troppo stridula, riecheggiò dall’altra parte dell’apparecchio telefonico e Reno si appoggiò con la schiena al piano della cucina continuando a mantenere il suo solito sorriso sghembo; mentre con una mano manteneva il cordless, con l’altra intanto si affaccendava a coprire le ciotole delle salse con della pellicola trasparente e le appoggiò sul davanzale per lasciarle freddare.
Gli piaceva Marlene, non in quel senso ma come segretaria personale e amica. Ormai la conosceva da così tanti anni che avevano sviluppato un tipo di rapporto in cui essi flirtavano o si stuzzicavano a vicenda senza però prenderla sul personale, la loro era pura amicizia e poi adesso lei era fidanzata ufficialmente con quel Denzel di cui non ricordava il cognome - ora che ci pensava aveva dimenticato la data delle loro nozze – questi era un tipo molto timido e silenzioso, lo aveva visto solo poche volte ma Marlene gli parlava sempre di lui.
Reno aveva sempre fatto parte di quel genere di persone meet-and-greet, il cui unico piacere e passatempo universale era avere una vita mondana ricca di impegni - ovviamente oltre a una bella bottiglia di birra ghiacciata e una partita di campionato di baseball o basket.
“Ti assicuro che se questo tacchino fa schifo vado personalmente da Bobby Flay³ e gli faccio pentire di essere diventato chef, parola di Reno Turks”
“Voglio proprio vedere”
Il timer del forno fece sobbalzare il rosso che si voltò di scatto e afferrò i guantoni da cucina, iniziò a sudare freddo quando vide fuoriuscire del fumo “Merda mi ero dimenticato del tacchino!”
“Brucia la portata principale e bruci l’intero pranzo” rise la voce dall’altra parte che si affrettò a salutarlo prima di attaccare.
“Sì, sì alla prossima e grazie dell’aiuto” borbottò il rosso posando il telefono e precipitandosi verso il forno, pregando che non sarebbe esplosa l’intera casa, quando aprì lo sportello fu immediatamente investito da un muro di fumo scuro e da una nauseante puzza di bruciato, con una buona manciata di fatica e scarso equilibro riuscì miracolosamente a trasportare il vassoio bollente sul piano cottura e si meravigliò di constatare del colore forse più-marrone-scuro-che-dorato del tacchino, ma in fin dei conti sembrava commestibile.
“Almeno non è uscita una massa nera e informe” si disse facendo spallucce.
Proprio in quel momento la porta d’ingresso si aprì e pochi istanti dopo Axel fece capolino in cucina che, alla vista del proprio genitore, mostrò un repertorio di espressioni che variava dallo stupito, allo scioccato per poi terminare con il disgustato.
“Dove diamine hai preso quel grembiule rosa?” esclamò senza staccare gli occhi da quell’orrore che suo padre stava indossando.
“Oh…ehm… sei già tornato?” ribatté questi con agitazione proprio come se fosse stato colto in flagrante durante un reato e poi lanciò un’occhiata esaustiva al grembiule “Questo….questo… beh sai che non sono bravo con il bucato!”
“In realtà non sei bravo in tante altre cose, come riparare le tubature, pulire casa…e cucinare. Che cavolo stai facendo? È tacchino quello?”
“Volevo farti una sorpresa” si giustificò Reno togliendosi i guantoni mentre andava incontro al figlio, appena vide che l’altro stava per ribattere con fare scettico si affrettò a precederlo “Senti lo so che ultimamente le cose tra noi sono andate così e così per colpa mia e che non ti sono stato vicino a dovere come un vero genitore, però mi dispiace e volevo rimediare”
In quel momento Axel non aveva voglia di iniziare una nuova discussione, aveva già abbastanza pensieri per la testa e risolse che forse doveva ascoltare gli altri e che un approccio democratico con il suo vecchio avrebbe potuto portare le cose a una buona risoluzione, così non diede subito aria ai suoi pensieri e dopo un breve silenzio parlò di nuovo
“Il tacchino si mangia al Ringraziamento, ora siamo a Gennaio” mormorò massaggiandosi il collo e abbassò lo sguardo, non era una persona da belle parole e finiva sempre per imbarazzarsi però sapeva di dover dare una possibilità a suo padre “È un po’ tardi però apprezzo lo sforzo”
Senza aggiungere altro si ritirò in camera sua dove accese lo stereo prima ancora di sedersi e posò sulla scrivania il dvd che aveva preso di nascosto a casa degli Strife, aveva intenzione di rivederlo ma aveva paura di quello che avrebbe potuto scoprire e poi la presenza ingombrante di suo padre non gli offriva particolare tranquillità mentale.
Il primo brano che partì fu Miserable at Beast. Perfetto, era la compilation dei Mayday Parade che gli aveva masterizzato Demyx, ora sì che aveva un motivo in più per demoralizzarsi.
Chissà che vita schifosa devono avere i Mayday Parade a giudicare dai loro testi.
A metà strada durante la seconda o la terza canzone sentì qualcuno bussare alla porta e la vide aprirsi senza che ne avesse dato il permesso. Suo padre sostava sullo stipite della porta con una strana aria persa che male si addiceva alla sua espressione, fortunatamente aveva avuto la decenza di togliersi quel grembiule dall’orrenda sfumatura e sembrava stranamente propenso a instaurare un dialogo con il ragazzo. Da parte sua Axel continuava a sedere sulla sua poltrona, con i piedi incrociati sulla scrivania e il braccio che gli sorreggeva il capo.
“Ti sei preparato un buon discorso?” domandò senza particolare entusiasmo nella voce.
“Penso di sì…” Reno prese la domanda del figlio come un invito ad entrare e a sedersi sul letto, al quale l’altro gli lanciò un’occhiataccia ma non se ne curò.
“Okay, allora comincia… io… io… non ti interromperò” Axel si girò verso do lui con la sedia e incrociò le braccia al petto. Il bello dell’essere Axel e Reno era che anche se si trattava della fine del mondo non ne facevano una grande questione; erano due persone fondamentalmente pacate e disinteressate - i problemi sorgevano quando non parlavano, il che avveniva la maggior parte delle volte, però quando decidevano di essere sinceri riuscivano a lavorare bene insieme. Vedere il padre così agitato e pensieroso gli faceva intuire che quello che stavano per affrontare doveva essere una bella rottura.
“Da dove vuoi che inizi?”
“Oh… scegli tu, ho tutto il tempo che vuoi”
Reno annuì e mugugnò qualcosa sottovoce, probabilmente pensava a come iniziare, prima di soffermarsi di nuovo sul figlio “Da quando tua madre è morta sono entrato nell’FBI per occuparmi del caso Sephiroth e metter fine a questa storia”
Un’altra cosa bella di Reno Turks è che quando decideva di parlarti di qualcosa andava dritto al sodo, mollava la bomba così senza curarsi se gli effetti fossero devastanti o meno.
Axel batté le palpebre un paio di volte e la sua bocca era dischiusa a mezz’aria, come se non avesse capito ciò che l’altro aveva appena detto.
“Scu-scusa?” balbettò non troppo convinto.
Reno sospirò col naso e distese il busto, sorreggendosi sulle braccia fermamente ancorate sul materasso “Hai presente tutti i miei affari che mi tengono lontano da casa per tanto tempo? Non sono affari finanziari come credono tutti ma-”
“Quindi mi hai mentito” sussurrò Axel con un fil di voce ma Reno subito alzò le mani davanti a sé.
“No no, non ti ho mentito!” esclamò “Io possiedo sempre tutte le proprietà di famiglia e faccio investimenti in borsa e non… l’unica differenza è che non gestisco più io tutte queste cose per mancanza di tempo. Non ho mentito…. è solo una copertura, non posso dire al mondo intero che sono nei servizi segreti”
Il ragazzo lo guardò stralunato, ancora impossibilitato dal formulare un pensiero coerente e così tutto quello che riuscì a biascicare fu un’inudibile “Perché?”
Reno a quella domanda si fece serio e si piegò su se stesso, reggendo le braccia sulle gambe e lo sguardo basso. La sua voce sembra essere diventata più ferma e profonda “Ax… purtroppo molte informazioni sono riservate però volevo che lo sapessi. Da tempo stavo valutando l’idea di metterti al corrente della situazione però sono intercorsi dei contrattempi che mi hanno tenuto occupato per vari mesi e…”
“Si trattava della cattura di Loz non è così?”
“Come lo sai?”
“Non sono scemo”
L’uomo studiò a fondo l’espressione piatta di suo figlio e cacciò un sospiro “Si trattava della cattura di Loz” affermò poi con un cenno del capo “Quella volta mi sono accorto troppo tardi che tu eri lì ad origliare, eravamo tutti assorti nei nostri pensieri e ho capito che era giunto il momento di dirti come stavano le cose”
“Quindi aspettavi che venissi a scoprirlo così per caso, vero?” commentò acidamente il rosso afferrando il telecomando dello stereo per mettere la musica in pausa e poi tornò a guardare di nuovo il padre “Hai idea di come io mi sia sentito? Mi hai preso per i fondelli per tutti questi anni e non sembri neanche rammaricato!”
“Adesso basta Axel, credi che io sia stato bene tutto questo tempo? Non potevo condividere con te le mie ansie e le mie paure, dovevo stare attento, dovevo ritornare tutto intero per te… l’ho fatto perché tu sei l’unica persona che amo ad essere ancora in vita. Però allo stesso tempo l’ho fatto per tua madre” dopo quell’improvvisa esplosione Reno si accorse del suo repentino cambio nel tono di voce e così si impose di darsi una calmata “Dio sa solo quanto ho amato e amo tutt’ora tua madre… era una donna così altruista, metteva il benessere della gente prima del suo e io più volte le avevo lamentato di non esporsi troppo ora che aveva una famiglia e tu eri piccolo, ma lei era una guerriera e quando ha scoperto gli orrori che compiva Shinra non ci ha visto più, diceva… diceva che era suo dovere denunciare quelle atrocità”
“Quali atrocità? Non ho mai sentito nulla”
“Il governo ha messo a tacere ogni voce e ha oscurato qualsiasi informazione a riguardo, non posso dirti niente. Comunque dopo le numerose denunce di avvertimento che Elena aveva sporto contro la Shinra, quel giorno aveva deciso di recarsi lì di persona… io non ero d’accordo perché dopo aver saputo che razza di gente senza scrupoli erano avevo paura che potesse succedere qualcosa… e lei… lei era sull’ingresso di casa, mi sorrise e mi disse “Come posso vivere bene quando ho sulla coscienza tutte quelle povere persone in cerca d’aiuto?”. Era una cosa più forte di lei Axel, era così devota al suo lavoro che non poteva fare a meno di prendere a cuore anche persone che non conosceva. E…e quel giorno quando si è recata alla Shinra anche lui era lì, Sephiroth, quel pazzo… Elena era lì per aiutarlo e invece lui…lui… dannazione” la voce di Reno si incrinò e nascose il volto tra le mani per impedire a quelle lacrime che bussavano con insistenza di uscire. Ogni volta che ripensava a quel giorno, ovunque si trovasse, qualunque cosa facesse sentiva come se una spada lo stesse uccidendo da dentro.
Dopo quella rivelazione Axel nonostante ce la stesse mettendo tutta per mantenere la sua aria sostenuta, non riuscì più ad essere arrabbiato con suo padre, tutto quel rancore che aveva portato nelle ultime settimane era improvvisamente svanito in favore di un profondo senso di malinconia. Quell’aria così miserabile non si addiceva a Reno Turks, il grande Gatsby del ventunesimo secolo, il re della cena surgelata e dei sabati sera in compagnia di birra e patatine.
“Come hai detto che è morta la mamma? Geostigma? Per caso è il nome in codice di qualcosa? Perché su internet e in biblioteca non ho trovato nulla… però hai detto che ce l’ha anche Roxas quindi si tratta sicuramente di qualcosa di grave perché lui non sta bene… non sta bene per niente anche se cerca di non darlo a vedere, lui è come la mamma… io sapevo che lei soffriva, glielo leggevo in faccia anche se ero piccolo. E io non voglio che anche Roxas se ne vada come lei”
“Cosa sai di Roxas?”
“Quello che hai lamentato al signor Strife di aver detto a tutti: sindrome del qt lungo. Però io sono sicuro che il suo non è solo un problema del cuore, è troppo strano… mi sono documentato”
“Ho sempre saputo che quando volevi eri davvero perspicace” Reno alzò lo sguardo e abbozzò un lieve sorriso.
“Il geostigma esiste… è una malattia di cui non si sa molto, è sempre tutto a discrezione del governo per questo non hai trovato nulla su internet. Al momento Cloud ha ingaggiato un’equipe medica per cercare una cura. Non iniziare a fare altre domande Ax, io sono fuori da questa storia, non ne so molto… io e Rude aiutiamo quando possiamo”
“La mamma è morta a causa del geostigma?”
“Sì”
Axel abbassò lo sguardo e rimase pensieroso per qualche minuto “E come conosci Cloud Strife?”
“Anche lui vuole chiudere il capitolo Sephiroth. Cloud non è nell’FBI ma perseguiamo lo stesso obbiettivo”
Reno studiò il volto contratto del figlio per una manciata di secondi e non si negò un debole sorriso. Quell’aria di consapevolezza che ora oscurava lo sguardo di Axel, la scoperta di come si prendeva cura di Roxas, la dedizione che impiegava in tutto ciò che amava fare… tutto questo lo rendeva così fiero, ormai il suo Ax non era più un bambino e sapeva che neanche sua madre sarebbe rimasta delusa del modo in cui era cresciuto.
“Ho conservato tutti i disegni che hai fatto, tutti quanti fin dall’asilo” pronunciò con voce più dolce, incontrando lo sguardo del ragazzo “E anche qualche letterina per Babbo Natale - quelle non tutte perché la maggior parte le hai imbucate – e anche qualche lettera per la mamma… Anche se ti sono stato lontano, anche se non sono riuscito ad essere un padre modello volevo che sapessi che io…ti… uhm… ti voglio davvero bene… e che tutto questo l’ho fatto per proteggerti e per non farti soffrire come ho sofferto io. Ti ho allontanato dalla città e hai indossato il cognome di tua madre per non essere troppo coinvolto, quella in cui mi sono invischiato è una faccenda pericolosa” concluse con una leggera risatina ma Axel continuò a rimanere in silenzio “Ax?”
L’altro sembrò riscuotersi improvvisamente dai propri pensieri e lo guardò perplesso “Dimmi”
“Potrai mai perdonarmi?”
Il rosso sospirò e si passò una mano tra la folta chioma ribelle “Non sopporto le bugie… la mia intenzione era venire qui e iniziare una guerra con te per placare tutte le mie frustrazioni… però ho capito che non serve prendermela senza affrontare i problemi di faccia”
“Quindi sono perdonato?”
“Non ti credere, sono ancora incazzato con te per avermi tenuto nascosto praticamente tutto, però è già un buon inizio il fatto che sei venuto qui per parlarmi”
“Non ti biasimo se sei arrabbiato, hai tutto il diritto di esserlo con chi ti racconta frottole” Reno annuì con un gran sorriso, si alzò dal letto e si diresse verso la porta per tornare in cucina “Il tacchino si sarà freddato, che ne dici di venire e riempire il tuo vecchio di commenti su quanto faccia schifo?”
Axel per un momento fu preso alla sprovvista da quell’invito, e seppur fosse del tutto lecito non se la sentì di unirsi a tavola e fingere un pranzo normale “O-oh… a dire il vero non ho molta fame, preferirei rimanere qui a fare delle cose se non ti dispiace” mormorò guardando con la coda dell’occhio il dvd abbandonato sulla scrivania e poi si voltò di nuovo verso il padre, che sembrò capire al volo il bisogno del figlio di un po’ di privacy.
“Okay… va bene, però voglio che lo provi comunque” disse senza lasciarsi abbattere da quel rifiuto, si volatilizzò all’istante e ritornò subito dopo con la stessa velocità con la quale era scappato, in compagnia di un piatto con un cosciotto di tacchino accompagnato da varie salse e da purè di patate “Avanti assaggia” lo incitò stranamente eccitato, probabilmente perché quella era la prima cosa complicata che riusciva a cucinare senza mandare a fuoco la cucina.
Axel abbozzò un sorriso e prese una forchetta per assaggiare, spezzò un pezzo di carne e iniziò a masticare lentamente.
Reno lo vide impallidire all’istante e spalancò gli occhi “Oddio, dimmi che non ti ho avvelenato”
Axel si girò e assunse un’aria terrorizzata quanto quella del padre e stentò a credere alle parole che pronunciò, se non l’avesse visto con i propri occhi non avrebbe mai detto che fosse stato suo padre a prepararlo “È buono!”


Tarrytown era un piccolo centro immerso nella natura in cui prima o poi conosci tutti, e se ti perdi di vista con qualcuno stai certo che lo rincontrerai sul tuo cammino. Era una cosa che Axel aveva notato quando era piccolo, quando prima conosceva dei bambini e poi questi sparivano dalla circolazione, alla fine qualcuno ritornava qualche anno dopo, un po’ cresciuto e in qualche caso anche un po’ tanto malato, però tornava comunque, confermando le sue tesi su quella città. Tarrytown aveva delle caratteristiche un po’ inusuali e per certi tratti anche grottesche, celate dietro l’apparenza delle sfarzose ville stile New England, però in fondo era una cittadina un po’ come tutte le altre in cui i toast cadevano sempre sul lato della marmellata e i teenager erano alle prese con i loro problemi da teenager.

E poi c’era questo ragazzino dai capelli rossi che non la smetteva più di parlarmi nonostante non mi conoscesse…”

Quel giorno Axel si era svegliato con una strana indisposizione nei confronti del mondo, complice la pioggia insistente che non gli aveva dato tregua neanche per un minuto durante la notte e la conseguente mancanza di sonno; quel giorno si sentiva di pessimo umore e avrebbe volentieri attaccato briga con Seifer o qualche idiota del suo calibro.
Nel breve momento di transizione tra la canzone che stava ascoltando e il brano successivo, il rosso si accorse vagamente di una presenza bionda che agitava le mani davanti ai suoi occhi e farneticava qualcosa senza senso.
“-elAxelAxelAxelAxel!”
“Cosa vuoi?” sbottò sfiladosi una cuffietta dell’ipod e lanciò un’occhiata disinteressata a Demyx che continuava a gesticolare imperterrito.
“Sai, volevo ricordarti che siamo a scuola”
“E allora?”
“E allora qui è vietato fumare, se non stai attento ti vedrà qualche professore o scatterà l’allarme antincendio e poi saranno cazzi”
Il rosso lo scrutò con aria seria, poi con estrema lentezza si tolse la sigaretta di bocca, vide Demyx sorridere vittorioso ma senza che potesse fare nulla gli soffiò una boccata di fumo in faccia e assunse un’espressione soddisfatta vedendolo tossire e sputacchiare.
“Ma che diavolo… Ax che ti prende? Sembri tornato lo stronzo di qualche mese fa” si lamentò il più basso facendosi aria con un quaderno che aveva in mano.

“…lui non era come Xion e i suoi amici…
è stata l’unica persona ‘normale’ ad avermi parlato tranquillamente, come se io non fossi una nullità,
come se non fossi diverso...”

Axel però non ascoltò una parola di Demyx, aiutato anche dalla musica ancora in riproduzione a tutto volume in un orecchio, si appoggiò al muro con una spalla, le braccia incrociate al petto e continuò a fumare incurante delle occhiatacce che gli rivolgevano gli altri studenti che affollavano il corridoio. Non seppe dire con precisione quanto tempo aveva passato in quella posizione, immerso nei propri pensieri, fatto sta che appena intercettò una chioma bionda familiare si staccò dal muro e iniziò ad avanzare lentamente nella sua direzione, a giudicare dall’assenza di Demyx e gran parte della folla doveva essersi distratto davvero tanto.
Quando Roxas intravide Axel camminare verso di lui, un enorme sorriso si accese sul suo viso e diede uno strattone al carrellino che portava con sé per raggiungerlo velocemente.
“Indovina!” proruppe emozionato, gli occhi erano illuminati e vitali come poche volte ma questo non migliorava l’umore del rosso anche se era contento di non vederlo sempre con quell’espressione spettrale.
“Cosa?” mantenne un tono dolce ma neutrale mentre lo guardava dall’alto.

Sono andato spesso a guardarlo di nascosto mentre giocava su quel campetto di street basket sul fiume,
però non ho mai detto nulla agli altri”

“Sono un pirata!” a giudicare dai movimenti febbrili non era più nella pelle di parlargli del suo corso di teatro “Sono nella ciurma di Capitan Uncino assieme a Vaan, non è fantastico?”
“S-si, è fantastico”
Roxas non era stupido, aveva sempre saputo che l’altro non era mai stato entusiasta della sua decisione però adesso era ancora più strano del solito, sembrava quasi scontento di qualcosa. Studiò per una manciata di secondi la sua espressione seria e poi sospirò “Cos’hai Ax?”
“Niente”
“Lo so che c’è qualcosa che ti turba… a me puoi dirlo”
“Non devi andare a lezione?”
“Ora buca”
Senza aggiungere altro, il rosso a quel punto mise una mano nella tasca del suo giubbotto di pelle e tirò fuori la piccola collanina col ciondolo a forma di chiave e la porse a Roxas che, appena la riconobbe, riuscì incredibilmente ad arrivare ad un incarnato ancora più pallido di quanto non fosse.
“A-Ax…”
“Questo è tuo, vero?”
Il biondo con occhi spalancati e bocca paralizzata passò in rassegna il piccolo oggetto nella mano dell’altro, e d'improvviso fu investito da un turbinio di ricordi che avrebbe preferito fossero rimasti sepolti nel suo animo.
Come… come l’hai trovata?” sussurrò senza guardarlo in faccia.
“L’ho trovata ieri a casa tua mentre dormivi, era a terra nel seminterrato”
“Pensavo di averla persa…”
Con mano esitante, Roxas la prese tra le sue e la studiò attentamente. Era esattamente come la ricordava, lo sguardo vagava meticolosamente per tutta la lunghezza della piccola chiave, soffermandosi su ogni dettaglio e imperfezione. Non avrebbe mai potuto dimenticare il giorno in cui Xion gliela regalò, doveva essere il suo regalo d’addio, voleva che lui andasse avanti con la sua vita e invece dopo tutti quegli anni Roxas sentiva di trovarsi in un limbo, bloccato a metà strada tra il passato e il futuro.
“Chi te l’ha regalata?” domandò Axel ad un certo punto mantenendo la voce bassa, lanciò un’occhiata attraverso la grande porta di vetro che dava sul giardino e gli altri edifici scolastici, fuori pioveva ancora.
“Qualcosa mi dice che lo sai”
“Speravo che fossi tu a dirmelo”
Non traspariva nessun emozione in particolare nelle parole del rosso che continuava a rimanere immobile, con le mani salde sui fianchi, e l’espressione apparentemente calma. Roxas invece non sembrava tanto tranquillo, la vista di quella collanina lo aveva scosso non poco e aveva il vago sentore che l’altro avrebbe colto l’opportunità di tartassarlo di domande.
“Xion” uno strano bagliore di arresa gli oscurò lo sguardo “Doveva essere il suo regalo d’addio prima che le nostre strade si separassero…”
“Cosa è successo?”
“Ci sono dei momenti nella vita di una persona… in cui capisci che la cosa migliore è lasciarsi andare per il bene di entrambi”
“Avete litigato?” Axel inarcò un sopracciglio all’esitazione dell’altro.
“Accadeva spesso”
“Per quale motivo?”

“… fumava, beveva, si bucava e si prostituiva…
ammetto che non è stato il miglior soggetto in circolazione,
però per me era più importante di chiunque altro…”

Roxas non rispose subito, abbassò lo sguardo e strinse nervosamente i pugni ai lati. In quel momento sembrava più piccolo di quanto non fosse e quell’arnese attaccato a lui non era altro che una fastidiosa presenza. Ormai si trovavano nel discorso, avrebbe potuto raccontare senza problemi ad Axel la verità ma niente gli assicurava che avrebbe potuto mai accettare un racconto del genere. Era sicuro che si sarebbe allontanato e lo avrebbe preso per pazzo per essersi attaccato tanto ad una persona disadattata come Xion… se avesse parlato, Axel gli avrebbe chiesto sempre più informazioni e avrebbe scoperto tutto: la sua fuga da casa, l’uso di droghe, il suo non riuscire più ad adattarsi in una normale comunità, il dolore di assistere alla morte di molti amici, la perdita del presunto amore, la sua depressione, il tentato suicidio. Tutto.
“Sai quando due persone sono l’una lo specchio dell’altra? Vorresti sempre il meglio per entrambi, ma poi quando capisci che ciò non può avvenire se siete insieme, vieni sopraffatto dalla rabbia”
“C’era… c’era qualcosa che Xion faceva che a te non stava bene?”
Roxas tentennò e alzò finalmente lo sguardo sulla persona davanti a sé provando ad abbozzare un lieve sorriso, con la speranza di far cadere lì l’argomento “Già… ma non era niente di importante, davvero. Sai, ogni tanto i ragazzi discutono per le cose stupide”
“Non mi sembra una cosa stupida” ribatté il rosso arricciando il naso e all’occhiata interrogativa del più piccolo si affrettò ad aggiungere “Intendo, a giudicare dalla tua espressione malinconica non sembravano cose da nulla”
“No… erano cose da nulla” affermò Roxas un po’ incerto.
“Sei sicuro?”
“Sì”
A quel punto il rosso si stufò “Senti Rox, ti faccio un’ultima domanda, però voglio che tu sia sincero. Chi era davvero questa Xion e perché sei sempre vago a riguardo?”
“Te l’ho detto non so quante volte Axe! Lei era… era una mia carissima amica, ci siamo conosciuti a scuola e passavamo molto tempo assieme. Non facevamo niente di diverso da quello che fanno tutti i normali adolescenti”
Ci fu un lungo silenzio che colmò i minuti che i due rimasero immobili a guardarsi negli occhi, non erano mai stati così scettici e indagatori prima d’ora come quella mattina e, anche se faticavano a crederci, qualcosa nel loro rapporto si stava incrinando.
“Sai Rox, pensavo che almeno tu fossi diverso dagli altri…” disse finalmente il più grande, senza staccare gli occhi verde smeraldo da quelli blu dell’altro “E invece mi sbagliavo”
“Cosa?”
“Tu più di tutti sai quanto odio le bugie e nonostante questo hai continuato a mentirmi imperterrito” Axel si bloccò di scatto e fece un lungo respiro, non avrebbe mai creduto che sarebbe arrivato quel giorno, loro erano sempre stati in sintonia, anche se si conoscevano solo da pochi mesi si erano amati davvero e quella decisione gli faceva male, si sentiva vulnerabile. Ma la rabbia era maggiore del dolore in quel momento “Forse anche noi non siamo destinati a stare insieme”
Roxas rimase agghiacciato da quell’affermazione e per quasi un minuto buono rimase immobile, senza compiere movimento o dire alcunché.
“Co-cosa? Cosa stai dicendo?”
“Roxas, hai capito troppo bene. Io so tutto ormai, non c’è bisogno di mentire con me” Axel proruppe in ghigno sarcastico e senza smettere di parlare si avvicinò alla porta di vetro e uscì in giardino, incurante della pioggia che lo colpiva come una serie di frecce appuntite. Senza attendere un invito Roxas si affrettò a seguirlo fuori, senza preoccuparsi del freddo.
“No, aspetta!” esclamò trascinando con non poca fatica il carrellino nel fango ma alla fine riuscì comunque ad afferrarlo per un braccio e a fermarlo “Cosa intendi con ‘io so tutto’?”
“Quello che ho appena detto” rispose questa volta ad alta voce, tanto era forte la foga con cui si era voltato e si era divincolato dalla presa che aveva fatto barcollare il più piccolo “So tutto… te, Xion, la droga, quello che faceva lei… tutto. Quello che mi basta per trarre le mie conclusioni” da interrogativo lo sguardo di Roxas divenne di puro terrore e Axel non ebbe bisogno di altre domande perché la sua espressione era abbastanza eloquente “Ho trovato una registrazione in cui raccontavi tutto ciò e sai come mi sono sentito mentre la guardavo? Un vero schifo. Mi sentivo preso in giro dalla persona che amavo e non è tutto! Ogni volta che ti ho chiesto di essere sincero con me tu mi guardavi negli occhi e mi mentivi”

“… dopotutto non si può giudicare una persona
senza conoscere i suoi più oscuri segreti, no?”

“Ti prego Axel, cerca di capirmi”
“Capire cosa? Quanto tu in realtà sia stato egoista? Mi spiace ma ne ho avuto la riprova poco fa quando ti ho dato un’altra possibilità… ogni volta che pensavo a quante volte mi hai preso in giro continuavo a ripetermi che prima o poi ti saresti confidato con me perché è questo che fanno le persone che si amano, parlano dei propri problemi, si consolano e si aiutano… alla base di ogni storia c’è la fiducia ma quando questa manca come può sopravvivere un rapporto?” prima di attraversare il giardino ed entrare nell’edificio della palestra, Axel abbassò il tono e con esso lo sguardo, lanciò con la coda dell’occhio un'occhiata densa di dolore verso il più piccolo e si domandò se fosse la decisione giusta “Non volevo arrivare a tanto ma mi hai costretto... abbi cura di te”
Axel aveva sempre avuto un rapporto particolare con la pioggia perché sembrava che le tappe più importanti della sua vita fossero scandite dal quel fenomeno atmosferico. Pioveva il giorno in cui sua madre fu portata d’urgenza in ospedale e pioveva anche quando ella morì, pioveva quando era caduto con la bicicletta e si era rotto il braccio e anche quando Saix l’aveva piantato per Xemnas; però aveva iniziato a rivalutare la pioggia il giorno in cui aveva baciato Roxas, allora non gli era sembrata più tanto spiacevole anche se poco dopo il biondo era stato male. Forse la pioggia era sempre lì per lui per lavargli tutte le lacrime che gli rigavano il volto.
Entrò in palestra completamente fradicio con una postura ricurva e passo lento ed esitante, avrebbe voluto girarsi e guardare almeno una volta l’espressione miserabile dell’altro ma non lo fece, continuò a proseguire spedito verso gli spogliatoi, superando Naminé e un Sora dall’aria persa che aveva assistito alla scena dalla finestra e ora lo guardava con incredulità senza però aprire bocca.
Afferrando la situazione al volo, Naminé incitò il castano a raggiungere Roxas che era ancora fermo sotto la pioggia e poi, fissando il rosso che si allontanava, contrasse l’espressione e sospirò con afflizione “Avevo detto loro di stare attenti altrimenti avrebbero sofferto…”
Nello stesso momento Sora corse in giardino più veloce che poté, attento a non scivolare, e afferrò le spalle del fratello “Cos’è successo?” disse agitato mentre lo scuoteva con vigore. Il volto contratto in lacrime del biondo era più che loquace di per sé ma voleva, doveva sapere per filo e per segno cosa fosse appena accaduto.
“Ho avuto veramente così tanta paura di perderlo che alla fine l’ho perso davvero…” Roxas socchiuse gli occhi, sentendosi improvvisamente attanagliato da uno strano senso di vertigine, la testa pulsava, le ginocchia tremavano così tanto che non sarebbero state in grado di reggerlo ancora per molto, e il petto gli faceva troppo male per descriverlo a parole. Questi fece un respiro profondo e con un braccio si sorresse al castano. “Sor…Sor aiutami tu… credo di aver appena rovinato tutto…”
Axel camminava nei corridoi apparentemente incurante del mondo circostante, con il proprio ipod nelle orecchie e lanciò un’ultimo sguardo al cielo cupo denso di nuvoloni, in quel momento si sentiva tradito proprio come il protagonista della canzone che stava ascoltando. Forse, forse Viva la Vida stava iniziando ad assumere un significato non più così distante anni luce dalla realtà del suo mondo.
“Never an honest word, but that was when I ruled the world”

Tarrytown era una piccola città come tutte le altre. C’era chi combatteva per i propri cari, chi desiderava una vita normale, si soffriva per i propri errori, chi lottava per conoscere la verità e chi si preparava a difendere il proprio onore e gli ideali per i quali si era votato.
"Il cielo è plumbeo... A cosa stai pensando, Xemnas?"


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¹ Negli Stati Uniti la seconda lingua viene inserita solo nei piani di studi di coloro che hanno intenzione di andare all'università (o quelli davvero interessati); ovviamente questo è a discrezione della scuola e del distretto in cui è situata poiché talvolta capita che la lingua straniera sia obbligatoria per tutti. Solitamente si studia lo spagnolo ma nelle scuole private esso viene sostituito dal francese, e dal momento che Axel, Roxas, Sora e tutti gli altri frequentano una preparatory school non è che hanno molta scelta.

² il gravy è una salsa preparata con i sughi di cottura del tacchino e con il quale viene accompagnato nel piatto; la salsa di cranberry è un altro accompagnamento da affiancare al tacchino e al ripieno e ha un sapore più dolce in modo da fare contrasto con la carne insapore e le altre salse salate. Sinceramente non ho idea di come tradurre “cranberry”, sui libri di cucina viene definito come mirtillo rosso ma sono due cose completamente diverse (comunque semmai vi trovaste tipo in Inghilterra o negli States, passate da Whittard e provate assolutamente il cranberry and raspberry tea <3)

³ Bobby Flay è un noto chef americano; presenta vari programmi di cucina, ha scritto libri e possiede svariati ristoranti in giro per gli usa

Penso che la diretta interessata l’avrà già visto ma comunque, harrysdimples mi ha chiesto di disegnarle la scena della telefonata di Axel e Roxas del cap 16 e io con tratto abbastanza pigro ho accettato volentieri, il disegno lo trovate qui.
   
 
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