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Autore: AyakoSoul    09/09/2014    3 recensioni
Favij sta per provare un nuovo gioco, consigliatogli da un utente anonimo, ma qualcosa va storto: perde misteriosamente la memoria e viene catapultato in uno strano mondo dove le mentalità delle persone si ricreano sotto forma di esseri viventi. L'unico modo per uscirne è andare in un altro mondo parallelo al primo, Nemes, ed affrontare le proprie Nemesi di tutti i giorni. Ma una minaccia per oscuri motivi sta decimando le Nemesi e, senza di loro, le persone che incarnavano nel mondo vero finiscono in coma e non riescono più a risvegliarsi. Riuscirà il ragazzo a non morire in un mondo che non gli appartiene?
Tratto dal capitolo 3:
“..Favij eh? Che bei ricordi hai trovato. Sembri quasi una persona..vera. Mi sa che ci divertiremo insieme.” una voce lontana gli rimbombò nelle orecchie, mentre il mal di testa continuava a fargli pulsare la tempia.
Dal capitolo 5:
I suoi dubbi si stavano insinuando nella sua testa, mentre il ragazzo con la mano fu talmente veloce che riuscì a provocargli un taglio laterale al fianco con la sola mano, facendogli perdere molto sangue e causargli un dolore indicibile.
...possibile che fosse Favij?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Favij, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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«Allora io vado a farmi un giro» disse Omega in tono stanco, sotto le raccomandazioni dei due ragazzi che le intimarono più volte di stare attenti.
In realtà, più che di sgranchirsi le gambe, come si era giustificata davanti ai suoi compagni, aveva bisogno di stare un po' sola.
Erano passati cinque giorni dalla prima volta che erano entrati in quel posto maledetto, mentre si erano auto-raccomandati di riposarsi al meglio, e non era più successo niente di strano.
Almeno, non per loro.
Era stanca di molte cose, in quegli ultimi tempi.
Si stava stufando di cercare quelle Nemesi impossibili, che sembravano non finire mai, e ogni volta rischiavano di non uscirne vivi.
Era stanca di tenere il segreto del suo incubo e dei suoi poteri rivelati, e mentre cercava di dormire una vocina insisteva costantemente nella sua testa a definirla....”mostro”, come si fosse convinta di esserlo.
E forse lo era davvero.
Durante la sua osservazione riguardante la Terra, aveva visto molte persone spaventarsi delle cose che non riuscivano a capire, misteri, sia falsi che veri.
E, anche se lo conosceva bene, Favij rimaneva un terrestre.
La cosa che la preoccupava di più era che da un po' sembrava averla contagiata.
Prima del suo arrivo a UaY, aveva visto tutto con imparzialità, o con sconforto, ed era sempre stata cinica verso quei compagni che lei stessa si era creata.
Non aveva mai avuto paura di perdere uno di loro, si era preoccupata, non si era mai sacrificata per chi le voleva bene.
E poi, ogni volta che stava vicina a quel ragazzo iniziava a sentire un leggero tepore riscaldarle il petto. Come se lui fosse la sua unica casa.
Era una sensazione che aveva provato solo con un'altra persona, in una fredda notte in un edificio abbandonata, con un ragazzo dagli splendidi e lucidi occhi blu. La stessa sensazione provata quando le aveva detto il suo nome, o le aveva baciato paternamente la fronte.
Nemes.
E questo la faceva ritornare a un'altra cosa di cui era stanca.
Da quando aveva visto quella figura bianca nel posto pieno di specchi, faceva incubi su di essa, e riviveva costantemente quel momento. Altre volte, invece, c'era il ragazzo dai lunghi capelli d'argento nella sua testa.
E la guardava, disperato. Mentre stava morendo.
Scosse la testa appena quel pensiero, anzi, il ricordo di quel sogno fece capolino nella sua mente, e si incamminò per i corridoi illuminati dalla luce al neon sopra la sua testa.

Steve guardò per molto Favij, la spalla appoggiata al muro bianco, mentre rammendava la roba di camera sua, sogghignando leggermente.
Per un attimo fece ordine nella sua testa per decidere cosa dire, poi avanzò di un passo staccandosi dalla parete e si decise a parlare.
«Favi, devo dirti una cosa, una cosa molto grave» iniziò, cercando di usare il tono più basso e drammatico che gli veniva spontaneo.
Era un bravo attore, lo doveva ammettere.
«Dimmi» lo intimò Favij, leggermente preoccupato.
Il biondo trasse a fondo un lungo respiro, cercando di raccogliere in sé tutte le sue forze.
«Omega...Omega ti ha mentito. E non solo una volta.»
Vide le sopracciglia del ragazzo inarcarsi, quasi non si coglieva la sua espressione sotto il ribelle ciuffo castano.
Allora lui proseguì: «Sì, mi ha confessato tutto – iniziò a gesticolare leggermente – per esempio, credo non ti abbia parlato delle uccisioni compiute vicino all'ospedale, quelle che compie per riempirsi di nuove energie. E nemmeno di quegli squarci sulle pareti, scommetto. Ha tentato di uccidermi, sai? Avevo intenzione di raccontarti il suo segreto e mi ha minacciato...i suoi poteri, quelli che nasconde...li hai visti anche te, no? Ma non hai visto la sua espressione furiosa – fu scosso da leggeri brividi – non aveva nulla di umano. Favi, quella ragazza è completamente ammattita. Faremmo meglio a...portarla alle forze dell'ordine.»
Appena concluse, si disse tra sé e sé che l'espressione sul suo volto era impagabile. Sembrava confuso, scosso, e, in fondo, arrabbiato.
«Io...» cercò le parole, ma gli morirono in gola.
«Andiamo, amico. Li hai visti anche tu gli squarci, no? Non è normale...» continuò il biondo, con espressione glaciale, gli occhi cristallini che risplendevano di una luce maniacale.
Un silenzio tombale riempì la stanza, rotto solo dai ticchettii delle lampade sul punto di spegnersi.
Favij si mise le mani tra i capelli, camminando fino alla porta che dava al corridoio dalla quale era uscita prima la ragazza.
«Ho...ho bisogno di pensare» decretò, e uscì.
Solo nella stanza, Steve sorrise malignamente.


Mentre ancora camminava per i corridoi, la ragazza sentì un allegro fischiettare rimbombare in tutte le stanze circostanti, un suono che la fece rabbrividire. Possibile che ci fosse qualcun altro oltre a lei e i suoi due compagni?
Mentre i fischi diminuivano, lei si avvicinò alla fonte del rumore, svoltando in un paio di vicoli.
Poi, appurò che la fonte dei fischiettii proveniva da una piccola stanza che aveva visto altre volte.
Era una specie di magazzino in cui erano raccolte delle tele da pittore e molti colori in tubetto. Era polverosa e illuminata da una sola piccola lampadina, era un posto che le metteva un po' di soggezione.
La porta era chiusa.
Si decise: afferrò la maniglia e la abbassò, ma sembrava chiusa dall'interno. Provò a strattonarla un paio di volte, prese la porta a calci e la tempestò di pugni,  e quando prese la rincorsa per darle uno spintone non sbatté contro il legno della porta, me contro...qualcuno.
Cadde all'indietro, e sussultò appena alzò la testa per vedere cos'era successo.
Davanti a lei, in piedi con una mano sulla maniglia della porta, c'era un ragazzo alto, pallido e dal fisico asciutto, gli stessi lineamenti di Steve, ma aveva i capelli rossi e gli occhi dorati che la guardavano indifferente dall'alto verso il basso.
La ragazza scattò in piedi, preoccupata per quello che avrebbe dovuto fare: l'ultima volta che lo aveva visto, aveva tentato di catturare lei e Favij.
Ma non scagliò nessuna magia su di loro, e decise di tendere la mano in avanti.
«In questo preciso istante hai disturbato il mio lavoro. Hai qualcosa da dirmi o vuoi deciderti ad andartene?» la sua voce era quasi annoiata, ma i suoi occhi chiari riflettevano una luce particolare, che non aveva mai visto negli occhi di qualcun altro.
Ma lei si decise a rimanere all'erta:«Che diamine ci fai qua?» gli chiese, nel tono più fermo e minaccioso che in quel momento riusciva a usare.
L'altro fece spallucce.
«Mi sono documentato, vi ho seguiti e ho scoperto questa stanza piena di meraviglie – tornò dentro la stanza, e le fece cenno di entrare – allora, vieni?»
Lei non mollò.
«Perché dovrei fidarmi di te?!»
In quel momento sembrò come se il ragazzo finalmente avesse capito perché diffidasse talmente di lui.
«Ma...tu...pensi ancora a quel che è successo la scorsa volta?!» sembrava quasi sconvolto di quella rivelazione.
La ragazza fece un cenno di assenso, e il ragazzo cercò a stento di trattenere le risate.
«Perché...perché non dovrei ancora diffidare?!» le sue guance si stavano arrossando molto in fretta.
Il ragazzo continuò a fare spallucce.
«Semplicemente perché il mio lavoro è finito lì. Vieni dentro...ti spiegherò meglio.»
«Io non entro.»
Il ragazzo roteò gli occhi e la tirò per la tuta nera.
«Non voglio stare qui a parlare, ho da fare. Se ne vuoi sapere qualcosa in più, entra e non fare storie.»
Omega non riuscì nemmeno a urlare da quanto era allibita
La strattonò dentro e chiuse lentamente la porta, poi si sedette su uno sgabello e  prese quella che doveva essere....era troppo buio per capirlo.
«Sei la più vicina, puoi accendere la luce per favore?» le chiese, e lei, stranamente ubbidiente, cercò a tentoni l'interruttore, e la luce della lampadina illuminò tutte le tele e le macchie di colore sparse sulle pareti.
Davanti al ragazzo c'era quella che all'inizio pensava fosse solo una tela intatta...ma davanti a lei c'era un dipinto, che la fece restare senza fiato.
Il dipinto incompleto di un bellissimo tramonto sul lago, con il bosco attorno. I colori si espandevano creando l'impressione di essere veramente di fronte a quel bellissimo paesaggio, in un'atmosfera che toglieva la parola a chi la vedeva.
Ma ancora mancavano molte parti da dipingere, tra cui alcune linee di matita e carbone che si riducevano a due ragazzi in primo piano, al lato destro del quadro, con le braccia l'una sulle spalle dell'altro.
«E'...bellissimo» questa fu l'unica cosa che, con un sospiro, la ragazza riuscì a dire.
Il ragazzo le sorrise.
«Bhe...facciamo le presentazioni. Io sono Silvestro, il fratello di Steve.»
Gli strinse la mano che aveva teso e continuò a guardare quel fantastico quadro. Sembrava che esso avesse eliminato ogni sospetto e diffidenza.  
Ma mentre ancora ammirava incantata quell'opera d'arte, voltò la testa e guardò il ragazzo, accigliata.
«Steve...mi ha raccontato la vostra storia.»
Il ragazzo continuò a stendere pennellate leggere sulla tela, senza degnarla di uno sguardo.
«La sua...bella storiella? Bhe...per metà è vera. Io lo odio. Ma – si alzò in piedi – ti racconterò il resto solo se mi farai un favore.»
La ragazza annuì. «Se mi sarà possibile.»
Sugli occhi di Silvestro si stese un velo appena malinconico, e, col pennello macchiato in mano, iniziò a camminare avanti indietro per la stanza.
«Io...sono sempre stato il disastro della famiglia. Ho...capacità speciali. Posso padroneggiare ogni potere, se lo vedo utilizzato anche una volta sola. E questo...mi ha portato a diventare solo. Non avevo bisogno di nessuno, tranne che di una persona: Steve. Solare, un po' agitato, ma una persona a cui volere bene. Finché non ha sbagliato. Mio padre picchiava nostra madre, una specie di forma di depressione che sfocia in collera, finché lei non ha tentato di ucciderlo e l'ha sbattuta in prigione...mi manca da morire. E a quel bastardo di mio fratello non gliene importa un cazzo.»
Alzò gli occhi per guardare Omega: «Lui mente. Quella storiella è la solita che usa per poter catturare criminali fuggitivi. Io l'ho solo aiutato, perché mio padre usa costantemente come ricatto mia madre, noi due vi abbiamo seguito e appena vi ho visto rubare quello strano bracciale mi sono inventato tutto di sana pianta – si mise le mani tra i capelli – ma non ne posso più.»
Omega era rimasta basita, ma sentiva solo fitte dolorose alternarsi nel suo cuore. Aveva imparato a fidarsi di Steve, non poteva credere a quelle storie.
Scosse la testa:«Non posso crederti.»
Silvestro lanciò a terra il pennello, pieno di collera, spargendo per terra strisce di vernice colorata.
«Io...io...posso dirti perché siete ricercati!» urlò disperato, come se cercasse una speranza vana, e questo colpì molto Omega. Avrebbe voluto saper ancora leggere nella mente delle persone, in quel momento.
Senza che la ragazza dicesse nulla, lui continuò:«Nostro padre ha visto lo scontro col tuo amico e il criminale mascherato, tra i ricercati più pericolosi di tutto Nemes. Ha visto che ti ha risparmiato appena ti sei messa tra il tuo compagno e lui, e pensa che tu possa avere qualche legame con quel tipo. Per questo...mi ha fatto uccidere quelle persone. Per avere più informazioni su di lui!»
«Ma io...io...no c'entro niente!» ribatté l'altra, ma subito le balenò in mente il loro ultimo incontro, e si sentì più confusa di prima. Era possibile che la polizia a Nemes riuscisse a utilizzare metodi così sporchi?
«Quindi» continuò, come se non avesse detto niente «io cercherò di far perdere le vostre tracce. Ma...vi ho seguito, so le cose straordinarie che sapete fare. Ti prego...libera mia madre...riportala da me» la sua voce era molto bassa, e assomigliava molto a un lamento.
Gli occhi di Omega si riempirono di...compassione. E confusione. Sembrava che non potesse più fidarsi di nessuno.
«Io...io...» balbettò «non lo so. Non so che dirti. Io...mi fido di Steve. Ma...grazie di non avermi attaccata.»
Si sentiva di lasciarlo lì, con la sua opera, tranquillo, anche se si sentiva in colpa. Ora era ancora più stanca e confusa di prima.
«Scusami» disse con un fil di voce, ma mentre chiudeva la porta lo sentì mormorare.
«Mi fai quasi credere che tu non abbia mai avuto una famiglia» sentì soltanto quella frase.
Ancora delle stilettate di dolore: era vero. Ma non riusciva ad arrabbiarsi per quella frase.
Non disse nulla, e se ne andò.


Gli sanguinava una mano: aveva appena rotto uno specchio a mani nude, cercando uno sfogo per poi cercare altra calma.
Favij si fidava di entrambe i due compagni, ma aveva visto più volte lo sguardo perso di Omega, come se pensasse intensamente a qualcosa, gli squarci, le sue esitazioni...
Era una ragazza piena di paure.
E sì, gli era sempre sembrata un po' pazza.
Non ci stava capendo nulla in quella faccenda.
Certo, Steve li aveva aiutati molto, ma Omega l'aveva sempre vista come una persona affidabile.
Anche se forse nascondeva più di un segreto.
Scosse la testa, era molto confuso, non capiva più di chi fidarsi.
E questo gli procurava dolore.
«Dannazione!!» urlò con tutte le sue forze, e strinse gli occhi così fortemente che iniziarono a fargli male.
Poi, le luci, improvvisamente si spensero.
Un colpo secco alla testa, un dolore indicibile che gli percorse tutto il cranio.
Poi, tutto fu buio.




…........Messaggio dell'autrice..........
We bella gente! (-3-)
Ok, la smetto do fare così. Scusate la mia temporanea assenza, e se questo capitolo non è molto lungo. Sinceramente, mi stanno venendo in testa nuove idee per nuove storie a più capitoli, e questo un problema. Ho una cartella nel computer con scritto “storie” e ci sono almeno tredici file contenenti tutte storie diverse, aiuto.
Comunque, non ho abbandonato Favij, anche perché i suoi video da un pezzo a questa parte mi fanno ridere più del solito, cosa assolutamente straordinaria. v.v
E nemmeno questa storia. Riguardo ad essa, si stanno creando diverse ship o mi sbaglio? Gente che mi parla, da efp, whatsapp e chenesoio, delle coppie OmegaxNemes, OmegaxFavij...mi manca solo un incest StevexSilvestro e mi si sballa il computer. Per come si svolgerà la questione, starete a vedere hehehe...intanto, domandina: per quale coppia tifate voi? XD * si rintana in un angolino perché si sente egocentrica *.
Comunque, ringrazio tutti quelli che recensiscono positivamente la storia, e la inseriscono tra seguite, ricordate e preferite. :3
A presto ^^,

AyakoSoul
  
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