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Autore: AnnaDepp    09/09/2014    0 recensioni
Parla di una ragazza, soffre di solitudine, di depressione, per tanti problemi. Ma non è del tutto persa, come infatti arriva un ragazzo, ma questo ragazzo l'abbandonerà per un paio di mesi involontariamente. Poi ecco, il suo Angelo. Un ragazzo dai capelli neri e gli occhi profondi..cambierà la sua vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Una mattina ti svegli e improvvisamente ti sembra tutto cosi buio.
Ti senti cosi persa. Il tuo letto è cosi freddo.
Hai l'inverno dentro.
Tutto è cosi incredibilmente, spaventosamente cauto.
Hai negli occhi la paura di non farcela, di non alzarti e di non credere più in te stessa.
Pensi all'amore, a come esso sia cosi misterioso e incredibilmente affascinante. A come vorresti toccarlo, o meglio sentirlo sulla tua morbida pelle candida.
Compri quei tagli con inutili maglioni di tuo padre che ti ha abbandonato quando eri piccola per rimettersi con la sua ex, che hai sempre odiato.
Tua madre non fa altro che darti contro, che dirti che sei sbagliata e che non vorrebbe mai più avere un'altro errore, che sei tu, nella sua vita.
E cosi ti tagli.
Per sentire, ingenuamente, l'odore del sangue, e come il dolore ormai non ti provoca più lacrime. Statica.
Abbandonata.
Brutta.
Inutile.
Fredda.
Non amata.
Hai paura e basta, questa è l'unica cosa che occupa la tua mente dalla mattina alla sera.
Hai il vuoto dentro, e hai paura di mettere le cuffie alle orecchie perchè l'ultima volta che l'hai fatto, non sentivi niente, ma soltanto un eco.
Un eco spaventoso.
Vorresti scappare, ma dove?
Non hai nessuno.
Non sei nessuno.

Ti alzi, fai colazione, sorridi puntualmente e dai il buongiorno a tua madre controvoglia, che tutte le mattine sta sul divano a leggere il suo giornale preferito. Che a te, non importa niente sapere cosa ne pensano gli altri. Non te ne importa da quando nessuno si è interessato a te.
Ti riscaldi quella tazza di latte e caffè e metti in tavola quei due biscotti al cioccolato, tanto per far vedere che sei normale.
Tutte le mattine la stessa cosa.
Tutte le mattine la stessa monotonia.
Voleva avere quel tasto, che hanno i vampiri, i suoi vampiri preferiti della stagione che va in onda ogni venerdì, per spegnere i sentimenti e incominciare a comportarti da cattiva, come faceva il suo vampiro preferito: Damon Salvatore.
Comprendeva i suoi stati d'animo e comprendeva del perchè premeva sempre quel tasto.
Ormai le lacrime non c'erano, e per non sentire dolore, annullava le sue emozioni.
Si interrogava spesso sul perchè non era un vampiro e su esistevano oppure era la solita storia inventata per spaventare i bambini.
So, era stupida come domanda. Era stupido anche il suo pensiero, ma era quello che desiderava. Spegnere ogni cosa.
E non sentire più nulla.
Cosi incominciava a comportarsi come loro. Era affascianata dai vampiri. Ed erano qualcosa di spettacolare per lei.
Si sedette e incominciò a mangiare quei biscotti e a sorseggiare lentamente il suo latte macchiato, mentre guardava uno stupido programma su Real Time.
"Dio, la gente quant'è ignorante e credulona."
Questa era l'affermazione che spesso, tutte le mattine diceva.
Finito il programma, finito di fare colazione. Andava di sopra e prendeva la borsa, per poi riscendere, salutare la mamma con gesto veloce e uscire. Dirigersi a scuola.
La scuola, che noia.
Fortuna che sarebbe finita tra poche settimane.
Non succedeva mai niente di nuovo e di interattivo.
Amava solamente la letteratura, quella poca musica che facevano e la filosofia.
Da grande voleva fare un'altra cosa però...l'Accademia delle Belle Arti. Trasferirsi a Verona nella città che ha sempre amato e aiutare le persone.
Si, le definiva ignoranti, ma qualcuno doveva pur salvarli in qualche modo.
E perchè mai, una ragazza di diciotto anni, avrebbe dovuto aiutare le persone che l'hanno rovinata? Beh, perchè Adelaide era cosi.
Era buona, nonostante il male che aveva dentro. Nonostante i mostri che la divoravano. Nonostante fosse sola.
Nonostante veniva definita diversa e presa in giro.
Nonostante i suoi giorni, e nonostante quello che aveva passato e continuava a passare.
Come stavo dicendo: la scuola era noiosa. Non serviva a niente, o almeno in parte.
Lei aveva una concezione diversa di scuola. Una senza giudizi, una in cui potevi dire la tua senza essere giudicata. Una in cui i voti e le interrogazioni, e le verifiche non esistevano.
Tutte le mattine aspettava l'autobus, che passava davanti casa sua, alle 7.12
Quando arrivava lo prendeva e iniziava a immergersi nei libri. Quella mattina leggeva, ed aveva appena iniziato: L'Ombra del Vento di Zafòn.
Quello scrittore l'aveva salvata in tutti i modi possibili.
Amava scrivere anche lei, ma aveva paura di non essere più capace. Viveva con questa paura, e sembrava farsela nemica ogni giorno che passava.
In radio trasmettevano Sultans Of Swing dei Dire Straits. Erano i suoi idoli.
E si è promessa che presto, sarebbe andata ad un loro concerto.
Si sedette nel suo solito posto. Fila a destra, quarto posto, al lato del finestrino.
In quel bus passa puntualmente 36 minuti della sua mattina. Tutti i giorni.
Arrivò a scuola, dopo un breve tratto a piedi, alle 7.56
Quattro minuti prima che la campanella suonasse.
Nella sua classe c'era un ragazzo che le piaceva parecchio. Aveva gli occhi azzurri come il mare e i capelli ricci e castani. Purtroppo, si conoscevano a malapena il nome. Ci rinunciò.
E decise di aspettare l'amore in una stazione dove si recava tutti giorni dopo scuola.
Intanto, non aveva mai incontrato nessuno, non le aveva mai parlato nessuno, tranne un violinista e un bassista e tranne un vecchietto che cercava sua moglie dopo che l'aveva persa di vista.
Stava sulla solita panchina, mentre guardava le persone che le passavano davanti cercando di capire anche la loro storia guardandole dritte in faccia.
Ritornando tra i banchi di scuola, il suo posto era sempre accanto alla finestra, terza fila questa volta a sinistra.
Mentre quello di Michele era in seconda fila, a destra.
La campanella suonò, e all'improvviso una classe vuota, divenne piena.
Ecco, anche lei voleva diventare quella classe piena. Voleva essere intera.
Non più vuota.
Come invece, si presentava.
Ma comunque...quella mattina, alla prima ora c'era storia.
Anche storia le piaceva, ma mai quanto la filosofia.
L'insegnante era la stessa, quindi seguiva molto attentamente la lezione.
E niente, è inutile spiegare le cinque ore passate su quei banchi.
Nessuno aveva voglia di svegliarsi la mattina per sedersi da qualche altra parte, subire interrogazioni e verifiche e 'cicche' da professori incapaci di capirti.
Dopo scuola, andava nella stazione della sua città e aspettava. Aspettava l'amore.

Quando si faceva sera, e la Luna risplendeva alta nel cielo tornava a casa, e quando era triste incominciava a tagliarsi con la lametta. E piangeva, mentre riempiva quella sua vasca di colore bianco, con il rosso contrasto del suo sangue. Piageva finchè non incominciava a vomitare.
E dopo questo, si immergeva nell'acqua della vasca che riempiva subito dopo. E nell'acqua riusciva a sentire la pace, un attimo senza rumori, senza voci, senza lacrime.

Dopo tolte le sue tracce, come fa un ladro che ruba, se ne andava a dormire, senza nemmeno aver mangiato.
<< Domani è un altro giorno. >>
E' ciò che si ripeteva tutte le notti, dopo sempre le stesse cose.
  
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