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Autore: DanzaNelFuoco    09/09/2014    5 recensioni
Questa storia è stata scritta per partecipare al contest "Quando Harry smise di essere il figlio di Potter" indetto da passionbertotti sul forum di efp e successivamente annullato per mancanza di iscritti.
- Intro:
Piton inarcò un sopracciglio, ma dubitava di essere vagamente minaccioso, non avvolto in un camice bianco da Ospedale.
"Che giorno é?"
"Il 23 di agosto."
Piton deglutì a vuoto. Quattro mesi. Era rimasto in coma quattro mesi.
Quattro mesi di nulla.
"Come mai sei vivo?"
Harry aveva abbozzato un sorriso. "Potrei chiederle la stessa cosa."
"E non saprei darti una risposta."
Harry sospirò. "D'accordo, ha vinto lei."
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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I just wanted to thank you
ovvero, Come il grande Harry Potter ottiene sempre quello che vuole.
 
"Prendi... Prendi..."
Qualcosa di diverso dal sangue colava da Piton. Era azzurro -argento, né liquido né
gassoso, e usciva dalla bocca dalle orecchie, dagli occhi; Harry capì cos'era, ma non
sapeva che fare...
Hermione gli ficcò tra le mani una fiala, apparsa dal nulla. Con la bacchetta, Harry vi spinse dentro la sostanza argentea.
Hermione gli passò un'altra fiala, questa volta piena.
"Fagliela bere, è una Rimpolpa Sangue. Poi dagli questo." disse porgendogli una altra fiala piena.
Harry, prendendola, ebbe una lieve esitazione e si voltò a guardare l'espressione allibita di Ron.
"Gli stiamo salvando la vita. Muoviti." lo rimbrottò Hermione.
Harry fece scivolare il contenuto della prima fiala nella bocca di Piton.
"Ma è Piton!" si ritrovò a esclamare Ron. "É... Voglio dire... È l'assassino di Silente!"
"Ecco... noi..." cincischiò Harry, mentre il contenuto della seconda fiala seguiva quello della prima.
"Noi ne abbiamo parlato mentre tu non c'eri e siamo arrivati alla conclusione che in tutta la storia ci sia qualcosa che non quadra. Il fatto che Piton abbia ucciso Silente..." Hermione si torse le mani.
"... non ci convince." concluse per lei Harry.
"Ma tu stesso lo hai visto!" protestò Ron, mentre Hermione si inginocchiava accanto al corpo semi-cosciente di Piton e iniziava una lenta cantilena disegnando in aria arabeschi con la punta della bacchetta.
"Lo so, però... Concediamogli il beneficio del dubbio. Se ci fossimo sbagliati ci sarà tempo per le contromisure." Si spiegò Harry.
"Intendi dire che ci sarà tempo... se vinciamo." borbottò Ron, ancora poco convinto.
"Sì. Ma non credo che il Signore Oscuro sarebbe felice di vedere Piton vivo, non se é convinto che sia lui a controllare la bacchetta di Sambuco. Adesso la priorità è scoprire cosa contengano i ricordi di Piton. Fidati di noi."
Ron lasciò perdere. Non voleva accanirsi solo perché gli aveva fatto male – oh, se gli aveva fatto male! Noi ne abbiamo parlato, mentre tu non c'eri. Era colpa sua se non era convinto come gli altri perché non c'era quando ne avevano parlato. Ron semplicemente non c'era stato nel momento del bisogno – era scappato – e adesso doveva convivere con quello che le sue scelte comportavano.
Osservò in silenzio mentre Hermione tamponava la ferita che lentamente, combattendo l'incantesimo, stava ricominciando ad aprirsi.
"Non funzionerà, bisogna ricucirlo."
"Sai farlo?" chiese Harry.
"Certo che no! Non sono né un medico né un MediMago! Ma l'incantesimo dovrebbe resistere almeno tutta la notte. Per allora torneremo indietro a rinnovarlo. Spero."
"Non capisco come mai vi ostiniate a volerlo tenere in vita a tutti i costi!" borbottò Ron.
"Perché io lo..."
In quel momento la voce prepotente di Lord Voldemort risuonò per tutta Hogwarts coprendo l'ultima parola pronunciata da Harry e assorbendo completamente l'attenzione di tutti i presenti.
***
Severus Piton aprì gli occhi in una afosa giornata di fine Agosto. Aveva ricordi abbastanza confusi su un paio di occhi verdi e un sapore orribile lungo la gola, ricordi che non avrebbe dovuto avere, non dopo essere morto come era morto. Sempre a proposito della sua condizione di morto - non che lui ne sapesse molto a riguardo -, ma tutte quelle percezioni non sarebbero dovute essere normali. Le ossa gli dolevano e non si sentiva in grado di muovere nemmeno un muscolo –forse perché nella sua condizione di deceduto non li possedeva, eppure li percepiva così intensamente dolorosi...
Il bip di un monitor lo costrinse a convincersi che no, non era morto. Qualcosa doveva avergli salvato la vita.
Qualcosa. O qualcuno.
E improvvisamente a Severus Piton vennero in mente due meravigliosi occhi verdi.
Lily, produsse il suo cervello ancora annebbiato e una sensazione di pace lo pervase.
Lily lo aveva salvato, Lily aveva voluto che continuasse la sua vita dopo essersi sacrificato tanto per sconfiggere il Signore Oscuro...
Un momento, come sapeva che il Signore Oscuro era stato sconfitto?
Il suo cervello balzò alla conclusione che dovesse essere vero visto che era in una stanza d'ospedale e non definitivamente morto, ma la sua consapevolezza era più intrinseca.
Accantonò il problema come momentaneamente irrisolvibile – e d'altronde non poteva immaginare che qualcuno, un ragazzo moro con gli occhi verdi e una cicatrice molto particolare sulla fronte, fosse venuto a trovarlo ogni singolo giorno a raccontargli cosa accadeva nel mondo, Magico e non, facendo penetrare ogni singolo fatto nel profondo del suo subconscio.
Mano a mano che la nebbia nel suo cervello si diradava i suoi ricordi riaffioravano.
Gli stiamo salvando la vita. Muoviti.
Trasalì per la voce inaspettata che gli aveva attraversato la mente. Quella era la voce della petulante so-tutto-io Granger.
Il fatto che Piton abbia ucciso Silente...
...non ci convince.
Come aveva potuto credere che Lily - la sua adorata Lily - fosse ritornata dal mondo dei morti per salvargli la vita? Era stato quello stupido di Potter ad interferire, mentre non avrebbe dovuto. Severus Piton sarebbe dovuto morire il 2 maggio 1997 e invece era ancora vivo. Stupido Potter.
Ma è Piton! É... Voglio dire... È l'assassino di Silente!
Sarebbe dovuto bastare.
Sarebbe bastato a chiunque come valido motivo per lasciarlo al suo destino, per lasciarlo morire. Sarebbe stata una morte degna, ucciso dallo schieramento giusto – non che Piton gioisse all'idea di morire, ma sapeva fin dal principio quanto alta fosse la probabilità e ormai ferito a morte, dopo aver consegnato a Potter tutti i suoi ricordi, aveva cominciato a pensare che forse, forse, lasciarsi andare, passare oltre, e dimenticarsi di Voldemort, Silente, la guerra, quello che aveva dovuto fare, forse non sarebbe stata la cosa peggiore.
Ma questo non era bastato a Potter e alla Granger. Stupidi Grifondoro! Stupida Granger e Stupido Potter!
Quasi chiamato dalla forza del suo pensiero Harry Potter si affacciò alla porta della stanza, per poi ritrarsi stupito dall'aver incontrato un paio di occhi neri aperti.
"Inf... Infermiera! Si é svegliato!"
Una donna in camice bianco, una MediMaga entrò in fretta. Intanto Potter era rimasto accanto alla porta, in imbarazzo, tormentando i bordi della carta crespa che ornava il mazzo di fiori, gigli, che teneva tra le mani.
"Come si sente?" gli chiese professionale.
"Bene."
"Sa dirmi chi é e come si chiama?"
"Severus Piton..." tentennò indeciso su cosa aggiungere. L'ultima volta che aveva
controllato era Preside di Hogwarts, ma dubitava fortemente di esserlo ancora, probabilmente non era più nemmeno professore. E aveva smesso di essere una spia. "Severus Piton."
La MediMaga annuì, poi estrasse la bacchetta e descrisse un arco lungo il corpo del paziente. Dalla punta scaturirono un paio di scintille viola e alcune scintille verdi.
"Bene, mostra una ripresa che non credevamo possibile." comunicò, annotando i risultati sulla cartella clinica. "Penso che potrà andare a casa tra qualche giorno. Forse domani, sempre che i risultati ai test di controllo siano positivi. Presenta alcune irritazioni cutanee, piaghe da decubito in fase iniziale, che siamo riusciti a contenere, ma ad eliminare del tutto mentre lei era privo di coscienza, ma la ferita al collo si è completamente rimarginata tre mesi fa e dai numerosi test che abbiamo compiuto il veleno è stato completamente reso inoffensivo e successivamente espulso dal suo organismo." La donna chiuse la cartella riponendola ai piedi del letto. "Apparentemente lei sarebbe potuto essere dimesso due mesi fa. Se non fosse stato in coma, ovviamente."
Severus assentì con il capo.
"Manderò un'infermiera per i controlli." si congedò lei.
Non appena la donna fu uscita dalla stanza, Potter posò in fretta i fiori sul comodino. Comodino che, solo ora Severus lo notava, era pieno di lettere e vasi di fiori, gigli. Notò una piccola morbosità nella scelta della flora della stanza. Accantonò il problema delle lettere e posò lo sguardo su Potter, dedicandogli la sua più completa attenzione.
Il ragazzo si stava torturando le dita esattamente come prima stava facendo con l'involucro.
Piton si leccò le labbra secche, separandole per la prima volta in molti mesi e preparandosi a parlare.
"Avanti Potter, non stare lì impalato!" la voce gli uscì gracchiante. "Chiudi la porta e siediti." Si schiarì la voce. "E dimmi cosa sta succedendo."
Harry lo fissò con sfida rinnovata nel volto, ma chiuse la porta e sedette. "Cosa vuole sapere, professore?"
Piton inarcò un sopracciglio, ma dubitava di essere vagamente minaccioso, non avvolto in un camice bianco da Ospedale.
"Che giorno é?"
"Il 23 di agosto."
Piton deglutì a vuoto. Quattro mesi. Era rimasto in coma quattro mesi.
Quattro mesi di nulla.
"Come mai sei vivo?"
Harry aveva abbozzato un sorriso. "Potrei chiederle la stessa cosa."
"E non saprei darti una risposta."
Harry sospirò. "D'accordo, ha vinto lei."
E raccontò. Raccontò di come fosse morto e di come avesse incontrato Silente, di come fosse tornato indietro e avesse ucciso il Signore Oscuro con un semplice Expelliarmus. Raccontò di come avevano passato l'ultimo anno in giro per l'Inghilterra, di come avessero cercato gli Horcrux. Raccontò di Ron che li aveva abbandonati e poi era tornato indietro. Raccontò di come avevano cominciato a mettere tutto in dubbio, di come Hermione avesse suggerito che magari Silente avesse avuto un piano. Raccontò di quando avevano parlato con Olivander e di come lui ed Hermione avessero deciso di arrischiarsi a credere che magari Piton non fosse chi diceva di essere. Raccontò tutto senza che Piton aprisse mai la bocca nemmeno per tentare di parlare. Solo quando tacque, il professore decise di esprimere a parole quello che si era limitato a lasciar trasparire dalle espressioni facciali.
"E avete deciso di salvarmi?"
"Sì."
"Come? Ho passato mesi cercando un antidoto al veleno di Nagini." sputò fuori, ammettendo controvoglia la sua unica manchevolezza, la curiosità che prendeva il sopravvento.
Harry sorrise. "Scommetto che ha cercato nei libri di pozioni."
Severus inarcò un sopracciglio. "Dove altro avrei dovuto cercare, Potter?"
"Notechis Scutatus Inhibitor. Dove non può la magia, arriva la scienza."
"Spiegati, Potter."
"É una proteina che inibisce l'azione delle tossine di praticamente ogni veleno di serpente."
"Fammi indovinare, Potter, è stata un'idea della Granger."
Harry sbuffò lievemente, come se non si aspettasse nulla di diverso. "Sì, dopo l'attacco di Nagini a Godric's Hollow abbiamo pensato che un farmaco sperimentale Babbano fosse meglio di niente. Non sapevamo che avremmo dovuto usarla su di lei."
"Salvato dai Babbani!" Piton sbuffò. "Almeno non mi hanno malamente ricucito."
"Beh... Ecco... La ferita non guariva..."
Sebbene fosse sopravvissuto al più megalomane, egocentrico, pazzo Mago Oscuro che avesse mai voluto ucciderlo, Harry fu intimorito dallo sguardo di fuoco che il professore di Pozioni gli aveva lanciato.
"Hanno fatto un lavoro migliore che con il Signor Weasley, comunque." cercò, con poco successo, di indorare la pillola.
Piton strinse le labbra, preferendo sorvolare sulle tecniche barbare che avevano utilizzato per salvargli la vita. Fece scorrere lo sguardo per la stanza e la vista del comodino – quell'aberrante comodino – lo spinse a cercare di chiarire qualche dubbio.
"Perché ci sono tutti questi fiori?"
"Ecco..." Harry si torse le mani, con l'atteggiamento meno spavaldo, meno Grifondoro, meno Potter che Severus gli avesse mai visto. "Vede..." Non voleva essere lui a dargli la notizia, proprio no. Aveva proposto di mandare Kreacher, nella vaga eventualità che Piton si svegliasse, ma Hermione aveva spolverato vecchi ideali C.R.E.P.A. mai abbandonati. E in quella situazione non era come se potesse tirarsi indietro.
"Potter..." lo richiamò minaccioso Piton.
"Ci sono stati dei processi e ho dovuto dimostrare la sua innocenza... Ho dovuto, beh, mostrare i suoi ricordi alla commissione."
"I fiori, Potter!"
"Sono delle sue fan."
"Delle mie...?"
"Fan."
"Fan." Masticò quella parola come se fosse appiccicoso miele andato a male. Il disgusto si dipinse sul suo viso.
"Tu hai mostrato i miei ricordi all'intero Mondo Magico." Non era una domanda.
"Non é stato intenzionale! Io... mi dispiace, pensavo..."
"No. Tu non hai pensato, Potter. Tu non pensi mai prima di agire."
Harry strinse i pugni, intenzionato a non rispondere, conscio di meritarsi un tono tanto tagliente.
"Quindi è per questo che la mia stanza è invasa da gigli? Per Lily?"
Harry per una volta chinò il capo.
"Per Merlino, Potter! Che diamine di interpretazione hai dato a ciò che ti ho fatto vedere?"
"Se avessi saputo che non avrebbe funzionato, non avrei mai fatto una cosa del genere."
"Non ha...Non ha funzionato?" chiese improvvisamente distolto dalla sua furia.
"No. Il Wizengamot ha deciso di temporeggiare. Erano già disposti a darle l'Ordine di Merlino, ma il rospo è intervenuto..."
"Il rospo?" Severus inarcò un sopracciglio nel tentativo di riportare un po' di calma nel suo animo agitato.
Ricapitolando aveva: sentimenti vecchi di vent'anni fissati dalla naftalina del rimorso sbandierati ai quattro venti e mal interpretati, orde di fan che lo riempivano di gigli e lettere, l'imbarazzo per i suoi rimpianti che ormai tutti conoscevano, compreso il figlio di Lily, e per giunta non era nemmeno stato scagionato dal Wizengamot. Ora cosa lo attendeva, Azkaban?
Sarebbe davvero stato meglio morire. Stupido Potter!
"Dolores Umbridge." spiegò Harry. "Ha insistito che la morte di Silente non poteva essere liquidata così in fretta e il consiglio ha deciso di seguire il mio suggerimento e  di affiancarle un Auror per un mese. É solo una formalità."
"Ho ingannato il Signore Oscuro per anni..."
"Ho ritenuto che farlo presente sarebbe stato controproducente."
Severus si stupì. Era stata una mossa quasi intelligente.
"Quindi a chi sono stato affidato?"
"A me."
Severus ghignò, la faccia distorta per contenere la cosa più simile ad una risata che fosse mai uscita dalla sua gola.
"Pensavo avessi detto che mi avrebbero dato un Auror come balia."
"Io sono un Auror, professore." Di nuovo quella finta deferenza che tentava di schernirlo senza troppi risultati.
"Giusto, al grande Harry Potter è concesso diventare Auror senza neppure aver terminato gli studi. Ti stai godendo la celebrità?"
"Sarebbe carino se la smettesse di battere sempre sullo stesso tasto. Crede che sia stato divertente? Crede che mi sia piaciuto essere circondato da persone che mi giudicavano per cosa che non ho nemmeno il ricordo di aver fatto?" Non si accorse nemmeno di aver stretto i pugni. "Crede che non avrei preferito che i miei genitori fossero ancora vivi? Crede che sia stato appagante vivere con delle persone che ti considerano spregevole solo perché sei un mago... e tu neppure lo sai?" La sua voce crebbe di intensità. "Crede che sia stato divertente dormire undici anni della mia vita in un sottoscala? Crede in tutta onestà che un ragazzino che è stato costretto per anni a fare i compiti di nascosto di notte alla luce di una torcia potesse veramente sapere dove trovare un bezoar?"
Ascoltò la tirata di Potter, senza apparentemente dare segno di esserne stato colpito, rendendosi improvvisamente conto di non aver mai realmente conosciuto Potter. "Se ti aspetti la mia compassione, hai..."
"No!" Lo interruppe l'altro veemente. "È questo quello che lei non capisce! Non ho mai voluto la compassione di nessuno, né un trattamento diverso! Volevo semplicemente che lei si comportasse con me come si comportava con tutti gli altri studenti! Non volevo essere diverso, non ho chiesto di esserlo e se avessi potuto dare la mia cicatrice a qualcun'altro, qualcuno di più competente e addestrato e... non so, migliore di me, l'avrei fatto!" Harry si scoprì ansante. Aveva riversato su un Piton convalescente tutto quello che si era tenuto dentro per sette anni.
"Hai finito?" chiese, un'inflessione malevola nella voce.
"Sì." lo fissò con sfida.
"Bene." Un tono duro e tagliente, che metteva fine ad ogni replica.
Harry lo fissò duramente, ma in silenzio.
Severus non distolse lo sguardo nemmeno per un secondo. Quello stupido Potter era uguale a suo padre e magari lui sarebbe stato persino fiero del paragone, mentre in realtà Piton intendeva dargli del Grifondoro stupido, arrogante e viziato... ma poteva davvero dargli del viziato dopo aver scoperto che il suo alloggio per undici anni era stato un sottoscala?
Harry mantenne lo sguardo fisso negli occhi del professore. Rispettava quell'uomo, gli era grato per avergli salvato la vita in tutti quegli anni, addirittura aveva compreso di... no, a quello sarebbe stato meglio pensare in un momento di maggiore lucidità. Comunque non si sarebbe lasciato intimorire, anche se comunicare con lui era quasi impossibile, riusciva a ritorcergli contro tutto quello che gli diceva. Harry aveva buone intenzioni, non aveva mai avuto motivi per odiare Piton se non l'ostilità di quest'ultimo.
“Ma è commovente, Severus. Ti sei affezionato al ragazzo, dopotutto?"
Harry era giunto alla conclusione che Piton si comportasse con lui in quel modo solo perché odiava la parte di James che era in lui tanto quanto amava la parte di Lily. Se solo avesse compreso che lui non era suo padre...
"Grazie."
Questo era sicuro che James Potter non lo avrebbe mai detto, non a Severus Piton.
Lo sguardo dell'uomo si fece più intenso, la sorpresa prontamente nascosta dall'abilità consolidata da anni.
"Come?"
"Grazie."
Alla sorpresa si aggiunse lo sconcerto. "Perché?"
"Perché lei é stato con me molto più onesto di chiunque altro e mi ha aiutato più di chiunque altro."
"Sai perché l'ho fatto."
"Ma é commovente, Severus. Ti sei affezionato al ragazzo dopotutto?"
"A lui?"
"Sì, lo so."
"Dopo tutto questo tempo?"
"Sempre."
Harry si alzò dalla sedia. "Mi dispiace. So che io avrei dovuto essere suo figlio."
Sembrava quasi triste.
"No."
Fu il tono a fermarlo un momento prima di imboccare la porta. Il tono mesto di chi ricorda con nostalgia, ma non con il dolore della perdita. Si bloccò a metà strada, la mano sulla maniglia.
"No?"
"No. Forse una volta ci avrei creduto, perché lei... beh, lei era l'unico essere umano che avesse mai mostrato di apprezzarmi, nonostante quello che ero agli occhi degli altri." Il figlio non voluto e il mostro, il disadattato, il Serpeverde e il Mezzosangue, ma non ci fu bisogno di dirlo. "Ma ero giovane, non ero ancora consapevole che al mondo ci fosse altro, avevamo litigato e lei era morta senza che io potessi dirle niente." Sospirò. Una versione di Piton che Harry non aveva mai visto e che non credeva neppure che esistesse. "Ci sono molti modi di amare, ma no, tu non saresti stato mio figlio."
"Quindi mia madre era solo sua amica?"
"Era più di una amica, ma non sarebbe mai stata una fidanzata."
"Perché?" La domanda gli uscì spontanea, senza che lui riuscisse a trattenerla.
"Per Merlino, Potter! Vuoi un disegnino? Perché non mi piacciono le donne, ecco perché!"
Harry boccheggiò per un istante davanti alla portata della notizia, con un'espressione stupefatta e incredula, come se non potesse credere che Severus Piton, quel Piton, fosse gay. Poi sul suo viso si dipinse un sorriso e abbozzò una risata. "Quando le sue fan lo verranno a sapere, infrangerà parecchi cuori."
Lo sguardo di Piton si indurì e la sua voce si fece tagliente. "Se qualcosa uscirà da questa stanza, saprò chi cercare. E pregherai di non avermi salvato da Nagini."
"D'accordo!" alzò le mani in segno di resa. "Era solo uno scherzo." si chiese se Piton sapesse cosa fosse uno scherzo.
"Vedo che hai preso il senso dell'umorismo di tuo padre." replicò l'altro.
Harry alzò gli occhi al cielo. "Ma lei ride mai?"
"Raramente, Potter. E le tue doti da umorista sono assai scarse."
"Non vuole sentire quella del leprecauno e della strega che entrano in un bar...?"
"Risparmiami, Potter."
Harry trattenne un sorriso per la nota di sofferenza esasperata nella sua voce.
"La lascio riposare, allora."
E uscì dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle, consapevole di non aver mai conosciuto Severus Piton.
***
Caro Severus,
Adesso che conosco la tua storia, mi dispiace tantissimo aver pensato che tu avessi potuto davvero essere un seguace di Tu-Sai-Chi.
So che la vita é stata dura con te e che hai perso la persona che amavi. Quello che hai fatto in questi anni é stato molto coraggioso, soprattutto per tutto quello che hai lasciato che dicessero sul tuo conto senza poterti mai difendere.
Ti sono personalmente molto grata e vorrei...
Severus gettò la lettera al lato destro del letto, senza nemmeno terminare di leggerla.
Aveva smesso di arrabbiarsi davanti alle stupidaggini che gli scrivevano. Cosa ne potevano sapere loro dei sacrifici che aveva fatto? Stupide ragazzine!
"Sto avendo un deja-vu."
Potter interruppe il filo dei suoi pensieri.
"E sai anche cosa vuol dire?" gli chiese in un tono studiatamente stupito.
"Certo che so cosa vuol dire." rispose, riportando gli occhi sul foglio.
Dopo qualche secondo di silenzio, Piton lo chiese. "Allora?"
"Mi ricorda il mio secondo anno, quando fui costretto ad assistere Allock nel rispondere alle lettere delle sue ammiratrici."
Harry ridacchiò del gemito sconsolato di Piton. "Certo, lui era felice di tutte quelle attenzioni."
"Fingerò di non aver notato che tu mi abbia appena paragonato ad Allock."
"Come vuole." Harry si strinse nelle spalle.
L'unico rumore nella stanza fu per lungo tempo il fruscio delle lettere che venivano aperte e poi gettate a terra, a destra quelle delle ammiratrici e a sinistra quelle dei detrattori.
"Vorrei che avessero un po' più di inventiva, almeno." sentenziò gelido Piton gettando l'ennesima lettera a terra. "Spiegami ancora per quale motivo non potrei semplicemente ignorare dichiarazioni di amore eterno e minacce di morte e buttare tutto?"
"Non sarebbe carino." lo redarguì Harry, come se stesse parlando con un bambino piccolo.
Piton lo fulminò con lo sguardo. Ah, se gli sguardi potessero uccidere...
Harry aveva scoperto che trattare con Piton ignorando buona parte della sua acidità funzionava. Soprattutto adesso che non poteva più togliere punti a Grifondoro. Soprattutto adesso che si era messo in pace con sé stesso e aveva incontrato suo padre. Niente di quello che avrebbe detto Piton lo avrebbe più ferito perché sapeva che quello che diceva era la verità – distorta dallo sguardo di un uomo che non aveva perdonato sé stesso e non voleva perdonare nessun altro, ma comunque la verità –, solo che lui non era responsabile per quello che James Potter era stato o aveva fatto.
"Invece dare una scorsa veloce e poi buttarle via senza rispondere é carino?"
Harry sbuffò. "Potrebbero esserci importanti informazioni nascoste nelle lettere minatorie che potrebbero farci scoprire dove si nascondano i Mangiamorte fuggiaschi."
Piton inarcò le sopracciglia, un gesto che ormai era diventata una consuetudine per
Harry. "La verità é che ti diverte, Potter. Nessun Mangiamorte intelligente mi manderebbe una lettera minatoria."
"E di quelli stupidi che mi dice?"
"Che sono già tutti ad Azkaban."
Harry fissò la pila di lettere che doveva ancora essere aperta, la maggior parte delle quale era rosa o profumata o entrambe. "D'accordo mi stavo solo divertendo, nessun ordine dal Ministero."
Il viso di Severus esplicitò quello che la sua bocca non disse. Ma davvero?
Harry fece Evanescere le lettere con un gesto della bacchetta.
"È contento ora?" chiese fin troppo gioviale, come se non si stesse rivolgendo all'untuoso pipistrello, ma ad uno dei suoi amici.
Severus non si degnò nemmeno di rispondere, scocciato da tutta quella confidenza.
Poche cose lo rendevano davvero contento, ultima fra tutte il pensiero che la mattina seguente sarebbe stato dimesso e avrebbe dovuto passare il successivo mese a casa di Potter. Come se quel ragazzino di appena diciotto anni non lo avesse assillato per l'intera settimana –una settimana di riabilitazione dolorosa e non un giorno come quella MediMaga gli aveva ventilato –, facendogli rimpiangere di essersi risvegliato dal coma. Tra l'altro non faceva i salti di gioia per andare ad abitare al numero 12 di Grimmauld Place. Quel posto, che tanto assomigliava a Spinners End per cupezza e grigiore, non gli piaceva neppure quando era costretto a frequentarlo per via dell'Ordine – dopotutto era la casa di Black ed era noto a chiunque avesse passato più di cinque minuti nella stessa stanza con loro quanto quei due non si sopportassero.
Ora però di quell'orribile casa conservava un solo un ultimo cupo ricordo.
"Vuoi che lo faccia subito? O hai bisogno di qualche istante per comporre il tuo epitaffio?"
Poteva ancora vederselo davanti, polveroso e spettrale, che lo accusava della sua morte. Anche se non era vero, anche se era stato uno stupido incantesimo per tenerlo alla larga, anche se era stato Silente stesso a chiederglielo...
"Visto che abbiamo finito, me ne vado. Ha bisogno di qualcosa?"
Piton fece un cenno di diniego con il capo ed Harry si alzò dalla sedia e se ne andò, con un fare fin troppo allegro "A domani".
L'uomo non si preoccupò di fermarlo. Quel ragazzo aveva passato davvero troppo tempo dentro quella stanza d'ospedale con lui.
***
"E questa é la sua camera." Harry indicò con un ampio gesto del braccio la stanza.
La camera di Regulus Black, così come tutta la casa, era stata ridipinta e rimessa a nuovo. Parecchie cianfrusaglie erano state gettate via e ora la stanza rispendeva asetticamente impersonale, eccezion fatta per il baule dell'uomo ai piedi del letto.
Piton entrò, ancora insicuro sulle proprie gambe dopo mesi di inattività.
"Posso fare qualcosa per lei, non so vuole una tazza di tè o..."
"Potter." lo interruppe con un ringhio Piton. "Posso sapere a cosa é dovuta tutta questa affabilità?" 
Quel ragazzo, quell'odioso ragazzo, si stava comportando in un modo troppo gentile con lui. Severus Piton aveva smesso di odiare Harry Potter molto tempo fa, quando quattordicenne era uscito da un labirinto con il cadavere di un compagno di scuola. Era stato quel piccolo insignificante secondo in cui tutto si era fermato, in un terrificante blocco immagine. Harry Potter ferito, ricoperto di sangue e lacrime, una mano a stringere la Coppa e l'altra Cedric Diggory. In quel interminabile momento Piton si era sentito crollare, maledicendosi per non averlo sorvegliato, dandosi dell'idiota per essere stato troppo occupato ad accusarlo di aver infilato il suo nome nel Calice di Fuoco per rendersi conto che no, Potter era stupido, ma non così stupido e che lui avrebbe almeno dovuto prendere in considerazione l'eventualità che davvero qualcuno avesse manomesso il Calice e che quel qualcuno non avrebbe avuto buone intenzioni. Si sarebbe stupito solo in un secondo tempo del prepotente desiderio di protezione che si era scatenato nel suo petto, ma in quel momento era stato naturale provare quella sensazione. Si era dovuto trattenere dall'alzarsi, andare ad abbracciarlo e promettergli che mai, mai avrebbe permesso che il figlio di Lily soffrisse di nuovo così. Dannazione, non avrebbe augurato quel peso neppure al suo peggior nemico, figurarsi ad un ragazzino di quattordici anni che a malapena conosceva il mondo magico, anche se era il figlio di Potter.
Da quel giorno Piton si era costretto a comportarsi normalmente, infarcendo del consueto vetriolo ogni frase che usciva dalla sua bocca, fino a che quel desiderio di protezione era stato seppellito in un cantuccio della sua anima, molto in profondità, e tutto era tornato alla normalità. La cattiveria era abitudine, i suoi metodi bruschi la quotidianità a cui non avrebbe rinunciato, ma l'odio da cui attingevano era scemato.
Nonostante tutto Severus Piton aveva cominciato ad apprezzare Potter, sorprendendo persino sé stesso. Quando Potter, l'Occlumante più incapace che avesse mai incontrato, era entrato nella sua mente mettendo a nudo l'essere umano che era stato prima di diventare l'untuoso e cinico pipistrello bastardo, Piton aveva pensato che avrebbe potuto ucciderlo. Davanti a lui in quel momento c'era un Potter, ma non era Harry e il desiderio di affatturarlo stava diventando sempre più pressante, così l'aveva mandato via. Solo più tardi si era reso che conto della reale portata dell'avvenimento.
Harry Potter era riuscito a penetrare i suoi ricordi ben protetti da una barriera Occlumantica sempre sollevata senza nemmeno sapere cosa stesse facendo. Lord Voldemort no. In quel momento aveva cominciato a provare un briciolo di rispetto. Ma l'argomento Occlumanzia non era più venuto fuori e Piton non aveva davvero motivo per farsi odiare da Potter più del necessario – e di nuovo si era dato dell'idiota quando aveva partecipato alla cerimonia funebre dell'odiato Sirius Black, imprecando contro il suo dannato egoismo che gli aveva impedito di andare a prendere Potter per un orecchio e violare la sua mente fino a che non avesse compreso il meccanismo di Occlusione e lo avesse messo in pratica. Poi Silente era morto, era stato assassinato, e Potter lo aveva inseguito, gli era corso dietro con il pressante desiderio di ucciderlo, di ferirlo e farlo soffrire. Lo aveva odiato quasi quanto si odiava lui stesso. Era persino riuscito a comprendere quel lampo che era passato per un istante nel suo sguardo quando gli aveva rivelato di essere lui il Principe Mezzosangue: tradimento.
La persona che evidentemente – Piton aveva ghignato sarcastico al pensiero dei voti in Pozioni del ragazzo – lo aveva aiutato e gli aveva insegnato quei deliziosi trucchetti altri non era che Piton, l'odiato professore di Pozioni, l'assassino di Silente, il Mangiamorte.
Severus Piton aveva smesso di odiare Harry Potter molto tempo fa, quando quattordicenne era uscito da un labirinto con il cadavere di un compagno di scuola, ma Harry Potter aveva continuato ad odiare Severus Piton per sette lunghi anni, di questo l'uomo era certo. E tutta quella improvvisa gentilezza, quell'ossessiva attenzione ai suoi bisogni, quella continua cantilena di "posso fare qualcosa per lei?" e  "non vuole che la aiuti a...?" non poteva giustificarla che in altro modo.
Pietà.
E senso di colpa.
Pietà per la vita misera che l'uomo aveva vissuto, nel crogiuolo del rimorso di aver ucciso l'unica donna che avesse mai amato.
Colpa per aver odiato Piton e avergli addossato la responsabilità di ogni cosa, mentre in realtà lui era l'uomo più coraggioso che avesse mai conosciuto, o qualunque cosa del genere avesse partorito la sua mente Grifondoro che riusciva a vedere le cose solo in bianco e nero, senza le miriadi di sfumature che stavano tra i due colori.
E senza dubbio la sua vita di solitudine tesa a riparare un errore commesso sedici anni prima doveva averlo spinto a credere di essere in debito con lui o qualcosa di simile.
Da quando si era svegliato Severus si era chiesto spesso se non avrebbe dovuto scegliere con più cura quali ricordi consegnare al giovane Potter, ma –dannazione! – era stato certo della propria morte e di non dover convivere con le conseguenze del suo gesto. In quel momento era più importante che Potter sapesse e davvero non importava che sapesse proprio tutto.
Se avesse avuto anche una vaga idea che le cose sarebbero andate diversamente da come si era aspettato – non che avesse avuto alcun indizio che questo sarebbe potuto accadere – certamente sarebbe stato più attento.
Preferiva essere odiato che compatito.
Comunque non si sarebbe dovuto preoccupare di questo ancora a lungo, vista la discussione che aveva intenzione di scatenare non appena Potter avesse risposto.
L'odio lo conosceva, lo poteva e lo sapeva gestire.
"Allora, Potter?" lo esortò a rispondergli.
"Io... ecco... volevo solo ringraziarla... per tutto quello che ha fatto, intendo."
Severus lo fissò gelido. "Smettila, é snervante."
Harry aggrottò la fronte, come se un concetto tanto semplice fosse incomprensibile.
"Non lo fatto per te," non all'inizio, comunque, "perciò non devi ringraziarmi, né sentirti in colpa o qualsiasi altra cosa il tuo sciocco cuore Grifondoro ti dica di fare per me."
"No, certo, lo so, ma..." tentò di replicare, ma sembrava confuso. "Io non mi sento in colpa." lo disse, rendendo esplicitamente chiaro che non sapesse per cosa avrebbe dovuto sentirsi in colpa.
"E allora perché diamine lo stai facendo, Potter?" Piton cominciava ad innervosirsi.
"Gliel'ho già detto, io voglio solo ringraziarla per quello che ha fatto per me e... beh, tutto il Mondo Magico. Senza di lei l'avremmo persa questa guerra." Harry sospirò.
"Senta, so che lei mi odia, ma davvero non riesco più a capire il perché."
"Parti dal presupposto sbagliato, Potter. Io non ti odio." Lo disse con una semplicità disarmante ed Harry non poté non credergli.
"Allora perché?" Perché mi hai sempre trattato così? Per quale dannato motivo?
"Non ti odio, ma la natura del sentimento che provo nei tuoi confronti non mi é ancora del tutto chiara. E fino a qualche mese fa tu mi odiavi."
Harry parve confuso, tutta quella conversazione lo rendeva confuso. Una delle poche cose di cui era stato sicuro era stato che Severus Piton lo odiasse e ora... provava dei sentimenti? Poteva essere che...?
Le sue labbra si trovarono improvvisamente premute su quelle del professore, lo spazio tra loro annullato quasi magicamente. Si scoprì di trovarle stranamente calde e morbide, invece che dure e fredde come il ghiaccio e la pietra di cui fino a poco prima pensava fosse composto l'organismo dell'altro.
Si ritrovò a non sapere dove mettere le mani, decidendo di lasciare le braccia innaturalmente rigide lungo i fianchi.
Il pensiero di ciò che stava facendo non aveva raggiunto le sinapsi e il suo corpo aveva inserito il pilota automatico, mentre nella sua testa risuonava una singola frase. Ora mi uccide.
Si rese conto che erano già passati almeno tre secondi e l'uomo era rimasto perfettamente immobile, non aveva ricambiato il suo bacio certo, ma non gli aveva neppure lanciato una Maledizione Senza Perdono. Probabilmente era troppo sorpreso per avere una qualsiasi reazione.
Si arrischiò a posare la mano sulla sua nuca e in quel momento Severus Piton sembrò riprendere coscienza della situazione in cui si trovava e reagì.
Allontanò bruscamente il ragazzo da sé.
"Lei mi aveva detto... Io pensavo che fosse..." Potter non completò nemmeno la frase, guardandolo sorpreso e... ferito? Ma in fondo cosa mai si aspettava?
"Avrai pensato che fosse un ottimo scherzo, un bel modo per prendermi in giro, non é vero Potter? O un buon modo per ringraziarmi di quello che ho fatto. O forse che fosse il metodo migliore per sperimentare... Dannazione, Potter, che diamine hai pensato?"
Più le parole gli uscivano di bocca più l'espressione di Harry si incupiva.
"Ho fatto quello che il mio sciocco cuore Grifondoro mi ha detto di fare per me." ricalcò le parole che l'altro gli aveva detto poco prima, con una evidente e sostanziale differenza. "Lei ha detto che prova dei sentimenti per me!" gli rinfacciò, chiedendogli una implicita spiegazione.
"Anche l'odio e l'amicizia sono sentimenti, Potter. Il fatto che io, di fronte a te, provi un qualunque sentimento significa che non sono una statua di sale, non che vorrei sbatterti al muro e..." scoparti? Non terminò la frase, non era nemmeno sicuro che fosse quella la parola a cui aveva pensato quando aveva iniziato a parlare. Cosa gli era venuto in mente? Come gli era venuto in mente? Quello era... Harry Potter!
"Io ho frainteso. Mi dispiace. Pensavo... No, non ho pensato. Come dice lei, io non penso mai." Era amarezza quella nel tono del ragazzo?
Fece per andarsene, ma Severus lo fermò. "Dimmi perché."
Harry si voltò, sorpreso. "Vuole davvero saperlo?"
L'uomo se lo chiese, era tentato di rispondere di no, di lasciarlo andare via e trascorrere quel mese chiuso in quella stanza, poi andarsene e non incontrare mai più quel dannato ragazzino. Oppure poteva dire di sì e ascoltare la motivazione di quel gesto tanto assurdo.
Severus annuì.
Il ragazzo respirò profondamente, cercando le parole. "Lei ha detto che fino a qualche mese fa io la odiavo, ma non é vero."
Piton inarcò un sopracciglio, stupito.
"No, ho smesso di odiarla anni fa. Quando mi insegnava Occlumanzia, io non volevo, davvero non volevo entrare nella sua testa, ma quello che ho visto... Ho cominciato a considerarla un essere umano." Si fermò come in attesa che Piton estraesse la bacchetta e cominciasse a torturarlo, ma l'uomo si limitò ad una replica secca e concisa.
"Ho ucciso Silente. Devi odiarmi."
"Oh, sì, l'ho fatto, per quasi un anno. L'ho odiata come penso pochi abbiano odiato nella loro vita. Sono arrivato ad odiarla anche più di Voldemort, perché, vede," continuò nonostante l'espressione meravigliata di Piton "io mi fidavo di lei, ero sicuro, più che certo, che lei fosse dalla nostra parte e che non avrebbe ucciso Silente, invece..." Harry scrollò le spalle. "Non potevo crederci. Non potevo aver sbagliato a giudicarla così tanto. Ero tornato indietro di sei anni, quando credevo che lei volesse rubare la Pietra Filosofale, mentre invece la stava proteggendo. Non potevo davvero aver fatto un errore di valutazione di quel genere. C'era qualcosa che non tornava. Ci ho pensato a lungo, pensavo di cercare di giustificarla solo perché non volevo ammettere il mio errore, poi..." Si umettò le labbra. "Ho capito cosa non andava e non era lei."
Severus attese in silenzio che il ragazzo continuasse.
"Era il comportamento di Silente. Io l'ho visto combattere contro Voldemort al Ministero, senza offesa, signore, ma sono convinto che anche in quelle condizioni avrebbe potuto fare di più, fare qualsiasi altra cosa. Se davvero avesse voluto, sarebbe sopravvissuto. É..." abbozzò una risata "buffo. Che sia stato Ron a darmi la soluzione, intendo." Si permise una risata vera dopo aver guardato l'espressione di Piton. "Sì, lui era sconvolto dal fatto che Silente non avesse fatto altro che immobilizzarmi. Diamine, avrebbe potuto immobilizzare Malfoy. Non ci avevo pensato all'inizio, ma poi ho cominciato a pensare molto a tutto quello che aveva detto Ron dopo che se ne era andato. Ho passato giorni a spaccarmi la testa sul perché il preside si fosse comportato in quel modo, sul perché l'avesse supplicata di non ucciderlo. Ma non la stava supplicando di non ucciderlo. Ci sono arrivato dopo. Lui stava per morire."
"Ottima deduzione." Severus era davvero sorpreso.
"É stata Hermione. Lo sapeva da quando le avevo raccontato della mano di Silente. Abbiamo fatto due più due." spiegò semplicemente. "Quando l'ho capito sono stato meglio."
Severus lo fissò, non sapendo cosa dire. Era una sensazione che non aveva provato spesso nella sua vita.
"Questo non spiega come mai..." Era imbarazzo quello? "... come mai tu mi abbia... tu abbia fatto quello che hai fatto."
Harry era sicuro di non aver mai visto Severus Piton imbarazzato se non nei suoi ricordi. La carnagione pallida era addirittura lievemente imporporata.
Quasi sorrise, se non fosse stato che per rispondere alla domanda dell'uomo avrebbe dovuto affrontare lo stesso imbarazzo. Lo avrebbe ucciso non appena glielo avesse detto, Harry ne era certo. Il minuscolo dettaglio che aveva omesso, l'insano masochismo che era evidentemente insito nel suo DNA e che lo spingeva ad infilarsi nei guai più disparati. E a innamorarsi di un uomo, dell'ultimo uomo di cui avrebbe dovuto innamorarsi. Che adesso lo stava fissando in attesa di una risposta.
Harry racimolò tutto il coraggio Grifondoro che riuscì a trovare. Via il dente, via il dolore, pensò preparandosi al peggio.
"Misonoinnamoratodilei."
Severus non capì. In realtà non aveva neppure pensato che un essere umano potesse raggiungere quelle velocità. "Ripeti. Respirando, magari. Non vorrei essere accusato di aver soffocato il Salvatore del Mondo Magico."
"Mi. Sono. Innamorato." prese un profondo respiro. "Di lei." chiarì, come se ce ne fosse davvero bisogno.
Severus sgranò gli occhi. Sarebbe stato meno sorpreso se gli avesse rivelato che un redivivo James Potter se la faceva con la Piovra del Lago di Hogwarts.
"Se é uno scherzo..."
"Non lo è."
"Quindi tu hai pensato..."
"Ho frainteso, lei mi aveva detto di essere gay e io ho frainteso. Ho sentito quello che volevo sentire. Ecco tutto. Mi dispiace. Non deve preoccuparsi, non tenterò di rifarlo."
"Bene." disse secco e un lampo di dolore passò negli occhi di Harry.
"Io... la lascio disfare i suoi bagagli. Se ha bisogno di qualcosa sono di sotto."
Severus avrebbe voluto fermarlo, avrebbe voluto che quello sguardo disperato sparisse dai suoi occhi. Di nuovo quel desiderio di protezione nei confronti del ragazzo. Severus sapeva di essersi affezionato al ragazzo, nonostante quello che aveva risposto a Silente quando glielo aveva chiesto, gli voleva bene, poteva persino spingersi a definire quello che provava come una sorta di brutta copia dell' amore di un padre per un figlio, perché come il ragazzo aveva detto in un altra vita Harry sarebbe stato suo figlio.
Ma Severus non aveva mai pensato a nessun altro tipo di sentimento, e perché avrebbe dovuto? Il ragazzo lo odiava – o almeno così aveva pensato – e aveva la metà  dei suoi anni, sarebbe stato... impensabile. E non avrebbe mai pensato che anche lui fosse omosessuale. Ma non doveva importargli. Non doveva assolutamente importargli, aveva vent'anni più di lui.
Poteva essere che...?
Si lasciò cadere sul letto, guardando il soffitto. In cosa si era andato a cacciare?
***
Piton era rimasto chiuso in camera un intero giorno a riflettere su quanto Harry Potter gli avesse rivelato e su cosa invece provasse lui. Non che fosse riuscito a capire molto, comunque, visto che ogni volta che pensava a Potter gli tornava in mente quel bacio ed era così dannatamente sbagliato che non riusciva a capire come mai non riuscisse a seppellirlo in profondità ed ad analizzare il problema con obbiettività.
Era sceso per pranzo e la tensione era stata palpabile. Avevano consumato il pasto in un silenzio innaturale, fino a che Piton non ne era stato davvero seccato.
"Andiamo, Potter, siamo due adulti..." la sua espressione faceva chiaramente intendere che non era del tutto sicuro di considerarlo come un adulto "é davvero necessario essere così..." non riuscendo a trovare una parola adeguata, proseguì. "Fingerò che la conversazione di prima non sia mai avvenuta, se può essere d'aiuto."
Harry alzò lo sguardo dal piatto, studiando l'uomo dall'altra parte del tavolo.
"No. Va bene, così." Harry posò la forchetta nel piatto, senza nemmeno sapere cosa questo contenesse, e lo fissò sfrontatamente. "Davvero. Posso convivere con quello che faccio, dico e penso."
"Bene."
Il silenzio calò di nuovo, mentre Harry tornava a mangiare meccanicamente.
"Dannazione Potter!" Il rumore della sedia che strisciava, lo colse di sorpresa. Harry lo fissò dal basso in alto, la forchetta sollevata a mezz'aria.
"Non puoi fare così solo perché qualcuno ti ha detto di no! Dimostrami che mi sbaglio quando dico che sei abituato ad avere tutto!" Fu accanto a lui in un movimento secco e veloce, di quelli che avrebbero fatto svolazzare il suo mantello nei corridoi di Hogwarts, e lo prese per le spalle, ma senza scuoterlo.
Harry lo fissò, era così maledettamente vicino. Deglutì rumorosamente. "Lei ha detto di provare sentimenti non del tutto chiari. Cosa intendeva? Deve dirmelo, per favore."
"Potter, io non ti odio, mettitelo in testa."
"Perché?"
Piton lo fissò indeciso su cosa dire. "Perché tu non sei tuo padre, per quanto gli assomigli."
"E allora cosa pensa di me?"
"Perché é così importante per te?" chiese stizzito.
"Perché io sono... Sa già cosa provo per lei, non mi costringa ad umiliarmi più di quanto non abbia già fatto. É naturale che io voglia conoscere la sua opinione su di me!"
"Io penso che tu sia uno stupido, arrogante, coraggioso, leale e innocente ragazzino assolutamente incapace in Pozioni."
Harry sorrise tristemente. "Allora perché non vado bene?"
"Sei un ragazzino, Potter. Se solo io avessi vent'anni in meno..." si pentì immediatamente di aver aggiunto l'ultima frase.
"Sei uno stupido, Piton." Se non mi ammazza adesso, non mi ammazza più.
Si sporse verso di lui e lo baciò di nuovo. Si allontanò immediatamente per controllare la reazione dell'uomo. Severus aprì lentamente gli occhi e sospirò tristemente. "Sono dannatamente debole."
Harry sembrò non comprendere immediatamente quello che aveva detto. "Mettiamo in chiaro una cosa, Potter, io non ti amo." Di nuovo quel lampo di dolore nei suoi occhi e Piton si maledisse per quella fitta che lo aveva colpito al petto quasi contemporaneamente. "Dovresti cercare qualcuno di più sentimentale per stare con te."
"No, io voglio te." si ostinò dannatamente capriccioso.
"Perché?" chiese l'altro esasperato.
"Perché no?"
"Oh, per un sacco di motivi tu non dovresti stare con me."
"E quali sono invece quelli per cui tu non dovresti stare con me? Va bene, non mi ami, non é necessario, posso accontentarmi."
"Ma non ti dovresti accontentare!"
"Questo é un problema mio."
Piton sembrava pronto per ribattere, ma Harry lo zittì con un cenno.
Il cipiglio di Severus si fece pericoloso, pochi avevano avuto l'ardire di trattarlo in quel modo.
"Non mi trovi attraente? Non sono interessante?"
"Non ho detto questo, ma..."
"Rispondi: sono sì o no una persona che ti piacerebbe frequentare?"
Lo guardò con sguardo carico di aspettativa e Piton non poté mentirgli come si era proposto. Non con il rischio di vedere quel dolore sul fondo delle sue iridi verdi.
"Sì, lo sei." Harry sorrise. "Ma non sono davvero convinto che io potrei esserlo per te."
"Questo non importa, tu non sei un buon giudice di te stesso."
Harry gli gettò le braccia al collo e lo baciò, facendo passare le dita tra i suoi capelli.
Severus sapeva che avrebbe dovuto resistere lasciava scivolare le mani lungo le braccia del ragazzo fino ai suoi fianchi,  sapeva che c'erano un sacco di buoni motivi per non cedergli mentre ricambiava il bacio, ma con Harry così vicino stava così bene e lui non stava con un uomo da troppo tempo, da quando... Da quando era tornato Voldemort. Con un click il suo cervello collegò tutto. Da quando aveva cominciato a provare affetto per Harry. No, no, no, no! Si disse che con il ritorno del Signore Oscuro non aveva avuto molto tempo per quel genere di relazioni sociali. No, non poteva essere per Potter, non doveva essere per Harry. Avrebbe significato che lui era... La nausea lo assalì.
Si allontanò in fretta. "Scusami, io non... Io non posso."
"No, no, no!" esclamò Harry in un crescendo che divenne quasi un grido, ma che a Severus sembrò soltanto la brutta copia di quello che era appena avvenuto nella sua testa. "Perché quando sono con te sbaglio sempre qualcosa? Devi darmi una possibilità. Se davvero non mi odi devi darmi la possibilità di stare con te." Harry parve quasi isterico. "Me lo devi, ho pensato per tutto questo tempo che tu mi odiassi."
Le dita del ragazzo erano ancora fra i suoi capelli, il suo viso era così vicino che a Severus bastarono pochi secondi per colmare quella distanza e coprire le labbra di
Harry con le proprie. Si era davvero rammollito se bastava qualche preghiera del ragazzo a farlo cedere. Quello ricambiò il bacio con passione, aggrappandosi ancora di più a lui. Socchiuse le labbra e cercò con la lingua quelle di Severus, che in quel momento proprio non si ricordava come e perché avesse potuto essere tanto riluttante fino ad un momento prima. Presto cominciò a mancare l'aria e fu un bacio ansante, fatto di bocche che non si volevano separare e corpi per cui l'ossigeno non era abbastanza importante. E qualunque cosa ci fosse nei loro piatti fu prontamente dimenticata.
Ci fu il momento in cui si ritrovarono sul divano del salotto e Piton era sicuro di non sapere come ci fosse finito e improvvisamente l'intero corpo di Harry era sdraiato, premuto, sul suo e le sue mani erano sulla sua schiena, troppo indecentemente vicino ai glutei ed ebbe la consapevolezza di dove tutto quello sarebbe andato a parare.
"Potter, se non mi fermi adesso, non sono sicuro di potermi fermare poi." ringhiò non appena le loro bocche si separarono per prendere aria. Ma non era sicuro che avrebbe comunque potuto fermarsi.
"Non voglio che ti fermi." gli bisbigliò vicino all'orecchio per poi cominciare a mordicchiarlo e Severus si ritrovò nell'imbarazzante situazione di non saper cosa fare della sua bocca e la posò sul collo del ragazzo.
Ci fu il momento in cui il divano era diventato troppo scomodo ed erano rotolati sul tappeto nuovo che Harry aveva comprato e Severus aveva riso – ed Harry non aveva la più pallida idea che Piton sapesse ridere e che la sua risata fosse così... calda – perché l'altro aveva sbattuto contro il tavolino con il gomito.
Ci fu il momento in cui non fu più importante avere addosso dei vestiti, in cui la pelle calda e sudaticcia sfregava contro il tappeto e le voci erano prima un sussurro e poi un grido, un bisbiglio spezzato a metà e una roca cantilena.
Ci fu il momento in cui entrambi presero coscienza di quello che avevano appena fatto.
Ci fu il momento in cui Harry sorrise e si sentì pieno, completo, appagato, perché era consapevole di aver appena fatto l'amore.
Ci fu il momento in cui Severus si diede dell'idiota per aver sporcato tanto candore e rimpianse di non essersi saputo controllare.
Poi ci fu il momento in cui vide il sorriso di Harry e pensò che se lo rendeva così felice non doveva essere qualcosa di così malvagio.
"Penseranno che ti abbia circuito affinché testimoniassi che non sono un Mangiamorte." sospirò Severus.
"Non devono per forza saperlo." rispose Harry dandogli un bacio a fior di labbra.
"Quando scadrà il mese dovrò andare via, come giustificherai il fatto che ti venga a trovare?"
"Tu... tu vuoi che questa cosa vada avanti!" lo fissò sconvolto. Pensava che sarebbe stato altrettanto difficile convincerlo a continuare quello che stavano facendo.
"Sì." rispose, non ci aveva nemmeno pensato, gli era venuto così naturale pensare che sarebbe continuata. "Non era quello che... Non era quello che volevi?"
"Sì, certo che era quello che volevo!" si affrettò a rispondere. "Potresti continuare a vivere qui, se... se ti va bene, ovviamente."
"Ci penserò." Non voleva dargli troppe speranze, non voleva essere ferito quando Harry si sarebbe allontanato da lui una volta accortosi che in giro c'era di meglio. Ma se quello che in quel momento Harry voleva era lui, l'avrebbe reso contento.
***
"Dovrò andare via per una missione. Ventiquattrore, niente di più, ma é fuori sede. Partirò un po' prima, torno domani pomeriggio."
Il tavolo della colazione era quasi completamente sparecchiato.
"Mi farò sentire con la Metropolvere nel frattempo."
"D'accordo." disse l'uomo senza neppure degnarsi di alzare gli occhi dalla Gazzetta del Profeta.
Harry lo fissò preoccupato. Era la prima volta che si allontanava da Grimmauld Place in quelle tre settimane. Non che ci fosse un reale pericolo, solo che Piton aveva avuto parecchie crisi di coscienza in quel breve lasso di tempo ed Harry temeva che lasciandolo da solo uno dei suoi rimorsi si facesse sentire.
"Allora vado." si alzò dal tavolo e lo aggirò per posizionarsi di fianco a Piton.
"Non sopporto quando mi ignori."
"Non ti ho ignorato, ho compreso perfettamente quello che hai detto."
"E allora perché non smetti di leggere?"
"Questione di priorità, suppongo." il tono acido costrinse Harry a sbuffare.
"Ci vediamo domani." lo salutò, posandogli un bacio sulle labbra e distogliendolo dalla lettura. Piton sembrò scocciato da tante smancerie, ma in fondo non gli davano così fastidio.
"A domani." rispose quasi automaticamente.
Non dovette aspettare molto, giusto tre ore, per vedere la testa di Potter comparire nel caminetto la prima volta, poi una seconda e una terza, mano a mano che le lancette dell'orologio scandivano inesorabilmente il tempo.
La testa di Potter fiammeggiò nel camino, per l'ultima volta alle sei del pomeriggio.
"Piton?" richiamò l'attenzione dell'uomo e quello sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo.
"Potter."
"Volevo solo vedere se stavi distruggendo la casa, mentre ero via. Sai, il ruolo di sorveglianza."
Piton sogghignò. "Non sono io il pericolo in questa casa. Penso che quando tornerai domani pomeriggio la troverai perfettamente intatta."
Harry sollevò gli occhi al cielo. "Se hai bisogno di qualcosa c'è Kreacher. Ogni tanto passerò a controllarti, se ne avrò la possibilità."
Il sopracciglio di Piton schizzò verso la fronte. "Ma davvero?"
Harry sbuffò, poi si avvertì un indistinto rumore di colluttazione provenire dall'altro lato del camino. Per qualche secondo Piton si ritrovò a fissare una fiamma vuota, poi la testa di Harry comparve di nuovo.
"Devo andare." lo informò e senza nemmeno dargli il tempo di rispondere scomparve, mentre un inquietante sferragliare metallico sfumava nel contatto perso. Severus si costrinse a non preoccuparsi e sprofondò nella poltrona su cui era seduto.
Potter non aveva dato alcun segnale di vita nelle successive cinque ore e Severus aveva cenato in fretta, l'orecchio teso nel caso Potter comparisse nel camino.
Dopocena era tornato a leggere sulla poltrona, ma non c'era assolutamente bisogno di preoccuparsi. Potter era sopravvissuto un infinito numero di volte al Signore Oscuro e l'ultima volta era riuscito a ucciderlo, nessuno dei suoi seguaci sarebbe stato peggio, sperando che la sua dose di fortuna non si fosse esaurita. Senza rendersene conto il capo crollò contro il poggiatesta e le dolci braccia di Morfeo lo accolsero. Furono sogni tormentati da cadaveri, Mangiamorte in lunghi mantelli neri, Potter, Potter sanguinante, Potter morto, Potter torturato.
Si svegliò la mattina seguente, i muscoli del collo indolenziti per l'orribile posizione.
Passò il resto del giorno a leggere le stesse due frasi di pagina 253 di "Aconito: veleno o medicina? Come e perché la Strozzalupo influisce con gli effetti della luna piena." e decise che non ne avrebbe ricavato niente.
Comunque non c'era motivo di preoccuparsi visto che Harry sarebbe tornato quel pomeriggio e davvero era ancora troppo presto. Sicuramente non aveva trovato un camino o non aveva avuto il tempo o l'occasione per aggiornarlo. Cercò di convincersene, ma non riuscì ad abbandonare la poltrona che per pochi minuti.
Mentre il pomeriggio sfumava nella sera, Severus cominciò a dare voce alle sue preoccupazioni. Si sentiva vecchio e impotente, rinchiuso in una casa mentre l'unico altro posto in cui avrebbe voluto essere era accanto a Potter cercando di far sì che non venisse ammazzato.
Il sonno lo colse davanti alle braci di un fuoco che ormai si stava spegnendo. Sotto le sue palpebre chiuse sfrecciarono immagini agghiaccianti di morti atroci e poi, poco prima che la luce del giorno lo costringesse ad aprire gli occhi, Voldemort che lentamente torturava Harry per ricevere da Piton un'informazione che lui gli avrebbe volentieri dato, se solo l'avesse conosciuta.
Si svegliò sudaticcio e appiccicoso per l'incubo, ma tutto passò in secondo piano quando il portone si aprì.
"Grazie, Ron. No, davvero puoi andare non c'è bisogno che entri." Severus udì distintamente la voce di Harry, poi un borbottio indistinto che riconobbe per Ronald Weasley e il rumore di una porta che si chiudeva. Avrebbe potuto immaginare il ritratto della Signora Black – se solo il ritratto avesse ancora avuto facoltà di parlare dopo il Muffliato che Harry gli aveva lanciato contro – gridare contro la "feccia di mezzosangue, traditori del sangue e sodomiti che infangavano la sua casa" e ridere delle scuse che Potter si sarebbe affannato a trovare, sempre che i suoi amici già non sapessero. Ma non era dell'umore giusto per scherzare.
Scattò in piedi non appena il ragazzo varcò la soglia del salotto.
Qualche livido, qualche graffio, un taglio che doveva essere stato abbastanza profondo sulla guancia destra e il braccio sinistro appeso al collo da una fascia bianca.
"Scusa, mi hanno trattenuto una notte al San Mungo sotto osservazione. Sai, per il braccio." fece un gesto non curante con la mano sana.
Severus annuì.
"Sei ferito?"
"Sto bene."
"E il braccio?"
"Non é niente di serio."
"Pensavo ti fosse successo qualcosa."
"Ti stai preoccupando per me?"
Cercò di racimolare un briciolo di crudeltà, quel tanto che bastava per rispondere che no, ovviamente no, perché mai avrebbe dovuto preoccuparsi, se fosse morto sarebbe solo stato un favore fatto all'intera comunità, invece si ritrovò a baciarlo con la disperazione di chi credeva di aver perso di nuovo, aggrappandosi alla sua veste.
Sentì le labbra del ragazzo aprirsi per lo stupore, ma non si spinse oltre. Fu Harry a posare la mano sana sulla sua nuca e a premerselo ancora più vicino, ricambiando il bacio. Forzò le labbra dell'uomo con la propria lingua, meravigliandosi che non fosse stato l'altro a farlo per primo e presagendo una crisi di rimorsi in arrivo. Fece scorrere la mano lungo il suo collo, mentre quello rimaneva aggrappato alla sua divisa da Auror come un naufrago ad un salvagente.
Poi Severus si allontanò e si ricompose. Si lisciò inesistenti pieghe sulla veste nera.
"Io... mi dispiace. Non avrei dovuto. Non é stato consono."
Harry lo fermò, posandogli una mano sul braccio. "Hai cambiato idea?" Non permise che la paura filtrasse dal suo tono.
"Io non posso, Harry. Sono troppo vecchio per te."
Harry sbuffò, per l'ennesima crisi di coscienza che sembrava aver scosso l'uomo.
Doveva evitare di lasciarlo troppo solo con i suoi pensieri se non voleva dover affrontare quel discorso tutte le volte. "Non dire stronzate! Se non vuoi stare con me non devi trovare scuse."
Piton fu piccato dal tono usato dal ragazzo. "Non sono scuse."
"Sì, invece. Vediamo se ricordo quali altre cazzate stai per dirmi. Che sei un uomo? Beh, indovina, non mi importa. Che sei stato un Mangiamorte? Hai già pagato questo sbaglio che tutto il dolore che hai subito."
"E del fatto che sono stato innamorato di tua madre che mi dici? "
Harry sembrò non avere una risposta immediata, ma rifletté abbastanza a lungo da trovare una risposta. "Hai ragione, sei stato. Tempo passato. E adesso?"
"No. Adesso non lo sono più." fu costretto ad ammettere.
"Allora cosa ti impedisce di stare con me, Severus?" chiese quasi supplicante. Stava puntando tutto sulle emozioni, doveva far leva su quel lato umano che era riuscito a vedere.
Severus sospirò e si prese qualche secondo per rispondere. "Niente."
Harry respirò, non si era nemmeno reso conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. Spostò la mano dal suo braccio e la posò sulla sua schiena, non sapendo se fosse sbagliato aspettarsi che Severus si ritraesse di scatto. Ma il professore non lo fece.
"Tu sai che tutto questo é profondamente sbagliato e decisamente non etico?"
"Ti sbagli." lo contraddì. "Non sono più un tuo studente."
"Come se questo facesse una qualche differenza." borbottò.
"Non hai mai dato peso a quello che la gente pensava di te, perché dovrebbe importarti ora? Dannazione hai lasciato che ti credessero un assassino! Stare con me non può essere peggio." Poi si fermò come se avesse compreso qualcosa a cui non aveva ancora pensato. "Ma tu vuoi stare con me? Perché altrimenti davvero non so perché sto ancora parlando."
"Sì." Severus rispose prima di aver avuto il tempo di ragionare, poi si accorse che tutto quello che Harry aveva detto era vero. Aveva torturato, ucciso e mentito. Stare con un ragazzo con vent'anni meno di lui non era la cosa meno morale che avesse fatto. E se non era un problema per Harry non lo sarebbe stato per lui.
Severus pensò che in quel momento non importava niente, non importava l'età, il sesso, cosa ne avrebbe pensato la comunità magica.
Quando tutto questo – questo salvarsi la vita a vicenda ed essere in debito l'uno con l'altro – ha smesso di essere disprezzo ed é diventato amore? Quando hai smesso di essere il figlio di Potter, Harry? Quando hai smesso di essere un odioso bastardo, Severus?
Ci avrebbe pensato in un secondo momento. Forse c'era un motivo se non era morto.
Aveva una seconda possibilità e non aveva intenzione di sprecarla.
Facendo attenzione al braccio che Harry portava appeso al collo gli si avvicinò e lo baciò. "Sì, voglio stare con te, Harry." poi lo fissò seriamente. "Come se il grande Harry Potter non ottenesse sempre quello che vuole."
Harry scoppiò a ridere, se non altro non si sarebbe annoiato. Non poteva avere nessuna garanzia che quella sarebbe stata l'ultima crisi o che lui e Severus sarebbero rimasti insieme per sempre, ma per adesso quello era un ottimo inizio. 

  N.d.A.
Io non devo mettermi a scrivere le slash, che poi non mi    vengono, i personaggi fanno quel cavolo che gli pare, vanno  decisamente OOC, delirano nei dialoghi e poi mi decido a  pubblicare, ma non mi piace mai quello che scrivo. Ha senso questa storia, questa trama? Ha un filo logico o è solo un delirio da fanwriter? Mah, tanto se fa schifo non recensisce nessuno, perciò mi metto l'anima in pace.  Qualche nota che abbia un po' più di senso oltre ad uno sfogog artistico:
 - Il contest partiva da questo presupposto:  "Severus ha amato Lily Evans per più di vent'anni, è dunque improbabile che s'innamori di suo figlio da un giorno all'altro. Se volete scrivere una FF che parta dall'inizio, ovvero da prima che scoprano di essere reciprocamente interessati, cercate di svilupparla in modo credibile." Ci ho provato, andando modificare le percezioni di alcuni avvenimenti riportati nei libri. Discrepanze con l'opera sono dovute a questioni di trama. 
- Le frasi iniziali in corsivo sono tratte da "Harry Potter e i doni della morte", così come alcune altre frasi nel corso del testo. 
- Il Notechis Scutatus Inhibitor esiste davvero, la spiegazione su cosa sia è nel testo. Tra l'altro la ricerca è Australiana, quindi ho pensato che fosse credibile che Hermione potesse conoscerla avendo scelto di mandare i suoi genitori in Australia. L'unica anomalia è cronologica, nel 1997 non era ancora iniziata la sperimentazione. 
- Non ho resistito e ho appioppato delle fan a Severus. (Io sarei tra loro!)
- Il libr
"Aconito: veleno o medicina? Come e perché la Strozzalupo influisce con gli effetti della luna piena."  me lo sono inventato io. Alzi la mano chi ha riconosciuto il riferimento a Teen Wolf. 
Penso di aver finito.
A presto, DNF

 
  
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