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Autore: startariot    09/09/2014    3 recensioni
*dalla storia*
"Harry è onesto e non riesce a non ammetterlo a se stesso.
Avrà sempre bisogno di Louis."
[1.764 parole]
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*toc toc* 

Ciao a tutti! E’ da un po' che non posto qui. Sinceramente non so neanche questa strana creazione da dove è uscita fuori, ma chi scrive mi capirà, l’ispirazione viene quando meno te l’aspetti. Diciamo che questa cosa che ho scritto non rispecchia nemmeno ciò che io penso dei Larry in questo momento, o meglio non totalmente. E’ solo una stranissima cosa che ho pensato visti gli ultimi avvenimenti, ed alcune canzoni che ho ascoltato. 

Questa volta nemmeno le mie fedeli amiche sanno nulla di questa OS, quindi sorpresa anche per voi, perdonatemi. Sono un sacco insicura, perché non ero nemmeno convinta di postarla inizialmente visto che a me le OS corte non piacciono e questa lo è. Proprio per questo ci terrei davvero tantissimo a sapere cosa ne pensate, che sia qui in una recensione o su twitter, sono @burningraynes 

Detto questo, vi lascio alla lettura x

 

P.s. come al solito, ringrazio Federica, Anna e Laura per il supporto anche se questa volta è un'incognita anche per voi questa storia.

C.

 

 

 

 

 

 

 

 

“Things were all Good yesterday

But then the devil took your memory

And if you fell to your death today 

I hope that heaven is your resting place”

 

 

 

 

 

È il pomeriggio del 4 Settembre quando Harry, nella soleggiata Los Angeles, riceve la notizia. Sua nonna paterna era morta. 

All'inizio ci mette qualche minuto per realizzare quello che è appena successo. Pensa di essere in un enorme incubo perché no, sua nonna non può averlo lasciato davvero. All'inizio pensa che non sia accaduto davvero perché lui doveva essere lì, doveva salutarla, dirle quanto ci tenesse a lei, doveva essere accanto a lei a stringerle la mano, come lei faceva quando lui era un bambino. Ma lui era LA, lontano migliaia di km da lei. 

In fondo, sapeva che prima o poi sarebbe successo, vista l'età avanzata. Ma un conto è immaginare di perdere una persona cara, un conto è perderla davvero. E in quel momento, Harry se ne rende conto, la tristezza lascia spazio all'enorme senso di colpa per non esserci stato per lei, quando forse ne aveva più bisogno. 

 

Gli basta qualche minuto per sfogare le sua frustrazione e realizzare che deve prendere il primo volo per Londra. Così, improvvisamente si dirige verso la sua camera da letto, prende il primo borsone che gli capita sotto gli occhi e, tra le lacrime, prendere un paio di cambi e, senza neanche rendersene conto, è fuori casa, lasciando alle sue spalle il rumore della porta di casa sua.

 

 

“Darling, hold me in your arms the way you did last night

And we'll lie inside for a little while, here oh

I could look into your eyes until the sun comes up”

 

 

Il giorno dopo Harry è a casa sua, nella sua camera da letto, raggomitolato su se stesso. Non si è mosso da quando è arrivato, nemmeno il tempo di abbracciare sua madre e sua sorella che si è rifugiato nella sua stanza. Anne e Gemma sanno che Harry è fatto così, che è così che lui elabora il dolore. Perché Harry è il più piccolo, ed anche il più sensibile della famiglia. E’ quello a cui le cattive notizie vanno dette quasi pezzo per pezzo, per dargli il tempo di metabolizzarle. E’ quello che, in questi momenti, vuole stare da solo. Sanno anche che Harry, in questi momenti, avrebbe bisogno di una persona. Ma quella persona non può esserci. 

O almeno così credevano. 

E in fondo, non restano sorprese, quando Louis si presenta alla porta di casa loro, porgendo le sue condoglianze e chiedendo di poter vedere Harry. Anne sorride, nonostante la situazione sia tutt’altro che felice, perché nonostante tutto,

realizza che il legame tra Louis e suo figlio è indistruttibile. 

Possono non stare insieme, ma ci saranno sempre l’uno per l’altro. Perché l’amore a volte non basta, ma il sentimento rimane lì come la fiamma che, assopita, continua a bruciare quando si spegne un falò. 

Perché sono Harry e Louis. Semplicemente. 

 

E’ così che Louis lo trova: seduto sul suo letto, occhi rossi e gonfi e ricci scomposti, come lo aveva lasciato l'ultima volta che erano stati davvero insieme. Solo che questa volta, non sta piangendo per lui. Questa volta, Harry sta provando un dolore diverso, Harry sta soffrendo per qualcun altro. Questa volta, Louis è lì per Harry. 

 

Louis non può far altro che essere lì per lui, perché sa cosa si prova a perdere una persona cara. Louis non riesce a non curarsi di Harry, perché nonostante tutto, lo ama ancora. E probabilmente non smetterà mai di farlo. 

 

Ma a volte l'amore non è tutto. A volte non basta. Louis lo sa bene questo, altrimenti starebbero ancora insieme. Altrimenti sarebbero anche Harry e Louis.

 

Ora sono due entità separate. 

Harry. Louis. 

Nulla più di questo. 

Era iniziato tutto due anni prima: fai parte della band più acclamata del momento, hai tutte le attenzioni su di te e non puoi permetterti sbagli. Hai i tuoi compagni di band che ti accompagnano nel tuo viaggio e il sostegno della tua famiglia. Hai tutto, o forse nulla quando non puoi mostrare il vero te. Quando devi fingere una personalità che non è la tua. Quando quello che mostri ai tuoi fan, le persone grazie alle quali sei cioè che sei, una persona che non è il vero te. Era la sua più grande paura, perdere se stesso. Il suo più grande sogno si stava trasformando nel suo più grande incubo. 

 

E allora la fama a cosa serve? Realizzare il tuo sogno a cosa serve se non è il tuo vero io a trarne beneficio?

Come puoi essere felice con una persona se non sei felice con te stesso?

 

Se un vaso cade, si rompe. Puoi rimettere insieme i pezzi, ma più il vaso cade più i pezzi diventano piccoli e distinguerne i bordi per rimetterli insieme diventa difficile. Impossibile. La loro relazione era come un vaso. E il loro vaso era caduto troppe volte. 

 

Questo è stato l'inizio, per Louis. 

L'inizio della fine. Ricordava ancora l'ultima discussione, la riviveva ogni giorno nella sua mente, cercando di trovare l'appiglio che gli permettesse di tornare indietro, di tornare da Harry. 

 

 

 

 

 

**** 

 

 

 

 

"Non ci posso credere!" aveva esclamato Harry, entrando nel loro appartamento e sbattendo la porta d'ingresso. 

 

"Harry..perché..", iniziò a rispondere Louis, appena dietro di lui, ma fu travolto dal fiume di parole del più grande. 

 

"Non ci posso credere! L'hai fatto di nuovo!", sbottò Harry, alzando la voce. Era iniziato tutto da un semplice scherzo con i ragazzi, finendo in una vera e propria discussione. Succedeva spesso negli ultimi tempi. "Quando pensavi di dirmi che avevi organizzato una vacanza con i tuoi amici? Quando pensavi di dirmi che porterai con te Eleanor? Davvero Louis? Capisco gli stunt ma adesso...te la porti in vacanza?", disse Harry gesticolando nervosamente. 

 

"Harry, calmati...possiamo parlarne..", rispose Louis cercando di calmarlo. 

 

"Calmarmi? Louis tu parti domani. Se Zayn non avesse fatto quella stupida battuta, quando me lo avresti detto? Quando avevi la valigia in mano? Oh no aspetta, forse non me lo avresti nemmeno detto. Ormai funziona così.”

 

"Non è così, lo sai...", sussurrò Louis, interdetto. 

 

 "Non so niente Louis. Io non so più nulla ormai.", rispose il riccio freddo e impassibile.

 

"Cosa stai dicendo Harry?"

 

"Che non so più niente di te. Non parliamo più, non so più cosa fai, non sei più il Louis che conoscevo. Il mio Louis." 

 

"Harry non..."

 

"Non dire che non è vero. Da quanto tempo non passiamo la serata, insieme? Insieme davvero? Saranno settimane, forse mesi. Prima mi raccontavi tutto Louis, tutto. Adesso mi rivolgi la parola solo se si tratta di lavoro. Vorrei sapere cosa ti è successo..cosa ci è successo...ma probabilmente non mi dirai nemmeno questo.”, Louis, impassibile, non faceva che incassare il colpo, rimanendo in silenzio. Perché Harry aveva ragione. E Louis aveva ignorato la questione per troppo tempo. 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

"Louis...", è un sussurro, quello di Harry, ma Louis lo sente benissimo. Ed è in grado di riportarlo immediatamente alla realtà. "Sei qui.." La voce di Harry sembrava sorpresa, come se non so aspettasse quella visita, ma allo stesso tempo, come se in cuor suo Harry sapesse che Louis ci sarebbe stato, lì per lui. In cuor suo, sapeva che forse era tornato immediatamente a Londra anche per questo, per trovare il suo conforto.

 

"Harry...", risponde Louis, incerto. Come se non sapesse che reazione aspettarsi dal ragazzo di fronte a lui. "Ho pensato...hum...ho pensato Che avessi bisogno di qualcuno..", aggiunge poi, quasi imbarazzato. 

 

"Io...uhm...", non fa in tempo a mettere insieme una risposta, Harry, che qualche lacrima scivola leggera sulle sue guance. 

 

"Ehi...", sussurra Louis, avvicinandosi al bordo del letto sul quale Harry si è ormai steso, ripiegato su stesso per nascondere le lacrime. 

 

"Non doveva andare così....non adesso....tu non dovevi vedermi così...", sono frasi sconnesse quelle che pronuncia Harry tra le lacrime, ma arrivano a Louis come tante piccole lame. Perché nonostante tutto, il piú grande odiava vedere il piú piccolo ridotto in quello stato.

 

“Harry, queste cose non possiamo deciderle noi…lo sai che…”, iniziò a dire Louis con tono carezzevole. Le stesse carezze che posava, delicate, sul capo del riccio, rassicurandolo. 

 

“Dovevo esserci Louis. Io dovevo…salutarla…”, dice Harry, nascondendo di nuovo il viso nel cuscino, soffocando un singhiozzo. 

 

“Harry non devi sentirti in colpa per questo…tua nonna non vorrebbe vederti così, lo sai. Te lo diceva sempre…”, sussurrò Louis

 

“Te lo ricordi?”, chiese Harry sorpreso, alzando lo sguardo verso di lui.

 

“Ricordo tutto, Haz”, rispose il più grande sorridendogli. Per un attimo, Harry rivide Louis, quello vero. Quello che avrebbe fatto di tutto per strappargli un sorriso se era triste, quello che sempre sorridente. Il suo Louis. Harry non gli rispose, si limitò a sorridergli, a sua volta.

 

Passano tutta la giornata così, seduti sull’enorme letto della camera di Harry. Due chiacchiere e qualche sorriso strappato sulla bocca del più piccolo. Qualche lacrima, perché se c’è una cosa che Louis non poteva fare, era portar via la tristezza dagli occhi, e dal cuore, di Harry.

Un bacio, perché i momenti di debolezza sono così: ti colgono e non puoi fare niente per fermarli. Ed Harry e Louis non avevano voglia di fermarsi.

Louis si ferma a dormire a casa di Harry, perché non ha il coraggio di lasciare Harry, e Harry non ha il coraggio di far andare via Louis. Il giorno dopo, Louis resta con la famiglia Styles, per il funerale. Resta per la seconda sera consecutiva a casa di Harry, perché è troppo tardi per lui per mettersi in viaggio verso Doncaster, ed è fin troppo stanco per viaggiare. La mattina dopo, si svegliano quasi contemporaneamente, lui ed Harry, e il più piccolo gli confida che ha intenzione di partire per Los Angeles quel pomeriggio. Partirà con Anne, Robin e Gemma, che non vogliono lasciarlo solo. 

 

“Allora, ti va un tazza di tea caldo, prima di partire?”, chiede Louis poi, mantenendo un leggero sorriso. 

 

“Lou, non dovevi fare tutto questo…”, inizia a dire Harry, ma viene prontamente fermato dalla risposta di Louis, che lo fa sorridere. 

 

“Tu lo hai fatto per me quando ne ho avuto bisogno. Tu hai avuto bisogno di me. Hai bisogno di me.” 

 

Harry è onesto e non riesce a non ammetterlo a se stesso. 

 

Aveva bisogno di Louis, perché è l’unico in grado di capirlo. 

Aveva bisogno di Louis, perché aveva affrontato una situazione simile prima di lui.

Aveva bisogno di Louis, perché nessuno lo conosceva come lui, nonostante tutto.

 

Harry lo sa.

Avrà sempre bisogno di Louis. 

 

 

“And we're set alight, we're afire love”

   
 
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