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Autore: CassandraBlackZone    09/09/2014    1 recensioni
[sequel de A person to remember]
Qualcosa nel mio petto inizia a pulsare violentemente, e un caldo tepore si espande in tutto il mio corpo, raggiungendo subito il cervello. Fa quasi solletico, ma fa anche terribilmente male. E ancora non riesco a muovere nemmeno un dito. Sento i neuroni che esplodono uno dopo l’altro, le cellule che muoiono e rinascono simultaneamente, e il sangue ribolle nelle vene. Pian piano una luce dorata inizia ad avvolgermi leggera e, con un piccolo sforzo, decido in fretta il colore dei miei capelli.
Genere: Avventura, Fluff, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La sala di comando brulicava di persone, ognuna con cinque o sei incarichi diversi: c’era chi doveva controllare le oscillazioni delle onde sonore nell’aria, chi la quantità di ossigeno assorbita, e quant’altro. Tanti piccoli compiti che insieme avrebbero dato le informazioni di cui avevano bisogno. Dopo tanto tempo, era il momento di lavorare come prestabilito da ormai trent’anni. Non era più una semplice esercitazione.
“Signore. È stata segnalata la presenza di un Occhio dell’Armonia. Credo sia un TARDIS!” urlò dopo venti minuti una ragazza da una postazione.
“Sarà un falso. Come tutti gli altri. Cerca di non agitarti” rispose una voce profonda al centro della sala, calma e annoiata,“Sarà il solito falso.”
“No, signore” continuò lei, con la voce che le tremava e il sudore che le colava dalle tempie al mento  “E’ lo stesso e identico Occhio dell’Armonia!”
L’uomo smise di tamburellare coi polpastrelli sul bracciolo della poltrona, e si alzò sogghignando “Ci siamo.”
Non curandosi degli spintoni che dava a chiunque fosse sulla sua strada, lui si avvicinò alla postazione, con gli occhi già puntanti sullo schermo “Combaciano gli schemi?”
“Sì, signore. Se spostiamo le due immagini, pur presentando delle incongruenze, sono compatibili” la giovane subordinata fece scivolare le dita sul pannello di controllo semisferico e fece combaciare i due diagrammi, riducendone la trasparenza in uno di questi ultimi.
“Trent’anni, eh?” L’uomo passò la sua lingua su tutti e trentadue denti soddisfatto “Bene. Molto bene. È giunto il momento. Lui ne sarà entusiasta.”
“Dobbiamo avvisarlo?”
“Oh, non ti preoccupare” l’uomo si picchiettò la fronte con l’indice destro “Lo sa già.”
 
Un soffitto infinito. Pareti di metallo. Un enorme rotore cilindrico sull’enorme consolle di controllo.
Matt si aspettava tutti i classici elementi che era abituato a vedere quando aveva il suo TARDIS, e non si aspettava di certo una foresta amazzonica con tanto di ruscelli, laghetti, alberi secolari e paludi.
“Astrid, com’è la situazione fuori?”
“E’ tutto tranquillo, Dalila. Possiamo pure procedere con lo squarcio del vortice del tempo.”
“Perfetto. Tieniti pronta.”
“Cos-… un momento!! Come sarebbe a dire squarcio?!” si allarmò Matt, ancora perso in quel cielo azzurro macchiato di nuvole. Era menta peperita quella che sentiva nell’aria? In una foresta amazzonica?
“Guarda che puoi appoggiare Asia sull’erba. Non ci sono insetti velenosi, li ho tolti questa mattina.”
“Ah, questo mi tranquillizza di più.”disse sarcastico Matt mentre si inginocchiava.
Asia sembrava non avere più la febbre, respirava di gran lunga meglio e dormiva più serenamente. I suoi capelli avevano smesso di allungarsi e accorciarsi, e il colore si era fermato su un bel rosso ramato. Erano lunghi e leggermente mossi come quelli della sua collega e amica Karen prima che se li tagliasse. Sul naso e sotto gli occhi, la pelle era puntellata di lentiggini poco visibili. In sé la corporatura era rimasta la stessa, o così parve a Matt. Che sia questo il suo aspetto definitivo, si chiese.
“E’ davvero impressionante,” Dalila si avvicinò e si sedette accanto a Matt con in mano il suo palmare “ la sua rigenerazione è avvenuta circa cinque ore fa e le sue cellule si sono riformate già tutte. Si vede proprio che è una ragazza speciale.”
“Ora… sta bene?”
“Non lo vedi con i tuoi occhi? Sta benissimo. Ha solo bisogno di riposare. E anche tu.” La donna era pronta a rialzarsi, quando Matt la tirò giù prendendola per il polso “Oh, ma ce l’hai proprio con il mio polso, eh?”
“Voglio che ora mi spieghi tutto. Per filo e per segno. Che cosa è successo?”
“Senti, abbiamo molto da fare. Non è facile spiegare tutto così…”
“Non sono stupido. Siamo su un TARDIS, abbiamo tutto il tempo.”
“E’ un TARDIS d’emergenza. C’è una bella differenza.”
“Allora riassumi.”
Dalila imprecò a bassa a voce in fretinan, la sua lingua locale. Sapeva che avrebbe avuto a che fare con l’ennesimo umano curioso e impaziente, ma sapeva anche che avrebbe avuto a che fare con un essere umano determinato e incurante dei pericoli a cui sarebbe andato incontro. Su questo ne era certa: qualcosa del Dottore gli era veramente rimasto.
Doppelganger.”
“Come?”
“E’ così che si riferiva a te, in questi ultimi tre anni.”
“Tre anni? Da voi sono già passati tre anni? Ero convinto che…”
“Il progetto MAGEIA si occupa anche del tempo di distacco fra i nostri mondi. Credimi, tre anni su qualche mese è già un grande traguardo.”
MA…GEIA?” ripeté confuso Matt.
“Allora aveva ragione. Il tuo subconscio ne era a conoscenza, ma solo indirettamente.”
“E’… una cosa importante?”
“Non per te, ma per me sì” Dalila aggiornò velocemente il suo palmare aggiungendo quel fatto a lei singolare “davvero interessante.”
“Scommetto che il taccuino era una copertura. Tutte le nostre sedute le registravi con quello” scherzò Matt.
L’aliena annuì inarcando un sopracciglio “Come sei perspicace. Allora non sei stupido.”
Matt smise di sorridere incredulo “Avevo… ragione?”
“Ma lo sei abbastanza da non capire che non lo sei.”
“Quindi… tu ti sei sempre finta la dottoressa Miller?”
“Non ho finto, io lo ero. Non esiste nessuna dottoressa Miller laureata in psichiatria nel tuo universo.”
“Ah, capisco.”
“E’ stato il Dottore ad ordinarmi di tenerti d’occhio.”
“Il… Dottore?”
“Quel verme! Mi ha lasciato un misero biglietto scritto in rosso con tutto il suo folle piano! Mi ha fatto prendere Astrid in fretta e furia, per non parlare degli ologrammi.”
“E per trent’anni sei rimasta a Londra?”
“Ovviamente no,” rispose lei roteando gli occhi, “ho sempre usato Astrid.”
“Ma… non avevi detto che era un TARDIS d’emergenza?”
Io posso viaggiare solo  da Londra alla nostra dimensione.”,si intromise la voce squillante di Astrid, “Per quello sono d’emergenza.”  
“Sentita la ragazza?”
“S-sì… Ho afferrato.”
“Il suo occhio dell’Armonia viene dallo stesso occhio del TARDIS del Dottore. Per quello è così… frizzante? Si dice così?”
“Sì, penso sia appropriato.”
“Ma nonostante tutto, è un gran bel TARDIS.”
Ti ringrazio.
Tra quel verde immenso, la voce di Astrid e Dalila, Matt si sentiva come in un déjà vu. Proprio come fece Asia, Dalila lo salvò da morte certa. Come si sentì prima a disagio e poi al sicuro, così si sentì lui dopo aver iniziato a conversare con le due donne. Man mano che parlavano gli argomenti passano da com’era la vita di attore di Matt, a come era stato vivere come il proprio personaggio e infine a come è stato vincere la guerra.
“Allora anche tu fai parte della Lega, dico bene?”
“Sì, diciamo che è così.”
“Perché?”
Era evidente, già solo dagli occhi, che Dalila si sentiva a disagio nel rispondere. Le ci vollero venti secondi buoni prima di poterlo fare. “Se devo essere sincera io è il Dottore eravamo nemici.”
“Davvero?”
“Io vengo da Fretin-X34, uno degli ultimi pianeti ad aver deciso di far parte della Lega. Il nostro sovrano ne era contrario.”
“E il motivo sarebbe…”
“Che voleva essere il solo è unico sovrano dell’Universo.”
“Oh… insomma… il classico cliché.”
“Esatto.”
“Beh, lo era solo il sovrano, giusto? Voi tutti volevate questa alleanza.”
“Non esattamente.”
Matt si sporse in avanti senza dire nulla. Dalila si accorse della curiosità dell’umano e sbuffando riprese a parlare. “Io facevo parte dei traditori del re. Effettivamente ero contro le sue decisioni, ma non ero pienamente d’accordo sull’alleanza. Avevo paura.”
L’aliena avvicinò le ginocchia a se e si perse nello scorrere del ruscello davanti a loro. Il suo sguardo era fisso su una foglia rinsecchita che si lasciava trascinare dalla corrente.
“Paura di cosa?” la riportò alla realtà Matt.
“Che sarebbe stato come lui. Il Dottore. Già il nome incuteva terrore tra di noi. Così decidemmo di attaccarlo. Ma alla fine…”
“Alla fine scommetto che vi ha fermati con una bella parlantina.”
Dalila spalancò gli occhi sorpresa. Era come lui le avesse letto nel pensiero. Che non fosse veramente umano, pensò.
“Fa sempre così. Lui è l’uomo, o meglio, l’alieno che non usa mai le armi. O almeno… so che lui non userebbe mai delle armi.”
“Difatti era così. Noi tutti eravamo armati fino ai denti, mentre lui ne era privo. Ha alzato le mani e ha chiesto venia.”
“Un classico.” Sogghignò Matt immaginandosi la scena. Ricordava bene che il suo Dottore era sempre costretto ad alzare mani e arrendersi, o semplicemente perché credeva l’unica soluzione possibile. Era sempre divertente vedere Steven ridere di lui sotto i baffi e dietro la cinepresa.
“Poi… non lo so. E’ stato molto breve, e alla fine cedemmo. Lasciammo che ci desse anche dei nomi ad ognuno di noi, prima di far parte della Lega.”
“Un nome? E perché?”
“Noi traditori in realtà eravamo un clan, uno dei tanti. In essi i fretiniani non sono considerati tali, e perciò invece di un nome viene assegnato un numero.”
“Ma cos’è? Un carcere?!”
“Benvenuto nel mio mondo.”
“Beh è una cosa positiva, no? Vi ha aiutati in fondo!”
“Positivo un corno! Io lo detesto il mio nome!”
“Eh?”
“Me lo spiegò, sai? Il suo significato. Dalila significa traditrice in una lingua terreste chiamata ebraico! Non è molto confortante come cosa!”
In un impeto di rabbia, Dalila si alzò e calciò un sasso, poi due, tre, fino ad arrivare a cinque. Infine, urlò a pieni polmoni tutta la sua frustrazione.
“Non sono affatto orgogliosa di essere una traditrice. Per tutto questo tempo ho fatto ciò che mi chiedeva perché mi sentivo in debito con lui. Dei suoi grazie e sei la migliore non me ne faccio proprio nulla! Maledetto codardo! Ti odio!”
“No. Non è affatto vero.” Una voce giovane e calma, coprì parzialmente quell’eco di urla e insulti “Tu non lo odi, e non pensi sia un codardo.” Più continuava, più l’eco spariva pian piano, fino a diventare un nuovo eco con un timbro più dolce e rilassato.
“A…Asia?” riuscì solo a dire Matt, poiché impegnato a sorridere.
Lentamente, la giovane signora del Tempo si alzò per sedersi incrociando le gambe. Scosse la testa e si pettinò con le mani la chioma rossa per snodare i nodi e controllare la loro lunghezza. Sbatté più volte le palpebre, affinché i suoi occhi, che erano rimasti uno verde e uno azzurro, si abituassero alla forte luce del sole artificiale.
“Asia!” balbettò velocemente Dalila arrossendo “Già… già sveglia?”
“Ma come? Non lo avevi detto tu prima? Io sono speciale.” Scherzò lei.
“Un momento… allora vuol dire che eri già sveglia?”
Asia annuì sincera e sghignazzando sotto i baffi “Mi dispiace tanto, Dalila. Davvero.”
“Tu… tu non dirai nulla a tuo padre, vero?”
“Oh, ma dai! Come se lui non lo sapesse già!”
“Che vuoi dire?”
“Sa bene che tu lo odi, ma nonostante tutto lui ti vuole bene! Non disperare.”
Di nuovo l’aliena arrossì violentemente “Ma… chi si dispera?! Piccola insolente!!”
“Ahahah!”
“Asia? Sei… veramente tu?”
Asia si girò di scatto verso un Matt ancora scioccato, con gli occhi ormai prossimi alle lacrime e il corpo completamente pietrificato. L’emozione che l’attore provava in quel momento era al di sopra di qualsiasi altra cosa avesse mai provato. Al di là degli incubi, in fondo lui ancora sperava di poter incontrare il Dottore, River, ma soprattutto  Asia: la sua Asia. Che fosse un sentimento paterno ereditato dal Dottore, non gli importava. Era e sarebbe rimasta la più bella sensazione mai provata in vita sua.
“Sì, Matt,” rispose lei semplicemente, allargando un sorriso “sono proprio io.”
Il risultato era prevedibile. Asia allargò subito le braccia, prima che Matt si gettasse su di lei. Fortuna per lei che dietro ad aspettarla ci fosse della morbidissima erbamela per attutirle la caduta. Sulla spalla destra, delle calde lacrime di gioia scesero fino al braccio.
“Asia! Oddio! Non sai quanto mi sei mancata! Asia!”
“Piano! Piano Matt! Così mi strozzi!! Ahaha!”
“Oh, Asia. Ma guardati! Hai i capelli rossi!” disse lui tra le lacrime e accarezzandole i capelli.
“Sì, lo so. Li adoro!”
“Ho paura…. Che tuo padre si arrabbierà con te per questo. Lo sai, no?”
“Non è mai stato rosso!”
I due amici ritrovati risero all’unisono riabbracciandosi di nuovo,questa volta piangendo insieme.
Dalila rimase in silenzio, vicino al ruscello.
“Bene. Sono davvero contenta di aver finito di rigenerarmi. Ora dobbiamo passare alle cose più importanti. Sai del segreto di Dalila e l’hai conosciuta quanto basta.”
“Aspetta, che vuoi dire con cose importanti? E’… successo qualcosa?”
Asia si morse il labbro inferiore, cercando di evitare gli occhi preoccupati dell’umano “Purtroppo… è successo qualcosa di terribile.”
“Al Dottore?”
“Non solo.” disse Asia con la voce che le tremava.
Matt le strinse le spalle per rassicurarle “Dimmi, Asia. Che cosa è successo?”
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
Ok… mi dispiace… mi dispiace davvero… purtroppo quest’estate ho dovuto combattere con due materie… l’anno scorso, avendo dovuto affrontare un’operazione, durante l’estate ho avuto a che fare con la fisioterapia… ma ora… Ho recuperato, sono in quinta liceo ( mamma che paura!!) e penso proprio che sono pronta per riprendere a scrivere!!
Ad essere sincera… mi aspettavo di scrivere di meglio… ma volevo assolutamente pubblicare!! Perciò… ecco qui!! Spero vivamente di riuscire a pubblicare ogni settimana da ora in poi!!
A presto!!
 
Cassandra
   
 
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