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Autore: Maiko    10/09/2014    2 recensioni
Che c'è che non va in me? Continuo a fare questi sogni. E per qualche ragione tutti riguardano Sam. Devo essere malato o qualcosa del genere.
[Ultimate Spiderman - SpideyXNova]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Peter Parker, Sam Alexander
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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NdMaiko: chiedo scusa per l'attesa, cercherò di aggiornare più in fretta, in futuro :) grazie ancora a chi segue la storia, chi ha recensito e chi semplicemente ha letto arrivando fino a questo capitolo! Spero vi piaccia, e scusate per gli eventuali errori di traduzione -alcune frasi mi hanno proprio messo in crisi!
Disclaimerla storia non mi appartiene. E' la traduzione di "Dreaming di OkiKitty su Fanfiction.Net.
http://www.fanfiction.net/s/9093596/1/Dreaming



4. Dream 4
 
- Peter POV –
 
Quattro settimane.
Quattro settimane da quando questi sogni erano iniziati, e non ero più vicino a scoprire cosa significassero di quanto lo fossi stato due settimane prima, quando avevo fatto quell’incubo sulla morte di Sam. Infatti mi avevano confuso ancora di più, e avevo iniziato a comportarmi diversamente con lui. I nostri litigi erano diventati meno frequenti, ma forse questo era dovuto al fatto che avevo iniziato ad evitarlo. Avevo notato che tendevo a perdermi nei miei pensieri nei momenti più inopportuni, come…beh, come ora, per esempio.
“Spider Man!” gridò Power Man “Puoi distrarti un’altra volta?!”
“Uh? Oh, sì.”
Power Man era sollevato in aria da uno dei dischi di Wizard.
I Terribili Quattro avevano causato un bel guaio a Midtown, ma eravamo riusciti a metterne al tappeto due, anche con me che ero distratto. Gli unici rimasti erano Wizard e Klaw.
Sparai le ragnatele in faccia a Wizard per accecarlo e, mentre stava cercando di togliersele, Nova lo colpì facendolo schiantare al suolo privo di conoscenza. White Tiger saltò sulla schiena di Power Man e con i suoi artigli distrusse il disco anti-gravità.
Iron Fist, che era riuscito a soggiogare Klaw, mi raggiunse e mi poggiò una mano sulla spalla.
“Eri molto distratto, oggi. C’è qualcosa che ti turba?”
“No, sto bene” anche mentre lo dissi, i miei occhi saettarono su Nova, che stava chiamando lo S.H.I.E.L.D. affinché recuperasse i Terribili Quattro. Coordinavano le operazioni da una base segreta sotto un vecchio magazzino. Era una sistemazione temporanea, almeno finché non avessero ricostruito l’eliveivolo.
“…Spider Man? Mi ascolti?” chiese Iron Fist, sventolandomi una mano davanti alla faccia.
Fui grato alla maschera che mi nascondeva il viso, altrimenti mi avrebbe sorpreso a fissare Nova. Sarebbe stato difficile da spiegare.
“Oh, scusa Iron Fist,” dissi, spremendomi le meningi in cerca di una scusa per il non avergli prestato attenzione. “Stavo solo, uh, pensando alla grande quantità di compiti per oggi.”
Incrociò le braccia, non convinto.
“D’accordo, ma quando vorrai dirmi cosa ti turba veramente, io ti ascolterò,” Iron Fist lanciò un’occhiata al suo orologio, “Dovremmo tornare a scuola. La pausa pranzo è quasi finita.”
Sbuffai. Era la terza volta che saltavo l’ora di pranzo. E dopo avevo algebra. Questa settimana era stata una vera sofferenza. Beh, se non altro oggi era venerdì.
 
- Dopo scuola, Sam POV –
 
Sinceramente, amavo suonare il piano. Mi permetteva di far chiarezza sui miei pensieri, di esprimermi, se volete. Non che lo avrei ammesso a qualcuno. Diamine, difficilmente qualcuno sapeva che suonavo, eccetto forse Fury e la ragazza dai capelli ramati. E ora Peter. La maggior parte dei giorni trovavo piuttosto semplice iniziare a suonare, ma oggi semplicemente non ci riuscivo. Per due ragioni.
Beh, per prima cosa, avevo un pubblico. Cosa che di solito non avevo, a meno che non fosse quella polpastrella dai capelli rossicci che occasionalmente si fermava a sentirmi suonare per un minuto o due.
Peter, questa settimana, era venuto ad ascoltarmi. Non mi infastidiva né niente, sembrava voler genuinamente sentirmi suonare, e ciò mi rendeva piuttosto felice, anche se non lo dimostravo. Ehi, avevo una reputazione da mantenere. Non potevo lasciargli credere…
Beh, ad ogni modo.
Secondo, il pubblico in questione al momento occupava i miei pensieri. Molto più del solito.
Peter pareva strano, come se non stesse dormendo bene da anni. Ero preoccupato, ma non gli avevo chiesto nulla a riguardo. Se ci fosse stato qualche problema, probabilmente lo avrebbe detto ad uno dei suoi amici. Forse avrei dovuto chiedere ad Harry o MJ. Inoltre, da quella prima notte in cui si era svegliato urlando, aveva cominciato ad evitarmi. Ho detto “prima” perché era successo altre due volte dopo quella. Ed in entrambe lo avevo confortato finché non si era addormentato nuovamente.
Perché mi stava evitando? Era per mettere in chiaro che non eravamo comunque nei rapporti più amichevoli? O aveva solo iniziato ad odiarmi?
“Ehi, Testa di Secchio,” disse Peter, “Hai intenzione di suonare o di restare a fissare il piano sperando che si suoni da solo?”
Gli lanciai uno sguardo fugace, girando la testa verso di lui. Era abbandonato su una sedia rossa da scrivania, e pareva decisamente annoiato.
“Mi odi?” sbottai.
Non so cosa mi fosse preso per fargli quella domanda. Ma avevo improvvisamente bisogno di saperlo.
“…Cosa?” chiese Peter, confuso.
“Ho detto: mi odi?”
Mi fissò per un minuto, prima di lasciarsi sfuggire un profondo sospiro e guardare il soffitto.
“Sam, mi irriti a non finire, ma non penso che riuscirei mai ad odiarti. È solo che…” si interruppe, preso dai suoi pensieri.
Mi sentii in qualche modo rassicurato e tornai a dare attenzione al piano. Le mie dita corsero sui tasti ed iniziai a suonare. Era una melodia che facevo spesso, ogni qual volta mi sentissi confuso o scosso. In questo momento ero confuso.
Come finii il pezzo, sentii un gorgoglio sommesso venire dalla mia destra.
“Era il tuo stomaco?” risi, voltandomi verso il mio “pubblico”.
“Che?” sbuffò, incrociando le braccia, “Ho saltato il pranzo, e tutto quello che ho mangiato per colazione è stato mezzo toast.”
Scossi la testa e mi allungai verso il mio zaino tirandone fuori una mela. Mi raddrizzai e lanciai il frutto rosso a Peter, che lo prese ed alzò un sopracciglio.
“Giuro che non è avvelenata,” dissi, sperando che il mio stomaco non brontolasse, “Mangiala e basta, Parker.”
Prese un morso esitante ed io ritornai al piano. Iniziai a suonare ciò che sembrava la versione da piano di “Mad World”. Le mie dita inserirono il pilota automatico mentre la mia mente prese a vagare su un certo adolescente arrampica-muri.
Per l’ennesima volta mi chiesi cosa amassi tanto di Peter. Voglio dire, okay, era attraente, intelligente, divertente (a volte), coraggioso e gli importava delle persone a lui vicine. Questo e il fatto che appariva assolutamente adorabile se preso per il culo. In parte era per quello che lo infastidivo tutte le volte. Ah, diavolo. Mi ero preso una bella cotta, vero?
Era difficile dire esattamente quando avessi cominciato a provare questi sentimenti per lui. Diamine, anche prima di conoscerlo avevo rispetto per ciò che faceva come Spider Man. No, non ero un fan di Spidey. Non date retta a ciò che dicono Danny, Ava e Luke. Quando avevo scoperto che stava per unirsi alla nostra squadra non ho, come affermavano loro, avuto una reazione da fangirl.
Il corso dei miei pensieri si interruppe quando sentii una mano posarsi sulla mia spalla. Alzai lo sguardo per vedere Peter indicare l’orologio che segnava le 17:13. Grazie a dio non aveva il potere di leggere nella mente. Afferrai il mio zaino e me lo infilai sulla spalla seguendolo fuori dall’aula di musica.
Tra tutte le persone di cui avrei potuto innamorarmi, perché proprio lo spara-ragnatele?
 
- Peter POV –
 
Il ritorno a casa non era stato per nulla movimentato. Avevo cercato di far indispettire Sam, ma pareva fosse perso nei suoi pensieri. Semplicemente guardava di fronte a sé senza dire niente, e pareva piuttosto triste. Avevo tentato di sollevargli il morale, ma avrei potuto benissimo star provando a parlare con un muro di mattoni. Non era da lui. Avevo anche provato a chiedergli cosa non andasse, ma di nuovo, muro di mattoni.
Più tardi, quella notte, mi stesi nel letto pensando allo strano comportamento di Sam. Aveva a che fare con quella domanda che mi aveva posto prima? Forse non mi aveva creduto quando gli avevo detto di non odiarlo.
Per qualche ragione, pensarla così faceva male. Adesso che ci pensavo, gli avevo dato un bel po’ di motivi perché avesse iniziato a credere che lo odiassi. A volte ero crudele con le mie prese in giro, che finivano sempre in litigi, ultimamente lo stavo anche evitando. Abbastanza perché fosse notato. Sospirai chiudendo gli occhi. Non odiavo Sam…
 
“Piantala, Ragno! Non è divertente!”
Eravamo al parco, da ciò che riuscii a vedere, e Sam si stava nascondendo dietro un albero a circa tre metri di distanza. Per quale motivo avrebbe dovuto? Realizzai di star stringendo qualcosa di tiepido tra le braccia. Quasi scoppiai a ridere quando abbassai lo sguardo e scoprii di cosa si trattasse. Ciò spiegava perché Sam si stesse nascondendo.
Tra le mie braccia c’era un morbido coniglietto bianco e marrone. Mi guardava con grandi occhi rotondi, come per chiedermi per quale motivo il ragazzo fosse avvinghiato ad un albero. Scossi la testa tentando di avvicinarmi a Sam, che indietreggiò.
“È okay, Sam. Non lascerò che ti faccia del male o altro.” dissi dolcemente, come se stessi cercando di calmare un animale spaventato. Ironicamente, era Sam che cercavo di calmare e non il coniglio.
Lui si fermò e lanciò un’occhiata nervosa al coniglietto, come se quello potesse saltare dalle mie braccia per attaccarlo. Lentamente camminò verso di me, e i suoi occhi verdi finalmente si spostarono dal coniglio per incontrare i miei blu. La sfiducia nel suo sguardo era evidente.
“Sei sicuro, Peter?”
“Tutto quello che ti chiedo è di accarezzarlo.”
Allungò una mano tremante verso il coniglio, che fece saettare lo sguardo su di lui. Usando una sola mano in modo tale da essere sicuro di mantenere ancora una buona presa sull’animale, afferrai il mento di Sam e sollevai il suo viso in modo tale da far incontrare i suoi occhi con i miei. Non ero sicuro di cosa stessi facendo, ma avevo imparato a non fare domande e a lasciarmi andare al corso degli eventi.
“Guarda me, non il coniglio” sussurrai in tono rassicurante.
Lui ubbidì ed io gli lasciai andare il mento per afferrargli il polso teso. Mi avvicinai di qualche passo, abbastanza da poter essere faccia a faccia con lui, senza interrompere il contatto visivo nemmeno una volta. Gli poggiai la mano sopra il coniglietto e lui indietreggiò, facendo nuovamente saettare gli occhi sull’animale con paura.
Sospirai afferrando ancora una volta il suo viso, forzandolo a guardarmi negli occhi. Lui sbatté le palpebre, in qualche modo sorpreso, nel momento in cui avvicinai maggiormente il suo volto e feci incontrare le nostre labbra.
 
MA
CHE
CAZZO?!
 
Saltai a sedere nel letto, il cuore che mi martellava nel petto.
Avevo appena- avevo appena sognato di baciare Sam?!
“Peter?”
Oh, grandioso. Proprio ciò di cui avevo bisogno. Lanciai un’occhiata alla mia sinistra per trovare Sam seduto sul letto, intento a strofinarsi gli occhi stancamente. Dannazione, era carino. Cosa? No! Non intendevo quello! Ero così agitato che quasi non sentii quello che mi disse.
“Qual è il problema? Hai fatto un altro incubo?” chiese con un lampo di preoccupazione negli occhi.
“Cos- no! No, sto bene. Ho solo…bisogno di un po’ d’acqua.”
La preoccupazione lasciò il posto alla confusione ed io mi alzai velocemente uscendo dalla camera. La gola mi si era improvvisamente seccata.
Raggiunsi a grandi falcate la cucina cercando di fare chiarezza su quell’ultimo sogno. Il fatto di aver baciato un altro uomo non mi preoccupava più di tanto. Solamente che…si trattava di Sam! Voglio dire, avrei potuto stilare una lista di centinaia di motivi per i quali non avrebbe dovuto essere Sam Alexander tra tutte le persone. Era irritante, stupido, maleducato, con un ego irrisorio, presuntuoso, coraggioso, forte, piuttosto bello, talentuoso…
…Aspettate un minuto, dov’era andato a finire il corso dei miei pensieri?
…Merda.
Ero nei guai, ora.
 
  
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