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Autore: Jackers    10/09/2014    1 recensioni
-Che vuol dire che non sei una ragazza come le altre?-. mi chiede.
-Sono… Diversa-. Rispondo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Primo capitolo

DRINNNNNNNNNNNNNNNN
La sveglia annuncia l’inizio di una nuova giornata di merda. Devo sbrigarmi se non voglio fare tardi a scuola.
Non so dove trovo la forza di alzarmi dal letto dopo quello che è successo ieri. Mike e la sua banda mi hanno picchiata, di nuovo, come ogni giovedì. Ieri sera ci sono andati davvero pesanti. Mike mi teneva i polsi mentre Alex mi tirava dei forti pugni nello stomaco, nel frattempo Justin e Cody erano lì davanti a me a registrare la scena con il loro cellulare e a ridere come matti. Io non ridevo affatto, anzi piangevo come non mai. È stato difficile nascondere il dolore a mio padre una volta tornata a casa ieri sera. Sono corsa in camera urlando un veloce “sono tornata”.
Mi Chiamo Giorgia Catherine Rose Edwards, conosciuta da tutti come Giorgia Rose la secchiona, quella senza amici né il ragazzo, quella che può essere maltrattata da tutti, tanto non ha un cuore. Vivo in un piccolo paese vicino Londra, un paese dove le voci circolano velocemente, troppo velocemente per essere fermate.
La mia vita fa schifo. A scuola mi disprezzano tutti, tranne i professori che non fanno altro che elogiarmi davanti agli altri compagni senza capire che per colpa loro vengo disprezzata sempre di più.
Mia madre è andata via senza motivo, quando ero molto piccola, se non mi sbaglio avevo circa 3 anni. La odio, mi ha abbandonata. Per colpa sua non riesco ad amare, non riesco a fidarmi della gente, sono SOLA.
Mio padre è la mia unica salvezza in questo mondo. Ma non gli racconto niente della mia vita, non gli dico che non ho amici, che vengo picchiata ogni settimana, che mi taglio… si mi taglio, da 4 anni ormai.
Il dolore compensa la mancanza d’affetto. Ok, basta parlare della mia inutile vita, torniamo al presente. Mi alzo dal letto e mi dirigo verso il bagno che ho in camera. Pulisco bene la lametta ancora sporca di sangue che ho usato ieri poi la ripongo nel cassetto. Mi lavo velocemente. Indosso i miei leggins neri e la mia felpa rossa. Fa abbastanza caldo per indossare la felpa ma devo coprire assolutamente i tagli. Prendo i miei trucchi e passo un filo di eyeliner sugli occhi, del lucidalabbra chiaro e del fondotinta. Lo so per me non ha senso truccarsi, ma voglio essere, almeno esteriormente, come le altre ragazze. Ma io non sono affatto come loro. Pettino velocemente i miei lunghi capelli marroni e li lascio sciolti. Prendo lo zaino e scendo giù a fare colazione. Prima guardo l’orologio. Cazzo sono le otto meno dieci. Prendo una mela ed esco di casa salutando mio padre con un bacio.
Faccio un respiro profondo e m’incammino verso la scuola sperando di non incrociare nessun coglione.
Desiderio non esaurito.
Mike mi si affianca.
 
-Ciao secchiona-. Non gli rispondo.

-Che fai non rispondi? Sai bene quello che potrebbe succederti se…-.

-Mike per favore ieri sera sono tornata a casa piena di lividi, non sapevo come nasconderli a mio padre, i-io non ce la faccio più, non posso andare avanti così-.

-Non me ne frega un cazzo di quello che pensi-.

-Ma…-.

-Niente Ma, ci vediamo a scuola cogliona-. Mi da uno schiaffo sulla nuca.

Ma perché, perché continua a torturarmi così? Faccio un altro respiro profondo e continuo la mia strada verso la scuola. Che vita di merda. In tutti i sensi, ho appena calpestato della cacca di cane. Cerco di toglierla passando il piede per terra, tutto inutile. Un altro motivo per essere presa in giro a scuola.
Al mio arrivo, sento già le solite prese per culo delle ragazze tutto trucco e minigonne e dei ragazzi che si credono fighi perché sfoggiano le loro auto nuove. Li ignoro e mi dirigo verso il mio armadietto. Il numero 112.
Lo apro e prendo il mio libro di Algebra, non è mai bello mischiare lettere e numeri in prima ora.
Mentre sistemo i miei libri, sento qualcuno che apre l’armadietto accanto al mio. Strano, fino a quel momento non avevo mai avuto un “vicino d’armadietto”.

-ciao-.

Sta parlando con me?

-come ti chiami?-.
Si, sta parlando con me. Chiudo l’armadietto per vedere in faccia la fonte di quella voce misteriosa. È un ragazzo, della mia età credo. È biondo, anzi un biondo tinto. Ha degli occhi molto belli, sono azzurri. Non l’ho mai visto qui a scuola.

-Ho detto come ti chiami?-.

Non voglio rispondergli, anzi non posso. Io sono Giorgia Rose, non merito di avere amici.
Mi giro senza dirgli niente ed entro nell’aula di algebra. Mi siedo nel mio solito banco, il terzo nella fila a destra, e aspetto che arrivino tutti.
Dopo dieci minuti la classe è popolata dai soliti ragazzi che giocano a calcio con una pallina di carta e dalle solite ragazze che parlano dei loro problemi sentimentali o degli acquisti fatti il giorni prima.
Suona la campanella.
Arriva il professore. Nessuno lo degna di uno sguardo, compresa me che sono intenta a svolgere l’esercizio che non ero riuscita a finire il giorno prima.
La classe si zittisce, o almeno le ragazze, quando vedono entrare un ragazzo biondo. È lo stesso che aveva cercato di fare conversazione con me.

-Ragazzi vi presento un nuovo alunno, si chiama Niall James Horan, viene dall’Irlanda. Cercate di non farlo sentire a disagio. Niall mettiti in un banco libero, scegli tu- spiega il prof.

Le ragazze con gli ormoni a mille iniziano a divincolarsi per far sedere il nuovo belloccio accanto a loro, mentre i ragazzi lo guardano con un filo di disprezzo.
Vedo il biondo camminare verso di me e sedersi al posto libero del mio banco.
Lo guardo con aria confusa. Perché proprio me?
Inizia la lezione. È una noia mortale come sempre.

-Allora, mi vuoi dire il tuo nome?-. mi chiede sottovoce il biondo.

Esito a rispondere ma alla fine cedo.

-Mi Chiamo Giorgia Rose-. Balbetto.

-Bel nome, è originale-. Dice sorridendo.

-Grazie-. Rispondo fredda.

La conversazione finisce lì. Restiamo in silenzio per il resto dell’ora.
Suona la campanella. Usciamo tutti dall’aula.
Vado al mio armadietto e prendo il libro di storia.

-Anche tu hai storia?- Niall mi si piazza davanti.

-si-.

-Bene, potremmo andare insieme, non conosco molto bene questa scuola e…-.

-Niall, se stai cercando di fare amicizia con me ti consiglio di cambiare piano. Non sono una ragazza come le altre. Mi dispiace.- lo interrompo.

Poi mi giro e vado verso l’aula di storia ma Niall mi raggiunge.

-Che vuol dire che non sei una ragazza come le altre?-. mi chiede.

-Sono… Diversa-.

   
 
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