Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: pikychan    10/09/2014    3 recensioni
Questa fanfiction comincia da Lucinda.
Ora ha tredici anni e anche quest'anno parteciperà al Gran Festival.
Poco prima della finale però conoscerà una ragazza che sembra conoscere Ash. Questa decide di ripartire per trovarlo.
Preoccupata per le sorti della ragazza ne parla con la sua amica Zoey.
...
"...Non ti piacerebbe rivedere Ash?"
...
Le consiglia di ripartire con questa ragazza, ma Lucinda è confusa.
Che cosa farà alla fine?
{Pearlshipping and Elettricshpping}
[AshxLucinda and CamillaxLem]
Genere: Demenziale, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Lucinda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Attenzione alla salute!

 

Ash e Lucinda erano seduti su una panchina. Una panchina del Castel Vanità. La ragazza aveva ancora la coroncina di margherite in testa. Era ancora un po' rossa. Per l'imbarazzo...

«...anzi, sei molto più carina...»

… le aveva detto esattamente così. Sentiva il cuore che le batteva forte forte. Perchè? Anche nei giorni passati le era capitato, ma il perchè non lo capiva. Così all'improvviso poi.

A un certo punto venne verso di loro una ragazza. Occhi azzurri, capelli castani... Serena.

“Ash, ti dispiace se parlo da sola con Lucinda?” chiese lei in modo educato. Sorridendo.

“Ma certo! Non c'è problema!” esclamò in risposta alzandosi e preparandosi ad andare “Vi saluto, ci vediamo dopo ragazze!” salutò con la mano allontanandosi.

Serena, dopo essersi seduta, ricambiò il saluto. Sempre sorridendo. Invece Lucinda era terrorizzata. Tremava. Si era spostata il più possibile. Si era ridotta ad un angolo della panchina. Nei suoi occhi la paura più totale. Che cosa voleva da lei quella ragazza? Di che cosa voleva parlarle? … Ti consiglio di stare lontana da Ash se non vuoi che ti accada qualcosa di brutto... era l'unica cosa che pensava. In quel momento sarebbe voluta scappare. Andare lontano. Lontanissimo. Da non farsi più trovare da nessuno. Le sue gambe, però, avrebbero tenuto? In quel momento era troppo instabile per correre. E anche se avesse potuto non l'avrebbe fatto. Era già scappata una volta. Ora doveva comportarsi da Supercoordinatrice. Non doveva avere paura di Serena.

“Io non ti sto molto simpatica, vero?” disse sempre con lo sguardo proiettato in avanti. Il suo tono era allegro, però a Lucinda parve di cogliere un qualcosa di triste. Si voltò a guardarla “E' un vero peccato, tu mi stai molto simpatica”

La blu era impietrita. Forse era troppo ingenua, ma quella ragazza le sembrava sincera. I suoi occhi azzurri, il suo sorriso... se mentiva era davvero un genio del male! In vita sua non aveva mai visto qualcuno sorridere così spensieratamente.

“Tu hai un bel carattere, sei proprio una ragazza perfetta, che non parla tanto, ma non è timida” tornò a guardare in avanti “insomma, che dice sempre le cose giuste al momento giusto”

“G-grazie...” riuscì solo a balbettare. O la stava intortando per bene o l'aveva giudicata male. Ora si sentiva davvero un verme a ripensare a quello che aveva pensato. Quella ragazza era semplicemente innamorata. Magari aveva conosciuto Ash e lui non glielo aveva detto... aspetta, ma quindi forse anche Ash era innamorato di lei?! … no, aspetta, ma alla ragazza blu non importava. L'amico poteva fare quello che voleva. A lei proprio non sfiorava... va bene, un po' sì. A questi pensieri il cuore riprese a battere forte. Era umiliante.

“Suppongo che non mi dirai mai perchè non ti vado a genio, eh?”

Lucinda per l'ennesima volta non sapeva che dire. Adesso era di poco più rilassata. Anche il cuore aveva ripreso il suo battito normale. Però era spiazzata. A una domanda del genere come avrebbe potuto rispondere?

“Allora facciamo un gioco, obbligo o verità” le fece l'occhiolino “dico verità, chiedimi quello che vuoi”

la ragazza dagli occhi blu sapeva bene cosa avrebbe voluto chiederle. Per quanto però lo sapesse non poteva. Troppo strano. Dal momento, poi, che aveva realizzato che Serena molto probabilmente era una ragazza normalissima. Poi, si ricordò di quello che aveva detto la madre della ragazza a lei e Camilla, quando le aveva ospitate.

«...in realtà credo che sia partita solo per incontrare un ragazzo»

Ora sapeva cosa chiederle. Non perse altro tempo.

“Perchè... hai deciso di partire?” domandò subito un po' tentennante. In realtà sapeva la risposta. Voleva vedere però se era vero. Se mentiva aveva davvero qualcosa da nascondere.

“Va bene, allora te lo dirò, non lo sa nessuno, ma ho promesso di dire la verità, sono partita perchè so che sta viaggiando in questa regione anche un ragazzo di mia vecchia conoscenza” sorrise. Era un'impressione della ragazza blu o un po' era arrossita? Allora era solo una ragazza innamorata. Ormai era ufficiale. Che sollievo. Però non aveva detto che quel ragazzo era Ash. Forse quella ragazza era più timida di quello che sembrava. Provava dei sentimenti profondi e segreti. Non lì avrebbe mai rivelati per paura. Timore di qualcosa. Forse neanche lei sapeva cosa.

“Ora tocca a te, Lucinda”

La ragazza sobbalzò. Ma certo. L'obbiettivo principale di Serena era di farle dire quello che voleva sapere. Non avrebbe detto verità. Sapeva cosa le voleva chiedere … Perchè non ti sto simpatica? ... le sembrava già di sentirglielo dire. No. Non poteva assolutamente. E non poteva neanche mentire. Odiava le bugie. E anche se non le avesse odiate cosa poteva inventarsi?

“O-obbligo” disse. Nonostante balbettasse era decisa.

“Davvero?” emise l'altra tristemente. C'era rimasta male. Si portò un dito alla bocca e pensò a cosa le potesse far fare, dopo un po' puntò il dito entusiasta “Ci sono! Devi fare dieci giri del giardino di corsa!”

“Dieci? Ma sono tanti...” emise demoralizzata “non possiamo fare cinque?”

“Spiacente, ma se vuoi ti concedo di cambiare, di scegliere verità”

“No... grazie dell'offerta...” sorrise imbarazzata. Non gliel'avrebbe data vinta. Niente di personale, ma non se lo poteva permettere.

Cominciò a correre. Fu una corsa lunga e faticosa. Ci mise un sacco. Ora che era anche fuori allenamento massimo ci mise il doppio.

Alla fine tornò da Serena. Era piegata in due dalla fatica. Respirava affannosamente. Le mancava quasi il fiato. Alla castana faceva tenerezza, un po' pena a dirla tutta.

“Va bene, direi che la finiamo qui”

Lucinda rialzò la testa appena. Era incredula. Quindi non voleva più farle dire la verità ad ogni costo?

“Non ha senso continuare, saresti disposta ad autodistruggerti per non dirmi la verità, è una delle cose che mi piace di te, la tenacia, io non ne sono in grado” sorrise. Si alzò.

A quel punto la blu, che aveva recuperato, si sentiva in dovere di dire qualcosa. Non era giusto che una ragazza come Serena facesse così tanti complimenti. Così gratuiti. E si sminuiva anche. Non era proprio giusto.

“Anche tu hai delle qualità, Serena! Per esempio sei gentile e...”

“Credimi, non sono sempre così gentile, sei una persona che mi ispira fiducia”

“Anche tu a me!”

La ragazza dagli occhi azzurri si mostrò per la prima volta confusa. Ci aveva sentito bene? Lucinda che diceva che le ispirava fiducia? Eppure stando a come si comportava era tutto il contrario.

“S-senti, ti ho giudicata male, ma dopo averti parlato ho capito, possiamo metterci una pietra sopra? Ricominciare da capo?” finalmente ora riuscì a spiegarsi. Aveva catturato la sua attenzione. Adesso doveva aspettare solo la risposta.

“Certo” sorrise solo in risposta.

 

Lucinda starnutì. Lo starnuto la fece quasi alzare a sedere. Era sdraiata. Poco prima stava schiacciando un pisolino, ma ora era sveglia. Il suo stesso starnuto l'aveva svegliata. Eppure pensava non si potesse starnutire mentre si dormiva. Beh, ora sapeva che non era così. Si ricordò anche del sogno che aveva appena fatto. Incredibile, era riuscita a finirlo tutto. Cosa mai successa. Però si domandò perchè in quei giorni sognasse sempre cose strane o successe... prima non le capitava mai! Impossibile dire i complicati meccanismi del cervello.

Qualcuno entrò nella stanza. Una ragazza poco più bassa di lei. La sua amica Camilla. Aveva in mano qualcosa. Una ciotola.

“Buongiorno! Non stavi ancora dormendo?”

“Mi sono svegliata ora”

“Ah, ok...” emise appoggiandole la ciotola vicino “meglio così, perchè, ti ho portato la zuppa!”

“Eh?”

“L'ha preparata Lem, lui sa cucinare, ha detto che fa bene mangiare cose calde quando si è raffreddati”

“Ma abbiamo appena fatto colazione...!” si lamentò. Non aveva proprio fame. Neanche un po'.

L'amica la guardò perplessa.

“Cosa dici, Lucinda? Sono già passate quattro ore”

“Ho dormito per così tanto?!...” fece un balzo all'indietro per quanto possibile. La sua faccia era inquietata. Si ricordava della colazione della mattina stessa. Un po' di latte e biscotti. Poi aveva starnutito una serie di volte. Clem e Camilla avevano insistito così tanto che tornasse a letto che nella smania l'avevano fatta cadere di faccia. Era andata KO. Così ne avevano approfittato per farla sdraiare.

“Lucinda, sei divertente come al soliti! Però dovresti riposarti ogni tanto, la comicità consuma energie” rise un po'.

“Uffa... ma io non lo faccio apposta...” mise il broncio. Guardò la scodella. Camilla si aspettava mangiasse. Certo. Però lei non aveva per niente fame. Le veniva il voltastomaco. Pensò che gli amici erano preoccupati per lei e che quindi non dovesse dare ulteriori preoccupazioni. Non c'è nulla di cui preoccuparsi. Ora non gli avrebbe veramente dato più nulla di cui preoccuparsi. Avrebbe fatto la cosa giusta. E cioè mangiare a costo che il cibo le fosse uscito dalle orecchie. Quando arrivò a metà tuttavia cominciò a sentirsi scoppiare. Basta, non poteva continuare.

“Basta così, non riesco a finirla tutta” disse riappoggiando la ciotola.

“Nono Lucinda, non va bene, la devi finire tutta, fino infondo” disapprovò lei a braccia conserte.

“Non posso! Sto per scoppiare!” si spazientì.

“E va bene, allora so io che devo fare...” uscì dalla stanza. Era avvolta da una strana aura misteriosa. Che aveva in mente stavolta? La blu non riusciva a farsi una minima idea. Camilla era imprevedibile. Almeno questo lo sapeva. Però era veramente poco.

Dopo due minuti neanche la ragazza tornò. Informò dell'arrivo degli esperti e si fece un po' da parte. Entrarono. Ash e Clem. La ragazza era confusa. Gli esperti? Loro? Di cosa? Cosa dovevano fare?

“Ash... Clem...” era disorientata. Non ci capiva più niente.

“Lucinda, non vuoi proprio mangiare la zuppa?” le chiese il ragazzo.

“Non è che non voglia, non è colpa mia se non ho più posto nella pancia” chiarì ancora una volta incrociando le braccia.

“Ho capito, ci abbiamo provato...” commentò lui un po' imbarazzato.

“Si passa al piano B!” esclamò la biondina.

Rimase perplessa. Piano B? E l'A? Vuoi dire che consisteva solo nel chiedere?

Ash si sedette sul letto. Prese un cucchiaio di zuppa. Lo tese verso l'amica.

“Attenta Lucinda, arriva un carico pieno di...” le stava dicendo come a una bimba. La voce era quella di un papà. Era sconcertata. Stavolta Camilla aveva superato se stessa.

“Sarebbe questo il vostro piano...?”

“Ho paura non funzioni” emise Ash stupito. Lui era convinto funzionasse “allora ci tocca passare al piano C...”

“Davvero? Ne avete un'altro?” la ragazza era stupita. Anche un po' curiosa a dirla tutta.

“Lucinda, guarda che facce buffe” Clem cominciò a esibire una serie di boccacce ed espressioni. Lasciò la blu incredula. Sgranò gli occhi e aprì un po' la bocca. Era questo il loro piano? Cercare di farla ridere per farle aprire la bocca? Piuttosto banale.

Il ragazzo ne approfittò per imboccarla. Lucinda da subito stupita mandò giù il boccone. Ci era cascata. Alla fine avevano vinto loro.

«Ha funzionato!»

Esultarono tutti e due.

“E' stato un caso, non funzionerà un'altra volta” chiarì lei.

“Beh, c'è sempre il piano D, però non è molto bello...” cominciò la piccola. L'ultimo piano prevedeva che Clem tenesse la bocca aperta la Lucinda mentre Ash la imboccava. A quel punto la blu si arrese e accettò di mangiare la zuppa.

 

La ragazza blu era sprofondata. Per far andare via gli amici si era costretta a dormire. In verità faceva solo finta. Teneva gli occhi chiusi ed emetteva deboli respiri. Allora loro non pensando minimamente fingesse, uscirono. Quando Lucinda sentì sbattere la porta si tirò su subito. A sedere. Tirò un sospiro di sollievo. Finalmente se ne erano andati. Voleva molto bene ad ognuno di loro. Ad ognuno in maniera un po' diversa, però adesso voleva stare sola. Non sopportava la trattassero come una bambina. Devi riposarti, se no la febbre sale! tecnicamente non lo avevano detto, ma tra le righe era questo il messaggio che passava. Come delle mammine troppo apprensive. Finché avrebbe avuto qualche linea di febbre voleva restare sola. La solitudine non le faceva paura dato che aveva l'ultimo numero di Dimon-kè. La rivista per ragazze che adorava. Sua madre gliel'aveva spedita qualche giorno fa. Non aveva ancora avuto l'occasione di sfogliarla. E questa era l'occasione giusta.

La prese dallo zaino. L'aprì a metà lasciandosi ricadere sul cuscino. Tenne le gambe a triangolo. In poco tempo era talmente impressa nella lettura che nulla al mondo l'avrebbe fermata. Stava leggendo un'intervista fatta alla Campionessa. Camilla. Della regione di Sinnoh. Nonostante si chiamasse come la sua giovane amica era completamente diversa.

Quelle interviste a Lucinda non interessavano gran che, ma dato che l'intervistata era proprio Camilla fece un'eccezione...

 

...

Intervistatore: Camilla, cosa ci dici delle ultime lotte che hai sostenuto?

Camilla: Sono state appassionanti, vedevo negli occhi dei miei sfidanti la voglia di vincere e questo mi ha toccato. Tutti i ragazzi che ho sfidato erano giovani alle prime armi, spero che continueranno su questa strada.

I: Essere così giovani e affrontare la campionessa? Non saranno un po' presuntuosi?

C: Io li definirei ambiziosi. Il loro sogno li porta a lottare e anche se perdono non gli importa. Sì, all'inizio ci rimarranno un po' male. È naturale. Però l'importante è credere sempre in se stessi e nei propri Pokèmon.

I: Come mai affermi questo con così tanta sicurezza?

C: Sono stata giovane anch'io...

I: C'è qualcosa che vorresti dire ai giovani allenatori e coordinatori che stanno leggendo questo articolo?

C: Quando una vita incontra un'altra vita, nasce sempre qualcosa.

 

Si ricordava di quella frase. L'aveva già detta in passato, ma non aveva mai capito veramente cosa significasse. Oggi forse l'avrebbe scoperto. Continuò a leggere e vide che l'intervistatore le aveva proprio chiesto spiegazioni riguardo a quella frase.

 

C: Può significare molte cose in realtà. Il legame che nasce tra Pokèmon e allenatori, l'amicizia... insomma, non c'è un vero e proprio significato. Ognuno deve riuscire a interpretare la frase come meglio crede.

 

...come meglio crede...

Aveva capito che neanche stavolta avrebbe ricevuto risposta. Eppure ci doveva essere un significato. Escludeva, o almeno si sforzava di farlo, che si trattasse di una frase buttata lì. Campata per aria. Era sicura che la Camponessa lo sapesse. Che non lo volesse dire. Capiva il suo punto di vista, le cose è bello scoprirle da sola. È una sensazione indescrivibile. Ti senti come se potessi conquistare il mondo. Forse Camilla non voleva privarli di quella sensazione. Forse il suo era puro e semplice altruismo.

In queste riflessioni si era persa. Erano passate ore. Qualcuno bussò alla porta. La ragazza svelta svelta rimise via la rivista. Si stese completamente. Disse che poteva entrare.

“Lucinda, scusami se ti disturbo, stavi dormendo?”

“Ash! Non c'è da preoccuparsi, ero già sveglia” sorrise lei orgogliosamente. Si tirò su. Era riuscita a mascherare bene la situazione.

“Capisco... stavi leggendo?” indicò lo zaino. L'amica non ci poteva credere. Dalla fretta aveva lasciato che la rivista si vedesse. Adesso l'avrebbe sgridata. Anche se il tono del ragazzo era ancora pacato sapeva che lo poteva mutare da un momento ad un'altro.

“No ecco...! Fammi spiegare...!” iniziò a muovere le mani agitata.

“Non preoccuparti, ti capisco, ti starai annoiando molto”

“Non immagini quanto...” tirò un mezzo sospiro. Era contenta che Ash non si fosse arrabbiato, ma era stufa di star rinchiusa lì dentro.

Senza che lei se ne accorgesse l'amico le si avvicinò e le appoggiò una mano sulla fronte. Lucinda lo guardò confusa. Che cosa stava facendo? O meglio, perchè? Sgranò appena gli occhi. Era una situazione insolita.

“Secondo me non hai più la febbre” sentenziò togliendo la mano.

“Dirlo a Camilla...”

“Guarda che lei è solo preoccupata per te”

“Non dovrebbe, io lo dico sempre che non c'è di che preoccuparsi!” esclamò ancora. Spiazzarla era quasi impossibile, aveva sempre la battuta pronta.

“Ma se dici così gli altri si preoccupano di più!” esclamò lui a sua volta. Anche Ash era difficile da spiazzare.

Passarono pochi secondi. I due si guardarono e cominciarono a ridere. Una risata dal profondo del cuore. Sincera.

“Beh, direi che se vuoi ora puoi uscire”

“Davvero?”

“Sì, ma non sforzarti troppo” aggiunse in tono saccente. Come se si sentisse importante.

L'amica sorrise, ma si mise una mano per non dare troppo a vederlo.

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: pikychan