Quella sera con Calum era andata bene, praticamente avevamo parlato di noi stessi per tutto il tempo. Quella sera avevo imparato che Calum aveva una sorella maggiore e che era neozelandese e scozzese. Era cresciuto a Sydney e si era trasferito in America quando aveva circa quindici anni. Al contrario suo, io non mi ero completamente aperta nei suoi confronti.
Avevo tralasciato tutta la questione di Annette. Non ero ancora pronta a condividere quella parte di me stessa. Sebbene non gli avessi confessato alcuni dettagli personali, gli avevo detto comunque le cose essenziali.
Quindi quella serata era stata abbastanza bella. Anche se non era accaduto niente di romantico, lo vedevo come un appuntamento.
Mentre camminavo verso casa, ero inconsapevole di essere vicino alla zona in cui Annette era morta, il che era un buon segno.
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Quella notte fu diversa. Ero tranquillamente nel mio letto, sotto le mie lenzuola a fissare il soffitto.
Chiusi gli occhi cercando di dimenticarmi tutto e dormire, ma fu inutile.
Scesi dal letto e mi avvicinai alla finestra per salire sul tetto.
“Hey Annette.” Dissi dolcemente guardando le stelle che brillavano meravigliosamente nel cielo.
“È divertente, sai. Non ti conoscevo neanche. Ma la tua morte mi ha traumatizzata parecchio. Mi ha fatta sentire come se ti conoscessi da sempre e, ogni volta che ti penso, scoppio a piangere. Ma sta andando meglio, i miei sogni non si ripetono più così tanto. Non so perché, ma sto meglio.”
Il suono dei rami che sbattevano gli uni con gli altri e le foglie sparpagliate sul terreno furono l’unica risposta che ebbi.
Ma, sorprendentemente, era l’unico suono di cui avevo bisogno.
Mi sembrava che qualcuno fosse lì.
Qualcuno a cui importava.
Sorrisi e ritornai nella mia camera camminando verso il mio letto.
Mi avvolsi nelle coperte e provai a chiudere gli occhi un’altra volta.
Fu la stessa cosa.
Non ce la facevo. Non riuscivo a dormire.
La paura di avere gli incubi ancora era tutto quello a cui riuscivo a pensare.
Presi il telefono e composi il numero di Calum.
“Ciao, Fay.”
“Ricordi, mi hai detto di chiamare in ogni momento.” Ridacchiai.
“Pensavo di averti già detto che la notte non è ‘ogni momento’.” Rise.
“Ti ho svegliato?” chiesi.
“Si.” Ammise.
“Scusa, posso and-” iniziai, ma lui mi interruppe prima di poter finire.
“No, parliamo. Ormai sono sveglio.”
Iniziai a parlare e una volta che iniziai, non riuscivo a smettere. Amavo il modo in cui parlava. Il modo in cui credeva davvero in quello che diceva e il modo in cui parlava dolcemente, assicurandosi che ogni parola uscisse chiara per farmela capire.
Amavo tutto di lui.
Il modo in cui mi rassicurava.
Il modo in cui mi faceva sentire, come se la mia vita valesse.
Ma ogni vita insieme a lui valeva.
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Quella mattina mi svegliai rendendomi conto che non avevo avuto incubi.
Allora capii.
Era Calum.
Calum mi rendeva forte.
Mi rendeva sana.
Era la mia risposta.
Avevo bisogno di Calum.