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Autore: Evander    11/09/2014    1 recensioni
«Non dovrebbe fare molto freddo» assicurò lo stilista. Rickard sorrise sarcasticamente. «Ottimo, allora so di non rischiare l'assideramento» replicò. Notò una luce triste negli occhi dello stilista. Per tutto il tempo in cui Rickard Laces era stato a Capitol City, il suo stilista aveva tentato di migliorare il rapporto tra i due. Se devo andare a morire, a cosa mi serve un amico in più?, pensò Rickard. In effetti, però, lo stilista aveva ragione: sicuramente non avrebbe fatto molto freddo, a giudicare dalla divisa, composta da dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, una cintura a cui poter legare delle armi e una maglia, il tutto rigorosamente nero. A lui bastava che fosse un abbigliamento comodo.
{Ventiduesimi Hunger Games | OC | Il rating potrebbe salire}
Genere: Angst, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Altri tributi, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate, Vincitori Edizioni Passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Il più vile degli assassini è quello che ha dei rimorsi

Un'immoralità predicata è più punibile di un'azione immorale. Si arriva all'assassinio per amore o per odio; alla propraganda dell'assassinio solo per malvagità
Italo Svevo, La coscienza di Zeno

Le immagini gli vorticavano nella testa, confuse. È successo?, si chiese. O non è successo? Era un sogno o era la realtà? Ricordava un colpo di cannone, un sonoro promemoria della morte di un Tributo — ricordava un hovercraft, ma non ricordava come fosse accaduto. L’aveva uccisa? Per quanto si sforzasse, non riusciva a ricordare. Aveva un momento di vuoto mnemonico, non riusciva a ricordare come tutto fosse successo. Sto cercando di dimenticare di essere un assassino? Era questa la vera domanda che si ripeteva costantemente nella testa.
Il suo zaino era più pesante, ora che all’interno v’erano anche gli oggetti della sua alleata. Non era durata molto, quell’alleanza, pensò amaramente. Lui sapeva che le alleanze non servivano a nulla — ma era semplicemente successo. Lilith non avrebbe mai vinto lo stesso — e lui? neanche lui aveva qualche possibilità, in fondo. Niente scrupoli. Hunger Games. Uccidere è giusto. Provare pietà è sbagliato, si ricordò. 
Era il secondo giorno, ed erano morte solo due persone — come doveva essere deluso il Capo Stratega. Dyck trovava quell’Arena fin troppo calma. Non sapeva se fosse soltanto una calma momentanea o se fosse in definitiva destinata ad essere una delle Edizioni più noiose della storia,ma era calma. Troppo calma.
Quel giorno, nel cielo, sarebbe comparso il volto di Lilith. Niente scrupoli. Uccidere è giusto. Provare pietà è sbagliato.

 

«Allora, Elios, qual è la cosa che preferisci di Capitol City?»
Si prese un momento per pensare alla risposta migliore da dare. Il giovanissimo presentatore Caesar Flickerman, al secondo anno della sua carriera, indossava lo stesso completo blu notte dell’anno passato, ma ora il suo viso e i suoi capelli erano gialli. 
«È difficile, ci sono così tante comodità, qui» ammise Elios. «Ma direi il cibo. Volevo provare a diventare grasso prima di entrare nell’Arena, ma non ci sono riuscito.» Caesar rise, come se Elios avesse appena detto la cosa più buffa al mondo. Anche il Tributo del Distretto Dodici sorrise, rivolgendo uno sguardo al pubblico. Non sembravano molto entusiasti di quell’inizio d’intervista — del resto, a chi importava del quattordicenne del Distretto Dodici? Era così ovvio che non sarebbe vissuto a lungo. «Però credo di aver mangiato più cibo in queste due settimane che in quattordici anni di vita nel Distretto Dodici.»
Per un momento, un solo cortissimo momento, un lampo di consapevolezza comparve sul volto del presentatore. Aveva realizzato, capì Elios, che quella era una critica molto velata. Ma sorrise: «si vede! Insomma, sia tu che la tua compagna siete magri... asciutti!»
Elios sorrise. «Non conosco le abitudini che avete qui» osservò. «Ma nel Distretto Dodici generalmente non ci gettiamo secchi d’acqua addosso.» Caesar rise e guardò il pubblico spalancando le braccia.
«È proprio spiritoso il nostro minatore quest’anno!» esclamò, ricevendo in risposta applausi e qualche gridolino estremamente acuto. Spiritoso?, si chiese Elios. Nel suo Distretto una battuta del genere non avrebbe fatto ridere nessuno. Prima che potesse aggiungere qualcosa, si sentì un sonoro segnale acustico.
«È il momento di salutarti, fate un applauso ed augurate buona fortuna a Elios Sefton dal Distretto Dodici!»

 

Per qualche oscuro motivo, la sua mente era tremendamente occupata da quel solo ricordo. Non una sola volta nel corso dell’intervista, Caesar aveva detto — «puoi farcela, puoi vincere». L’aveva detto a tutti, ne era sicuro. Ma non a lui, perché sarebbe sembrato anche meno credibile che con il sedicenne dell’otto. 
Ma lui poteva vincere. Doveva vincere. Lexi dormiva, innocente in uno scenario apparentemente innocente quanto lei. Elios si avvicinò. Per vincere bisogna uccidere. Per vivere bisogna uccidere.
Si concesse un ultimo profondo respiro, poi accoltellò la compagna. Le coprì la bocca con una mano, mentre con l’altra colpiva ripetutamente il cuore della sua vittima. Lexi non oppose resistenza, non cercò di mordergli la mano o altro. Rimase immobile, mentre la lama le trapassava il cuore. Elios sentì il sangue caldo che gli schizzava sulla mano. Estrasse il coltello, e vide gli occhi di Lexi spegnersi.
Tornerò a casa, forse, si disse. Ma mi considereranno tutti un voltagabbana?
Agì d’istinto. Staccò un fiore dalla distesa che si ritrovava intorno e lo appoggiò sul petto di Lexi, sopra la ferita. «Mi dispiace» sussurrò, mentre la rosa bianca diventava scarlatta per via del sangue.

 

Un altro colpo di cannone.
«Ragazzi, credo che dobbiamo provare a darci da fare, i perdenti stanno uccidendo più dei vincenti» disse Akar con uno sbadiglio. Lubi storse il naso. Aveva indubbiamente ragione: se non avessero sparso sangue non avrebbero avuto sponsor.
«Meglio, no?»
La ragazza del Distretto Uno sobbalzò: doveva ancora abituarsi a quella voce estranea nel loro gruppetto. «Stai cercando di evitare di uccidere, Nove?» sibilò. In tutta risposta, il ragazzo inarcò le sopracciglia. 
«Non ho paura di uccidere, Uno, credo che il tuo amico pescatore se ne ricordi.»
Lubi non era certa di quale fosse la relazione tra Doss e Whesh, ma era chiaro che al primo fosse dispiaciuto per la morte della seconda. Era giusto così, forse. Dubitava che a lei sarebbe dispiaciuto per la morte di Amon, ma loro si conoscevano appena. «Allora dovrai uccidere la nostra prossima preda, Nove.» Rickard sorrise.
«Non è il momento di litigare» intervenì Doss. Lubi era sicura che lui fosse il primo a voler uccidere il loro nuovo alleato. I Favoriti si sceglievano prima di entrare nell’Arena, le aveva detto quella notte, durante il loro turno di guardia, e lei era d’accordo. Eppure quel ragazzo del nono Distretto sembrava un alleato utile. Tanto poi morirà, pensò seccamente Lubi. Probabilmente lo ucciderò io. Si penso proprio che morirà grazie a me.
Stava per ribattere, quando sentì un passo. Si girò di scatto, e vide la ragazza del Distretto Nove che brandiva un coltello.
«Yeed, cosa cazzo stai facendo!?» L’urlo di Rickard Laces la colse alla sprovvista — e tu prendi in giro Doss?, pensò. Il suo sorriso si allargò. 
«Vengo a salvarti, Rick» sussurrò con voce spezzata la ragazza del Distretto Nove. «Loro ti uccideranno.» Lubi vide con chiarezza Rick che stringeva la presa sull’elsa della propria spada. Guardò prima Yeed, poi Rickard. Infine, disse con voce troppo candida: «ricordi gli accordi, vero, Nove? Prossima preda.»

 

Lyereen sapeva di essere in una pessima situazione: non aveva armi, non aveva viveri. La sua sete iniziava a farsi sentire, e il suo stomaco si lamentava per via della fame. Si trascinava stancamente sui suoi piedi, chiedendosi se ne valesse la pena. Sopravvivere. Ricordava l’unico mentore del Distretto Undici siccome l’altro lavorava con quelli del Dodici. Ricordava Rudry Holland e quei pochi secchi consigli, uno dei quali era saltare giù dalla pedana prima che suonasse il gong. Lei non voleva diventare come Rudry — eppure era così attaccata alla sua vita da rimanere lì, sperando in cuor suo di farcela. 
Ma lei non avrebbe ucciso se non per difesa.
Forse, si disse, forse poteva sopravvivere lo stesso. Poteva nascondersi, rubare del cibo — ma se fosse stata la penultima? Poi cosa sarebbe successo? Avrebbe dovuto uccidere,o sarebbero rimasti per l’eternità nell’Arena? Cos’avrebbero fatto gli Strateghi, in quell’eventualità?
Posso fargliela pagare così, pensò Lyereen. Stravolgerò completamente i loro Hunger Games.

 

«Gli spettatori ameranno tutto questo» lo informò la Stratega-coi-capelli-viola. In quel momento gli sfuggiva il nome — Diana, probabilmente, ma non voleva rischiare. «È proprio una storia strappalacrime» aggiunse, tirando su con il naso. Uno Stratega seduto lì vicino si dichiarò d’accordo, offrendo uno fazzoletto alla Stratega-coi-capelli-viola. Phaedrus sospirò.
«La ucciderà senza troppe esitazioni» li informò con tranquillità. «Sono gli Hunger Games, non è uno dei vostri altri reality show in cui tutto è rose e fiori.» L’evento più amato ed acclamato dalla folla erano senz’altro gli Hunger Games, ma nei sei mesi tra un’edizione e il tour della vittoria, e nel tempo tra il tour della vittoria e l’edizione successiva, i capitolini oltre ad interessarsi sulla vita privata degli stilisti più promettenti, degli autori di ridicole canzoni d’amore, guardavano altri programmi televisivi, tra cui dei reality show in cui nessuno uccideva nessuno. 
«Forse scapperanno insieme» suggerì invece una Stratega. «Non sarebbe meraviglioso?» domandò. La maggior parte degli Strateghi si dichiararono concordi, tranne quelli assetati di sangue, quelli che non ascoltavano e quelli che erano disinteressati da quel tipo di conversazioni. «Una storia d’amore all’interno dell’Arena» aggiunse la stessa Stratega con aria incantata. «davvero roman—»
«Impossibile è la parola che stai cercando» la interruppe Phaedrus. «Sarebbe solo opportunismo. E in questo momento per il maschio non è opportuno, quindi ucciderà la femmina» osservò.
«Potrebbero uccidere assieme tutti i Favoriti» ribatté Caractacus. «Cercando di coronare il loro sogno d’amore.»
Finora si è dimostrato molto più intelligente, pensò Phaedrus. Per quanto si dica che l’amore sia la saggezza dei folli e la follia dei saggi. 
«Spostate la visuale» borbottò. «Un minimo di suspense farà impazzire gli spettatori ancora di più, mentre quello decide cosa fare» aggiunse. «Ci sarà pur qualcos’altro d’interessante.»


Buonciao!
Spero che codesto capitolo vi piaccia. Sinceramente, mi soddisfa.
Non mi pare ci sia roba da spiegare.

 

  
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