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Autore: Chiyume    12/09/2014    4 recensioni
Naruto scopre che si possono fare cose molto interessanti a un certo Uchiha con una bambolina vudù... Narusasunaru. Verso la fine della storia il rating salirà a rosso
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Lime, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve, sono Sabel77, traduttrice della bella storia di Chiyume. L'autrice mi ha gentilmente dato il consenso per la pubblicazione con la sola condizione di tenerla informata sulle opinioni della community italiana sulla sua storia, che potrete trovare qui: https://www.fanfiction.net/s/4037047/1/Voodoo-no-Jutsu . Spero che la accogliate come l'ho accolta io alla prima lettura nell'ormai lontano 2009.
La storia è bella, divertente e leggera, e capace di mescolare umorismo e dramma nelle giuste dosi. Vi troverete una delle scene più divertenti che abbia mai letto in una fanfiction (non vi anticipo quale XP) ma soprattutto tutto ciò che rende la dinamica tra Sasuke e Naruto così unica.
Sulla traduzione dico che non è stata sempre una passeggiata: lo stile di Chiyume è estremamente plastico, e non sempre è stato agevole tradurre nella nostra lingua, così poco elastica in confronto all'inglese, questa plasticità. Non ho potuto evitare qualche ripetizione, o di lasciare espressioni un pò dure all'orecchio italiano in favore della conservazione del senso.
Infine, avverto che la storia, pur essendo ambientata dopo l'ipotetica fine del manga, è stata scritta nel lontano 2009. Tutti gli ulteriori sviluppi del manga sono quindi ovviamente ignorati: la caratterizzazione dei personaggi è fatta a partire da un percorso incompleto, perciò potrete avere l'impressione di trovarvi davanti il Naruto e Sasuke dei primi volumi, piuttosto che quelli dello Shippuden. E sentirete parlare di Akatsuki ed esame dei Chunin, ma non di Madara, Tobi, o superpoteri dello Sharingan.

Buona lettura!



In vent’anni di vita Naruto non era mai stato, neppure una volta, alla Biblioteca di Konoha. Era passato accanto all’edificio tante volte senza mai notarlo davvero, perché in qualche modo questo riusciva a confondere il suo profilo in un modo che andava oltre la sua comprensione. Come un vecchio oggetto a cui nessuno fa più caso dopo aver giaciuto per secoli ignorato da tutti in qualche angolo della casa. Semplicemente, deve essere lì. Punto.

Per cui, era stato piuttosto sorpreso dal fatto che la Biblioteca era, invece, molto grande. Anzi, per dirla in parole povere, E-NOR-ME.

In tutta la sua vita non aveva mai visto una simile quantità di libri!

Lo shock era stato talmente improvviso da fulminarlo sull’ingresso, così Sakura, che lo seguiva, era finita dritta contro la sua schiena; il conseguente, tempestivo pugno sopra la testa lo aveva risvegliato dal suo stupore.

Seguì zitto zitto la sua compagna di squadra dalla chioma rosa in labirinti di scaffali pieni zeppi di libri, lo sguardo fisso sui loro dorsi allineati mentre camminava.

A questo punto, qualcuno potrebbe chiedersi per quale motivo il biondo ninja si fosse finalmente deciso a metter fine alla sua ventennale assenza da quel posto; ebbene, la risposta consisteva in due parole dal tono sinistro:

Jonin e Esame.

Ora, bisogna specificare che non era l’esame in sé a preoccupare Naruto: aveva portato a termine tutte le missioni assegnategli, e raccolto le credenziali che gli sarebbero state necessarie per sostenerlo, senza contare che aveva accumulato molta più esperienza, in quegli ultimi quattro anni, di tutti gli altri esaminandi messi insieme. La caccia a Orochimaru, la lotta contro l’Akatsuki, ed infine il ritorno di Sasuke al villaggio, lo avevano raffinato, come minimo, perciò, per quanto concerneva le sue capacità fisiche, non era minimamente preoccupato.

Era stato così certo che sarebbe passato senza difficoltà. Così incrollabilmente sicuro!

Finché Sakura non gli aveva involontariamente preparato la peggior sorpresa della sua vita: gli aveva chiesto se avesse già finito di studiare per il test teorico.

Test teorico?!

Non gli era stato detto che ci sarebbe stato anche un test teorico! Perché avrebbe dovuto esserci anche un test teorico!?

Credeva che si sarebbe trattato solo di una dimostrazione delle loro capacità e abilità in battaglia! Sakura gli aveva spiegato pazientemente che poiché il test teorico durante l'esame precedente per diventare Chuunin  era stato un falso, il test vero sarebbe stato fatto durante questa sessione. C’era di che disperarsi.

Così, dopo aver ruffianamente pregato, ed essersi messo quasi in ginocchio, Sakura aveva consentito ad aiutarlo, ed ecco perché si ritrovava ora a passare il pomeriggio seduto ad uno dei tavoli della biblioteca, chino su libri e rotoli, mentre Sakura accanto a lui lo aiutava a prendere appunti su tutto ciò che avrebbe potuto rivelarsi importante. Gli aveva consigliato di chiedere anche a Sasuke qualche indicazione, visto che Sasuke aveva già passato l’esame l’anno precedente, ma Naruto aveva rifiutato.

Il bastardo di sicuro l’avrebbe prima deriso perché non sapeva del test, e poi se ne sarebbe andato, lasciandolo a sbrigarsi da solo i suoi problemi. Perciò, grazie tante ma no…

Tuttavia, era risaputo che Naruto non era esattamente il tipo di persona in grado di starsene seduta calma e quieta su una sedia per lunghi periodi di tempo, per di più dopo due ore di studio intenso. Ormai tutto il suo essere fremeva dal desiderio di alzarsi, perciò con una scusa qualunque si alzò dalla sedia e, dicendo che sarebbe andato a cercare qualche notizia in più sulla storia delle cinque Grandi Terre dei Ninja, si allontanò rapidamente, sparendo dietro una libreria.

In realtà non stava cercando nulla di speciale. Si limitava a vagolare avanti ed indietro, prendendo ogni tanto un libro dagli scaffali: gli dava un’occhiata, ne sfogliava le pagine e poi lo rimetteva a posto.

I lunghi corridoi di libri sembravano non finire mai, e ringraziava l’anonimo genio che aveva avuto l’idea brillante di mettere dei segnali che conducessero all’entrata, poiché, si accorse, il suo senso di orientamento lo aveva completamente abbandonato. Gironzolò per un pezzo, finché non si accorse che i libri e i rotoli sui ripiani attorno a lui mostravano evidenti segni di di un lungo inutilizzo.

Passando accanto ad uno di questi scaffali, notò un debole bagliore con la coda dell’occhio, e si voltò. Lì, all’altezza del suo occhio, c’era un vecchio libro rilegato in cuoio nero, con i kanji dorati stampati sul dorso. Il sole che filtrava dalla finestra in alto faceva scintillare le lettere, producendo il bagliore che aveva attirato il suo sguardo.

Allungò la mano e prese uno dei libri dagli scaffali. La trama era ruvida al tocco, e poteva sentire la leggera incavatura del cuoio dove erano stati stampati i kanji. Scosse via delicatamente il leggero strato di polvere che copriva la parte superiore del libro, lo aprì e ne lesse il titolo:

Jutsu dal mondo

Sotto il titolo era impresso in inchiostro dorato il simbolo degli Ambu.

Incuriosito, aprì una pagina a caso del libro e cominciò a leggere: si parlava di qualcosa chiamato Jutsu della Levitazione, che sarebbe servito a far levitare le cose nell’aria, ma richiedeva una quantità enorme di chakra per sollevare letteralmente l’oggetto e mantenerlo fermo in aria. E poi ce n’era un altro con il quale si poteva manipolare il tempo, ma proprio al di sotto del nome di questo jutsu c’era un’altra parte di testo più ampia, che ne sconsigliava l’utilizzo a meno di avere un altissimo controllo del chakra. Infatti vi si diceva che anche la benchè minima interferenza nel flusso di chakra durante il salto temporale avrebbe potuto fare a pezzi l’utilizzatore: ci si sarebbe potuti ritrovare col corpo rispedito di tre anni indietro e il cuore lasciato solo a battere nel presente, cosa che avrebbe provocato la morte istantanea. Naruto rabbrividì al pensiero, e continuò a sfogliare le pagine. Improvvisamente un’immagine gli passò davanti agli occhi come un flash, attirando la sua attenzione e inducendolo a fermarsi e a voltare indietro le pagine finché non ebbe ritrovato l'oggetto della sua curiosità. L’immagine ricopriva almeno mezza pagina, e consisteva in qualcosa che ricordava un mini peluche, solo che questo era fatto di una specie di sacco di cuoio, a cui erano appiccicati, a mo di capelli, dei rozzi filamenti. Il peluche era rivestito di una sorta di straccio simile a un pezzo di stoffa strappato via da un vestito più grande. L’immagine era sovrastata da tre parole scritte in caratteri neri enormi, tanto che parevano praticamente urlare “LEGGIMI!”.

Lesse tra sé e sé la vistosa scritta:

Vudù no jutsu…

Il termine suonava strano, quasi proibito, e il suo sguardo scorse dalla figura alla descrizione, in basso, del jutsu. Vi si diceva che l’efficacia del jutsu non dipendeva dalla quantità di chakra che si possedeva né dall’abilità nel controllarlo; la difficoltà di questo particolare jutsu consisteva nel mettere insieme tutti gli oggetti necessari ad eseguirlo. Poiché lo si considerava come un’arma da usare sui propri nemici, le cose più importanti erano discrezione e abilità nel nascondersi.

Stava per passare alla parte in cui veniva spiegato come mettere in pratica il jutsu, quando Sakura spuntò improvvisamente da dietro l’angolo.

“Che stai facendo, Naruto?”

“Nulla, stavo solo leggendo” disse, chiudendo il libro.

“Beh, allora andiamo, ti restano ancora un mucchio di cose da fare. Cerca di non perdere altro tempo inutilmente!”

“Ti chiedo scusa, Sakura-chan”.

Ripose il libro sullo scaffale e seguì Sakura al suo tavolo, per riprendere a studiare sotto l’occhio vigile della ragazza.

_______________________________________

Naruto evitò il pugno di Sasuke e girò rapidamente su se stesso per sferrare un calcio verso lo stomaco del moro. Sasuke lo bloccò con il braccio sinistro e afferrò saldamente la sua gamba con il destro, torcendola in modo tale che il biondo si ritrovò costretto a ruotare di nuovo su se stesso. Naruto colse al volo l’occasione e, con la gamba libera, diresse un altro calcio alla testa di Sasuke, ma la mancò, e fu rudemente gettato faccia a terra; il respiro gli si spezzò in gola per qualche istante quando il torace si abbatté al suolo. Rotolò sulla schiena e vide il pugno di Sasuke in procinto di abbattersi su di lui, perciò si scostò rapidamente dalla traiettoria. Il pugno colpì il suolo a soli pochi centimetri dal luogo dove poco prima c’era la sua testa, alzando una nuvola di polvere nell’aria.

“Smettila di agitarti tanto, dobe”. Sbuffò e si rialzò in piedi.

“E dovrei lasciarmi colpire? Sei matto?”

Naruto si lanciò in avanti e sferrò contro l’altro quattro colpi combinati, che, con suo sommo disappunto, Sasuke bloccò senza alcuna difficoltà.

“Hn. Non ho bisogno del tuo permesso per riuscirci”.

E, come a dimostrare la veridicità delle sue parole, il palmo della mano di Sasuke premette improvvisamente contro il petto di Naruto, sbalzando il biondo all’indietro. Naruto incespicò, ma riuscì comunque a mantenere l’equilibrio. Alzò lo sguardo e vide che Sasuke gli stava di fronte in atteggiamento calmo, col ghigno rivolto verso di lui, e come sempre quella espressione beffarda e derisoria lo fece infuriare e digrignare i denti per la frustrazione.

Ancora una volta balzò in avanti, ma stavolta non ebbe neanche il tempo di prendere bene la mira che il braccio di Sasuke con uno scatto fulmineo afferrò il suo, torcendolo in modo tale da premerlo contro la sua schiena. Dopodiché, sentì una gamba premere contro le sue; lanciò un urlo strozzato quando Sasuke lo fece incespicare e lo trascinò a terra. Il corpo e la testa crollarono al suolo, di nuovo a faccia in giù, annebbiandogli la vista, e di nuovo il respiro gli si spezzò. Sentì Sasuke posizionarsi a cavalcioni su di lui, ed entrambe le sue braccia venire strette in una morsa di ferro, bloccate contro la sua schiena.

“Ti arrendi, dobe?”

Naruto non riusciva a voltarsi, ma non ne aveva bisogno per dire quale fosse l’espressione di Sasuke in quel momento; emise un gemito di frustrazione quando le sue braccia furono strette più forte.

“Va bene, mi arrendo, accidenti!”.

Sentì il peso del suo compagno di squadra abbandonare il suo corpo, e la stretta intorno alle sue braccia allentarsi, e si rialzò rapidamente.

Non voleva prolungare la vittoria di Sasuke rimanendo a terra più del necessario. Anche Sasuke era in piedi, poggiato contro il tronco di un albero e con le braccia incrociate sul petto.

“Tch. Devi assolutamente smetterla di bazzicare per la biblioteca. Ti stai rammollendo, dobe”, commentò, lo stesso sorrisetto derisorio ancora stampato in faccia.

“Lo farò, quando l’esame sarà finito”, replicò asciutto Naruto, scuotendo la polvere dalla sua giacca.

“Hn, significa che sei ancora intenzionato a fare il test?”

“Altrochè se lo sono!”. Ne avevano già discusso in passato: ogni volta che Sasuke vinceva una sfida era la stessa identica storia, come se la sua vittoria fosse stata la prova tangibile che Naruto non era ancora pronto per il rango di Jonin.

Con questa certezza, Sasuke rispose allo sguardo di Naruto con un sogghigno e un’alzata di sopracciglio.

“E come speri di farcela all’esame se non riesci neppure a battere me in un combattimento uno contro uno?”

Naruto sbuffò.

“Chiudi il becco Sasuke, se non vuoi che venga lì a strapparti quel ghigno dalla faccia!”

“Hn, smettila, dobe. Te l’ho già detto prima, se vuoi battermi, diventa più forte di me”.

Detto questo, si voltò con noncuranza e cominciò ad allontanarsi. La sua voce pacata risuonò alle sue spalle, quando aggiunse in tono derisorio:

“Oppure, impara come controllare la mente altrui o qualcosa del genere”.

Naruto strinse i pugni lungo i fianchi e quasi aprì la bocca per urlare un insulto al ragazzo, ma la richiuse subito. Si voltò di scatto e prese a camminare con passo rabbioso lungo la strada per tornare al villaggio, le mani pressate dentro le tasche in una posa irritata.

Maledetto teme! Chi diavolo credeva di essere?

Naruto poteva batterlo; ne erano entrambi consapevoli, visto che era già accaduto in passato.

Calciò con astio una pietra che giaceva sulla via, che finì fuori strada dopo aver descritto un ampio arco

“Diventa più forte di me…” scimmiottò con una voce stridula, e calciò un’altra pietra.

“Non ho bisogno di diventare più forte per batterti, teme, posso prenderti a calci ogni volta che mi gira”.

Poteva sentire il tono di voce canzonatorio dell’altro risuonargli dentro la testa, e lo sguardo incandescente rivolto a terra si intensificò.

Impara come controllare la mente altrui o qualcosa del genere.

Controllare la mente o qualcosa del genere…

Qualcosa del genere…

Si raggelò, stoppando il piede a mezz’aria per qualche istante prima di poggiarlo di nuovo a terra. Ammiccò una volta, due volte, e poi un ghigno compiaciuto gli si diffuse lentamente sul viso.

“Si… credo di poterci riuscire…”

 

   
 
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