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Autore: uomi_hime    12/09/2014    7 recensioni
[ storia ad OC ] [ Ho tutti gli OC necessari, grazie a chi ha partecipato :)] [Prossimo aggiornamento: 1 luglio]
 
La Namimori organizza uno scambio di studenti con una scuola di Tokyo, dando la possibilità a 7 studenti di passare 6 mesi nella capitale del Giappone. Dopo una lunga attesa, gli alunni scelti sono, a sorpresa di tutti, Dame-Tsuna e la sua stramba compagnia, con ovviamente lo zampino di un certo assassino professionista. Dopo aver convinto Hibari a lasciare il suo adorato comitato disciplinare nelle mani di Kusakabe e della sua banda, i ragazzi partono, inconsapevoli di ciò che li aspetta nella capitale.
 
Perché un antico nemico trama nell’ombra, ed è deciso a distruggere per sempre la famiglia Vongola. Con l’aiuto dei nuovi amici, riusciranno Tsuna e i suoi Guardiani a sconfiggere la nuova minaccia?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LITTLE NOTES: Prima di andare a sclerare (perché sono le 10 di mattina, e per me è ancora presto u.u) nelle note in fondo, uso la poca lucidità mentale rimastami per dedicare questo capitolo a Maki Chrome, che lo ha pazientemente controllato per poi essere riuscita a non uccidermi per i numerosi e spaventosi errori che ha trovato (e io ti voglio tanto bene per questo, Maki-chan <3). In più, ha appena superato l’esame di latino, perciò: ancora complimenti e beccati questo capitolo (anche se lo hai già letto ma vabbè, facciamo finta che tu non lo conosca u.u).
 
 
 
 
 
 
~
CAPITOLO 3
~
 
 
-Ma quello è...- sussurrò il Cielo, osservando la polvere provocata dall’esplosione diradarsi. Assottigliando gli occhi, poté notare una figura stesa a terra, e appena la riconobbe il suo cuore perse un battito.
-GOKUDERA-KUN!!!-
 
 
Il grido di Tsuna giunse ovattato alle orecchie del dinamitardo, accasciato a terra privo di qualsiasi forza.
Sentiva l’intero corpo bruciare, come se fosse stato appena trafitto da mille aghi, e intorno a lui tutto cominciava a farsi sempre più scuro.
Almeno era riuscito a salvare la biondina, ora stesa sotto di lui, proprio come avrebbe voluto il suo adorato Juudaime.
 
-Biondina...- fu un sussurro, ma Nikki riuscì a sentirlo chiaramente.
-Gokudera! Stai bene?- chiese lei, agitata, inorridendo alla vista della gigantesca ferita che attraversava la schiena dell’argenteo.
-Oh mio Dio...- sussurrò, coprendosi la bocca con le mani.
-Non pensare a me, scappa...- continuò l’argenteo, venendo però ignorato dalla ragazza.
-Col cavolo che ti abbandono così! Hai bisogno di un’ambulanza, e anche subito!- gridò, tentando di tirare fuori il cellulare. Concentrata com’era nell’azione, Nikki non notò la presenza alle sue spalle, finchè essa non la colpì con un colpo secco al collo, facendole perdere i sensi.
 
La figura si caricò in spalla la giovane svenuta, per poi girarsi verso la seconda persona che si era avvicinata.
-Che ne facciamo di quest’altro?- proferì in italiano la voce, probabilmente di un uomo abbastanza giovane, riferendosi ad un Gokudera sempre più debole.
-Il nostro intervento è inutile, ci penserà il veleno a finirlo- rispose la seconda presenza, che si rivelò essere una donna sui vent’anni.
-Due piccioni con una fava: chi si aspettava di trovare anche la principessina scomparsa, oltre che il guardiano Vongola?- commentò l’uomo, cominciando ad allontanarsi.
 
-Sayonara, Smoking Bomb- sussurrò la donna, prendendo tra le dita il mento del dinamitardo, rivelando un paio di affilati occhi dorati contornati da una frangetta color blu notte.
Sorridendo, gli aprì a forza la bocca, per poi fargli ingoiare qualcosa, probabilmente il famoso veleno.
E Gokudera non poté fare altro che osservare impotente, mentre i loro assalitori portavano via Nikki sotto i suoi occhi.
 
Juudaime... mi dispiace.
 
Fu il suo ultimo pensiero, prima che la sua coscienza sprofondasse nelle tenebre.
 
***
 
-GOKUDERA-KUN!!!- gridò Tsuna, incapace di credere ai propri occhi: nonostante la polvere impedisse la visione chiara della situazione, la Tempesta era chiaramente stesa a terra, piena di ferite, e si muoveva a malapena, mentre Nikki si stava lentamente rialzando da terra.
 
E quando notò una figura misteriosa colpire la ragazza, facendola svenire, il Decimo non perse tempo, e si fiondò letteralmente giù dalle scale, seguito a ruota da Shoichi, che come lui aveva assistito alla scena ed era palesemente preoccupato per la sorella.
Ci misero poco ad arrivare nel cortile, ma gli assalitori erano già spariti, e con loro la minore dei fratelli Inuzuki, mentre Gokudera non dava più segni di vita.
 
-Gokudera-kun...- sussurrò Tsuna, sbiancando alla vista delle condizioni dell’albino.
Era pieno di tagli, bruciature e sbucciature su tutto il corpo… sulla schiena la camicia era totalmente bruciata, lasciando spazio a una gigantesca ferita che attraversava quasi per intero la pelle ustionata, che non accennava a smettere di sanguinare copiosamente.
 
-Respira ancora, ma dobbiamo chiamare subito un’ambulanza- lo riscosse Shoichi, tirando fuori il cellulare.
-Non serve- disse una voce, mentre la presidentessa dell’associazione studentesca entrava nel loro campo visivo.
-Ts-Tsuki-san, cosa...?- sussurrò il quindicenne, per poi essere interrotto dalla voce irata dell’altro ragazzo.
-Sarti, sei impazzita per caso?- chiese, furibondo –Hai visto com’è ridotto? Ha bisogno di cure immediate, o non ce la farà!-
La ragazza si limitò a guardarlo, gli occhi blu mare che lo osservavano severi.
-Non ho detto che non va curato, ho detto solo che non c’è bisogno dell’ambulanza- Rispose, avvicinandosi al ragazzo svenuto –Forza, aiutatemi a portarlo in infermeria- completò, appoggiandosi un braccio di Gokudera sulle spalle.
Quando vide Shoichi aprire la bocca per ribattere, annunciò con tono sicuro: -Ho già chiamato un medico che lo curerà nel migliore dei modi, non ti preoccupare-.
Dicendo questo, riuscì anche a calmare il Decimo dei Vongola.
 
 
Arrivati in infermeria, i ragazzi appoggiarono il ferito su uno dei lettini e Tsuki si prodigò immediatamente a fasciare con delle bende la ferita, cercando di fermare almeno in parte il sangue.
-Aspettate qui, devo fare una cosa- proclamò la mora, aprendo la porta e dirigendosi a grandi passi verso l’aula dell’associazione, mandando intanto un messaggio alla madre per avvisarla dell’accaduto e chiedendole di raggiungerla al più presto.
 
Entrò dritta filata nell’aula, dirigendosi poi con passo sicuro verso l’autoparlante.
-Gli studenti Kusanagy, Fujiwara, Kuronomori, Takakura e Takami, con i rispettivi compagni, sono pregati di raggiungere immediatamente l’infermeria, grazie- disse, per poi sospirare e accasciarsi sulla sedia.
Fatto anche questo, e ora...
Tirò fuori il cellulare, componendo velocemente un numero sconosciuto.
“Pronto?” rispose una voce squillante, mentre Tsuki lasciava l’ennesimo sospiro.
-Sono io- disse, alzandosi in piedi –Cambio di programma, hanno fatto la loro mossa-
“Cos’è successo?”
-Hanno rapito Nikki e ferito uno dei ragazzi di Namimori, Hayato Gokudera-
“Capisco... allora, come ci muoviamo?”
-Vedi se riesci a localizzare il loro quartier generale, ma non attaccare: monitoriamo i loro movimenti, e se puoi fa anche una mappa del luogo, potrebbe tornarci utile. Io vedrò di raggiungerti appena possibile con i rinforzi-
“Mi pare un buon piano… farò come dici. Ti chiamo appena ho novità”
Tsuki chiuse la conversazione. Poggiò il cellulare e si diresse verso l’infermeria, dove arrivò in due minuti circa.
 
-Bene, vedo che ci siete tutti- constatò, aprendo la porta e osservando i compagni sparsi per l’infermeria.
L’intera famiglia Vongola, in religioso silenzio, era raccolta al capezzale di un Gokudera sempre più pallido, mentre gli altri ragazzi si guardavano l’un l’altro, visibilmente confusi.
-Tsuki... cosa è successo...?- chiese Ayane, visibilmente sconvolta.
 
-Ci sono molte cose di cui dovete essere messi al corrente, e questo non mi pare il luogo adatto- disse la preside, entrando nella stanza assieme ad un’altra persona.
-P-preside??- esclamarono in coro i ragazzi, mentre il Decimo osservava incredulo l’uomo accanto alla giovane donna.
-Dottor Shamal?? Cosa ci fa qui?-
Il dottore girò lo sguardo, spalancando leggermente gli occhi alla vista di Tsuna e i suoi Guardiani.
-Io sono qui perché mia nipote mi ha detto che c’era bisogno urgente di me. Voi invece?- chiese, alzando leggermente un sopracciglio.
-Scambio culturale, nulla che ti possa interessare ora- rispose Tsuki, intromettendosi nella conversazione che, secondo lei, si stava dilungando un po’ troppo.
-Tsuki-chaaaan!!! Vieni a dare un bacetto al tuo zietto preferito!- esclamò Shamal, lasciando basiti i Vongola al gran completo (anche i ragazzi del Mitsuji, ma per motivi ben diversi) e tentando di placcare la ragazza, a cui bastò spostarsi leggermente di lato per evitarlo.
-Piantala i fare l’idiota e fai il tuo dovere una volta tanto- disse lei, gelandolo sul posto con un’occhiataccia e indicandogli il letto dove giaceva il ferito.
Lo sguardo del dottore, che aveva riconosciuto all’istante la persona sul lettino dell’infermeria, si fece improvvisamente serio, mentre pian piano si avvicinava ad esaminare la ferita.
-Bhè, di solito non curo i maschi... ma se me lo chiedi tu penso di poter anche fare un’eccezione- commentò, per poi fare cenno ai presenti di uscire per lasciargli fare il suo lavoro.
 
 
I ragazzi si diressero verso la presidenza, lanciando di tanto in tanto occhiate alla preside e a sua figlia che parlottavano poco più avanti: cosa diavolo era successo? (questa era, in realtà, una domanda che si stavano ponendo solo i ragazzi del Mitsuji; quello che stavano pensando i Vongola più il boss dei Cavallone, con un tono misto tra preoccupazione e rassegnazione, era: in che guaio ci siamo cacciati questa volta?).
Entrarono nella stanza senza parlare, sedendosi dove capitava e rivolgendo sguardi impazienti alle due donne della famiglia Sarti, che si erano appostate dietro la scrivania.
-Signora preside...- cominciò Dino, per poi essere subito interrotto da quest’ultima.
-Chiamatemi pure Mizu, penso che in una situazione come questa la formalità sia obsoleta-
-Ok, allora: Mizu, cosa diavolo è successo a Gokudera?- chiese Dino, dando voce al pensiero generale e rompendo finalmente quel silenzio carico di tensione che si era andato a creare.
-In realtà, sull’esplosione riportata nel cortile, che ha coinvolto il vostro compagno e una mia studentessa, momentaneamente dispersa, non so molto, se non che è stata causata da qualcuno che mirava espressamente a Gokudera. Perché abbiano rapito Nikki resta per me un mistero- Spiegò la donna, facendo spalancare gli occhi alla maggior parte dei presenti
-Anche se devo ammettere che siamo stati fortunati: se fosse accaduto tutto questo stamattina, quando gli altri studenti erano ancora nell’edificio, sarebbe stato parecchio complicato spiegarlo- Disse poi, sorridendo lievemente.
-Miravano a Gokudera-kun? Ma... perché?- sussurrò Tsuna, ancora visibilmente scosso, per poi essere sbattuto violentemente a terra da un calcio volante che lo colpì in piena testa, sotto gli sguardi basiti dei compagni.
 
-Sei veramente ottuso, Dame-Tsuna! Secondo te che motivo può essere?- chiese Reborn, seduto comodamente sulla testa del castano.
-Reborn- salutarono in coro Tsuki e sua madre, ricevendo un’occhiata confusa da parte del quindicenne.
-Ma come... lo conoscete?- chiese, osservandole curioso.
-È stato lui ad avvisarci che qualcuno vi aveva preso di mira, anche se non ci aspettavamo di certo un attacco in tempi così brevi... -spiegò la mora, confondendo ancora di più il povero ragazzo.
-Eh?- esclamò lui, in coro assieme agli altri ragazzi.
-Bhè, penso sia arrivato di scoprire le nostre carte…- esclamò Mizu, lanciando alla figlia uno sguardo d’intesa e aggirando la scrivania dietro la quale le due si erano precedentemente accomodate.
-Io sono Mizu Sarti, moglie di Cole Sarti, V Boss della famiglia Sarti, e questa è mia figlia, Tsuki sarti, futura Sarti VI. Liete di conoscerla, Vongola Decimo- disse la donna, per poi esibirsi in un inchino insieme alla figlia in direzione di Tsuna, in quale non poteva credere alle proprie orecchie.
-Eh-Eeeeeeeeeeeh??- esclamò infatti, incredulo: anche loro erano mafiose?
-Tsuki... cosa significa tutto questo?- chiese Rise, lanciando uno sguardo all’amica di sempre.
-Juudaime-san- Cominciò la mora, usando l’epiteto finora di uso esclusivo di Gokudera –Credo sia meglio che sappiano tutta la verità- Disse, guardando seria il ragazzo di fronte a lei, che però scosse il capo vigorosamente assieme ai compagni, tutti contrari all’idea.
-Perché dobbiamo coinvolgere anche loro? Non c’entrano niente, quello che è accaduto è affar nostro e basta!- Esclamò, mentre i compagni gli davano man forte.
-Infatti, loro non sono estremamente come noi!- Sbraitò Ryohei, che ancora ricordava quando era stato costretto a dire la verità alla sorella.
-Sarebbe troppo pericoloso, meglio lasciar perdere- Concordò Yamamoto, con sorriso preoccupato stampato in volto.
-Boss... non credo sia una buona idea...- Sussurrò Chrome, che si era già affezionata a Sayaka e non voleva coinvolgerla in qualcosa di così pericoloso.
Mukuro si limitò a ghignare e ad annuire leggermente lanciando, non visto, un’occhiata sottecchi a Rise: senza darlo a vedere, la povera ragazza stava tremando come una foglia, scossa da tutti gli avvenimenti della giornata. Bimbi urlanti, pazzi esagitati, camomille a più non posso, esplosioni e ora la scoperta che la sua quasi migliore amica era l’erede di una famiglia mafiosa… ormai era al limite della sopportazione.
-Nh. Fai quello che vuoi- disse infine Hibari, in piedi accanto all’entrata.
 
-Ma chi vi credete di essere?- sbottò Shoichi, alzandosi di botto e attirando su di sé tutti gli sguardi -Dite che ci volete proteggere, che non volete farci del male... ma chi siete voi per decidere al posto nostro cosa è meglio per noi?-
Prese fiato, per poi partire di nuovo all’attacco: -Ascoltatemi bene, hanno appena rapito mia sorella, sono incazzato nero e voglio sapere all’istante cosa diavolo sta succedendo e chi è il bastardo che ha ordito tutto questo, così da poter andare a spaccargli la faccia. Sono stato abbastanza chiaro?- sbraitò infine, fremente di rabbia, i pugni così stretti da conficcarsi le unghie nei palmi e gli occhi di giaccio che mandavano saette.
-Mi duole dirlo, ma Inuzuki ha ragione: tutti noi meritiamo di sapere la verità, visto che è stata colpita anche una nostra compagna- constatò Rin, osservando decisa il giovane Vongola, che da parte sua non sapeva che fare: dire loro tutto, e coinvolgerli in un qualcosa di troppo pericoloso. O tacere, e venire inseguito fino a Namimori da una folla di ragazzi inferociti e desiderosi della verità?
 
-Dame-Tsuna, non esitare e deciditi!- esclamò Reborn, comodamente seduto sulla scrivania con una tazza di espresso italiano in mano.
-Tsu-kun... è loro diritto sapere tutto- sussurrò Kyoko, fino ad allora rimasta in silenzio, appoggiando una mano sulla spalla dell’amico.
Tsuna sospirò sconsolato, guardando prima la ragazza e poi i suoi Guardiani, come per chiedere conferma che ciò che stava per fare fosse veramente la cosa giusta; poi, finalmente si sedette, e cominciò a raccontare.
Raccontò di come Reborn era entrato nella sua vita, della notizia della sua candidatura come Decimo Boss dei Vongola, di come aveva incontrato i suoi amici, degli anelli, del Futuro e di tutte le battaglie che avevano disputato fino ad allora nel nome dei Vongola, fino alla recente battaglia rappresentativa, poco più di cinque mesi prima.
Tutti ascoltavano rapiti, comprendendo pian piano ciò che li aspettava.
 
-Wow...- commentò Ayane un’ora dopo, quando il ragazzo finì finalmente di raccontare.
-Avevo capito che c’era qualcosa di pericoloso sotto, ma non credevo... bhè, non credevo che voi foste addirittura della mafia- sussurrò Sayaka, osservando sorpresa i ragazzi.
-Cavolo, uno scricciolo come te è addirittura il Boss della più potente famiglia mafiosa al mondo! Voglio un combattimento contro di te, da come racconti devi essere parecchio forte!- esclamò Shoichi, ghignando divertito e scrocchiandosi le nocche.
-Ecco uno dei motivi per cui non volevo dire niente...- sussurrò Tsuna, visibilmente spaventato, girandosi verso Tsuki.
Rimase sorpreso nel vedere gli occhi della ragazza velati di dispiacere: seguì il suo sguardo, e lo vide posarsi su una Rise visibilmente sconvolta, che osservava tremando il pavimento.
 
-Ma cosa...?- sussurrò, per poi venire interrotto dal rumore della porta che veniva aperta violentemente.
Girò lo sguardo, e rimase sorpreso di vedere Gokudera appoggiato allo stipite, ansimante per la fatica e in piedi per la sola forza di volontà, che lo osservava serio come poche volte in vita sua.
-Hayato, torna immediatamente a letto! L’antidoto non ha ancora fatto effetto, così rischi solo di aggravarti!- esclamò Shamal, entrando di corsa nella stanza e venendo però totalmente ignorato.
-Juudaime! Devo parlarle, subito!- esclamò l’argenteo, con un tono agitato che non faceva presagire nulla di buono.
-Se vuoi dire qualcosa puoi anche dirla davanti a noi, non ti preoccupare- commentò Tsuki, osservandolo serio.
Gokudera si guardò intorno, indeciso se parlare o meno, e lanciò un occhiata a Tsuna per chiedere conferma delle parole della mora.
-Sta tranquillo, sanno tutto- lo rassicurò il quindicenne, sorridendogli incoraggiante.
-Si tratta... si tratta di quelli che ci hanno attaccato- rivelò il dinamitardo, sedendosi stancamente su una sedia e catturando definitivamente l’attenzione dei presenti, in particolare di Shoichi, che non si perdeva una parola.
-Quando hanno preso la biondina... si sono riferiti a me chiamandomi “guardiano Vongola”- disse, lanciando un occhiata seria ai compagni, conscio di ciò che quella frase comportava.
-Quindi mirano veramente ai Vongola...- constatò Mizu, lanciando uno sguardo alla figlia, che tirò fuori il cellulare e inviò un messaggio, battendo velocemente le dita sulla tastiera del telefono.
-Non c’è solo questo...- riprese parola Gokudera, osservando sottecchi Shoichi -Credo che il rapimento della ragazza sia stata una decisione dell’ultimo momento, e che conoscessero la sua identità- sospirò, poi aggiunse -L’hanno chiamata “principessina perduta”-
 
A quelle parole Shoichi sgranò gli occhi, per poi alzarsi di botto e guardare Gokudera con occhi colmi d’ira e consapevolezza.
-Sei sicuro?? Sei assolutamente sicuro che si siano rivolti a lei chiamandola così??- domandò con un tono di voce misto tra incredulità e rabbia. Rabbia che non accennava a placarsi.
-S-si... ne sono... assolutamente certo- riuscì a rispondere l’argenteo, prima di cadere a terra svenuto.
-Gokudera-kun!- esclamò Tsuna mentre Shamal, con un sospiro, si caricava in spalla il ragazzo per riportarlo in infermeria.
-Lo riporto a letto... Diavolo, gli avevo pur detto di non strafare- commentò il dottore, uscendo dalla porta borbottando rimproveri nei confronti del dinamitardo.
-Cavolo... quello è davvero tuo zio?- domandò Yamamoto, passando lo sguardo dalla presidentessa dell’associazione studentesca alla porta.
-Già, è il fratello di mio padre, lunga storia... adesso le cose importanti sono ben altre, vero Inuzuki?- rispose Tsuki, lanciando uno sguardo al biondo, che intanto si era accasciato nuovamente sulla sedia con le mani a coprire il viso e lo sguardo rivolto verso il soffitto.
 
-Credo... di aver capito chi sono le persone che hanno rapito Nikki- sentenziò il ragazzo, facendo strabuzzare gli occhi a tutti i presenti.
-Ne sei sicuro?- chiese Mizu, senza scomporsi, lanciando un’occhiata seria al diciassettenne.
-Se è vero che l’hanno chiamata così, allora non ci sono dubbi- disse Shoichi, alzando lo sguardo verso la sua intercultrice.
-Puoi spiegarti meglio?-
Il biondo inspirò, scandagliando la stanza ancora indeciso, e cominciò a parlare.
-Anche la mia famiglia è legata alla malavita- rivelò, mentre gli sguardi degli altri ragazzi si posavano su di lui.
-Nikki non l’ha mai saputo, di noi sono l’unico ad esserne a conoscenza. Lei... è sempre stata una ribelle, una vera furia della natura che sapeva distrarmi dagli allenamenti massacranti e le infinite lezioni dei nostri precettori; tutti temevano che, se avesse saputo la verità, l’avrebbe rinnegata e se ne sarebbe andata, e non potevano permetterselo, anche se all’inizio non capivo il perché… - si fermò e sospirò, come se parlare gli facesse male.
-Poi un giorno nostro padre ci ha comunicato che, una volta adulta, Nikki si sarebbe dovuta sposare, a detta sua per mantenere il patrimonio di famiglia. In realtà il suo futuro sposo era l’erede di una famosa famiglia mafiosa, alla cui forza papà mirava da tempo. E lì tutto è precipitato: Nikki è fuggita di casa subito dopo aver ricevuto la notizia, facendo perdere le sue tracce, e io mi sono ritrovato da solo ad affrontare un padre furibondo e un futuro sposo tutt’altro che felice della sua fuga. Poi sono passati tre anni, e sono riuscito a rintracciarla in questa prestigiosa scuola media- concluse, rigirandosi intanto gli occhiali tra le mani.
-Credo che quelli che li hanno attaccati siano proprio i sicari della famiglia Ghost, a cui appartiene il tizio che doveva sposare mia sorella... anche se credo che il suo rapimento sia stato dettato dal caso, visto che loro non sembravano sapere anche della sua presenza finchè non l’hanno vista- aggiunse, fissando serio il giovane Decimo e la mora dietro di lui e ignorando bellamente gli sguardi stralunati degli altri.
-Se quello che dici è vero, allora almeno sappiamo che non le torceranno un capello...- commentò quest’ultima, tirando un sospiro di sollievo: un problema in meno a cui pensare.
 
-E sappiamo anche dove si trovano, a quanto pare- disse poi, sorridendo sghemba mentre leggeva un messaggio appena arrivatole sul cellulare.
-Cosa intendi?- chiese Rin, che ancora stava tentando di comprendere fino in fondo ciò che la sua mente aveva recepito in quelle ultime due ore.
-Vedete, appena Reborn ci ha comunicato del pericolo che correvamo, ho immediatamente mandato un amico fidato a informarsi... e ora questa persona ha trovato una traccia che ritiene che lo porterà in breve tempo al loro nascondiglio- svelò Tsuki, incrociando le braccia al petto e sorridendo soddisfatta.
-Davvero? Bhè, è una bella notizia. Almeno credo...- commentò Sayaka, mettendosi una mano in fronte per cercare di placare il mal di testa incessante che l’aveva presa da quasi mezz’ora: troppe informazioni in troppo poco tempo, aveva urgente bisogno di riflettere un po’… magari davanti a un buon libro e una tazza di caffè bollente.
 
E mentre tutti cercavano di fare mente locale sui recenti avvenimenti, in un angolo Rei si rigirava tra le mani il modellino di una forca appena creato.
-Che ne pensi?- sussurrò, rivolto a quel qualcosa che si annidava dentro di lui.
Sembra interessante... a quanto pare, presto potrò nuovamente versare del sangue fresco.
La voce dentro la sua testa ghignò nell’oscurità della sua mente.
Sarà un vero piacere appendere i colli di quegli uomini al mio cappio... già mi pregusto la loro espressione di puro terrore, quando troppo tardi capiranno che la loro fine è arrivata... e vedere la vita lasciare lentamente i loro occhi... sarà bellissimo!
Esclamò poi, esibendosi nella sua solita risata sinistra che faceva ogni volta venire i brividi a Rei.
-Tu sei pazzo...- sussurrò quest’ultimo, trattenendosi dal fare una smorfia di disgusto che di certo non sarebbe passata inosservata.
E l’hai capito solo ora?
La voce scoppiò a ridere ancora più sguaiatamente, mentre Rei scuoteva leggermente la testa, rassegnato all’evidenza.
 
-A proposito...- Esclamò all’improvviso Ayane, attirando su di sé molteplici sguardi –Tsuki, tuo fratello che fine ha fatto?- chiese, rendendosi conto in quel momento che il ragazzo non era presente.
-L’ho mandato a recuperare a casa Kaname e Miura, l’altra ragazza di Namimori: anche loro rischiavano di essere presi di mira- rispose Tsuki, facendo sospirare di sollievo Tsuna: se fosse accaduto qualcosa ad Haru non se lo sarebbe mai perdonato.
Come a voler tener fede al detto “parli del Diavolo e spuntano le corna”, in quel momento la porta si aprì nuovamente, mostrando un Sora veramente malconcio che cadde a terra appena superata la soglia.
-SORA!!- gridarono in coro la madre e la sorella, correndogli incontro.
-Tutto bene? Dove sono Miura e Kaname?- chiese preoccupata la sorella, inginocchiandosi al suo fianco.
-Mi dispiace... non sono riuscito a proteggerli- sussurrò il quindicenne, tenendo a fatica gli occhi aperti.
-Ssssh, non ti preoccupare- Lo rassicurò la madre, accarezzandogli piano i capelli –Sono sicura che hai fatto del tuo meglio-
-Ma non è bastato...- ribatté piano il ragazzo, con gli occhi colmi di dispiacere e rabbia verso sé stesso per non essere riuscito a mostrarsi all’altezza del suo compito.
 
Nella sala scese il silenzio, con i Vongola preoccupati per la loro amica, e i ragazzi del Mitsuji che non si capacitavano di come le cose stessero degenerando così in fretta.
-Mi secca ammetterlo, ma Kaname è un ragazzo molto più forte di quel che sembra... quindi non fate quelle facce, sono sicuro che se la caverà fino al nostro arrivo- esclamò Shoichi, spezzando il silenzio carico di tensione che si era andato a creare.
-Inuzuki-san ha ragione! Ora dobbiamo pensare solamente a diventare abbastanza forti da poterli salvare!- dichiarò Sayaka dandogli manforte e alzandosi in piedi con gli occhi verdi che mandavano fiamme di determinazione.
-Aspetta aspetta aspetta- La interruppe Tsuki –cosa vuoi dire con “dobbiamo”?-
-Non vorrai mica tenerci fuori dalla battaglia, vero?- Disse Rise, intromettendosi nella conversazione –Ci siamo dentro tutti, e ora che sappiamo la verità non vi lasceremo combattere da soli-
Tsuki la fissò per un lungo periodo, e la ragazza non si sottrasse a quella battaglia di sguardi, determinata ad averla vinta sull’amica, che d’altro canto non voleva di certo fargli correre un pericolo così grande.
-E va bene!- sbottò alla fine, arrendendosi alla sua testardaggine –Vi porteremo con noi, ma prima dovrete allenarvi- dichiarò, girandosi in modo tale da avere una visuale totale di coloro che si trovavano in quella sala, fermandosi in modo particolare su Tsuna, a cui rivolse una muta domanda con gli occhi.
 
-È una loro scelta- sospirò il Decimo, rassegnato all’evidenza: aveva visto la determinazione negli occhi di ognuno di quei ragazzi, e sapeva di non poterli fermare.
-Perfetto allora!- esclamò la ragazza, balzando giù dalla scrivania su cui si era precedentemente arrampicata –La prossima settimana è festa, quindi da domani, allenamento a più non posso!-
Un verso di approvazione si propagò per tutta l’aula, tra espressioni, gasate, calme, rassegnate e addirittura incuriosite.
-Mi dispiace rovinare l’atmosfera- Si intromise Sora, che intanto era stato poggiato su una sedia dalla madre –Ma ho un’altra brutta notizia: hanno altri due ostaggi-
 
La frase ebbe il potere di gelare sul posto i presenti, mentre l’atmosfera si faceva nuovamente tesa.
-Chi?- chiese semplicemente Mizu, con lo sguardo nuovamente serio.
-Suzume Akuira... e Lara Jehnar-
 
***
 
-Porca puttana, tiratemi immediatamente fuori di qui!- urlò una voce femminile da una delle celle, dando per l’ennesima volta un calcio alle sbarre di ferro. Ma niente da fare, quelle non si spostavano di un millimetro, e la ragazza non potè far altro che sbuffare scocciata.
-Piantala Miss Chi-è-che-rompe, tanto non ti apriranno mai- borbottò Shin, seduto tranquillamente dietro di lei con un ghigno stampato in faccia.
-Shin Kaname, piantala immediatamente con quel soprannome se non vuoi che ti squarti!- sbraitò la ragazza girandosi, facendo muovere i capelli biondi che le contornavano il viso e iniziando a guardarlo con i suoi grandi occhi verdi, stringendo il tessuto della tuta viola che indossava mostrando il bordo di una maglietta bianca e battendo infine per terra le scarpe da ginnastica che portava ai piedi.
 
-Piantatela casinisti, o qua finisce che ci uccidono sul serio- li rimproverò una seconda ragazza, seduta accanto ad Haru, lanciandogli un’occhiataccia.
Aveva i lunghi capelli rossi, sfumati sulle punte, che contornavano un viso dalla carnagione lattea e qualche lentiggine sul naso; gli occhi erano azzurri, quasi grigi, grandi e ipnotici, e le sopracciglia ben curate erano aggrottate da un’espressione di rimprovero; indossava un paio di leggins fantasia, abbinati ad una canotta gialla e ad un paio di scarpe.
 
-Jehnar-san ha ragione, non diamogli motivo di farci del male- si unì Haru, mentre i due ragazzi sbuffavano e si rimettevano seduti.
-Come stai?- le chiese Shin, osservando preoccupato la ferita che la mora aveva sulla tempia, ancora sporca di sangue rappreso.
-Meglio, anche se fa ancora male- si lamentò la quindicenne, sospirando pesantemente e girandosi  a fissare la luna, la cui  tenue luce filtrava dalla finestrella posta in alto alla loro prigione in mezzo alla campagna italiana.
 
Tsuna-san... ti prego, aiutaci… !
 
 
***
 
Italia, 3 giorni dopo
 
-Tempesta di lame!-
Esclamò il ragazzo, mentre delle fiamme della tempesta fuoriuscivano dalla sua nodachi.
I suoi avversari, che ormai avevano capito con chi avevano a che fare, tentarono una fuga disperata, ma non servì a nulla:le lame di fiamme li colpirono uno ad uno, bruciando i loro corpi grazie al fattore decomposizione.
-E anche questi sono andati-Proclamò il giovane, addentrandosi ancora di più nella foresta in cui si trovava.
-Al diavolo, è il quinto gruppo di sentinelle che abbatto in neanche due ore!- Si lamentò poi, colpendo con un calcio il primo sasso che trovò.
-Ma almeno significa che il mio intuito non ha sbagliato, il loro quartier generale si dovrebbe trovare da queste parti...-
Commentò ad alta voce continuando ad avanzare, affettando con la nodachi gli arbusti che gli intralciavano il cammino.
Ben presto giunse in una radura sperduta, talmente ben nascosta che era impossibile scorgerla persino dall’alto.
-Bingo- Sussurrò, osservando soddisfatto la villa che si ergeva poco lontano da lui, circondata da una moltitudine di furgoni neri e parecchi uomini armati di mitra.
Sorrise, e nella penombra della foresta brillarono due scaltri occhi etero cromatici.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
---little corner---
Signore e signori, il giorno 12 Settembre diverrà ufficialmente festa Nazionale u.u
GOKUDERA: E perché scusa?
Perché ho aggiornato puntualeeeeeeeeee *balla la macarena*
TUTTI: Oh signore...
Ok, wait a little moment che mi calmo... but I’m so so so happy *^* (Because I’m happy – Clap along if you feel like a room without a roof *la sopprimono*)
Bene, sono calma ^^ Allora, che dire? Stranamente, questo capitolo non mi ha creato alcun problema, l’ho scritto in 5 giorni al massimo (tranne l’ultima parte, che ho aggiunto all’ultimo minuto), e ce l’avevo pronto da tre settimane circa u.u Come avete visto, Maki è finalmente riuscita a convincermi a cambiare l'impaginazione, ringraziate lei per ciò u.u.
Capitolo più che altro di spiegazione, a parte la prima e l’ultima parte (scusa Gokku, ma a qualcuno doveva toccare quella sorte e sei uscito te u.u) l’azione è ancora assente, scusate ç__ç il prossimo riguarderà gli allenamenti dei nostri poveri ragazzi (ancora non conoscono i metodi di Reborn, e ancora non sanno cos’altro ho in mente per loro... muahahahahahahah *tossisce*), per poi dare spazio all’azione vera e propria è.é
Punto della situazione: Gokudera è ferito e avvelenato, Sora idem (a parte il veleno), 5 persone sono state rapite e ora i ragazzi sono nei guai fino al collo: riusciranno a cavarsela? Chi è il ragazzo inviato da Tsuki? (chi lo ha capito è pregato di non dirlo nella recensione, yay) E perché Rise è rimasta così sconvolta, più di tutti gli altri?
Per saperlo, aspettate il prossimo capitolo, tra un mese esatto ;)
See yay

P.s. Mi scuso con coloro a cui non ho risposto alle recensioni, ma non sempre ho tempo e ora che ricomincia scuola ho paura che ne avrò ancor meno... Ma tenterò di rispondere a più persone possibili ^^
 
marta_uzumaki86
   
 
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