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Autore: Maya98    12/09/2014    1 recensioni
"Sei una delle poche persone a cui si addice l’infelicità,-picchietta gli zigomi con le dita, le labbra contratte:-Ti dona. Le ragazze direbbero che è una fortuna, i filosofi una condanna. "
(Implied-Johnlock)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Irene Adler, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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It suits you



Inaspettato. Tutto è inaspettato, sulla linea di quella figura: anche la sua esistenza.
Inaspettata è lei, è la sua posa annoiata, e anche quella leggera scompostezza che le permette di stare sul filo delle regole senza superarle: non si fa notare. E, prendendo coscienza della sua situazione, fa anche bene.
Seduta al pretenzioso tavolino di un caffè all’angolo, le gambe accavallate l’una sull’altra, la mano destra ripiegata mentre la sinistra stende davanti agli occhi una brochure. Il vestito estivo fa pendant con il suo vistoso ma non troppo cappello di paglia con nastro, insolito a Londra anche in agosto. Sherlock la riconosce nonostante gli occhiali da sole, nonostante i capelli rossi e nonostante non stia guardando verso di lui: si avvicina con passo deciso, sapendo che l’esitazione avrebbe soltanto insospettito le telecamere.
Prende posto nella sedia di fronte a lei, congiungendo le mani davanti al viso e sporgendo il mento. La fissa con gli occhi socchiusi, paziente ma con sguardo affilato, attendendo che lei gli rivolga la sua attenzione. Per diversi secondi, la donna non lo degna di uno sguardo. Continua a fingere, con una sottile accuratezza, di leggere la brochure che tiene in mano. Soltanto dopo che i suoi occhi sono arrivati alla fine dell’ultima riga, si muove. Allunga sinuosamente i piedi, fasciati in alte scarpe rosso vernice e si lascia andare ad una pigra, palesemente finta, espressione di stupore.
-Ciao, Irene.-dice Sherlock accennando un sorriso studiato con l’angolo della bocca.
-Non posso sperare di farmi un giretto a Londra che compari tu ad importunarmi, Sherlock.-ribatte, abbassando la brochure sul tavolo e allungando la mano sul tavolino, per spostare il vaso con una singola rosa rossa di ostacolo tra loro.
-Un imprudente giretto a Londra,-puntualizza lui:-o devo ricordarti il mio caro, dolce fratellino?
-C’è una cosa che dovresti sapere molto, molto bene, Sherlock,-mormora lei:-e cioè che se qualcuno si aspetta che una persona sia morta, non la riconoscerebbe nemmeno se se la trovasse di fronte. Mycroft non mi cercherà, se non sarai tu a condurlo da me.
Prende una lunga, calma sorsata dalla granita alla fragola che ha di fianco, il colore della cannuccia abbinato al rossetto rosso che le dipinge le labbra:-E poi, sai, il rischio è il mio mestiere.
Sherlock resta in silenzio, senza smettere di guardarla. Il velo che aveva davanti agli occhi anni prima si è dissolto, permettendogli di carpire quante più deduzioni desidera.  Soprattutto, non gli sfugge l’anello al dito:-Da prostituta hai deciso di diventare una vedova nera?
L’angolo destro della sua bocca si arriccia in una smorfia accattivante:-Non mi si addice, l’omicidio. E anche volendo, Jim non c’è più, quindi…-lascia cadere il discorso, alzando una mano e lasciandola sospesa:-Ma lui è un ricco, industriale americano. Passa sei mesi all’Est e altrettanti in Europa. Torna in America solo per pochi giorni all’anno, e quando lo fa è talmente preso dal lavoro che a mala pena mi vede.-sorride, questa volta con tutto il viso, ma è un sorriso perfido, malizioso:-Quindi mi lascia la sua enorme, lussuosa villa in cui posso condurre avanti la mia vita indipendente.-si abbassa verso Sherlock e mormora, come se temesse di farsi sentire:-Sai che li tengo in pugni tutti.
-Non ne dubito,-commenta Sherlock, tirando su il capo e distogliendo lo sguardo.
-Ma avanti, ora, parliamo di te.-dice lei, allungando una mano per arrivare al colletto della camicia. Lo rivolta da una parte all’altra, con espressione di disapprovazione:-Tu con il tuo completo elegante e quegli occhi che non hanno ancora deciso di stabilizzarsi su un colore. Porti ancora quel ridicolo cappello?
-Penso che il mio abbigliamento non sia questione che ti riguardi.-dice Sherlock, sardonico.
-Non parlavo del tuo abbigliamento, dolcezza, parlavo del tuo atteggiamento.-la mano si alza, e le lunghe dita con le unghie laccate scivolano ad accarezzargli la guancia, con fare pietoso:-Sei una delle poche persone a cui si addice l’infelicità,-picchietta gli zigomi con le dita, le labbra contratte:-Ti dona. Le ragazze direbbero che è una fortuna, i filosofi una condanna.
Sherlock, che l’ha lasciata fare, scaccia la mano con un gesto secco:-Cosa vuoi dire?
-Come sta John?-chiede lei, portando la mano respinta sotto il mento, per reggerlo con delicatezza.
Il volto di Sherlock si fa di pietra.
-Ecco, che dicevo? La tristezza addolcisce i tuoi lineamenti spigolosi, mio caro,-li segue con gli occhi, come prima aveva fatto con la mano:-Rende il tuo volto molto espressivo.
Sherlock si alza di scatto:-La conversazione finisce qui.
-Peccato, avrei voluto sistemarti questa bella rosa rossa all’occhiello,-commenta distrattamente Irene, picchiettando le dita sul vetro del vaso:-Rosa, il fiore dell’amore, rosso, il colore del sangue. Adatto per il tuo cuore dilaniato, no? Ma sarà per la prossima volta.
Sherlock spinge bruscamente via la sedia, voltandosi e cominciando a camminare lontano da lì, un fischio che gli risuona nelle orecchie insieme alla risata della Donna:-Buona vita, Irene!-esclama poi, premurandosi di usare il suo vero nome per attirare l’attenzione. Sarà costretta ad allontanarsi da Londra per non essere scoperta da Mycroft Holmes, e lui non correrà rischio di incontrarla nuovamente.
Irene non abbandona il sorriso finché Sherlock non è sparito dietro l’angolo, il volto contratto dalla rabbia. Sospira piano, arricciando le labbra, e mormora:-Buona vita anche a te, Sherlock.-tornando poi a leggere la sua brochure.
 
 
 
Angolino della Skizzata:
Bè, questo è un esperimento. Ho deciso che Irene mi piace. Prima la odiavo, ma alla fine è davvero una grande donna, e merita tutta la mia ammirazione. Dovevo farci un po’ la mano, quindi ho scritto questa storiella, che dovrebbe essere ambientata tra la 3x02 e la 3x03. La rosa rossa è il riferimento al fiore che Irene manda in ospedale quando Sherlock è…bé, quando gli sparano. “Dolcezza” è ispirato a River Song, e niente…come ho detto, è un esperimento. Anche io penso che l’infelicità doni a Sherlock. Nella s3 è bellissimo, mi piace di più che il look s2.
Se volete lasciare un commentino, siete bene accetti! Un bacio,
  
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