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Autore: _Alien_    12/09/2014    6 recensioni
[Spoiler di tutto TID e TMI, compresi possibili spoiler di COHF]
Sono passati sette anni dalla fine della Guerra Oscura e gli Shadowhunters newyorkesi sono in fibrillazione per il matrimonio fra Alec e Magnus. Per questo lieto evento, vengono invitati anche Tessa Gray e Jem Carstairs, che possono finalmente conoscere una nuova storia di Lightwood, Herondale e Fairchild. Ma qualcosa è destinato a turbare l'equilibrio dell'Istituto: i confini spazio-temporali si stanno lentamente incrinando e Alec, Isabelle, Jace e Clary si ritroveranno inspiegabilmente catapultati nella Londra vittoriana. Riusciranno a tornare indietro, nel presente?
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Idris, 2014
La Sala degli Accordi si stava riempiendo a vista d’occhio, tanto che, se non fosse stata accanto a Simon, probabilmente si sarebbe persa in quel mare di corpi. Strinse le mano del ragazzo con forza, mentre entrambi si facevano strada tra la moltitudine di Shadowhunters e Nascosti, in cerca di un posto a sedere.
- Isabelle! Simon! – si sentirono chiamare. Maryse agitava un braccio per farsi vedere e i due giovani, con grande fatica, la raggiunsero e presero posto accanto a lei.
- Come mai tutta questa gente? – chiese incuriosito Simon – È impossibile usare i Portali, come hanno fatto ad arrivare qui per la riunione?
- I Portali non sono l’unico modo per viaggiare. Sicuramente è il metodo più pratico e veloce, ma non l’unico. – spiegò Maryse – E poi, da quando la Guerra Oscura è finita, c’è stata una migrazione di massa verso Idris, l’unico posto al mondo dove è piuttosto improbabile che i demoni possano attaccare.
- Improbabile, non impossibile. – mormorò Izzy. Un paio di occhi grigi, nascosti da lenti spesse, le attraversarono la mente. Se Alicante fosse davvero stata una città anti-demone, Max sarebbe stato ancora vivo. Anche gli occhi azzurri di Maryse si oscurarono di un dolore indicibile. Si girò verso la figlia e le accarezzò il viso.
- Niente è impossibile, tesoro. E l’unica cosa che si può fare in certe situazione è sperare per il meglio.
In quel momento, entrò Magnus, con Tessa al suo fianco. Rispetto al giorno prima, quando si era sciolto in lacrime sulle rive del lago, sembrava stare leggermente meglio. Ma Isabelle non l’aveva mai visto monocromatico. Pantaloni neri senza un briciolo di glitter, camicia nera senza alcun tipo di lustrino, stivali neri lucidi e capelli liberi dal gel, che ricadevano morbidamente sulle spalle. Sul viso non c’era traccia di trucco, anche se un po’di correttore per le occhiaie che gli scavavano il viso non avrebbe fatto male. E le labbra, prive del lipgloss glitterato, erano curvate all’ingiù. Tessa, in jeans e maglietta, gli strinse il braccio in un gesto incoraggiante, mentre lui faceva una smorfia che voleva essere un sorriso. Poi i due stregoni si separarono e Magnus scivolò silenziosamente al suo posto di rappresentante dei Figli di Lilith. Isabelle sospirò, non l’aveva mai visto così abbattuto. Notò con la coda dell’occhio che anche sua madre stava fissando lo stregone con una certa apprensione. Fece per chiederle perché, ma fu allora che il mormorio della sala si interruppe bruscamente. Il Console Penhallow e l’Inquisitore Lightwood entrarono solennemente e si sistemarono ai loro posti, al centro della sala.
- Figli dell’Angelo, della Luna, della Notte, di Lilith e del Popolo Fatato! – proclamò il Console – Da questo momento, la riunione richiesta da Isabelle Sophie Lightwod ha inizio.
 
Londra, 2014
- Guarda, papi! Sembra di stare a New York! Ci sono tante persone e tantissime luci! – gli occhi azzurri di Amatis brillavano per lo stupore. Luke accennò un sorriso alla figlia, ma non gli sfuggì il sospiro stanco di Jocelyn.
- Ehm… sappiamo che Piccadilly Circus di venerdì sera non è il massimo della tranquillità, ma Lady Svit-ehm, Lady Geminy abita qui vicino. – disse mortificato Bill, correggendosi prima di chiamare il Sommo Stregone di Londra con il suo soprannome.
- Bando agli indugi. – affermò in maniera piuttosto teatrale Tom – Andiamo.
Ma nessuno riuscì a muovere un passo, prima che il cellulare di Bill trillasse: Somewhere in town, we don’t know where we are!
Già si ritrovò a pensare Jocelyn Chissà dove ci stanno portando, questi due…
- Pronto? – rispose Bill, passandosi una mano tra i lunghi capelli per tirarli indietro – Oh, Katy! Cos-come è scomparso? Ma… cerca meglio, in fondo ha solo cinque anni. È troppo piccolo per…
- Ehi, Bill! – una vocina richiamò la sua attenzione. Will aveva stretto le piccole dita attorno ai pantaloni della sua tenuta e li stava strattonando per farsi notare. Sorrise non appena gli occhi castano chiaro di Bill incontrarono i suoi, molto più scuri.
- Mein Engel! – schizzò in aria il biondo, tradendo la sua effettiva nazionalità – Was machst du hier?
- Bill, was passiert? – chiese Tom preoccupato. Jocelyn ricordò vagamente che il fratello di Robert Lightwood, Tristan, aveva sposato una Shadowhunter tedesca e si era trasferito a Berlino. I due gemelli dovevano essere nati lì. Peccato che non capisse una parola di tedesco. Luke inarcò un sopracciglio, mentre le piccole labbra rosa di Amatis assunsero la forma di una O perfetta. Quando il ragazzo con le treccine vide il piccolo Will, trasalì.
- Aber du… - boccheggiò.
- Ja, ich weiß… - concordò il fratello.
- Ragazzi, se parlate in tedesco non capiamo niente. – sbuffò il bambino, aggrottando la fronte. I gemelli sembrarono riscuotersi.
- Cosa ci fai tu qui?! Stai facendo morire di paura Katy! Perché sei scappato? – strillò Bill.
- Sei scappato? – ripeté incredulo Tom.
- Sì. – incrociò le braccia al petto Will – Voglio tornare dalla mia mamma e dal mio papà. Voglio sapere perché non mi chiamano!
- Ma William! – sospirò Bill – I tuoi genitori stanno bene, non si sono dimenticati di te! È solo che… ora è difficile comunicare con loro.
- Lo so. – ribatté il piccolo Carstairs – È proprio per questo che voglio venire con voi. Ho sentito Katy che parlava a telefono con il suo amico Julian, mamma e papà sono ad Idris!
- Will! Non si origliano le telefonate! – si mise le mani sui fianchi Bill.
- Oh, taci, Bibi. Questo è l’ultimo dei nostri problemi. Adesso tu vieni con me e ti riporto all’Istituto. Bill, tu vai da Lady Geminy. – Tom fece per chinarsi e prendere in braccio il bambino, quando Will cominciò a ululare disperato. Almeno un quarto delle persone che affollavano la piazza si girò verso di lui. Una donna in equilibrio su dei vertiginosi tacchi lanciò un’occhiataccia a Tom, mentre una comitiva di giovani smise di chiacchierare per focalizzarsi indignati su di lui.
- Buahhhh!!! Voglio la mia mamma! Portatemi dalla mia mamma! – singhiozzò Will sempre più forte. Jocelyn e Luke si guardarono rapidamente intorno. Presto o tardi avrebbero attirato l’attenzione della polizia e allora sarebbero stati guai. Così la Cacciatrice si inginocchiò e sorrise rassicurante al piccolo Carstairs, accarezzandogli una guancia.
- No, tesoro, non piangere. Va tutto bene. Rivedrai presto la tua mamma…
- Se vengo con voi, sì! Non voglio tornare all’Istituto, voglio mamma e papà!
- Ma William, il viaggio è troppo lungo e pericoloso per te! – intervenne Bill.
- Amatis ha la mia età e verrà con voi! – fece notare Will.
- Amatis è con i suoi genitori! – borbottò Tom – Mein Engel, ich will keine Kinder…
- Non mi farete cambiare idea! Io verrò con voi, umh! – concluse mettendo su un broncio colossale, le lacrime che ancora gli rigavano le guancie.
- Papi, mi metti giù? – bisbigliò Amatis all’orecchio di Luke.
- Ok, ma non allontanarti. – si raccomandò e la bambina annuì. Una volta con i piedini per terra, la piccola pel di carota si avvicinò a Will e gli sorrise.
- Secondo me hai ragione tu. – affermò. Si girò verso i suoi genitori e i gemelli Lightwood con il mento sollevato e il sopracciglio inarcato – Secondo me ha ragione lui.
Will sorrise appena in direzione della rossa.
- Amatis… - mormorò Jocelyn, ma lei la interruppe.
- Se fossi io al posto di Will, vorrei tanto tornare da te e da papà, mamma. – inclinò leggermente la testa di lato – Perché lui non può?
- Perché i suoi genitori non sanno nulla, tesoro. – spiegò pazientemente Luke – Non possiamo andare contro la loro volontà, se loro non vogliono che Will stia ad Idris.
- La cosa più preoccupante è come Lady Svit- cioè, Lady Geminy vuole farci arrivare ad Idris. Potrebbe essere pericoloso. – disse Bill – Non possiamo mettere a rischio la tua vita senza che ci siano i tuoi genitori a custodirti.
- Ma non sappiamo ancora cosa abbia in mente Lady Gemini. – rimuginò ad alta voce Jocelyn – Quindi… facciamo così. Se l’unico modo per raggiungere Idris è troppo pericoloso, allora lasceremo sia Amatis che Will qui a Londra. Altrimenti potranno venire con noi.
- Sì! Verrò con voi! – esultò Will, saltellando dalla gioia.
- Ok, ma comunque, anche se la strada per Idris si rivelerà tranquilla, avviseremo i signori Carstairs. Devono sapere dov’è Will. – asserì Tom.
- Affare fatto. Ora andiamo! – batté le mani Will. Poi si girò verso Amatis e le fece l’occhiolino, sillabando un muto “Grazie”. Amatis ridacchiò e il suo viso si imporporò leggermente. Mentre camminavano, con una mano si strinse al suo papà, ma l’altra si intrecciò a quella di Will, così da non perderlo tra la folla.
 
Idris, 2014
- Posso prendere la parola? – si alzò in piedi Lily, la rappresentante dei vampiri. Jia le diede il proprio consenso e Lily cominciò la sua arringa. Izzy sospirò. Era da quasi mezz’ora che discutevano, ma ancora non si era giunti a niente. Non sperava di poter trovare una soluzione per rintracciare Alec, Jace e Clary, ma almeno contava di decidere una mossa successiva, qualcosa da fare…
- … per questo io credo che sia inutile e dispendioso continuare le ricerche. Alexander, Jace e Clarissa sono perduti per sempre. Dovremmo focalizzare i nostri problemi su altro, come per esempio…
- STA’ZITTA, SUCCHISANGUE!
Lily ammutolì e puntò il suo sguardo verso chi aveva urlato. Isabelle spalancò gli occhi, Simon la bocca. Non potevano crederci, nessuno poteva. Nemmeno la stessa Lily.
- Magnus, che ti prende? – domandò confusa. Magnus Bane era sempre stato l’emblema della diplomazia, quello che creava compromessi e accordi, che metteva d’accordo le parti. Non aveva mai alimentato i conflitti. Ed invece, in quel momento, era in piedi, il busto proteso in avanti, le dita che scavavano rabbiose nei braccioli dello scranno, gli occhi spiritati.
- Non possiamo interrompere le ricerche! Ci sono quasi, mi manca poco per capire come rintracciarli! Vi prego, non possiamo abbandonarli! – la disperazione nella sua voce era più che evidente. Maryse si portò una mano alla bocca, gli occhi lucidi. Cercò con lo sguardo il suo ex marito. Non sarebbe intervenuto, lo sapeva, si sarebbe limitato a fissare lo stregone, le labbra contratte in una linea sottile.
- Magnus, sono a conoscenza della tua relazione con il giovane Lightwood, ma… - sospirò Lily, come se stesse ragionando con un bambino, ma l’occhiata assassina che le lanciò lo stregone la mise a tacere.
- Tu non sai un bel niente. – sibilò, gli occhi da gatto fiammeggianti – Ce l’ho quasi fatta, te l’ho detto. Tessa Gray e Catarina Loss mi hanno dato una mano. Abbiamo messo a punto un sistema di localizzazione nuovo, dobbiamo solo testarlo.
- Oh, bhe, in questo caso, allora… - la vampira fece un gesto noncurante con la mano, intimorita dalla reazione del figlio di Lilith. Magnus distese i muscoli e tornò a sedersi, apparentemente tranquillo, ma pronto a scattare al minimo impulso.
- Hai davvero trovato un modo per rintracciarli? – chiese speranzosa Isabelle. Magnus annuì, ma si morse il labbro con nervosismo. Le aspettative di Isabelle vacillarono.
- In realtà… mi serve ancora un po’di tempo. – ammise – Ma ci sto lavorando.
- Ci stai lavorando. – Maryse trasalì. Robert aveva parlato, gli occhi blu che scrutavano con saccenza il futuro genero – È da giorni che dici sempre la stessa cosa, ma non mi sembra che i miei figli e Clary siano qui. Oppure sbaglio? E inoltre – aggiunse, interrompendo la replica di Magnus – questa non è l’unica emergenza. Abbiamo inviato alcuni Shadowhunters nelle zone interessate dall’attività demoniaca, vicine ai territori del Popolo Fatato. Ho qui il rapporto di uno di loro, Horace Nightshade. Qui dice che c’è un solo demone che vuole invadere il nostro mondo. Il suo nome è…
- Scusate?
Tutti si girarono verso la porta. Un ragazzo alto, dai folti capelli neri, faceva capolino dalla porta.
- Tiberius! – esclamò Jia – Cosa stai facendo?
- Chiedo perdono per l’interruzione, ma… c’è una telefonata per Theresa e James Carstairs.
I due diretti interessati si guardarono straniti.
- Da parte di chi? – chiese Jem.
- William Jonah Carstairs, ehm, vostro figlio.
I due coniugi sgusciarono immediatamente via dai loro posti e si catapultarono verso la porta. Mormorarono un “con permesso” frettoloso, poi uscirono. Ty Blackthorn fece un lieve cenno col capo, prima di ritrarsi e chiudere la porta.
- Dicevo – riprese Robert, come se non fosse successo nulla – che c’è un solo demone che vuole invaderci. E il suo nome è Rhefur.
 
Londra, 2014
Né Jocelyn né Luke sapevano bene cosa aspettarsi dal Sommo Stregone di Londra. Nelle loro menti comparivano lo scintillante Magnus Bane, l’altruista Catarina Loss, il pragmatico Ragnor Fell e determinata Tessa Gray. Non esisteva uno stregone che assomigliasse ad un altro, in nessun caso. Bill e Tom, in testa al gruppo, svoltarono in un vicolo sulla sinistra della piazza gremita di gente e bombardata dalle luci dei megaschermi. Decisamente l’atmosfera era più tranquilla. Jocelyn affrettò il passo e si affiancò ai gemelli Lightwood.
- Prima, nella piazza - disse curiosa – la gente poteva vedervi. Non vi siete resi invisibili?
- Oh, no. Non lo facciamo quasi mai. Non serve. – fece spallucce Bill.
- Qui, a Londra, la gente non si stupisce di nulla. – aggiunse serafico Tom. Jocelyn annuì, pensierosa. I due ragazzi imboccarono un’altra strada laterale, sulla destra, e sbucarono in una zona di palazzi alti e stretti. Dopo qualche altro passo, i gemelli si fermarono. Il palazzo era semplice, color giallo tenue, le imposte di un verde brillante. Niente di speciale, insomma. Tom raggiunse il campanello d’ottone, con tanto di targhetta dorata Geminy - Nelrosh. Schiacciò il pulsante e poco dopo una voce gracchiò dal citofono.
- Sì? – chiese semplicemente la voce, profonda e femminile.
- Lady Geminy? Sono Tom Lightwood. Sono qui da parte dell’Enclave…
- Di venerdì sera? – la voce non sembrava irritata, solo sorpresa.
- È un’emergenza, signora.
- Oh. Allora va bene.
La porta si aprì con un cigolio, rivelando la sagoma di una donna. Non era esattamente alta, ma era formosa, il corpo fasciato da uno stretto e lungo tubino nero. I vaporosi capelli biondi erano sciolti sulle spalle, in netto contrasto con il nero dell’abito e dell’ombretto e le lunghe ciglia scure celavano dei grandi occhi verdi. Le labbra della donna, dipinte di un rosso intenso, si curvarono in un sorriso.
- Ma guarda chi si rivede! Bill e Tom Lightwood! – ammiccò in direzione dei gemelli.
- Buona sera, Lady Geminy. Ci scusiamo per l’orario e il giorno insolito, ma abbiamo bisogno del suo aiuto. – spiegò con solennità Bill.
- Taylor non sarà troppo contento, ma come posso tirarmi indietro? – chiese retoricamente la strega. Spalancò l’uscio e fece un ampio gesto della mano.
- Prego. Siete i benvenuti nella mia umile dimora.
L’intero gruppo entrò. La casa era un tripudio d’arredo ultra moderno, bianco e nero, un ambiente semplice e raffinato. In quello che doveva essere il salotto, l’unica stanza visibile anche dall’anticamera, un uomo sui trenta reggeva un bicchiere di vino, gli occhi celesti fissi sul fuoco scoppiettante del caminetto.
- Non credo di aver mai avuto il piacere di conoscere i vostri compagni. – la strega indicò con un cenno del capo le persone alle spalle dei Lightwood.
- Salve, io sono Jocelyn Greymark e loro sono mio marito Luke, mia figlia Amatis e William Carstairs. – rispose prontamente la donna. Lady Geminy sorrise ai bambini e li salutò con la mano, poi strinse la mano ai due adulti.
- Sono deliziata. – mormorò – Taylor, tesoro, vieni a conoscere i nostri ospiti.
Il giovane posò il bicchiere sul tavolino di vetro davanti a lui e si alzò. Mentre si avvicinava, Jocelyn scorse nei suoi occhi i tipici riflessi dorati dei lupi mannari.
Nelrosh pensò tra sé Jocelyn Ma certo. Lui è il capo branco di Londra.
- Garroway! – esclamò infatti Taylor, sorridendo a Luke – Come te la passi, amico?
- Non c’è male. – rispose con un sorriso il marito della Cacciatrice. Amatis fissava la strega, cercando il suo marchio distintivo, ma non riusciva a trovarlo. Diede una leggera gomitata a Will.
- Secondo te che marchio ha? – domandò.
- Non lo so. Forse… - stava ipotizzando il bambino, quando la strega sorrise e fece loro l’occhiolino.
- Basta chiedere, ragazzi.
Sollevò appena il vestito, che arrivava ai piedi, e i bambini non poterono fare a meno di spalancare occhi e bocca. I piedi della donna erano verdi, squamosi e palmati, simili a zampe di rana. Probabilmente anche il resto delle gambe era così, dato che le squame si diramavano oltre la caviglia.
- Suppongo che siate qui per un motivo. – disse poi, rivolgendosi agli adulti – Per quale scopo devo offrire i miei servigi?
Bill stava per aprire la bocca, ma Lady Geminy lo bloccò con cenno della mano.
- Non centra la questione dei Portali, vero? Perché in quel caso, c’è solo una cosa da fare.
- Cioè?
 
Idris, 2014
- Per Lilith… - ansimò per l’ennesima volta Magnus. Si era rosicchiato le unghie fino a mordere la carne, tanto era nervoso. E impaurito. Aveva troppa paura che l’incantesimo non funzionasse.
- Sta’tranquillo, Magnus. Andrà tutto bene. – gli accarezzò la schiena Tessa, con fare materno.
- Non avevamo messo in conto questa ipotesi! Andiamo, Tessa, chi si offrirà mai per una cosa del genere? È una missione suicida. – gemette lo stregone. La mutaforma si morse il labbro inferiore.
- Guarda il lato positivo. – disse – Se non funziona, verranno rimandati indietro. Sfrutteranno la stessa energia che ho usato io quando mi sono accorta che qualcosa non andava nel Portale che ha inghiottito il tuo Alec e i suoi amici. Ricordati che io e Jem siamo riusciti a tornare indietro, a New York.
- Il mio Alec… Dio, Tessa. Mi manca così tanto. – abbassò lo sguardo lui – Spero soltanto che stia bene. Se gli fosse successo qualcosa…
- Lo scopriremo presto. Però per controllare l’incantesimo ci vogliono almeno quattro stregoni. Calcolando me, te e Catarina… ne manca uno. Tu conosci qualcuno che ci possa aiutare?
- Nessuno oserà andare contro le leggi del Conclave… - scosse la testa Magnus. Poi, nei suoi guizzò un lampo d’energia. Un’illuminazione.
- Qualcuno c’è. – affermò – E non potrà dirmi di no.
 
- Non esiste.
- Oh, ti prego, Ron! Non puoi dirmi di no! Non dopo tutto quello che ho fatto per te! – piagnucolò Magnus. Il suo collega stregone si girò verso di lui. I colori predominanti in Ron Weasley erano il bianco della pelle e il rosso dei capelli, delle lentiggini sul viso, degli occhi e delle unghie. Era un po’inquietante, a dire la verità. Ma Magnus, secoli e secoli prima, lo aveva aiutato a salvare la donna che amava, una strega come loro, Hermione Granger. Ora Ron avrebbe restituito il favore.
- Magnus, hai idea di cosa mi stai chiedendo? Di infrangere le leggi del Conclave… i Nephilim potrebbero uccidermi!
- Non sono così spietati e poi io voglio salvare tre di loro.
- Magnus, non voglio essere coinvolto nelle faccende dei Nephilim.
- Almeno consideralo come favore personale!
- No. Mi dispiace.
Magnus fissò gli occhi rossi di Ron, indeciso se incenerirlo o annegarlo con un ancora appesa alle caviglie.
- Ascoltami bene, Weasley. Io non voglio andare contro il Conclave per puro spirito di ribellione. Io devo salvare il mio fidanzato, il suo parabatai e la piccola Clary Fairchild. Ho chiesto a te di aiutarmi perché sai cosa significa essere separati con la forza dalla persona che si ama. Io amo Alec con tutto me stesso, forse più di quanto tu ami Hermione, e lo riporterò qui da me, con o senza il tuo aiuto. Quindi non venirmi a parlare di leggi, perché quelle che seguirò io non sono dettate dal Conclave, non sono leggi scritte, sono dettate dal mio cuore.
- Non ti facevo così sentimentale, Bane. – sospirò Ron – E va bene, va bene. Ti aiuterò. Ma solo perché ti devo un favore.

NdA: Per l'Angelo, i miei lettori sono fa-vo-lo-si! Ringrazio Chesy, saretta98SS, Marty060201 e RaluRalu per le recensioni, che sono sempre molto, molto incoraggianti. E' bellissimo vedere che il mio impegno è apprezzato. Vi voglio bene. Come credo di aver già detto, ma lo ripeto, aggiornerò nel week end, ma non posso promettervi di essere costante per vari impegni (conosciuti come "scuola"). Io mi impegnerò con tutta me stessa, davvero, affinchè ci siano almeno due capitoli nuovi ogni mese. Spero sarete abbastanza pazienti.
A presto,
_Alien_

 
  
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