Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama
Segui la storia  |       
Autore: Angelo_Stella    12/09/2014    1 recensioni
GWUNCAN|ALETHER|SORPRESA|
...
SORPRESA! CAPITOLO 10, FINALE ALTERNATIVO!
...
Agape.
Amore disinteressato, puro, pieno di gioia.
Eros.
Piacere fisico, sesso.
Gwen ed Heather, non esattamente definite come amiche, si ritrovano alle prese con questi tipi diversi di rapporti.
Una dolce, nascosta da un'acidità che man mano tralascia sempre di più.
L'altra perversa, presa continuamente dal piacere carnale.
Entrambe, insegneranno all'altra il loro stile di vita, dimostrandone le motivazioni.
Nulla sembra però come prima, quando l'asiatica si ritroverà tra le mani un laccio di scarpe vecchio e consunto dal tempo, forse simbolo di uno strano amore mai dimostrato.
Ma dopotutto, l'idea d'amore per loro è completamente diversa.
Heather imparerà qualcosa che andrà oltre ad un piacevole sesso, mentre Gwen, si renderà conto che infondo non si può mai vivere in una favola.
In un felici e contenti, che forse, non arriverà per tutti.
Tratto dal testo (capitolo 2):
Dimmi solo: chi è?"
(...)"Chi è chi?"
"Ma come 'chi'? Il ragazzo che ti ha rubato il cuore!" esclamò invece Gwen, giocosa e facendole la linguaccia. "Quel genio che ha sciolto il tuo cuore
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Duncan, Gwen, Heather, Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Gwen
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

§  L'Angelo racconta  §
* Si sbraccia per attirare l'attenzione *
BELLISSIMA GENTE! NON ERO CONTENTA DEL FINALE DI STELLA E ALLORA ...
* I lettori la guardano malissimo e tirano fuori torce e forconi *
No, aspettate: era scritto benissimo e l'ho adorato, davvero, ma io volevo il mio puccioso "Per sempre felici e contenti" e allora ho scritto un finale alternativo!
* Suona la trombetta * SORPRESA! xD
Ci sono dei riferimenti al finale di Stella, ma questo è per quei poveri tapini (come me) che volevano il lieto fine! ;)
Potete anche dirmi che preferite l'altro, anche perchè è il finale ufficiale, però io volevo il mio fluff, quindi ... sopportatemi un'ultima volta xD
Spero vi piaccia :)

Baci, Angelo




AGAPE



Capitolo 10

Finale alternativo


COLLABORAZIONE CON Stella_2000
 
Era certa non la stesse guardando nessuno, là, sulle scale, a pensare a tutto e niente. Seduta, una mano stringeva ogni secondo di più la ringhiera; a volte arrivava anche l'altra e guardava giù: sbarre, prigione. In quel momento. Prima. E dopo. Sempre.
Sentiva le musiche di sotto e le risate. Vedeva donne in abiti splendidi e uomini eleganti. Alcuni erano giovani ragazzi, tutti molto belli e di certo, se fosse stata un po' più partecipe alla festa, alla fine se ne sarebbe andata con uno di loro.
Era arrivata come una delle ultime, prendendosela molto comoda, riflettendo e mettendosi a ridere nel sentire qualche invitato sussurrare: "Ma gli sposi?".
Gli sposi erano sicuramente felici, in quella camera: si erano visti i sorrisi e gli occhi, in chiesa, il bacio e il tremore nelle iridi. Ma non avevano pianto, no. Né Gwen, né tantomeno Duncan avrebbero sopportato di farsi vedere in lacrime. Si era visto come si era trattenuto il ragazzo.
O almeno, lei l'aveva notato! E anche Scott. In effetti, era stato l'unico momento in cui i loro occhi si erano incontrati, solo per un secondo e poi non l'aveva più visto. Né l'aveva cercato. Non sapeva nemmeno se fosse arrivato: non era tra gli invitati.
E gli invitati non sembravano invitati: colori morti e mischiati, sempre tristi. Le risate erano gemiti, dolore nei loro occhi. Tutto perché Heather Wilson filtrava con occhi neri, che vedono nero e solo nero. A cui la vita ha mostrato nero, nero e basta. Nero e rosso, forse. Inutile passione!
Rosso e nero, rosso e nero. Rosso, i suoi capelli rossi. Aveva sempre trovato fossero particolari e gli occhi di tempesta! Sembravano aver visto così tanto! Sembravano quasi capirla, a volte. In certi momenti, semplicemente odiosi. E poi dolci, gentili, maliziosi, scherzosi e pazzi.
Le venne istintivamente da sorridere, al pensiero. Chissà dov'erano? Non le era mai dispiaciuto, averli addosso.
Forse, non avrebbe dovuto … Ma che avrebbe potuto fare?
Sussultò senza capirne subito il motivo, per poi girarsi di scatto e rizzarsi in piedi. Guardarsi intorno, sempre tenendosi per il corrimano, come impaurita, come avesse potuto cadere. Si sentiva leggermente debole, in realtà.
Aveva fame, ma nessuna voglia di mettersi a mangiare. Aveva bisogno di aiuto, ma nessuna voglia di parlare. Con nessuno. Né di urlare. Voglia di fare nulla e gli occhi appannati chissà perché. Sorda e ceca, così piccola, minuta, indifesa, impaurita. E sola. Tanto sola. Triste.
Quella sensazione l'aveva inquietata, scossa dentro, per cui arretrò pian piano, continuando a gettar gli occhi intorno e senza veder nulla se non una lunga scala di cui non vedeva la fine e un corridoio di porte chiuse: camere.
Le aveva già guardate tutte. Erano belle, ognuna aveva un suo tema, un colore e ricordava quella la cui porta non avrebbe dovuto aprire. Le altre, avrebbero potuto essere tutte sue. Doveva solo aprire, stendersi su un letto e mettersi a dormire. Il colore non avrebbe avuto importanza.
E così, vinta da una stanchezza odiosa, afferrò la prima maniglia che trovò e sgusciò dentro, per poi battere la fronte contro l'uscio. Appoggiarci una mano e respirare ancora, forte. Dall'altra parte, voleva ci fosse qualcuno. Che la sentissero! Che la sentisse lui!
Singhiozzò. Avrebbe voluto fargli del male, in quel momento. Ucciderlo! Lui la portava a questo, ogni ricordo le corrodeva il corpo, ogni sguardo le infiammava il sangue e la faceva urlare. Batteva i pugni sul pavimento e sulla porta.
E fuori ridevano. Mangiavano. Scherzavano, alcuni sparlavano: ormai giravano ovvie malelingue. Sugli sposi. E anche se Heather non ci avrebbe mai creduto, pure sui testimoni, spariti e più rivisti, chissà dov'erano? Si mormorava, pareva d'essere in una corte di castello dove chiunque sparla di re e regina, principe e principessa.
Scott, in realtà, non era distante da loro: le navate alla hall al primo piano erano ottime, per lui. Camminava alla loro ombra, si fermava dietro le colonne ad origliare ed ogni tanto, alla più ingenua delle dame, offriva un bicchiere e strappava qualche informazione, per poi dileguarsi nuovamente.
Non che fosse interessato: era stato lui a proporre a Duncan di prendere una stanza! Non se lo lasciò sfuggire mai, in molti non lo conoscevano e ghignava, di tanto in tanto, lanciando occhiate ai corridoi superiori.
Si fece una passeggiata anche per il corridoio di destra di sopra, ammiccando verso le camere e pensando a quei due, che di certo qualcuno avrebbe dato per morti.
Morte. L'assalì la paura che morisse lei e morì la sua espressione maliziosa. Davanti ai suoi occhi, dall'altra parte, lei non si staccava dalla ringhiera della scala, pareva quasi esser svenuta là davanti, gli occhi persi in chissà quale ricordo. Meandro buio della testa. Orecchie sorde, lei tutta così piccola, pareva molto debole. Quasi senza sensi in corpo.
"Heather!?" non poté far a meno di mormorare e allora parve svegliarsi: dov'erano le orecchie sorde e gli occhi cechi? Il corpicino di bambina minuta e affamata? Sembrò rivivere. A metà: teneva la ringhiera, ancora. Le gambe non la sostenevano quasi e tremavano.
Camminò all'indietro, le pupille dilatate, quasi avesse visto un mostro dirigersi verso di lei. Quasi avesse visto lui, il "mostro". L'unico a darle paura e sollievo. Qualcosa d'impossibile.
Ma lo sapeva, Scott. S'appiattì nel corridoio delle stanze davanti a sé, contro il muro e osservò la figura indecisa della giovane guardare anche lei le porte, per poi aprirne a caso una e sgattaiolare dentro.
Inizialmente, tirò un sospiro e s'avvicinò: vederla ancora, un'ultima volta, prima di partire e lasciarla in pace. Impagabile. Poi invece si spaventò, nel sentire contro la porta singhiozzi e pugni arrabbiati. Sentirla così, ancora. Arrabbiata ed infelice.
Esitò moltissimo. Avrebbe potuto bussare e aprire. Aprire e basta. Andarsene. Oppure restare là, così, con una mano sulla porta, a tremare per l'indecisione, ad aver paura. Ad aver paura per lei. A spezzarsi il cuore da solo: farsi del male perché lei stava male.
E aspettò tanto, più di quanto immaginasse. La gente iniziava ad andarsene e dalla finestra in fondo si vedeva il cielo scuro notturno. Duncan e Gwen forse dormivano, forse parlavano a bassa voce. Nella stanza dinnanzi a lui, più niente.
Per cui aprì, finalmente, illuminando con un fascio di luce un corpo di ragazza dormiente, per terra, accucciata su sé stessa, come avesse freddo e in effetti, aveva ben poco addosso, solo quell'abitino scuro.
"No! Cattivo, il mio coniglietto! …" E poi urlando: "No, basta! Ti prego, basta! Mamma, basta! …" Stringendosi sempre di più, incubi sconosciuti al ragazzo le turbavano il sonno. Singhiozzava ancora un po'.
Chiuse la porta, allora, Scott e le si accostò, per quanto l'oscurità lo permettesse. Come aveva già fatto altre volte, le strinse le mani chiuse a pugno tra le sue, rilassò le dita e accolse la sua stretta forte, quasi dolorosa. Non era importante, aveva smesso di piangere! La prese in braccio (più leggera di quanto avesse mai potuto credere!) e la giovane gli si fece più vicino. La mise a dormire e le dedicò una carezza e un bacio sulla fronte.
No, non poteva. Non riusciva a lasciarla, non così. Lo sapeva, sì: avrebbe potuto fargli di tutto. Ma aveva già corso quel rischio altre volte. Era un mese che non si vedevano, chissà quanti erano passati nel suo letto! Faceva niente.
Lui non sapeva e non voleva sapere! Ma se avesse voluto dirglielo, lui avrebbe ascoltato.
Non si stese con lei, non osava. Non voleva nemmeno che lo vedesse, non gli interessava prenderla e guardarla negli occhi, chiedendole di riprovarci. No. Stava dormendo bene, che dormisse!
Si sedette accanto al letto e mise la schiena contro di esso, per poi raccogliersi e tacere, lasciando che li avvolgesse il silenzio e il buio e cercando di chiudere gli occhi.
Sotto le palpebre, i suoi continui urli, ad aspettarlo.
 
Un fulmine squarciò il cielo ed Heather spalancò gli occhi: pioveva. C'era buio, i tuoni borbottavano fuori dalla finestra e sotto il suo corpo, un materasso morbido. Coperte calde, un cuscino e una grande stanza attorno a lei. Non la riconobbe e non si prese la briga di sedersi per guardare in giro.
Da stesa, vedeva solo una figura accucciata al fianco del letto, scuro come il resto, forse con una camicia bianca, perché un leggero bagliore lo emanava, dal blu che entrava dalla finestra e filtrava le tende.
"E' notte." disse senza pensarci, facendo sì che il ragazzo alzasse la testa di un poco, senza però guardarla. "Mi sono addormentata!" dedusse ancora. "Saranno già andati via tutti! Forse è meglio che torni a casa anch'io!" E si mosse per alzarsi.
"Se vuoi restare …"
Ferma dov'era, nel sentir la sua voce.
"… è tutto riservato fino a domani alle 14:00." continuò a spiegare. "Sono le regole."
"Tu come lo sai?" chiese allora la ragazza, con il cuore in gola.
"Perché questo è il mio regalo per Duncan e Gwen." rispose, con un sorrisino amaro, sempre stando nella sua posizione, ora però un po' più rilassata. Voltò la testa all'indietro, sul materasso, per vederla: i capelli sciolti e un po'spettinati, lunghi, il solito corpicino piccolo e gli occhi grigi, acuminati spilli luccicanti.
"Scott. Mi hai messa tu a letto? Come mi hai trovata?" domandò allora, stupita.
"Non ti ho mai persa. Non ti ho mai voluto perdere. Non voglio perderti nemmeno adesso. Non voglio scordarti, Heather." rispose lui, facendola divenire dubbiosa. "Grazie per avermi permesso di vederti ancora."
La giovane non capiva, cercava una risposta, lì per lì quasi dimenticandosi chi fosse e chi fosse lui. Si chiedeva il perché di quelle parole e dei comportamenti troppo buoni: gli aveva fatto del male, poteva fargliene ancora! Perché?
"Perché?" Lo chiese.
"Perché te l'ho promesso! Ci sarò per te, finché lo vorrai. Sembri non volermi, ma fa niente. Stavi male, ti ho vista, ti ho sentita e ti ho aiutata. L'avevo promesso!" Si sedette sul letto con lei, titubante e la fissò ancora nelle iridi.
"Vai via, vai! VAI VIA!" strillò invece lei, mollandogli uno schiaffo.
Gli fece sputacchiare un po' di sangue e poi ghignare. "Idiota!" la prese in giro, prendendole la mano ancora alzata, tutta scossa e carezzandola dolcemente. "Chi ti vuole bene non ti lascerà mai."
Strinse la mano che aveva libera ed assottigliò gli occhi. Li distolse. "Se mi vuoi bene, vattene!"
"Ancora più idiota!" rise nuovamente lui, facendo sì che lo guardasse ancora. "La gente che ti vuole bene, non è fatta per dirti ciò che vuoi sentire, ma per dire ciò che deve, Heather. Ascoltami: lascia perdere, va bene. E' passato. Non serve a nulla, Heather, a nulla!" E cacciò una sua lacrima.
"A nulla serve, metterti al sicuro? Lasciarti andare?" chiese allora lei. "Impedirmi di farti del male?"
"Già il fatto che dici così, sottintende che non lo farai! E se lo farai litigheremo, ti sfogherai un po' e basta. Sarà successo, vuol dire che ne avevi bisogno!"
E allora lo prese a pugni, odiandolo con amore, avvicinandosi e continuando a picchiarlo anche tra le sue braccia. "Stronzo!" esalò infine, senza fiato, abbandonandosi al suo abbraccio e quasi strappando la sua camicia con le unghie.
"Uno stronzo che ti vuole bene sopra ogni altra cosa, Heather!" rispose allora lui, baciandola dolcemente tra i capelli e stringendola più forte.
"Vuoi dire … uno stronzo che … mi ama?" fece veloce, per poi nascondere il volto rosso nel suo petto, ascoltando il cuore agitato che l'aveva portata a domandarglielo.
"Sì, Heather." sospirò allora lui, emozionato. "Uno stronzo che ti ama tantissimo!" sussurrò. Andò avanti, sentendola sorpresa per la poca vergogna celata nella voce: "E che si è sempre trattenuto. Con le parole, coi gesti. E che vorrebbe solo fare di più e di più ancora. Tutto quello che vuoi. Che vorrebbe solo farti stare bene!"
Era terrorizzata: non poteva lasciarlo andare e non avrebbe potuto più o sarebbe morta, in un modo o nell'altro. Troppo sola, troppo odiata e odiandosi troppo. Senza nessuno che le volesse almeno un po' di bene.
Terrorizzata che un giorno l'avrebbe lasciata. Ma non l'aveva lasciata, allora! Avrebbe potuto andarsene, sarebbe stato l'addio più facile: lei l'aveva cacciato, mandato via!
Mandava sempre tutti via! Paura della gente, paura dell'affetto e di un vero abbraccio.
Ma è troppo facile restare bimbi per sempre, Heather! Affronta le tue paure, adesso! Guardalo negli occhi, chiediglielo ancora. Chiedigli di restare!
"Resta!" mormorò. "Resta qui, con me! Sempre!"
"Sempre!" rispose, guardandola negli occhi. "Non avere paura di me! Io non voglio farti niente! Lascia stare l'altra gente, non voglio sapere e non ricordartene. Ci sono io. Non ti lascerò andare o cadere, mai! …" Gli tremava la voce. "Fidati di me!"
Non gliel'avevano chiesto mai. Fidati di me. Non ricordava l'ultima volta che aveva sentito quella frase, non ricordava l'ultima volta che aveva dato un po' di fiducia … Gliela donò tutta, tutta la fiducia che ancora poteva avere, un bacio e basta. E si ritrovò a piangere ridendo.
"Grazie!" le sorrise solo allora il rosso.
Scosse la testa. "A te. Troppo paziente, troppo buono. Quanto ti ho fatto aspettare, eh? Un'eternità!" gli rispose, lasciando crollare le mani in grembo.
"Abbiamo un'eternità, Heather!"
La baciò sulla fronte, lasciandole il suo tempo: pareva guardare incessantemente i baveri della sua camicia bianca, li teneva tra le mani, che dopo un po' scesero, aprendo con attenzione ogni bottone, per poi sfilargli l'indumento e guardarlo, tenendogli una mano sul cuore.
"Scott!" chiamò interminabili attimi dopo. Le prestò attenzione, cercando di dimenticare la sua mano sulla pelle. "E' una vita che non lo faccio!" confessò, tenendo gli occhi bassi.
"Non hai …" Deglutì: non era possibile! "Non hai bisogno di mentire con me."
"Non ti mentirei. Anche se forse …" Parve pensarci, mordendosi il labbro. "Forse non è proprio mai successo! …"
E allora capì meglio, lasciandole un bacio dolce e un sorriso gentile e comprensivo: infondo, nemmeno lui credeva d'averlo mai fatto sul serio. "Capisco, non c'è problema né fretta, Heather." La guardò negli occhi, in quel momento indecifrabili e le diede un secondo bacio, accarezzandola sulla schiena, con dite frementi, per poi stendersi, sotto il suo sguardo stupito.
"Ti trattieni ancora, Scott?" gli domandò la giovane, con un sorriso malizioso.
Lui le sorrise, un po' amaro. "Amore, sei stanca! Dormi, ti prego. E' ancora presto!"
"Io non voglio dormire!" s'impose a quel punto Heather. "Hai detto che volevi farmi stare bene! …" Si morse il labbro.
"Quindi?" Il volto di Scott si stava allargando sempre di più in un sorriso.
"Quindi … butta via il registratore, tanto per iniziare!" giocò, con un ghigno improvviso e maligno, estraendo l'oggetto dalla tasca dei suoi pantaloni e buttandolo con noncuranza a terra. Lo ruppe, grazie al cielo: nessuno avrebbe dovuto sentirla! (Ma lo portava anche ai matrimoni?)
Il ragazzo l'osservò fracassarsi sul pavimento e poi si volse con un ghigno alla Wilson, finalmente tornata in lei, ancora seduta sulle sue gambe.
"E poi," addolcì nuovamente il tono lei, stendendoglisi accanto e tenendo una gamba sul suo corpo e la mano sul suo petto. "voglio stare con te. Fare l'amore con te!" S'alzò un po', per guardare la sua espressione leggermente stralunata. "E' vero che non ho mai fatto l'amore in tutta la mia vita, Scott, non ti ho mentito. Ed è vero anche che sono stata con un sacco di ragazzi, per cui … ti capisco, se  mi credi poco!"
Appena smise di parlare, il ragazzo la portò sotto di sé, trascinandola nuovamente in un bacio più lungo, che le tolse tutto il fiato che aveva in corpo, tanto che subito dopo iniziò ad ansimare, sotto le mani di Scott che le tiravano giù la cerniera dell'abito, per poi toglierlo, voglioso di vederla ancora, eccitato nelle mani e nel corpo per quanto fosse bella.
"Non preoccuparti, amore mio!" le sorrise. "Va bene così!"
Le si avvicinò ed iniziò a succhiarle il collo, lentamente, per poi scendere con baci più dolci, lasciando vagare una mano sulla sua schiena, l'altra intrecciata alle sue dita. Non lasciandola andare mai, tenendola stretta, accarezzando la pelle delle sue gambe, stando chinato minuti sul suo bacino, sul suo petto, ogni tanto strappandole un gemito. Sorprendendola e facendola rabbrividire, a quel trattamento lento. Ogni tanto accostandosi al suo orecchio, per sussurrarle che l'amava, lasciandole un attimo di tregua, per poi baciarla, magari mordendogli leggermente le labbra. Facendola stare bene!
Non si sottrasse mai e si stupì solo quando entrambi si fermarono un buon minuto, completamente svestiti, ad osservarsi, per poi sorridersi, baciarsi, accarezzarsi e stringersi ancora, sempre più vicini.
Lasciando scivolare il tempo, come la pioggia fuori dalla finestra, che batteva ai vetri: le lacrime di brutti ricordi, che nessuno dei due avrebbe lasciato mai più entrare.
 
Duncan e Gwen fecero capolino dal bagno della stanza blu e il ragazzo si rigettò subito sul letto sfatto, guardando alla luce soffusa la sua ormai moglie cercare degli abiti più comodi nell'armadio, ancora completamente svestita.
Ghignò. "Ammettilo! La notte più bella della tua vita!"
"Mi spiace deluderti, Nelson!" lo contraddisse lei, giocosa, sedendosi sul bordo del letto e lasciando che il marito l'aiutasse a rivestirsi.
Lui le mise il reggiseno e poi sbuffò sonoramente, lasciandola andare. "Cosa?! Ma non è possibile! Mi sento offeso!"
La giovane rise ancora, mettendosi a cavalcioni sulle sue gambe e stendendolo nuovamente, dandogli in seguito un dolce bacio. "Scemo!" esclamò. "La più bella è stata quella in cui mi hai chiesto di sposarti!"
Duncan, allora, la rigirò sotto di sé, bloccandola per le braccia e sorridendole, con un sospiro di sollievo. "Mi hai fatto prendere un colpo, Smith! Implora pietà e perdono!" Detto ciò, si mise a farle il solletico, riportandola ad un'altra notte della sua classifica. La lasciò dopo poco, comunque e se la coccolò ancora, per poi aiutarla definitivamente a rivestirsi, seppur controvoglia.
"A che ora abbiamo l'aereo?" domandò la ragazza quando entrambi furono pronti.
"Oh, tra cinque ore." rispose l'altro. "Perché?"
Sorrise maliziosa e si lamentò, come una bimba viziata: "Perché secondo me è troppo presto!".
Si sedette sulle gambe di Duncan, che ricambiò il suo ghigno. "Stare con me ti fa male!"
"O bene!" lo contraddisse lei. "A seconda dei punti di vista."
 
"Buondì Bella Addormentata!" esultò piano Scott, quando Heather aprì finalmente gli occhi.
"Scott, buon giorno!" rispose lei, con un sorriso e stropicciandosi gli occhi. "Che ore sono?" borbottò, sempre mezza dormiente ancora.
"E' ancora presto!" liquidò lui, con un sorriso, per poi stringerla di più tra le sue braccia e mentre il suo corpo reagiva al contatto con lei.
"Scott! Che ora è?" domandò ancora la ragazza, guardandolo di sottecchi, ora decisamente più sveglia.
Il giovane sbuffò. "Uffa! Sono le 11:30." ammise poi, facendo scattare seduta la Wilson. "Cosa?! E tu mi hai lasciata dormire fino a quest'ora?"
"Sì, perché anch'io stavo dormendo, non potevo far miracoli!" rispose, anche lui mettendosi a sedere, leggermente stizzito, per poi fissarla, il corpo nudo sotto le lenzuola.
"Bene. Ora siamo svegli. Andiamocene da qui!"
Si alzò repentinamente, quasi scordatasi di essere nuda e lasciando che il ragazzo l'osservasse e la raggiungesse dopo un paio di minuti, prendendola per i fianchi e facendola sussultare. Parve ricordarsi tutto solo allora.
"Niente doccia?" le mormorò in un orecchio, per poi baciarle una spalla e sfiorarle le labbra con le sue, facendola annuire, in un tacito consenso, quasi timido.
Le prese la mano e la portò con sé, sempre ammirandola, lasciando alle loro spalle la stanza rossa.
 
"Buongiorno!" li accolse la signorina che aveva avuto il turno di notte, nel caso gli sposi avessero avuto bisogno di qualsiasi cosa. "Spero abbiate trovato i nostri servizi di vostro gradimento."
"Molto efficienti, grazie." rispose Gwen con garbo, sorridendo alla donna.
"In tal caso, posso offrirvi una colazione? E chiedervi gentilmente di lasciare una recensione, per noi sarebbe davvero importante!" domandò ancora la ragazza.
"Ma certo, grazie." fece Duncan, per poi avviarsi con la moglie e la donna nell'altra stanza.
Nel frattempo, entrò quella che aveva il turno del mattino e vedendo due giovani, un maschio e una femmina, scendere le scale, andò istintivamente verso di loro, per accoglierli. "Buongiorno! Mi auguro che abbiate trovato piacevole il vostro soggiorno qui!"
Scott e Heather si guardarono e fu la Wilson a capire che doveva averli scambiati per gli sposi, per cui s'affrettò a confermare: "Molto piacevole, grazie."
"Ne sono lieta. Perciò, potrei chiedervi di lasciare una recensione, per favore. Non vi ruberò che un minuto, per noi sarebbe importante!"
"Mi dispiace," esclamò Scott "ma non abbiamo veramente tempo! Sappiate che non abbiamo nulla di cui lamentarci!"
"In questo caso, prego, da questa parte. Prendete pure il taxi e fatevi accompagnare ovunque vogliate! Buona giornata e buona luna di miele!"
Li condusse fuori, dove salirono sul veicolo e partirono per la casa di lei, dove avrebbero fatto colazione e poi … bé, poi c'era tempo per decidere!
La donna li guardò sparire. Rientrò e sgranò gli occhi, nel vedere la vera coppia di sposi, con tanto di vestiti da cerimonia sugli appendiabiti, uscire, accompagnati da una collega, che chiamò un secondo taxi e li congedò con un "Grazie per la vostra cortesia. Arrivederci e buona luna di miele."
"Senti, Zoey: ma quei due erano gli sposi?" chiese.
"Chi vuoi che fossero, scusa?" rispose quella, come fosse ovvio.
"E allora … chi ho accompagnato, io?" si domandò l'altra, ad alta voce, facendo sorgere il dubbio anche alla compagna, che venne accentuato, quando le cameriere confermarono che per la prima volta in vita loro, avevano rimesso a posto due stanze, entrambe parecchio in disordine: la blu e la rossa.
 
Venti giorni dopo …
 
DLIN- DLON!
"Chi rompe a quest'ora del mattino?!" imprecò Scott a voce parecchio alta, facendo svegliare Heather di soprassalto.
"Che dici, torna a dormire!" sbadigliò, girandosi dall'altra parte.
Il ragazzo sbuffò sonoramente, alzandosi ed andando ad aprire, mezzo svestito, ad una Gwen e un Duncan sbalorditi e appena tornati dalla luna di miele. "Ah, siete voi! Ciao, ben tornati! Come state?" Li abbracciò entrambi calorosamente.
"Scott?" alzò un sopraciglio la ragazza.
"Stai … alla grande!" si complimentò anche Duncan.
"Amore, chi è?" li raggiunse la voce di Heather e subito dopo, appunto, Heather, con un asciugamano intorno al corpo. "Ah, siete voi. Ciao, com'è andata la luna di miele?"
"Cosa ci siamo persi? Siamo stati via due settimane!" esclamò a quel punto Gwen, mentre i due amici si scambiavano un'occhiata serena.
"Niente!" le assicurò la ragazza, per poi spalancar loro le porte. "Non è successo niente!"
"Ma prego, entrate … Scusate il disordine!" continuò Scott, facendoli venir dentro un appartamento che non sembrava affatto quello della Wilson, anche solo per l'atmosfera accogliente.
Si scambiarono un'occhiata e decisero che avrebbero chiesto i dettagli più tardi, dopo che Heather e Scott si fossero dati una sistemata, magari davanti ad una tazza di tè in veranda, ridendo e scherzando, lasciando che venissero giù quelle poche gocce di pioggia.
S'accomodarono in salotto, mentre i due andavano a vestirsi.
"Bentornati!"


WRITTEN BY Angelo Nero




§  L'Angelo ritorna  §

E con questo, è tutto finito sul serio ;)
Spero vi sia piaciuto almeno un pochino ^_^
Ringrazio tutti quelli che c'hanno seguite/ recensite/ lette ... Siete magnifici, senza di voi saremo solo due mezze matte che scrivono xD

Ma soprattuto grazie a quella mezza matta di Stella che, in ordine sparso:
- mi ha fatto ADORARE lo Yaoi (prima sapevo a malapena cosa volesse dire Yaoi xP);
- mi ha insegnato a scrivere capitoli un po' più lunghi;
- mi ha insegnato a fare introduzioni decenti;
- mi ha insegnato a fare "angoli autore" decenti;
- ha sopportato il mio fluff, i miei arcobaleni e tutto ciò che vi è collegato;
- e ultimo, ma assolutamente non meno importante, mi vuole bene nonostante tutto <3
Adesso lo sai, lascia perdere l'età, perchè mi hai insegnato tanto anche tu, grazie <3

Spero di rileggervi ancora, tutti voi ;)
A presto, magari con altre sorprese ;)

Baci, Angelo





 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > A tutto reality/Total Drama / Vai alla pagina dell'autore: Angelo_Stella